SABATO UNA FIACCOLATA DA PIAZZA DEL POPOLO AL PANTHEON CON GLI STUDENTI DI TIEN AN MEN E I TIBETANI IN ESILIO.Roma, 22 gennaio 1992
Un gruppo di personalità del mondo della cultura,dell'arte e dello spettacolo ha oggi lanciato un pubblico appello in occasione dell'imminente visita ufficiale del premier cinese Li Peng, per la prima volta in Occidente - su invito di Giulio Andreotti - dopo i sanguinosi fatti di Tien An Men. Primo firmatario dell'appello è il più autorevole orientalista italiano, Fosco MARAINI. Seguono le firme dei commentatori Ernesto GALLI DELLA LOGGIA, Gianni VATTIMO, Luigi MANCONI, Guido CERONETTI, Fiamma NIRENSTEIN, Mauro PAISSAN; dei registi Franco ZEFFIRELLI, Liliana CAVANI, Carmelo BENE e Franco BRUSATI; di Piero VERNI e Giovanni NEGRI (associazione Italia-Tibet e intergruppo parlamentare per il Tibet); di giornalisti, attori e cantanti come Franco BATTIATO, Nino MANFREDI,Ottavia PICCOLO,Lindsay KEMP,Michele SERRA, Emilio GIANNELLI,David HAUGHTON,Enrico MONTESANO,Miriam ACEVEDO,Andrea OCCHIPINTI. Sabato prossimo, 25 gennaio, una fiaccolata promossa dal Partito Radicale attraverserà Roma da Piazza del Popolo al Pant
heon,per manifestare contro la visita di Li Peng. Ad essa parteciperà una delegazione degli studenti di Tien An Men (Chen Lichuan e Zhao Yuesheng,rappresentanti della "Federation pour la democratie en Chine") ed una numerosa rappresentanza del governo e degli esuli tibetani. Questo il testo del pubblico appello diffuso oggi:
"Il premier cinese Li Peng sarà a Roma nei prossimi giorni, ospite del governo italiano. E' la prima visita ufficiale in un paese dell'Occidente del responsabile degli eventi di piazza Tian an Men, culminati nella strage degli studenti del 4 giugno 1989. Il nostro governo è infatti il primo governo occidentale che ha ufficialmente invitato il leader della Repubblica popolare cinese.
Noi non comprendiamo tale scelta, nè la approviamo. Avvertiamo anzi il dovere, come cittadini, di chiederne pubblicamente ragione. Li Peng è il massimo rappresentante di un regime autoritario che nega ad oltre un miliardo di donne e uomini i fondamentali diritti umani e civili, reprimendo nel sangue o col carcere ogni minoranza politica,religiosa ed etnica, come inoppugnabilmente conferma anche l'ultimo rapporto di Amnesty International.
I carri armati di Tian an Men, centinaia di campi di concentramento, la tragedia del popolo tibetano - che ha pagato l'occupazione cinese con oltre un milione di morti e l'annullamento di un'antichissima civiltà - non possono essere dimenticati. Nessun interesse commerciale nè alcun malinteso realismo politico potrebbero giustificarlo.
Nel ricevere Li Peng, il nostro paese già è destinato ad assumere un triste primato dinnanzi all'opinione pubblica libera edemocratica. Chiediamo che a ciò non si aggiungano ipocrisie, silenzi, complicità.
Ogni vero dialogo, ogni forma di cooperazione economica non possono che essere legati - nella politica estera di un paese democratico - alla concreta, effettiva affermazione di quei valori di libertà e democrazia che non possono essere ridotti a mera e rituale petizione di principio."