Roma, 21 gennaio - Con la esecuzione, la notte scorsa, a Cuba, di Eduardo Diaz Betancourt, l'esule cubano accusato di aver progettato attentati nell'isola, il regime cubano ha voluto ignorare gli appelli alla clemenza rivolti dal Partito radicale, e da numerosi parlamentari e personalità in tutto il mondo. In Italia, l'appello del Partito radicale era stato sottoscritto anche da Ersilia Salvato, presidente del Gruppo di Rifondazione Comunista al Senato. L'ultimo appello era stata rivolto dal Partito radicale, ieri, direttamente a Fidel Castro, tramite telex e fax all'ambasciata di Cuba a Roma, all'ambasciata d'Italia a Cuba e al governo cubano. Dopo la esecuzione di Betancourt, il Partito radicale ha annullato l'incontro con l'ambasciatore di Cuba a Roma previsto per mercoledì e, assieme al Comitato per i Diritti Umani a Cuba, ha indetto per giovedì 23, alle ore 12.30, davanti alla stessa ambasciata, una manifestazione di condanna del regime di Castro.
Sulla vicenda di Betancourt, i radicali Marco Pannella, Sergio Stanzani, Emma Bonino, Paolo Vigevano e Sergio D'Elia hanno dichiarato: "Ci eravamo impegnati a far conoscere immediatamente a tutti i parlamentari che partecipano alla campagna mondiale contro la pena di morte da noi promossa, e così attraverso di loro ai parlamenti di cui fanno parte, l'esito dell'appello rivolto a Castro. L'esecuzione di Betancourt, condannato - è bene ricordarlo - non per aver commesso atti di terrorismo ma solo per averli progettati e preparati, ferisce la coscienza di coloro che avevano operato e sperato fino all'ultimo in un atto di clemenza. Castro e il suo regime, hanno scelto di riaffermare, nel modo peggiore, il proprio isolamento internazionale".