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Notizie Radicali
Partito Radicale Silvja - 24 luglio 1995
co.st. iniz bosnia
PARTITO RADICALE

50129 Firenze, via Cavour 68

tel.055/2302266-290606

fax 2302452

COMUNICATO STAMPA

PER ORGANIZZARE LA RESISTENZA IN BOSNIA E FINANZIARE LA SEDE RADICALE SI SARAJEVO. PER L'INGRESSO DELLA BOSNIA NELL'UNIONE EUROPEA. CONTINUA L'INIZIATIVA DEI RADICALI FIORENTINI NONOSTANTE IL BOICOTTAGGIO DI IMPORTANTI MEZZI DI INFORMAZIONE.

Firenze, 24 Luglio 1995. I radicali fiorentini sono mobilitati per l'organizzazione della resistenza bosniaca contro l'invasore serbo e, nonstante il silenzio complice di importanti mezzi di informazione sull'iniziativa, l'adesione dei cittadini non sta mancando.

Ai tavoli -che si tengono dalle 21 in via Speziali angolo piazza Repubblica, tutte le sere- i radicali raccolgono soldi per finanziare la sede del Partito Radicale a Sarajevo, avamposto d'organizzazione della resistenza, e firme in calce ad una petizione che chiede l'adesione della Bosnia all'Unione Europea.

I risultati non si sono fatti attendere. Nonostante il silenzio -che non può non essere definito complice degli invasori- di importanti mezzi cittadini d'informazione, sono già stati numerosi i cittadini che hanno apposto la loro firma in calce all'appello (210 alla prima uscita di domenica sera), mentre i contributi lasciano ancora un pò a desiderare (sempre dopo la prima uscita di domenica sera, solo Lit.170.000). Se questo silenzio continuerà, ci vedremo costretti ad intervenire in loco -con le nostre armi nonviolente-, perchè non possiamo attendere inermi che il massacro continui anche per colpa dell'informazione drogata di questo Paese e di questa città libera a singhiozzo.

Non chiediamo cibo per gli assediati, perchè nessuno, sottolineo nessuno, è oggi in grado di far arrivare una colonna di camion con cibo a Sarajevo, anche se a guidarli, invece del Sindaco di Firenze -che ha detto che partirà in veste di camionista il 31 luglio-, ci fosse il Papa in persona. CHIEDIAMO SOLDI, perchè si può facilmente farli arrivare e perchè consentono l'organizzazione della resistenza rispetto ai bisogni ed alle necessità che chi è sul posto conosce molto meglio di noi. Il massacro degli invasori serbi può essere fermato solo qui, nei nostri Paesi liberi, costringendo chi ha il potere di gestire gli eserciti (che pare ci siano proprio per questo e non solo come valvola di sfogo contro la disoccupazione) ad usarli come difesa del diritto alla vita, oppure -senza ipocrisia- a dismetterli completamente.

 
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