(Corrispondenza di P.Lucchesi per AGL)Zagabria 30.11.91 - Dopo quasi due giorni di tregua gli abitanti di Osijek oggi avevano iniziato ad uscire di casa, andare a fare la spesa, recarsi al lavoro. La tragedia e' stata proprio questa, poiche' alle otto di mattina i cannoni dell'armata federale che circonda la citta' hanno aperto il fuoco e le bombe hanno iniziato a piovere sulle strade. Il peggio e' avvenuto al mercato, dove la gente stava facendo rifornimento di viveri: le bombe sono cadute anche li', due persone sono rimase uccise subito, altre ferite. All'ospedale cittadino nel pomeriggio erano state portate trentaquattro persone (cinque morti e ventinove feriti), ma si temeva che dal mercato ne dovessero arrivare ancora. Il bombardamento e' proseguito, ora dopo ora, mentre sul fronte sud, intorno a Ernestinovo, i federali cercavano di sfondare le difese croate con un assalto frontale.
Il sindaco di Osijek, Zlatko Kramaric, vuole che le trattative, che si svolgono ogni giorno a Zagabria fra governo croato ed esercito federale, siano trasferite nella capitale della Slavonia orientale: "Se il generale Raseta sara' qui, l'esercito non bombardera' piu' Osijek". Kramaric ha nuovamento richiesto una presenza permanente degli osservatori Cee nella sua citta': "E' la nostra unica speranza". La citta' si sta svuotando giorno dopo giorno, e gli appelli quotidiani delle autorita' ai fuggitivi perche' tornino e aiutino la difesa di Osijek hanno ormai una nota disperata. Non ci sono state dichiarazioni ufficiali su quanti siano i morti quando la difesa croata ha perso Ernestinovo e Laslovo, due capisaldi del fronte sud, ma si parla di centinaia di vittime.
I numeri non verificati di questa guerra sono di giorno in giorno piu' numerosi. A Vukovar ci sarebbero ben di piu' che due fosse comuni con quattrocento e cinquanta corpi l'una. "Quelli sono i nostri morti, quasi tutti civili uccisi dalle granate. Ma accanto alla segheria "Drvopromet" c'e' una fossa che contiene intere famiglie che avevano partecipato alla difesa e che sono state fucilate dai cetniki, almeno quattrocento, compreso un bambino di due anni". Lo afferma uno dei comandanti della difesa di Vukovar, Ivica Franic; in un'intervista pubblicata dal principale quotidiano croato, il "Vjesnik", Franic sostiene che l'armata federale e i "cetniki" hanno perso novemila uomini a Vukovar, oltre a 350 carri armati e 27 o 28 aerei. Altre storie raccapriccianti diffuse dalla stanpa croata: il settimanale "Globus" parla della fucilazione di 18 croati a Tovornjak, un villaggio a sud di Vukovar, tremila abitanti, occupato dall'esercito alla fine di settembre.
Ma storie raccapriccianti non mancano neanche su quel che accade all'interno della Croazia. E' ancora un settimanale, la "Nedjeljna Dalmacija", a confermare una notizia che a Zagabria girava da giorni, quella dei maltrattamenti inflitti dalla polizia militare croata al comandante della difesa di Vukovar, arrestato la scorsa settimana con l'accusa di alto tradimento: ieri e' stato pubblicato il referto medico, richiesto dallo stesso giudice istruttore di Zagabria che ha istruito il procedimento d'accusa, che certifica come Mile Dedakovic " Jastreb sia stato brutalmente picchiato.
Sulle vittime della Slavonia orientale forse si potra' sapere qualcosa nel prossimo futuro. Il rappresentante della Cee a Zagabria, Ed Koestel, ha infatti confermato che il 27 e 28 novembre nella sede della Croce Rossa internazionale a Ginevra Serbia e Croazia si sono impegnate a rispettare i principi della convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra; sara' formata una commissione comune. Il generale Raseta a sua volta ha dichiarato che l'armata rilascera' le persone che secondo la convenzione di Ginevra non possono essere trattenute come prigionieri di guerra. Per quel che riguarda i combattenti, i federali propongono uno scambio di 3500 contro 3500.
Altre colonne di carri armati intanto hanno lasciato la caserma "Marsal Tito" a Zagabria, e domani proseguira' l'evacuazione: sara' svuotato anche il comando della quinta regione militare, nel centro della capitale. Il che non ha impedito alla stessa armata di riprendere gli attacchi contro le linee croate a poca distanza da Zagabria, nelle zone di Karlovac e Sisak. Anche nella Slavonia occidentale non c'e' segno di pace: Pakrac, Nova Gradiska, Podravska Slatina sono "punti caldi' dove anche oggi si sono registrati combattimenti e bombardamenti. Nella Slavonia orientale oltre a Osijek sono state colpite Valpovo e Vinkovci.