(Corrispondenza di P.Lucchesi per AGL) "Solo la minaccia di un intervento militare esterno puo' fermare l'armata federale jugoslava, che costituisce il maggiore ostacolo alla pace. L'esercito, composto in gran parte da serbi, ha assalito ripetutamente obiettivi civili e raso al suolo numerosi centri abitati". Questa l'accusa, pesante e inequivocabile, degli osservatori della Cee in Jugoslavia, contenuta in un documento che porta la firma di un diplomatico inglese e la data del 26 novembre, indirizzato al primo ministro olandese, presidente di turno della Comunita' Europea. Un documento che due funzionari Cee di stanza a Belgrado hanno fatto avere lunedi' notte alla United Press International e che in poche ore ha fatto il giro nel mondo. La Cee ha dunque rotto con la tesi dell' "imparzialita' " nel conflitto serbo-croato: se questo era divenuto evidente l'altroieri con la decisione di indirizzare le sanzioni economiche solo contro Serbia e Montenegro, ieri la diffusione del documento di Belgrado ha fatto anche capire il perche'. "L'armata sp
esso colpisce di proposito obiettivi civili che hanno un alto valore psicologico: chiese, scuole, stazioni televisive. E' un esercito codardo, la cui tattica e' quella di colpire da lontano gli obiettivi civili con artiglierie pesanti per scatenare il terrore; poi intervengono le unita' paramilitari serbe, altamente indisciplinate, e poi l'esercito interviene e prende il controllo deifinitivo. Questo non avviene solo contro le grandi citta': in numerosi piccoli villaggi gli abitanti vengono uccisi o costretti alla fuga, dopo di che i villaggi vengono rasi al suolo".
Nonostante il fastidio di certi ambienti diplomatici (spe-cialmente quelli britannici) per la pubblicazione del documento e la drammatica virata politico-diplomatica che questo comporta, il sollievo in Croazia e' stato enorme. Gli "uomini in bianco" comin-ciano a non essere piu' solo "venditori di gelato". E intanto, in attesa dei "caschi blu", la citta' di Osijek oggi ha ricevuto la visita dei "berretti blu": li indossavano Cyrus Vance, inviato speciale delle Nazioni Unite, e il suo seguito. La missione dell'Onu, insieme a un gruppo di osservatori Cee, ha visitato la citta' semidistrutta da piu' di due mesi di bombardamenti quasi continui. Come sempre quando ci sono "ospiti", le artiglierie dei federali che circondano Osijek non si sono fatte sentire: hanno taciuto verso le cinque di mattina, dopo aver sparpagliato granate sulla citta' per tutta la notte. Il capomissione Cee ha condannato i bombardamenti sugli obiettivi civili e ha detto di essere profondamente deluso per il fatto che la tregua non si
rispetta. Le dichiarazioni di Vance continuano ad essere prudenti: "La versione dei fatti che ho ricevuto dal sindaco di Osijek e dagli abitanti della citta' e' molto diversa da quella che mi era stata data dall'esercito. Ne discutero' col generale Kadijevic. Non posso dire di piu' per ora". Tuttavia Vance appariva abbastanza scosso dalle scene cui ha assisito nel suo "tour" della citta'; ha parlato delle distruzioni che ha visto, e specialmente dell'ospedale. Un risultato importante: la richiesta del sindaco di Osijek di avere una missione Cee stanziata permanentemente in citta' dovrebbe essere ora esaudita. " Per non finire come Vukovar abbiamo bisogno di portar qui quanti piu' diplomatici internazionali possiamo ", afferma Zlatko Kramaric, giovane professore di letteratura e primo cittadino di Osijek.
Sviluppi importanti, quelli di oggi, ma resta ancora da vedere se avranno qualche effetto deterrente sull'armata che insiste nei tentativi di sfondamento sui fronti della Slavonia occidentale e della Banja. Podravska Slatina e i villaggi circostanti sono stati attaccati ieri a colpi di mortaio; in alcune zone ci sono stati scontri frontali e anche i carri armati federali si sono fatti sentire. A Nova Gradiska si e' combattuto come ogni giorno. Le linee croate intorno a Novska sono state cannoneggiate. Idem per quelle della zona di Sisak, attaccate nel pomeriggio a dispetto di tutti gli sforzi di un gruppo di osservatori Cee che in mattinata si erano recati a un colloquio col comando militare della vicina Petrinja, controllata dai federali. Si attaccano anche le linee croate sulla riva destra del fiume Kupa, fra Sisak e Karlovac.
Sul piano politico interno, a Zagabria si prepara una seduta burrascosa del parlamento croato, che domani e dopodomani dovra' discutere la legge sulla tutela delle minoranze, condizione posta dalla diplomazia internazionale per il riconoscimento della repubblica. Su molti punti della proposta di legge la polemica e' praticamente scontata. Ma qualcuno ha anche intenzione di mettere sotto accusa il presidente Tudjman per la conduzione della difesa di Vukovar e altri errori della sua politica: lo ha annunciato uno dei piu' prestigiosi leader dell'opposizione, il presidente del partito democratico, Marko Veselica. Probabile anche la richiesta di nuove elezioni, questa volta col sistema proporzionale.