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Agora' Agora - 6 marzo 1992
CROAZIA - INTERVISTA CON TEODOR GERSAK, STRATEGA MILITARE SLOVENO, SULLA SITUAZIONE IN BOSNIA.
(Da TV-Zagabria - Programma "Slika na sliku" "Immagine su immagine" del 4.3.92)

Ospite della trasmissione quotidiana è stato lo stratega militare sloveno, il sig. Teodor Gersak, che ha commentato la situazione in Bosnia.

D. Come valuta le trattative di ieri tra i rappresentanti del partito musulmano e del partito serbo, Izetbegovic e Karadjic, e il comandante dell' area militare di Sarajevo, Kukanjec ?

- La parte serba ha accettato le trattative per impedire l'aggravarsi dei conflitti in Bosnia. Ma la pressione qui è stata organizzata soprattutto al fine di alleggerire le tensioni in Serbia, provocate dall' attesa delle dimostrazioni del 9 marzo. Milosevic capisce che rischia di non sopravvivere alla protesta e così, per lui, concentrare l'attenzione sulla Bosnia è l' unica soluzione.

D. In Bosnia sono state formate unità miste di polizia e dell' esercito federale, che controlleranno la situazione sulle strade. Alcuni considerano questo come un occupazione strisciante della Bosnia.

- L' esercito federale è stanco della guerra. Così ha bisogno di un po' di riposo e questa sembra la migliore soluzione: potrà controllare la situazione e forse alleggerire le tensioni. Ora l' esercito non è in grado di continuare la guerra. Inoltre vi è una grande differenza tra Bosnia e Croazia: in Croazia esistono linee di confine ben definite, si sa dove abitano i serbi e dove i croati. In Bosnia tutto è mescolato, le linee non esistono e se cominciasse una guerra, potrebbe essere solo di tipo terroristico.

D. Ma l' esercito ha armato i serbi in Bosnia ...

- Sì, è vero, ma questo era all' inizio della guerra. Adesso è meglio per l' esercito allentare la tensione. Questo si può vedere dalla dichiarazione del generale Kukanjec che, dopo le prime barricate a Sarajevo, le ha definite "atti di criminali". Se la guerra cominciasse, l' esercito non potrebbe vincere, ed esso ne è ben cosciente. Ieri, la seconda area militare (quella di Sarajevo) ha presentato una dichiarazione ufficiale con la quale nega di fornire armi ai serbi e di ostacolare la polizia bosniaca.

D. Se Milosevic non riesce ad ottenere la Bosnia con la guerra, come farà?

- La Serbia sa che non può cambiare i confini esterni della Bosnia, poiché l' Europa non lo consentirà. Perciò appoggia la cantonizzazione della Bosnia, la confederazione di tre popoli costitutivi, poiché così un giorno i serbi potranno separarsi dal resto. Ma la BIH non è il Montenegro e la Serbia non potrà fare l'annessione così facilmente. La Bosnia si può distruggere con mezzi economici, si può prendere per fame. Così la Serbia potrà

"aiutare" il popolo affamato e spingere la loro unione con la Serbia. La guerra è solo uno schermo che nasconde la distruzione dell' economia.

D. Cosa ha fatto la Serbia dell' industria militare in Bosnia?

- La maggior parte di questa è stata trasferita in Serbia. Ma ancora funzionano alcune parti (ad es. si producono carri del tipo T-84 per il Kuwait), che dimostrano come l' esercito non intenda lasciare la Bosnia. Alla fine non saprà più dove andare.

D. Cosa pensa del generale Kukanjec (comandante della seconda area militare)?

- Prima Kukanjec era un soldato ordinario, ovvero non è mai apparso come una persona di straordinaria intelligenza. Ha ricevuto tre gradi di generale solo per la sua lealtà al generale Adzic. Lui dichiara che la Bosnia non deve aver paura di un golpe militare. Questo è verissimo: lui infatti non sarebbe capace di organizzarlo.

D. Secondo Lei, quale è la concentrazione dell' esercito in Bosnia?

- L' esercito federale ha circondato la Croazia da tre parti; dalla Slavonija, dalla parte bosniaca vicino a Sarajevo e dalla Dalmazia. Poi, dalla Slovenia e dalla Croazia sono arrivati in Bosnia il 10· il 9· e il 31· corpo d' armata. Nelle vicinanze di Mostar è arrivato il 37· corpo, uno era già situato a Bihac e il 13· è arrivato a Bileca. Questo significa che otto o nove corpi d' armata sono situati nella regione della Bosnia. Una così grande concentrazione dell'armata non l'hanno avuta nemmeno gli americani in Vietnam.

D. Chi pagherà questo?

- Dapprima occorre ricordare che qui non si tratta di soldati addestrati; si tratta piuttosto di un miscuglio tra persone e problemi sociali. Ad esempio: le famiglie degli ufficiali abitano insieme, in tre o quattro, nello stesso appartamento. Ma sopportano bene la situazione grazie alle buone paghe (il salario di un ufficiale è circa 250 mila dinari, cioè 25 volte più grande del salario del operaio ordinario bosniaco).

Fino ad adesso non è stato difficile pagare l' esercito. Ma ora la Serbia ha deciso di cambiare la sua moneta e la Bosnia non potrà finanziare più tutti i militari che vivono là.

Perciò bisognerà affrontare questo problema: su questo si dovrebbe discutere nella conferenza di pace sulla YU. Perché nell' esercito c'è gente che ha maturato il diritto alla pensione ed è necessario risolvere equamente la loro situazione.

D. La Turchia dopo il referendum considera la Bosnia come uno stato indipendente. Cosa ne pensa? C'è la possibilità di un engagement diretto della Turchia?

- Non penso che la Turchia entri in guerra per la Bosnia. Ma il suo ruolo può essere molto importante. Adesso dopo la guerra tra Iraq e Iran e Kuwait, la Turchia è il paese musulmano più forte. La sua posizione è diventata molto importante, perché si trova tra la Russia disunita, l'Est tormentato dai conflitti e la Jugoslavia in guerra. La Turchia ha un' armata abbastanza potente e l' appoggio degli Stati Uniti, e riconoscerà tra i primi la Bosnia.

D. Cosa ne pensa della politica croata verso la Bosnia?

- Alcuni tra voi ancora sognano dell' unione tra il popolo croato in Croazia e tra il popolo croato in Bosnia. Questo è impossibile, perché provocherà la guerra. Ma la Bosnia può diventare moderna e sviluppata solo con l' unione dei suoi popoli e senza gli interessi di qualcuno fuori del suo territorio.

D. E dell' arrivo dei caschi blu, cosa ne pensa?

- La Croazia parla solo dello cambio del sistema politico con l' arrivo dei caschi blu. Ma si dimentica che nelle trattative, almeno all'inizio, parteciperanno solo il comandante della missione di pace e il comandante dell' esercito. Loro due decideranno sulla data di partenza dell' esercito. E questo potrebbe prolungarsi. Perciò io penso che la diplomazia croata deve sviluppare la sua attività in questa direzione. I caschi blu non cambieranno il sistema politico: loro solo assicureranno le condizioni per le trattative sul sistema politico. Così, per la Croazia, è abbastanza che abbia ottenuto la smobilitazione dalle regioni occupate e la parità nell' organizzazione della polizia in queste regioni. Tutto l' altro si risolverà facilmente, perché le Krajine non avranno denaro per far marciare la loro economia.

 
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