25 giugno 1995
di Carlo D'Ettorre
IL MESSAGGERO
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SOMMARIO. Si registra il giudizio negativo dei paesi europei alla richiesta di deroga italiana sulle taglie minime del pescato in Adriatico. Emma Bonino illustra quali siano i grandi problemi strutturali del settore e le difficoltà che vi sono a risolverli.
Sullo sfondo dell'incontro-scontro norme mai rispettate e condizioni economiche difficili da superare.
Nere prospettive per l'Adriatico
I Paesi membri dell'Unione Europea interessati all'attuazione del regolamento comunitario sulle taglie minime dei pesci hanno detto "no" alla proposta italiana di ottenere una deroga.
L'hanno negata anche le rappresentanze professionali di tali Paesi che sono convenute ad Ancona in questi giorni di dibattito sui problemi della pesca. "Si lavora - ha detto l'on. Emma Bonino, presidente della Commissione pesca del Parlamento europeo - per riempire di contenuti una proposta di 'regime transitorio' da sottoporre ai ministri della pesca dei paesi della Comunità; una proposta che dovrà conquistare i necessari consensi e che dovrà quindi convincere al voto favorevole".
Non è una strada facile ed è tutta in salita, ha commentato ancora Emma Bonino, ma l'incontro-scontro avviato fa sperare in una certa percorribilità, a patto che arrivino i "contenuti", cioè tutte quelle misure che ad un anno di distanza dal voto "all'unanimità" (anche italiano ...) non sono state adottate per affrontare la razionalizzazione della pesca anche in Adriatico. Vi sono sullo sfondo norme ventennali mai rispettate e vi sono condizioni sociali ed economiche attuali difficili da affrontare. E il problema è molto complesso, mentre mira alla salvaguardia delle risorse e quindi alla regolamentazione dello "sforzo di pesca", ovvero al potenziale dei mezzi di cattura oggi grandemente sproporzionati rispetto alle quantità di pesce. Il progetto di un regime comune di attività di pesca nei Paesi del Mediterraneo, con tali scopi, è pieno di difficoltà per la presenza di una larga serie di variabili. Per cui l'equazione si avvicina alla impossibilità: basti pensare alla volontaria riduzione di attività (tre g
iorni ad Ancona) e alla contemporanea stabilità settimanale di reddito, della quantità della risorsa ittica e dell'impiego di tutti i pescherecci esistenti ...
Tuttavia incombe sulla pesca adriatica (ma anche su quella mediterranea e mondiale) l'indifferibile razionalizzazione con sacrifici e trasformazioni e riduzioni di occupazione, una prospettiva grigio-nera che, per altro, viene paventata da anni. Ma intanto non si è fatto molto, anzi niente. "Sono previsti - ha detto Emma Bonino - sostegni comunitari e anche strumenti finanziari per affrontare questa razionalizzazione". "E' ora di avviare in Italia una cultura anche amministrativa europea: per poter migliorare l'utilizzo dei fondi europei a disposizione". (Esempio: per intoppi di varia natura l'Italia dovrà restituire 8 mila miliardi dei fondi dell'89-93 ...). Fino al 1999 sono a disposizione 45 mila miliardi di fondi strutturali UE. "Finora ha detto Bonino - sono state presentate domande per 3 mila miliardi solamente e siamo ad un terzo del perscorso".