FINE ANNO SOTTO LE BOMBE PER LA CROAZIA, DALLA SLAVONIA ALLA DALMAZIA. PANNELLA A OSIJEK (!)(corrispondenza di P.Lucchesi per AGL)
Zagabria 30.12.91- Il 1991 sta finendo nel fragore della bombe per la Croazia, ma il 1992 rischia di iniziare nello stesso modo anche per le repubbliche meridionali dell'ex Jugoslavia. Due notizie hanno fatto di nuovo parlare dell'imminente esplosione di un "fronte sud" nella guerra balcanica. Un villaggio albanese del Kosovo e' stato circondato questa mattina da reparti blindati dell'esercito federale; la polizia serba ha accennato alla scoperta di un deposito di armi, ma manca una versione ufficiale su questo e sulle sparatorie che sarebbero scoppiate nel villaggio, causando morti e feriti, mentre all'azione partecipavano anche elicotteri militari. Minacciata anche la Macedonia, secondo il settimanale macedone "Republika": i generali di Belgrado avrebbero un piano per occuparla, eliminandone il primo ministro e attaccando la repubblica con piu' corpi d'armata appoggiati dall'aviazione. Sembra irreale in questa situazione la posizione di Cyrus Vance, l'inviato delle Nazioni Unite che dovrebbe tornare a Belg
rado dopo aver incontrato ieri a Lisbona Lord Carrington, presidente della conferenza di pace sulla Jugoslavia, e i ministri degli esteri di Olanda e Portogallo, ovvero l'attuale e il -futuro- presidente del consiglio dei ministri della Cee. "Il rispetto assoluto della tregua continua a essere la condizione essenziale per l'invio di forze di pace nelle aree di crisi" ha affermato Vance.
"Tregua" e' una parola senza senso in Croazia, dove la situazione ogni giorno di piu' da segni di voler evolvere in guerra totale. I Mig dell'aviazione federale ieri hanno causato allarmi aerei a piu' riprese durante tutta la giornata in venti citta' croate, dalla Dalmazia alla Slavonia, bombardandone alcune (Karlovac, Gospic e Otocac). Si combatte sui fronti della Lika, la regione nell'entroterra della Dalmazia settentrionale, e nella Slavonia occidentale, dove i serbo-federali cercano di riconquistare le postazioni perse nelle ultime due settimane. Colpite anche le citta' della Slavonia orientale, specialmente Vinkovci e Osijek, dove e' giunto con il suo gruppo di volontari nonviolenti del partito radicale transnazionale Marco Pannella: passeranno il Capodanno in divisa, quella della guardia croata, e nei prossimi giorni si recheranno disarmati al fronte, per "collaudare" un tipo di servizio che intendono prestare fino alla fine della guerra.
Anche ieri la citta' piu' martoriata e' stata Karlovac, un importante centro industriale quaranta chilometri a sud di Zagabria. Da giorni e giorni una pioggia di bombe si riversa senza quasi interruzioni su tutta la citta'. Ieri l'allarme e' ricominciato alle nove di mattina; poco dopo le bombe sono arrivate anche dagli aerei nemici. Verso sera non era ancora possibile fare il bilancio delle vittime, ma gia' si sapeva dei giornalisti: sono rimasti uccisi un operatore televisivo della WTN e un giornalista americano, due giapponesi invece sono stati feriti. La cintura di fuoco a sud di Zagabria ha il suo altro estremo nella citta' di Sisak: anche qui ieri sono giunte le granate nemiche, che hanno colpito la zona industriale e il centro citta'; nove persone sono state portate all'ospedale. Nella stessa Zagabria si avverte un certo nervosismo dopo che sabato sera sei missili terra-terra, R 65 di provenienza russa, sono stati lanciati pochi chilometri a sud della capitale, proprio dal territorio occupato che
si trova a meta' strada fra Karlovac e Sisak.
Non c'e' pace neanche in Dalmazia. L'aviazione federale e' tornata in azione alle porte di Zara: gia' domenica aveva colpito l'ospedale per malati di mente in periferia, mentre oggi ha spedito a tre riprese i suoi razzi sul paese di Donij Zemunik; la citta' stessa e' stata raggiunta da diverse granate che hanno costretto la gente a rimanere barricata in rifugi e cantine, dove aveva gia' trascorso la maggior parte di quest'ultima settimana. Ieri l'allarme e' stato dato anche a Sebenico, mentre in tutta la zona circostante, intorno al golfo di Skradin e nell'entroterra, verso la "capitale serba" Knin, si combatte ferocemente da piu' giorni. Il comando federale di Knin ha di nuovo fatto rialzare il livello delle acque nel lago di Peruc, nell'entroterra dalmata, nonostante l'impegno preso anche con gli osservatori Cee di aprire il canale di sfogo per impedire che la pressione eccessiva faccia crollare la diga inondando la valle sottostante, abitata da 60.000 persone. Per la salvezza della diga di Peruc, un
appello e' stato rivolto ieri al consiglio di sicurezza dell'ONU dal ministro degli esteri tedesco Genscher.