Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 19 apr. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Notizie Radicali
Partito Radicale Centro Radicale - 14 novembre 1996
Tribunale per l'ex Jugoslavia: risoluzione del PE

B4-1257, 1280, 1306, 1319 e 1324/99

Risoluzione sul Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia

Il Parlamento europeo,

- viste le sue precedenti risoluzioni e relazioni sulla situazione nell'ex Jugoslavia, in particolare sul Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia,

- vista l'audizione della sua sottocommissione "Diritti dell'uomo" del 30 e 31 ottobre 1996 sui problemi dell'impunità,

- visto il discorso pronunciato dal presidente del Tribunale, prof. Antonio Cassese, durante l'audizione pubblica sull'impunità tenuta dal Parlamento europeo il 30 ottobre 1996,

- viste le risoluzioni del Consiglio di sicureza dell'ONU n. 827 (1993) del 25 maggio 1993 e n. 1074 (1996) del 1· ottobre 1996,

A. sottolineando che il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia costituisce un importante elemento dell'instaurazione di una pace duratura nell'ex Jugoslavia e che tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, soprattutto i paesi dell'ex Jugoslavia, dovrebbero fornire la loro piena cooperazione e contribuire al suo corretto ed efficace funzionamento, oltre che adottare qualsiasi misura ai sensi dell'ordinamento giuridico interno per applicare le disposizioni dello statuto del Tribunale,

B. in considerazione del fatto che il lavoro del Tribunale, per il suo carattere esemplare, ha ripercussioni sull'attività corrispondente del Tribunale per il Ruanda ma anche segnatamente sull'istituzione di una Corte internazionale generale di giustizia per i crimini di guerra,

C. constatando che esiste un obbligo giuridico ma soprattutto morale per tutti gli Stati di collaborare con tale Tribunale (risoluzione 827(93) del Consiglio di sicurezza e articolo 29 dello Statuto del Tribunale),

D. rilevando che il genocidio, i crimini contro l'umanità e i crimini di guerra non possono restare impuniti,

E. sottolineando che la prassi dell'impunità rappresenta un ostacolo per la ricostruzione della Bosnia-Erzegovina quale Stato indipendente e democratico,

F. esprimendo preoccupazione in quanto sino a questo momento solo un numero limitato di persone accusate di crimini di guerra sono state tradotte in giudizio dinanzi al Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia,

G. sottolineando che il problema principale cui deve far fronte il Tribunale, diversamente dai tribunali penali nazionali, è costituito dal fatto che esso non dispone di organismi esecutivi e deve quindi fare affidamento sugli Stati sia per l'esecuzione dei suoi mandati di arresto e di altre ordinanze che per consentire agli investigatori di interrogare testimoni ed effettuare indagini in loco sul loro territorio,

H. estremamente preoccupato per il fatto che, in palese violazione del diritto internazionale, nella "Vojska Republika Srpska" 4 persone incriminate, che sono state facilmente rintracciate dai media, sembrano svolgere funzioni pubbliche di applicazione della legge e che, più in generale, le autorità della succitata entità hanno solo vagamente promesso ai funzionari del Tribunale una cooperazione imprecisata in un futuro non meglio definito,

I. sottolineando che la Serbia non ha adottato una legislazione attuativa che le consenta di cooperare con il Tribunale e ha dichiarato di non aver alcuna intenzione di farlo in futuro, mentre le autorità croate, nonostante l'attiva cooperazione di cui hanno dato prova all'inizio, si sono astenute dall'esercitare la loro notoria influenza nella Federazione di Bosnia-Erzegovina, onde procedere all'arresto dei croato-bosniaci incriminati,

J. allarmato perché, in generale, in tutto il territorio della Bosnia- Erzegovina lo stato di diritto spesso non è rispettato, malgrado il quinquennio transitorio di supervisione internazionale per quanto riguarda i diritti umani, e ciò a causa della mancata cooperazione da parte delle autorità locali preposte all'applicazione delle legge,

K. deplorando che le truppe dell'IFOR in Bosnia-Erzegovina si siano finora rifiutate di intervenire concretamente per arrestare le persone accusate di crimini di guerra,

L. considerando che al Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia dovrebbero essere garantiti fondi sufficienti per consentire il suo corretto ed efficace funzionamento,

1. chiede alle autorità della Bosnia-Erzegovina, della Repubblica federale di Jugoslavia e della Croazia di adottare urgentemente tutti i provvedimenti necessari per assicurare la loro attiva cooperazione con il Tribunale internazionale penale per l'ex Jugoslavia e tradurre in giudizio le persone accusate di crimini di guerra, oltre che applicare le disposizioni dello Statuto del Tribunale;

2. chiede alla Commissione che qualsiasi aiuto alla ricostruzione alla entità della "Vojska Republika Srpska" sia vincolato alla consegna al Tribunale delle persone accusate di genocidio e di crimini contro l'umanità;

3. chiede agli Stati membri di opporsi all'adesione della Federazione di Jugoslavia a organismi internazionali come la Banca mondiale e l'FMI fino a quando essa non adotterà la necessaria legislazione attuativa che le consentirà di cooperare pienamente con il Tribunale e di ostacolare la regolarizzazione della posizione della Jugoslavia in seno alle Nazioni Unite fino a quando non avrà adempiuto gli obblighi di cui alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza e all'Accordo di Dayton;

4. chiede alla Commissione di vincolare i futuri sviluppi delle relazioni con la Croazia alla sua disponibilità a cooperare appieno con il Tribunale ed esorta il governo croato a esercitare le necessarie pressioni sulle autorità croato-bosniache affinché eseguano i mandati di arresto emanati dal Tribunale per le persone incriminate che vivono in quella parte della Bosnia-Erzegovina e di fornire al pubblico ministero del Tribunale le prove rilevanti di cui è nota l'esistenza;

5. ribadisce il suo parere che l'IFOR dovrebbe usare il proprio mandato per arrestare le persone accusate di crimini di guerra;

6. chiede al Consiglio a al Consiglio di Sicurezza dell'ONU di trovare il modo per rafforzare il mandato della Task Force di Polizia internazionale (IPTF) e considerare la possibilità di renderla più efficace facendola rientrare nel nuovo mandato dell'IFOR che sarà discusso entro la fine dell'anno;

7. chiede all'Unione europea e ai suoi Stati membri di cooperare pienamente con il Tribunale internazionale penale per l'ex Jugoslavia e contribuire al suo corretto ed efficace funzionamento, nonché di predisporre i fondi necessari, non da ultimo per quanto riguarda la sezione vittime e testimoni;

8. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, al governo e alle autorità regionali della Bosnia-Erzegovina, ai governi della Repubblica federale di Jugoslavia e della Croazia, nonché al Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia e al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail