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Partito Radicale Centro Radicale - 1 ottobre 1996
Biografia di Wang Dan

Cognome WANG

Nome Dan

Sesso Maschile

Età 28

Professione Scrittore

Residenza Pechino

Background:

Wang Dan divenne famoso come uno dei primi leader del movimento studentesco del 1989, a detta di alcuni più moderato di altri suoi compagni. Prima dell'inizio delle manifestazioni, si era già impegnato nell'organizzazione dei "saloni della democrazia" all'Università di Pechino dove studiava Storia. A seguito della repressione del movimento studentesco, quello di Wang Dan divenne il primo nome sulla lista dei ricercati dal governo cinese. Tratto in arresto il 2 luglio 1989, venne condannato, il 26 gennaio 1991, a quattro anni di prigione per "propaganda e incitamento controrivoluzionario". Nel 1991 trascorre quattro mesi in cella di isolamento. Wang venne rilasciato sulla parola il 17 febbraio 1993, alcuni mesi prima della scadenza della pena, ufficialmente "per aver rispettato le regole della prigione". Venne formalmente espulso dall'Università di Pechino a causa delle sue attività politiche. Dopo il rilascio, Wang continuò sostenere la necessità della democratizzazione e del rispetto dei diritti umani, orga

nizzando incontri con amici attivisti, lanciando petizioni, raccogliendo fondi per le vittime di abusi e le loro famiglie e mantenendo contatti con i giornalisti.

Successivamente al suo rilascio nel febbraio 1993, Wang Dan, venne ripetutamente trattenuto. Nel 1993, poco prima dell' anniversario del 4 giugno e durante le 3 settimane della riunione del Congresso Nazionale del Popolo, venne spedito ad una delle svariate "vacanze forzate". Nel 1994 venne convocato frequentemente per interrogatori riguardanti gli articoli da lui pubblicati all'estero. Nell'agosto del 1994 Wang Dan venne detenuto durante la visita a Pechino di Ron Brown, Segretario di Stato americano per il Commercio. Wang e la sua famiglia sono costantemente rimasti sotto forte sorveglianza ed hanno subito numerose aggressioni. Nel dicembre 1994 la polizia minaccio di morte Wang a causa del suo tentativo di inoltrare una denuncia contro l'Ufficio di Pubblica Sicurezza la cui ininterrotta sorveglianza rappresentava una violazione ai suoi diritti civili. Per questo Wang si appellò alle Nazioni Unite con una lettera aperta "per reagire al governo cinese e persuaderlo ad interrompere le persecuzioni nei miei c

onfronti".

Nel dicembre 1995, Wang Dan venne menzionato nel verdetto di condanna di Wei Jingsheng come persona con la quale Wei aveva "programmato di riunire le forze di varie organizzazioni illegali allo scopo di preparare un rovesciamento del governo". Il seguito faceva altresì riferimento a registrazioni di conversazioni tra Wang Dan e Wei Jingsheng.

17 mesi di detenzione senza accusa.

Il 21 maggio 1995, Wang Dan "sparì" dopo aver lanciato e sostenuto numerose petizioni nel corso degli ultimi mesi, compresa la richiesta di riabilitare il movimento del 1989, chiedendo maggiore tolleranza per il dissenso e il rilascio dei prigionieri politici. L'abitazione di Wang venne perquisita e vennero sottratti numerosissimi oggetti e beni di sua proprietà. Wang venne prelevato da tre ufficiali della polizia in uniforme, che affermarono di volerlo interrogare. Il 24 maggio 1995, la polizia informò la sua famiglia, che Wang si trovava agli arresti per aver "disturbato l'ordine sociale".

Nella loro risposta alla comunicazione datata 31 maggio 1995 sottoposta dal Gruppo di Lavoro sulle Detenzioni Arbitrarie, le Autorità cinesi dissero che Wang si trovava in "soggiorno sotto sorveglianza", misura citata nel Codice penale e che molti giuristi Cinesi commentatori hanno definiti essenzialmente come una forma di arresti domiciliari di breve durata. In realtà Wang Dan era trattenuto incomunicado in un luogo segreto. Nessuna indicazione venne data alla famiglia sul luogo o sulle ragioni della detenzione. Wang Dan non fu né accusato né processato, non poté quindi contestare la propria detenzione davanti ad un Tribunale. "Soggiorno sotto sorveglianza" significava in realtà una forma mascherata di arresto. Le autorità cinesi non hanno mai riconosciuto la detenzione di Wang Dan.

Durante questi 17 mesi di cui poco e dato conoscere, la madre, il padre e la sorella maggiore di Wang indagarono ripetutamente presso l'Ufficio di Pubblica Sicurezza e la polizia locale per scoprire qualcosa sulla luogo e sui motivi della detenzione, chiedendo anche di poterlo visitare. Indirizzarono inoltre lettere al Congresso Nazionale del Popolo, rimasta senza risposta. Il Ministro della Sicurezza Pubblica, Tao Siju ammise, nell'estate 1996, che Wang Dan era detenuto alla periferia di Pechino.

Il 7 ottobre 1996, la procura municipale di Pechino emise un atto d'accusa contro Wang Dan per "cospirazione al fine di sovvertire il governo" attraverso numerose azioni, compreso: "aver accettato una borsa di studio dall'Università di Berkeley, in California", "aver pubblicato articoli anti-governativi all'estero", "aver stretto relazioni con altri dissidenti per organizzare un piano di assistenza reciproca" e "per aver compiuto una serie di atti criminali pericolosi per la sicurezza dello Stato". Secondo il diritto cinese "cospirare contro il governo" rappresenta un reato capitale e comporta una condanna ad almeno 10 anni di prigione. Wang Dan fu accusato sia rispetto al Codice Penale che rispetto alla Legge di Sicurezza dello Stato del 1993.

Durante i due anni che seguirono la sua liberazione (1993-1995), Wang Dan pubblicò numerosi articoli su giornali stranieri, in particolare su giornali cinesi di Hong Kong e Taiwan. Sebbene l'accusa faccia menzione di circa 30 articoli, solo di tre 3 sono riportati i titoli, e ne sono citati unicamente alcuni frammenti, fuori contesto, come prove della colpevolezza di Wang Dan. Uno di questi frammenti recita: "In patria, attualmente, le autorità impongono una censura alla stampa contro il popolo cosicché la libertà di parola secondo la Costituzione è ormai diventata una frase vuota". Un'altra citazione, molto simile, inclusa nell'atto d'accusa è stata in realtà fabbricata unendo frasi estrapolate da diversi articoli scritti da Wang in periodi diversi.

Il dissidente in esilio Chen Zhen aiutò Wang Dan ad immatricolarsi all'Università di Berkeley in California per un corso di Storia per corrispondenza.

Tra i dissidenti esiliati i cui nomi figurano nell'accusa per i loro contatti con Wang Dan vi sono Hu Ping (ex presidente dell'Alleanza Cinese per la Democrazia) e Wang Juntao (direttore del China Strategy Institute). Wang Juntao fu considerato come la "mano nera" dietro il movimento per la democrazia del 1989. Dopo aver trascorso 4 anni e mezzo dei tredici comminatigli, venne rilasciato per ragioni mediche nel 1994. I fondi che Wang Dan fu accusato di ricevere da organizzazioni basate negli Stati Uniti furono distribuiti a diversi ex prigionieri politici e alle famiglie dei dissidenti ancora imprigionati.

Tutti gli "atti pericolosi per la sicurezza dello stato" e la "sovversione" citati nell'atto d'accusa erano in realtà nient'altro che l'esercizio pacifico da parte di Wang Dan dei propri diritti alla libertà di opinione e di espressione, di riunione e di associazione, diritti garantiti dagli articoli 19 e 20 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e dall'articolo 35 della Costituzione cinese. Inoltre, la Costituzione cinese, all'articolo 41, garantisce ai "cittadini cinesi il diritto di esprimere suggerimenti al Congresso Nazionale del Popolo".

L'11 ottobre 1996 le accuse furono notificate ai genitori di Wang, ai quali la polizia face sapere che disponevano di sole 24 ore per trovare un avvocato. Fino a quel momento la famiglia di Wang non era stata informata che Dan era stato formalmente tratto in arresto. Con notevole difficoltà, la famiglia riuscì a trovare un avvocato, Yang Dunxian, disposto a difendere Wang Dan in questo caso assai delicato. La madre di Wang, Wang Lingyun, decise di sostenere anch'essa la difesa del figlio in tribunale. Secondo il diritto cinese, solamente le persone che conducono la difesa di un accusato sono abilitate ad incontrarsi con questi in prigione. Nella sua capacità di difensore di Wang Dan, Wang Lingyun poté incontrarlo per circa un'ora il 14 ottobre 1996. Lo trovò "mentalmente preparato" ad affrontare una condanna pesante ma in precarie condizioni di salute. Le notizie che se ne hanno riportano di suoi problemi alla schiena, alla gola e alla prostata. In passato si era già lamentato di problemi di minzioni doloros

e. Non si è in grado di sapere se abbia potuto accedere a cure mediche dal momento della sua detenzione.

Il Processo

Il 30 ottobre 1996 la Corte Popolare Intermedia Numero Uno di Pechino ritenne Wang colpevole di "cospirazione contro il governo" e lo condannò a 11 anni di prigione e a due anni di privazione dei diritti politici.

Il processo iniziò alle 9 del mattino e fu aggiornato alle 12. Alle 12 e 30 circa, la corte pronunciò il proprio verdetto, e dopo circa mezz'ora, l'Agenzia Stampa ufficiale, Xinhua, rilasciò un resoconto ufficiale del processo di tre pagine, comprendenti un'intervista con il giudice il quale sostenne che il processo si era svolto "in maniera equa, aperta e legittima". La dichiarazione della Xinhua contiene, tra l'altro, alcuni errori fattuali. Il più evidente di tutti riguarda la pretesa "collaborazione" tra Wang Dan et Wei Jingsheng, che non avrebbe certo potuto aver luogo nel maggio 1994 poiché, al quel momento, Wei era già stato arrestato.

Dettagli concernenti il processo sul caso di Wang Dan:

- Detenzione prima dell'arresto: Wang venne detenuto 17 mesi prima che fossero formulate accuse nei suoi confronti. Venne trattenuto incomunicado senza aver accesso a consulenza legale e senza possibilità di fare appello per la sua detenzione. (cf. supra.) Per tutti i 17 mesi le autorità dichiararono che Wang si trovava sotto "soggiorno sorvegliato" cosa opposta al fatto di essere arrestato.

- Arresto: Wang Dam venne formalmente arrestato dall'Ufficio di Pubblica Sicurezza di Pechino il 3 ottobre 1996. La famiglia ricevete la notifica oltre una settimana più tardi. Il Dipartimento di Pubblica Sicurezza dovrebbe informare la famiglia e l'unità di lavoro dell'arrestato entro 24 ore dall'arresto, a meno che tale notifica sia impossibile o che possa pregiudicare le indagini. Per questo l'Ufficio di Pubblica Sicurezza può legalmente trattenere una persona in detenzione senza dover notificarlo alla famiglia, servendosi del pretesto di facilitare le indagini.

- Accusa: l'atto di accusa reca la data 7 ottobre 1996 (cf. supra e "China: Slamming the Door on Dissent, Wang Dan's Trial and the New State Security Era", Human Rights Watch/Asia, 29 ottobre 1996).

- Difesa: Wang Lingyun e Yang Dunxian dovettero preparare la difesa in soli 16 giorni. Entrambe furono informate della data del processo con soli tre giorni di anticipo. Wang Lingyun, l'"altro difensore" (non avvocato) non riuscì a consultare il dossier sul caso perché gli "altri difensori" non hanno diritto di accesso al materiale prodotto dalla corte, secondo l'articolo 27 del Diritto di Procedura Penale. Wang Dan, Wang Lingyun e Yang Dunxian sostennero come propria difensa che nelle azioni di Wang Dan citate nell'accusa non vi era nulla di illegale, puntualizzando distorsioni nell'argomentazione dell'accusa e mostrando che nessuna delle prove presentate era in grado di dimostrare che Wang intendesse "rovesciare il governo". La Corte non tenne in alcun conto i loro interventi. Ne le contestazioni legali, ne quelle fattuali o logiche furono prese in considerazione.

- Testimoni contro l'accusato: le accuse contro Wang Dan, secondo quanto riportato dalla Xinhua senza alcuna spiegazione, erano "sostenute da un altro dissidente", Liu Xiabo. Poco prima (ottobre 96), Liu Xiaobo, critico letterario, era stato condannato a scontare una pena di 3 anni in un campo di rieducazione e di lavoro per aver scritto una lettera aperta al governo cinese. Non era stato ne accusato ne processato. La dichiarazione della Xinhua parla di diversi testimoni, citando solo il nome di Liu Xiaobo.

- Testimoni della difesa: nessuno. La documentazione della difesa, che Wang Ligyun riuscì a leggere durante l'udienza non venne presa in alcuna considerazione. Si trattava in particolare in una serie di lettere che smentivano le accuse da parte di dissidenti cinesi residenti all'estero, come Wang Juntao.

- Processo aperto e pubblico: solo il padre e la sorella di Wang furono ammessi in aula, assieme a 20 persone selezionate dalle autorità per rispettare le apparenze di un processo pubblico. Nessuno giornalista o osservatore straniero fu ammesso. Nessuna risposta venne data agli osservatori internazionali che avevano chiesto di assistere al processo. La polizia circondò e isolò il tribunale. Delle videocassette furono confiscate ad almeno due giornalisti stranieri e molti di questi ebbero la propria macchina trascinata via. Un giornalista dell'Associated Press che stava cercando di leggere delle notizie in una bacheca della Corte venne fatto salire di forza in un taxi.

- Verdetto di colpevolezza: il verdetto venne annunciato dopo un'udienza durata tre ore. Una così breve durata lascia supporre che il verdetto fosse già stato deciso in anticipo. Wang Dan venne ritenuto colpevole in base agli articoli 90, 92, 52, 62 e 60 del Codice Penale.

- Sentenza: la condanna ad 11 di prigione decorre dal 3 ottobre 1996, giorno in cui l'Ufficio di Pubblica sicurezza di Pechino arrestò formalmente Wang Dan. I 17 mesi che Wang aveva speso in detenzione incomunicado non possono essere dedotti dalla pena. Alla fine Wang Dan potrebbe aver trascorso 12 anni e 5 mesi in prigione.

- Appello: A Wang Dan venne concesso di incontrare la propria famiglia per 30 minuti alla fine del processo. Egli affermò di voler ricorrere in appello contro la sentenza. Il giorno 15 di novembre, l'Alta Corte Popolare di Pechino, in dieci minuti, rigettò il suo appello. La famiglia di Wang potrebbe iniziare un ricorso per i 17 mesi di detenzione abusiva non dedotti dalla condanna a 11 anni di prigione.

HRIC ritiene che il processo di Wang sia stato patentemente iniquo, che non ha permesso che il sua caso fosse preso in considerazione in maniera imparziale, se non in modo assolutamente pro-forma, e che è stato chiuso al pubblico. L'organizzazione è anche dell'avviso che il verdetto sia stato deciso in anticipo, e che i giudici abbiano solamente inscenato un falso processo. I procedimenti furono un aperta violazione dei diritti di Wang ad avere un processo equo, e le azioni per cui è stato condannato rappresentano un legittimo esercizio dei suoi diritti.

 
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