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Cicciomessere Roberto - 8 febbraio 1993
LETTERA DI MARCO PANNELLA ALLA PRESIDENZA DEL CONGRESSO

Mi iscriverò, prima della fine del Congresso, al Partito radicale, come annunciato. Per ora non sono iscritto, né candidabile.

Tornerò- se necessario - ad esercitare alcune responsabilità formali nella gestione del Partito se - come spero, ma non credo - trentamila cittadini italiani gli daranno vita, in Italia e ovunque nel mondo. Tornerò solamente allora a aggiungere il mio contributo, di qui al 15 maggio, ed eventualmente, ripeto eventualmente, anche dopo.

Ma un partito non è solamente un numero di persone.

E se, a parte me. chi rappresenta, per la sua forza ed il suo amore, la sua esperienza e il grado di fiducia, di prestigio, che ha acquistato in tanta parte ed in tante istituzioni del mondo politico e militante, la persona che naturalmente, e non scontatamente, meglio può assicurare un grande avvenire al Partito, pensa che solamente io possa assicurare questa funzione, con ciò stesso dovrei riconoscere che la mia opera è stata coronata unicamente dall'insuccesso e dall'errore, indipendentemente dal giudizio che è venuto finora dall'Italia, dal paese, dalla gente con i suoi meno di 3.000 iscritti al Partito radicale.

Conto, ancora una volta, sulla umiltà di Emma, altra sua dote drammatica nei momenti drammatici della nostra vita. Non creda troppo facilmente che altri possano necessariamente comprendere - in certi momenti - meno di lei quel che il nuovo Partito può esigere e consentire, ove vivesse.

L'amore necessario alla intelligenza, a qualsiasi intelligenza, è difficilmente praticabile verso se stessi.

Accetti che altri, e perfino io, lo pratichi.

Mi consentirebbe di meglio continuare, anche con le e per lei, per tutti e per ciascuno, per il Partito, a vivere, a crescere, a operare, a sperare, a sbagliare, a risollevarmi se cado, a sollevare se qualcuno cade, chi cade. A Roma, a Sarajevo, a Ouagadougou, pressoché ovunque. Ora spengo la radio.

 
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