Roma, 10.7.95 - Daladier e Chamberlain sarebbero fieri: la loro opzione politica, aspettare, fingere di non vedere, non decidere, trionfa ancora. Si rassicurino le milizie serbe che dimostrano ancora un qualche timore di una reazione internazionale e insistano a prevenirla catturando ostaggi. Possono risparmiarsi anche questa fatica, i moderni Daladier lavorano per loro a tutto campo.
Infatti, prima di garantire a Srebrenica lo status di zona protetta, hanno preteso il disarmo pressoché completo delle forze musulmane, poi per mesi e mesi sono stati incapaci di garantire l'afflusso di aiuti - la scorsa settimana 13 persone sono morte di fame, un altra ieri - infine i protettori si sono immediatamente arresi agli aggressori non appena iniziato l'attacco, diventandone di fatto ostaggi...
In proposito vi è da chiedersi come sia possibile che di nuovo, dopo quanto è accaduto un mese fa a Sarajevo, i caschi blu si siano ritrovati ancora una volta indifesi e facile preda dei miliziani.
Non si puo' infatti fare a meno di notare quanto sia utile e comodo un alibi degli ostaggi ancora una volta interposto tra l'aggressione intollerabile e l'intervento doveroso della NATO.
E allora aspettiamoci per i prossimi giorni il balletto dei diplomatici di scuola Chamberlainiana tutti a convegno alla corte di Milosevic, con gli italiani e gli altri scartini della politica internazionale in cerca del ruolo che non hanno, in prima fila, come lo scorso mese, a sorridere stringere mani ed implorare che - per favore signor Milosevic non facesse un altra Vukovar, liberasse questi poveri ostaggi bianchi ed europei doc... per quei negri di bosniaci ci metteremo d'accordo in seguito.