"Sono contento di portare il mio saluto sottolineando il valore transnazionale del PR al quale Marco Pannella ha lavorato per anni con i suoi compagni. Per alcuni anni, molti di noi, hanno visto questa dimensione transnazionale come una nobile utopia.
Io penso che in questa dimensione ci sia oggi, alla fine di questo travagliato secolo, non solo un'utopia ma una essenziale indicazione civile e politica per l'organizzazione di ciascuna delle nostre società e per la società internazionale.
Questo secolo ha avuto il compito più difficile della storia. Quello di trasferire a milioni di uomini i principi che prima erano emersi per le elites. Se il Seicento e il Settecento hanno parlato di libertà e uguaglianza, il compito del 20· secolo non poteva che essere quello di far valere questi principi per tutti, agli Sloveni, agli Ungheresi, ai Macedoni, ai popoli africani e di altre parti del mondo assoggettate prima a padroni interni o esterni. Tutta la storia del 20· secolo è segnata da questa vicenda. Abbiamo avuto drammatici insuccessi, faticosi e parziali successi, guerre, fughe reazionarie come quella fascista, la grande e tragica illusione del comunismo che sembrava più forte del fascismo e più capace di plasmare l'uomo nuovo. Quando questa illusione è caduta, quasi con sorpresa, ci siamo accorti che sotto la cenere era rimasto "il prima": diritti prima compressi sono stati di nuovo richiesti. Identità cancellate sono tornate a chiedere il riconoscimento: ecco la vicenda della ex Jugoslavia.
Ora ci accorgiamo che l'utopia transnazionale è in realtà una chiave essenziale per la convivenza e per la governabilità del nostro tempo. Non c'è altra strada per far strada a quei principi prima richiamati: il diritto alla propria identità come dovere di riconoscimento di quella degli altri. Sono "io" nei doveri e "noi" nei diritti.
La comunità internazionale deve mostrare la sua forza perchè siano riconosciuti i diritti di tutti e perchè al di sopra di ciascuna organizzazione la comunità internazionale si faccia valere il meno possibile con le armi e il più possibile con i tribunali. Questo è lo sforzo nel quale in tanti ci stiamo impegnando, anche il governo italiano, grazie anche - e lo devo dire - alla collaborazione con Marco e non solo con lui.
Qui ritrovo l'essenza del socialismo delle origini e vedo prospettive feconde. Questo per i socialisti non è il migliore dei centenari. Rivendico con orgoglio il fatto di essere un presidente del consiglio socialista. Non possiamo noi socialisti non accorgerci che in quelle idee che allora si fecero strada, c'è buona parte di questa chiave. E' in quella ingenua idea di autogestione di ciascuno il principio secondo il quale senza la libertà responsabile, senza coscienza dei diritti altrui, non c'è governo possibile di una società di uomini liberi.
Devo ringraziare il Gruppo Federalista Europeo in primo luogo per il fatto che io non avevo chiesto alcunchè e in un momento difficile per il governo e per il paese, senza alcun patteggiamento, unilateralmente, venne un sostegno all'azione dell'esecutivo.
Questa per una difficile assunzione di responsabilità in nome dell'interesse del paese.
Abbiamo fatto poi un lavoro comune che ha dato dei frutti sul piano interno e internazionale. Almeno per questo consentitemi di dire grazie".