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Bonino Emma - 1 luglio 1995
CONFERENZA SULL'INFORMAZIONE GIORNALISTICA E RADIO-TELEVISIVA ITALIANA IN EUROPA E NEL MEDITERRANEO: BERLINO 1 luglio 1995
L'INTERVENTO DI EMMA BONINO (sintesi e note)

1 luglio 1995

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SOMMARIO. Il testo è suddiviso in 6 paragrafi e sottoparagrafi. Titoli dei 6 paragrafi: 1) Introduzione; 2) L'evoluzione tecnologica e il processo di liberalizzazione del mercato delle TV(...); 3) Le opportunità in termini di fornitura di servizi e accesso all'informazione per il cittadino/consumatore; 4) La società dell'informazione al servizio del cittadino-consumatore; 5) Tutela della concorrenza nel mercato e del cittadino/consumatore (...); 6) La società dell'informazione al servizio dell'integrazione tra i popoli...

***** 1. INTRODUZIONE

- Questa conferenza è un'occasione per affrontare alcune tematiche che mi stanno particolarmente a cuore, quali le nuove possibilità di servizi di comunicazione e informazione legate alla diffusione delle nuove tecnologie delle telecomunicazioni, le esigenze di tutela per il cittadino/consumatore e il ruolo di promozione sociale e integrazione tra i popoli che l'informazione può svolgere anche riguardo al processo di integrazione europea;

- Questi temi vanno inquadrati nell'ambito dello sviluppo della società dell'informazione globale in Europa e nel mondo e, dunque, al processo di liberalizzazione e regolamentazione del mercato delle telecomunicazioni in atto a livello europeo e internazionale;

- La Commissione Europea (CE) é chiamata a svolgere un ruolo importante in tale processo, non solo spingendo gli Stati membri a liberalizzando il mercato, ma anche facendosi garante di una tendenziale apertura a tutti della società dell'informazione, promuovendo la co-operazione con i paesi terzi (primi fra tutti i paesi dell'Europa centrale e i paesi mediterranei) e assicurando l'accesso universale ai servizi; La CE deve inoltre avere in primo piano le esigenze di tutela dei cittadini/consumatori, prime fra tutte, il loro diritto al pluralismo e alla qualità dell'informazione;

- Come Commissaria responsabile per i consumatori sono convinta che tali problemi debbano essere affrontati e risolti a livello comune, nell'ambito dell'UE, anche attraverso la definizione a livello comunitario di principi e regole di base per garantire il servizio universale e la tutela del pluralismo e la qualità dei servizi di informazione.

- La società dell'informazione apre all'Europa nuove opportunità per facilitare il dialogo e la conoscenza reciproca tra i cittadini europei, stimolare una loro maggiore apertura alla dimensione europea e permettere loro di meglio comprendere e partecipare al processo di integrazione Europea e alle decisioni prese dalle istituzioni dell'UE.

- Inoltre, essa può contribuire a riavvicinare le due sponde del mediterraneo favorendo l'apertura dei paesi terzi verso l'Europa e promuovendo una migliore integrazione della realtà mediterranea nell'UE;

- Con riguardo al nostro paese, sarebbe auspicabile che la diffusione dei nuovi mezzi di comunicazione in Italia porti ad ampliare e migliorare l'informazione sulla realtà italiana all'estero (con particolare riguardo ai nostri concittadini che vivono in Europa) e promuovere una maggiore attenzione della società italiana alla dimensione europea ed internazionale;

***** 2. L'EVOLUZIONE TECNOLOGICA E IL PROCESSO DI LIBERALIZZAZIONE DEL MERCATO DELLE TELECOMUNICAZIONI: VERSO LA SOCIETA' DELL'INFORMAZIONE GLOBALE

*** 2.1 Progresso tecnico e liberalizzazione

- Uno dei fattori determinanti per stimolare e dare impulso al processo di liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni è stata la rivoluzione digitale con cui si é arrivati a tradurre lo scritto, la voce e le immagini (sia quelle fisse che quelle in movimento) in messaggi digitali. In passato la diffusione della voce, dello scritto e dell'immagine avvenivano attraverso l'utilizzo di tecnologie e sistemi di trasmissione differenti. Ora possono essere tutte legate a un digit e inviate e modificate a piacimento al momento di essere ricevute. La tecnologia digitale, anziché inviare gli impulsi elettrici per onde può', infatti, compattare tali impulsi in dei "Byte" molto più precisi e trasformabili in suoni, scritto e immagine che possono viaggiare su un medesimo cavo.

- La rivoluzione tecnologica e il ritardo assunto dall'Europa rispetto ad americani e giapponesi ha evidenziato i limiti di strutture di mercato stataliste e monopolistiche nelmomento in cui vi era urgenza di nuovi capitali ed iniziativa privata per investire in ricerca, sviluppo tecnologico e infrastrutture. E apparso chiaro che solo introducendo la concorrenza era possibile recuperare il ritardo europeo in un mercato tanto strategico ed arrivare nel minor tempo possibile a fornire i nuovi servizi al pubblico e sfruttare le opportunità che si aprivano all'economia europea. In un mondo in cui l'informazione é una delle basi per lo sviluppo economico e il progresso sociale era, infatti, essenziale che l'Europa fosse in grado di giocare un ruolo forte rispetto allo sviluppo e alla gestione delle nuove tecnologie dell'informazione, rendendo la propria industria realmente competitiva a livello mondiale.

*** 2.2 Stato della liberalizzazione

- Bisognava dunque introdurre il libero mercato in un settore tradizionalmente monopolista in cui un soggetto unico beneficiava del diritto esclusivo di avere e gestire l'infrastruttura (etere, cavo, satellite, ...) e di fornire i servizi.

- Nel mercato delle telecomunicazioni si possono distinguere vari livelli tra cui tre principali: (1) la titolarità dell'infrastruttura (rete su cui passano i messaggi); (2) la gestione dei servizi di rete; (3) i servizi (i "contenuti") forniti al cittadino/consumatore o all'impresa. Per avere una liberalizzazione completa é necessario che tali livelli di mercato siano il meno integrati possibile (ossia che ad ogni livello operino soggetti diversi) e che i soggetti che agiscono al secondo e terzo livello abbiano libero accesso e possibilità di scelta al primo livello. L'introduzione della concorrenza in tale mercato non tocca solo il miglioramento dell'efficienza dei servizi prestati ma la stessa "democraticità" e pluralismo del sistema di produzione e diffusione dei contenuti della comunicazione. Non é chi non veda, infatti, i rischi legati alla concentrazione in un unico soggetto della titolarità e gestione della rete e della produzione dei contenuti della comunicazione.

- Allo stato attuale la liberalizzazione è avvenuta per molti servizi (comunicazioni scritte, posta elettronica, trasmissione dati, telefonia a circuito chiuso, telefonia mobile, ...). Restano ancora da liberalizzare l'accesso alle infrastrutture per la telefonia fissa e la possibilità di creare infrastrutture proprie per telefonia vocale e televisione via cavo.

- La pietra angolare del processo di liberalizzazione è rappresentata dalla direttiva 90/388 CEE con cui si aprono alla concorrenza i servizi di telecomunicazione diversi dalla telefonia vocale obbligando gli Stati a creare (entro il 1 luglio 1991) un organismo indipendente responsabile per la fornitura delle autorizzazione e il controllo delle condizioni di utilizzazione. Tale direttiva è stata modificata dalla direttiva 94/46/CE che estende la liberalizzazione alle comunicazioni via satellite. Il 1 gennaio 1996 entrerà in vigore un ulteriore emendamento alla direttiva che estende la liberalizzazione alla telefonia mobile. Infine, la Commissione ha sottoposto al Consiglio del 13 giugno un progetto di direttiva che emenda la 90/388 abolendo le restrizioni a l'utilizzazione dei sistemi via cavo di teledistribuzione per la fornitura di servizi di telecomunicazione.

- Nel rapporto del gruppo Bangeman (maggio 94) effettuato su invito del Consiglio Europeo, sono stati messi in luce i vantaggi economici e sociali della società dell'informazione, la necessità di completare rapidamente il processo di liberalizzazione (il rapporto individua chiaramente nel settore privato la fonte dei finanziamenti necessari agli investimenti in ricerca, sviluppo tecnologico, costruzione di infrastrutture, fornitura di servizi) e alcune raccomandazioni sul quadro regolamentare necessario, le reti, i servizi di base e le applicazioni possibili. Al rapporto ha fatto seguito il libro verde sulla liberalizzazione delle infrastrutture delle telecomunicazioni e dei sistemi di televisione via cavo.

- Nelle risoluzioni 93/C 213/01 e 94/C 379/03 il Consiglio ha fissato al 1 gennaio 1998 la data ultima per arrivare ad una liberalizzazione dei servizi di telefonia vocale pubblica e delle infrastrutture di telecomunicazione (tra cui le infrastrutture per la televisione via cavo). - Nell'ambito del Consiglio e all'interno di alcuni Stati membri (tra cui l'Italia) si discute se anticipare tale liberalizzazione al 1996. In proposito, il Ministro Gambino ha recentemente proposto di aprire ai privati il mercato del cablaggio del territorio nazionale anche con l'intento di attirare investimenti privati. Al di la dell'iniziativa specifica del Ministro, vorrei rilevare che, pur essendo pienamente convinta della bontà e dell'urgenza del completamento del processo di liberalizzazione, ritengo che questo debba essere accompagnato dalla definizione di un quadro regolamentare che contribuisca a dare la necessaria certezza agli operatori del settore e ai destinatari dei servizi. In particolare, occorre, da un lato g

arantire una concorrenza effettiva nel mercato e, dall'altro, assicurare ai cittadini/consumatori una tutela adeguata. A riguardo vorrei ricordare che, sulla base del rapporto Bangeman, la CE sta lavorando ad una proposta di quadro regolamentare comune che possa conciliare l'efficienza del libero mercato con il pluralismo e la tutela dei consumatori.

*** 2.3 Altre iniziative comunitarie legate alla società dell'informazione

- Su invito dei capi di governo riuniti al G 7 di Napoli, i ministri G 7 competenti e alcuni commissari si sono riuniti il 25 e 26.2.95 a Bruxelles per una conferenza sulla società dell'informazione. Le conclusioni della conferenza hanno evidenziato una sostanziale comunanze di vedute sull'importanza della società dell'informazione quale vera e propria nuova rivoluzione dell'umanità che potrebbe portare ad una società planetaria dell'informazione. In tale prospettiva il G 7 ha messo in luce la necessità di evitare esclusioni facendo partecipare i paesi in via di sviluppo e garantendo l'accesso universale. Sono stati inoltre espressi alcuni principi guida, come l'importanza di una co-operazione internazionale, la necessità di mettere il cittadino/consumatore al centro dello sviluppo della società dell'informazione (e dunque garantire un servizio universale, studiare l'impatto sulla società e sull'impiego, promuovere l'arricchimento culturale rispettando la diversità dei contenuti e delle lingue, fornire nu

ovi servizi, assicurare un educazione e una formazione adeguata ad una piena partecipazione di tutti alla società dell'informazione, migliorare la qualità della vita, ...) e l'esigenza di elaborare un quadro di regole comuni che accompagni e garantisca il processo di liberalizzazione in atto tutelando il cittadino/consumatore.

- Per studiare gli effetti sull'economia, sui consumatori e, più in generale, l'impatto sociale della società dell'informazione, la Commissione ha istituito delle strutture consultive a cui partecipano esperti e rappresentanti di categorie (tra cui anche rappresentanti dei consumatori). E stato inoltre lanciato il programma NIFO 2000 che stanzia 100 MECU in cinque anni da utilizzare in azioni (a) di stimolo alla partecipazione alla società dell'informazione da parte di imprese utilizzatrici e consumatori, (b) di sfruttamento delle potenzialità delle nuove tecnologie dell'informazione nell'amministrazione pubblica, (c) di promozione alla creazione di nuovi prodotti multimediali. Numerose iniziative comunitarie sono state intrapresa nel settore della ricerca con la selezione di programmi pilota e il finanziamento di progetti di ricerca nel settore delle nuove tecnologie dell'informazione.

***** 3. LE OPPORTUNITA' IN TERMINE DI FORNITURA DI SERVIZI E ACCESSO ALL'INFORMAZIONE PER IL CITTADINO CONSUMATORE

*** 3.1 Crescita economica e nuovi servizi

- La società dell'informazione dovrebbe portare benefici all'economia (si spera anche in termini di crescita di posti di lavoro) e avere un notevole impatto sociale. Le imprese (specialmente le PMI con meno facilità di accesso all'informazione e con difficoltà di co-operazione a livello nazionale e internazionale) ne avranno un beneficio immediato cosi come il singolo consumatore che si vedrà offrire una serie di nuovi servizi direttamente a casa (ad es. servizi finanziari, acquisto di beni direttamente da casa, programmi televisivi e film a scelta, servizi di informazione su video, video giochi, ...).

*** 3.2 Migliore partecipazione del cittadino alla vita pubblica - Più in generale, al cittadino/consumatore dovrebbe vedere facilitato il proprio accesso alla pubblica amministrazione (ricevendo, ad esempio, in via telematica documenti e informazioni). Inoltre, un migliore e più ampio accesso alle informazioni da parte del cittadino dovrebbero portare ad un nuovo e più sentito rapporto con la politica, e più in generale, con le scelte pubbliche. La società dell'informazione dovrebbe, infine, ampliare e migliorare le possibilità di relazioni interpersonali tra i cittadini.

***** 4. LA SOCIETA' DELL'INFORMAZIONE AL SERVIZIO DEL CITTADINO CONSUMATORE

- A differenza degli Stati Uniti e del Giappone che preferiscono nozioni come autostrade o reti dell'informazione, l'Europa ha scelto di definire la rivoluzione tecnologica in atto come "società dell'informazione" per evidenziarne l'impatto sociale e la volontà far di partecipare tutti. In proposito, va notato che l'approccio iniziale della CE, tendente ad avere in primo piano sopratutto il ruolo ed i vantaggi dell'industria e la necessità di liberalizzare tutto e comunque, si stà sempre più focalizzando anche sui risvolti sociali e sulle esigenze e la tutela dei destinatari dei servizi. Al riguardo le dichiarazioni del G 7 e le ultime iniziative della CE (creazione di strutture consultive in cui sono rappresentate le categorie di utilizzatori e per studiare l'impatto sociale e il programma NIFO 2000) appaiono particolarmente significative.

- Se la società dell'informazione viene ormai presentata politicamente come uno strumento al servizio non solo dell'economia ma sopratutto dei cittadini/consumatori, é necessario verificare che il processo di liberalizzazione e regolamentazione porti reali vantaggi creando un quadro di pluralismo e di tutela effettiva degli interessi del cittadino/consumatore.

- Ad esempio, dal punto di vista del cittadino/consumatore bisognerebbe verificare gli effetti della liberalizzazione su: omogeneità del livello delle tariffe sul territorio; garanzia di accesso a tutti per alcuni servizi pubblici essenziali; accesso universale ai servizi; tutela della riservatezza dei dati individuali; qualità, obiettività e correttezza dell'informazione; pluralismo delle fonti dei contenuti della comunicazione e separazione tra il titolare della rete e il produttore dei servizi, educazione e formazione per facilitare l'accesso e l'utilizzo dei nuovi mezzi di informazione e comunicazione.

***** 5. TUTELA DELLA CONCORRENZA NEL MERCATO E DEL CITTADINO/CONSUMATORE - ESIGENZA DI UN QUADRO DI REGOLE COMUNI CHE ACCOMPAGNI IL PROCESSO DI LIBERALIZZAZIONE

- Non é chi non veda anche i rischi potenziali di uno strumento formidabile come la tecnologia multimediale. Oltre al pericolo generale di dividere in due il mondo (e l'Europa) in aree geografiche e categoria più o meno favorite rispetto all'accesso all'informazione e alla cultura, é necessario tutelare il consumatore e il cittadino rispetto ai servizi che gli vengono prestati, la riservatezza dei dati personali e, in generale, la qualità, pluralità e veridicità (o imparzialità) delle informazioni che riceve.

- Se l'apertura dei mercati alla concorrenza privata risulta indispensabile per la competitività internazionale dell'industria europea e in quanto portatrice di una maggiore efficienza nel mercato delle telecomunicazioni, non vanno dimenticate l'importanza di garantire comunque alcuni servizi pubblici essenziali a costi accessibili e l'esigenza di dare accesso universale ai servizi di telecomunicazione a tariffe ragionevoli e omogenee.

- Una delle giustificazioni fondamentali al mantenimento del regime di monopolio statale in contrasto con le regole di concorrenza e di libera circolazione dei servizi vigenti nell'UE, é stata la necessità di assicurare un servizio pubblico ai cittadini/consumatori, nella convinzione che il libero mercato l'avrebbe potuta fornire in modo pieno o con sufficienti garanzie.

- Il processo di progressiva liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni segna la fine di un tabù culturale per cui alcuni servizi pubblici o, comunque, di interesse generale (come appunto le telecomunicazioni) dovevano necessariamente essere gestiti direttamente o indirettamente dalloStato.

- Una volta accettata l'idea che l'efficienza del mercato é conciliabile con l'interesse generale (ed, anzi, porta vantaggi ai consumatori aumentando la loro possibilità di scelta, la qualità delle prestazione e riducendo tendenzialmente le tariffe), si tratta anche di riconoscere che le forze spontanee del mercato guidate unicamente dal profitto non arrivano naturalmente a fornire un servizio universale con livelli di tariffe omogenee o a rendere accessibili a tutti alcuni servizi pubblici essenziali. Inoltre, il passaggio dal regime monopolista ad un mercato con più soggetti non può avvenire automaticamente senza l'introduzione di regole del gioco che garantiscano la reale possibilità a nuove imprese di entrare nel mercato in un regime di concorrenza effettiva evitando che si vengano a ricreare monopoli privati.

- Per migliorare l'efficienza del mercato non basta dunque che i poteri pubblici si ritirino semplicemente. Questi continuano ad avere un importante ruolo da svolgere, non più come attori, bensì come "regolatori" e guardiani delle regole fissate. Una vera liberalizzazione non sarebbe, infatti, possibile senza regole di concorrenza, norme che garantiscano la intra operatività e inter connessione delle infrastrutture, standard comuni, tutela della proprietà intellettuale, sistemi di licenza equi che, senza scoraggiare l'entrata di nuovi concorrenti, garantiscano l'universalità del servizio e l'accesso a tutti ad alcuni servizi pubblici.

- Alcuni correttivi e regole al mercato risultano dunque indispensabili se si vuole tutelare in modo effettivo gli interessi sopra citati. Le regole e gli organismi di controllo possono esistere sia a livello nazionale che comunitario. In ogni caso tale regole e sistemi di controllo devono presentare un alto grado di coerenza rispetto a tutto il mercato interno. In assenza di una regolamentazione direttamente comunitaria appare dunque comunque opportuna un'armonizzazione delle regole nazionali attraverso direttive.

*** 5.1 Accesso universale ai servizi

- I problemi legati all'accesso ai servizi a tariffe ragionevoli e omogenee sul territorio nazionale e comunitario sono direttamente collegati ai limiti dei meccanismi spontanei del mercato (che offre servizi la dove conviene e alle tariffe che danno profitto). Tali meccanismi rischiano di creare livelli sostanzialmente diversi di tariffe (es. diminuzione delle tariffe internazionali e aumento delle tariffe urbane o nelle zone periferiche), lasciare scoperti o offrire a tariffe non accessibili per tutti alcun servizi pubblici poco remunerativi o costosi (es. cabine pubbliche, numeri di interesse pubblico - polizia, pompieri, ambulanze, installazione o riparazione di linee in zone impervie o isolate, uso del telefono mobile in zone non collegate con cavo ...) e non offrire la stessa pluralità di servizi a tutti (es. può risultare anti economico, almeno in un primo tempo, portare i cavi in alcune zone decentralizzate o impervie che potrebbero cosi essere coperte solo tramite collegamenti mobili a tariffe pr

esumibilmente più alte e a capacità di trasmissione più lenta e limitata).

- Se si vuole presentare la società dell'informazione come un fenomeno che promuove l'integrazione e aperto alla partecipazione di tutti e se si vogliono rispettare gli obbiettivi fondamentali del TUE sullo sviluppo armonioso ed equilibrato e la coesione economica e sociale (oltre a tutelare il consumatore), appare opportuno studiare dei correttivi ai limiti del libero mercato.

- La riflessione su tali correttivi (es. creazione di ente regolatore nazionale o europeo, con una cassa - finanziata in misura proporzionale ai profitti delle imprese operanti sul mercato - per compensare le differenze delle tariffe e i costi per fornire alcuni servizi pubblici essenziali; condizioni per l'ottenimento della licenza legate anche a una determinata copertura territoriale; fondi strutturali o agevolazioni fiscali per incoraggiare il collegamento via cavo delle zone periferiche, ...) é iniziata da tempo e numerose sono le proposte, più o meno convincenti. I problemi sul tappeto restano tanti e vi sono ancora ampi margini per ulteriori studi e approfondimenti. La soluzione stà nel trovare un non facile equilibrio tra i correttivi necessari e l'esigenza di non scoraggiare l'entrata sul mercato delle nuove imprese con barriere o costi eccessivi.

*** 5.2 Pluralismo e qualità dei servizi di informazione

- Il problema di garantire la presenza di più soggetti indipendenti operanti nel settore dell'informazione e la qualità dei servizi forniti é direttamente legata all'impatto della società dell'informazione sulla società e sulla politica e, da ultimo, alla reale possibilità di scelta che si da al cittadino/consumatore. In proposito appare essenziale riconoscere e tutelare il diritto del cittadino/consumatore ad avere un pluralismo nella cultura e nell'informazione e a ricevere notizie e dati corretti e tendenzialmente obbiettivi (salvo sapere chiaramente quando le informazioni vengono presentate da una fonte di parte). Senza scomodare Popper, una prima misura in tal senso é l'applicazione delle regole di concorrenza in modo da evitare integrazioni verticali nel mercato delle telecomunicazioni e il crearsi di monopoli privati.

- Al di la delle regole di concorrenza si pone comunque, con sempre maggiore rilevanza, il problema della professionalità, indipendenza e correttezza degli operatori dei servizi di informazione che hanno la responsabilità di effettuare una continua mediazione tra la realtà di ciò che accade e l'informazione al pubblico.

***** 6. LA SOCIETA' DELL'INFORMAZIONE AL SERVIZIO DELL'INTEGRAZIONE TRA I POPOLI NELLA CONOSCENZA E NEL RISPETTO DELLE DIVERSITA': IMPORTANZA DEL RUOLO DEI MASS MEDIA

- Una delle principali finalità della società dell'informazione dovrebbe essere quella di dare la possibilità ai popoli di conoscersi meglio e di dialogare e co-operare tra loro;

- I principali problemi del mondo (la salvaguardia della pace e dei diritti dell'uomo, lo sviluppo economico e il commercio internazionale, la solidarietà nei confronti delle are povere o in crisi, la tutela dell'ecosistema, la lotta alla criminalità organizzatala, ...) possono trovare risposte adeguate solo se affrontati e risolti in comune (con la piena consapevolezza che tali problemi, che riguardano l'umanità nel suo complesso, non troveranno mai risposte adeguate nelle azioni isolate o mal co-ordiante dei singoli Stati); in altri termini, la società dell'informazione dovrebbe aiutare i cittadini ad avere una migliore consapevolezza del loro vivere in una società internazionale integrata con un alto grado di interdipendenza dei problemi in cui la parola d'ordine dovrebbe essere "lavoriamo insieme";

- Sono convinta che solo attraverso tale presa di coscienza è possibile superare i vecchi e inadeguati schemi dello Stato nazione andando oltre il concetto tradizionale di sovranità;

- Se si può sperare in un futuro in cui la società dell'informazione riesca ad avvicinare i popoli eliminando egoismi e contrapposizioni spesso artificiali, a livello europeo dobbiamo e possiamo lavorare da subito per migliorare il dialogo e la conoscenza reciproca dei cittadini europei e la loro consapevolezza sulla necessità di un'UE più unità e forte.

- I mezzi di comunicazione di massa hanno una responsabilità particolare in quanto principali protagonisti della diffusione dell'informazione e quindi titolari di uno strumento formidabile per stimolare (o risvegliare) l'attenzione dell'opinione pubblica.

- In questa sede vorrei concentrarmi brevemente su quello che i mass media italiani possono fare per migliorare la conoscenza dell'Europa da parte degli italiani e dell'Italia all'estero (primi fra tutti ai nostri connazionali che vivono in Europa). Infine, vorrei sottolineare l'importanza del ruolo che i mass media possono svolgere nel processo di integrazione europea.

*** 6.1 Far conoscere meglio l'Italia in Europa e negli altri paesi dell'area mediterranea

- Una delle principali ricchezze dell'Europa é la molteplicità e la diversità culturale dei popoli che la abitano. Tale ricchezza va preservata e valorizzazione e implica il mantenimento dei legami con il proprio paese o regione di origine da parte dei cittadini che si spostano nel mercato interno. Questi potranno sentirsi pienamente cittadini europei solo non rimanendo completamente orfani della propria cultura di origine.

- Con la diffusione delle nuove tecnologie di telecomunicazione i mass media italiani (prima fra tutti la RAI) avranno (e già in parte hanno) a disposizione nuovi strumenti per fornire agli italiani residenti all'estero programmi di informazione e servizi specifici, oltre all'accesso ai programminazionali, sul territorio europeo;

- In proposito vorrei sottolineare l'importanza del potenziamento del ruolo della radio (che attualmente fuori dall'Italia si può ascoltare solo nelle ore serali) attraverso nuovi accordi con gli altri paesi europei (magari anche cercando di sfruttare gli spazi dell'etere lasciati liberi da una maggiore utilizzazione dei cavi);

- Inoltre, la diffusione e modernizzatore delle reti cablate in Europa dovrebbero offrire la possibilità di trasmettere un maggior numero di programmi all'estero, coprendo anche le zone in cui attualmente non arriva nessun programma televisivo italiano (vedi ad esempio le aree fiamminghe del Belgio);

- La diffusione dei nostri programmi radio televisivi all'estero non può che contribuire ad una migliore conoscenza della realtà italiana da parte degli altri europei e abitanti dell'area mediterranea dando loro la possibilità di avvicinarsi alla nostra lingua e alla nostra cultura.

*** 6.2 Far conoscere meglio i paesi europei e gli altri paesi mediterranei agli italiani

- I mass media italiani dovrebbero essere più impegnati a favorire una migliore conoscenza dei paesi europei e del mediterraneo agli italiani; ad esempio, si potrebbe dare più spazio a programmi di informazione sulla politica, l'economia e la cultura di questi paesi;

- In particolare, agli italiani potrebbero essere date più occasioni per conoscere il funzionamento dei modelli costituzionali e amministrativi degli altri paesi europei e mediterranei (sistemi elettorali, organizzazione dei sistemi giudiziari, formazione e selezione dei giudici e dei funzionari, ...); sarebbe anche interessante aprire un confronto sulle diverse risposte date in queste paesi a problemi a cui é confrontata l'Italia (es. legge elettorale, organizzazione della pubblica amministrazione, poteri dei giudici, sistema pensionistico, servizi pubblici - sanità, educazione, sistema universitario, sistema televisivo, privatizzazioni, ...);

- La televisione e la radio dovrebbero, inoltre, essere meglio utilizzate come mezzo per favorire l'apprendimento e la pratica di altre lingue europee da parte degli italiani (corsi di lingua, film in versione originale, ...).

*** 6.3 La società dell'informazione come strumento per promuovere l'integrazione europea - necessità per CE e PE di elaborare una strategia di comunicazione in vista della CIG

- Per proseguire il proprio processo di integrazione l'Europa ha bisogno della consapevolezza e partecipazione dei cittadini; questa verità lapalissiana, spesso ripetuta in modo retorico, viene quasi sempre trascurata quando si tratta di fornire ai cittadini gli strumenti per capire dove va l'Europa e far loro conoscere il senso e la portata delle decisioni quotidianamente adottate dalle istituzioni europee.

- Dalla firma del Trattato di Roma la maggior parte degli Stati membri (che pur si erano assunti la responsabilità di favorire la partecipazione dei cittadini alla costruzione Europea) hanno quasi sempre omesso (con qualche eccezione spesso legata all'esigenza di utilizzare il dibattito sull'Europa per finalità di politica interna) di attuare una seria politica di educazione e informazione sull'UE.

- Purtroppo, l'assenza di una reale volontà di far partecipare i cittadini alla dimensione europea da parte degli Stati non é stata sufficentemente colmata dal ruolo dei mass media che sembrano da sempre considerare i temi europei come un prodotto difficilmente vendibile, lontano dalla curiosità e dai problemi quotidiani della gente.

- Queste constatazione valgono in modo particolare per l'Italia in cui la sostanziale indifferenza dei politici e dei mass media per l'Europa rasenta i limiti della disinformazione. Anche il dibattito iniziato sulla conferenza inter governativa ("CIG") che dovrebbe preparare l'Europa a girare una delle pagine più importanti della propria storia e trovare un equilibrio non effimero per l'intero continente europeo, non sembra aver stimolato più di tanto l'attenzione dei mezzi di comunicazione italiani (più attenzione si é sicuramente avuta da parte dei mass media di altri Stati membri). Eppure, mi sembra che le soluzioni per trovare un nuovo assetto all'Europa che si allarga ad est dopo la riunificazione della Germania sia, per tutti gli europei, un problema storico che tocca direttamente il futuro del nostro paese e il benessere e la sicurezza dei cittadini. - In proposito, sono convinta che non sia poi cosi difficile attirare l'attenzione del cittadino sul dove va l'Europa, stimolandolo a riflettere ed

ad esprimersi su cosa si aspetta dall'UE. Attualmente assistiamo ad un malinconico processo di progressiva disaffezione dei cittadini dalla loro Europa (anche in paesi come l'Italia, tradizionalmente favorevoli all'idea dell'unità europea); l'opinione pubblica constata ogni giorno l'impotenza dell'UE a garantire la pace e un minimo di rispetto dei diritti dell'uomo anche ai propri confini; l'incapacità di rilanciare lo sviluppo e risolvere i problemi della disoccupazione e dell'esclusione; In definitiva, i cittadini rimangono con l'impressione che questa lontana, macchinosa (e costosa) costruzione a cui non sentono di poter veramente partecipare, non serva né a risolvere i loro problemi quotidiani e a migliorare la qualità della loro vita, né ad aiutare il mondo ad essere un po' migliore.

- Se la sostanziale indifferenza dei mass media (che non hanno mai realmente spiegato all'opinione pubblica che l'EU mancava di strumenti adeguati per farsi ascoltare nel mondo proprio a causa dei limiti alla sua unità ed evidenziato le responsabilità degli Stati membri rispetto alla mancata attuazione di politiche economiche e per l'impiego suggerite da Bruxelles) ha probabilmente favorito questa generale disattenzione e disaffezione dall'Europa, é evidente che le responsabilità principali restano agli Stati membri e alle istituzioni comunitarie. I primi non hanno fatto seguire alle aspettative create con l'Atto Unico e con Maastricht risposte unitarie adeguate, restando sostanzialmente legati alla logica tradizionale della co-operazione inter governativa (con i mediocri risultati che stanno sotto gli occhi di tutti). Le seconde (ed in particolare la CE e il PE) non sono riuscite a comunicare ai cittadini l'immagine di un UE realmente vicina ed attenta alle loro esigenze, capace di migliorare la qualità

della loro vita, aperta alla collaborazione e agli scambi e solidale con il resto del mondo.

- Qualora tale disaffezione dovesse persistere alla vigilia e durante i lavori della CIG, questa non potrà risolversi altro che con un pericoloso ritorno al passato, preparando l'allargamento ad est come un'estensione di un grande mercato in cui la PESC (e la difesa) e le azioni per garantire la sicurezza del cittadino all'interno dell'unione resteranno sostanzialmente prerogativa della concertazione tra 20 o 30 Stati sovrani.

- Quello che si può e, a mio avviso, si deve tentare di fare per opporsi al ritorno di culture e comportamenti nazionalisti é spiegare ai cittadini le ragioni vere dell'impotenza dell'Europa, educandoli ad un concetto evolutivo della sovranità (che a volte, per poter essere esercitata con qualche effetto, deve necessariamente essere l'emanazione di decisioni comuni prese a livello sovranazionale) e spiegando loro che l'Europa é già in larga parte (e può essere sempre di più) al servizio di interessi essenziali dei cittadini.

- Visti i precedenti, non ho troppe speranze sulla possibilità che tali messaggi possano arrivare dai governi o dai partititi politici nazionali. Sono dunque convinta che CE e PE debbano rapidamente elaborare e attuare una strategia di comunicazione che possa riavvicinare i cittadini all'Europa in vista della CIG;

- Naturalmente, il presupposto perché qualsiasi strategia di comunicazione arrivi ad avere un minimo di impatto sull'opinione pubblica é che i mass media europei (a cominciare da quelli italiani) non restino muti e sordi ai messaggi di CE e PE. A titolo di esempio, mi auguro che, sopratutto in vista della CIG, strumenti di informazione europea come Euro-news, notiziari e programmi di informazione radio televisiva, quotidiani, settimanali, possano dedicare spazi più ampi (e qualitativamente migliori) alle tematiche europee.

- Vorrei concludere con un'ultima nota di preoccupazione relativa al nostro paese. Vista da Bruxelles l'Italia appare sempre più ripiegata sul proprio ombelico, chiusa a qualsiasi dibattito che non riguardi problemi di politica interna; spesso le informazioni sull'Europa arrivano all'opinione pubblica solo in quanto strumentali al dibattito interno (vedi la data delle elezioni che attirato l'attenzione sulla presidenza italiana in cui, si spera, dovrà aprirsi la CIG). Tale tendenza é preoccupante per un paese chiamato quotidianamente a prendere le proprie responsabilità e a regolare i propri interessi a livello europeo. Una maggiore attenzione dei mass media alla dimensione europea potrebbe forse anche contribuire a risvegliare l'attenzione dei nostri politici (e aresponsabilizzarli) su problemi che toccano gli interessi dei cittadini almeno quanto le alleanza tra il centro la sinistra o la destra, i poteri dei pubblici ministeri o le quotidiane polemiche tra glischieramenti politici. L'auto-emarginazione

del nostro paese dall'Europa potrebbe essere vista con preoccupazione da alcuni nostri partner europei che si aspettano che l'Italia in occasione della CIG giochi fino in fondo il suo ruolo di grande paese tradizionalmente fautore dell'integrazione europea. In conclusione, mi piacerebbe che in Italia l'Europa non fosse più considerata come la madonna, che tutti rispettano e venerano ma che in definitiva resta un'immagine fideistica a cui si dedicano pochi preti addetti ai lavori.

 
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