La ripresa dei sequestri di persona a scopo di estorsione è imputabile a Gava e Scotti.
E' ormai un dato di fatto incontrovertibile: il fenomeno criminoso dei sequestri di persona a scopo di estorsione che fino all'inizio dell'anno era in forte calo (dai 75 sequestri del 1978 ai 6-7 del 1989-1990) è in netta ripresa. Dilagano i sequestri-lampo di breve durata, con riscatti relativamente modesti, non denunziati alle Autorità, pagati con denaro non segnato.
Quanto sta avvenendo era prevedibile ed è stato previsto.
Oggi anche funzionari di polizia riconoscono che sequestratori e famiglie dei sequestrati si trovano d'accordo nel non denunziare il rapimento, liquidare il pagamento del riscatto prima che intervenga il sequestro dei beni dei famigliari, riducendo il riscatto a quanto può essere raccolto dalla famiglia nel giro di 24-48 ore.
Il guaio è che sequestri del genere possono essere organizzati anche da "balordi" che sono tanti ed anche pericolosi. Lo Stato si incarica di aggiungere il deterrente del sequestro dei beni a quello del pericolo per la vita dell'ostaggio.
E' esattamente quanto avevo previsto, dichiarandolo sui miei interventi prima durante e dopo la discussione dei progetti di legge e poi sul decreto legge 15 gennaio 1991 n.8.
Ricordo che, in privato, Gava, senza contestare le mie ragioni mi disse: "Che vuoi? La stampa strepita, qualcosa bisogna pur fare".
Ed ecco il risultato.
Ho deciso di presentare, con altri colleghi una proposta di abrogazione delle norme del decreto legge 15.1.1991 n.8 cosiddetto "antisequestri" che meglio sarebbe denominare "provvidenze in favore di piccole imprese dedite ai sequestri di persona a scopo di estorsione e penalità per le famiglie dei sequestrati".
Vedremo se oseranno insistere nella difesa di norme di autentico concorso in uno dei più odiosi delitti.