5. LIBERTA' PER IL TIBET - DEMOCRAZIA PER LA CINA
* Libertà per il Tibet
Il Tibet, invaso e occupato militarmente nel 1949 dalla Repubblica Popolare di Cina, è oggetto da allora di una durissima repressione, che ha causato oltre 1.200.000 vittime tra la popolazione, nonchè l'esilio di 150.000 tibetani, a cominciare dal leader spirituale e politico Tenzin GYATSO, XIV DALAI LAMA, premio Nobel per la pace nel 1989. A tutt'oggi la politica di colonizzazione del "Tetto del mondo" da parte delle autorità cinesi non solo prosegue ma è divenuta una vera e propria politica di pulizia etnica per - diluizione - con il trasferimento forzato di milioni di coloni cinesi, con sterilizzazioni ed aborti di massa ed altre misure volte a cancellare l'identità tibetana. Un primo effetto è stato già conseguito, col rendere la popolazione tibetana minoranza nel proprio paese.
L'iniziativa del Partito Radicale a favore della libertà del Tibet viene condotta a partire dal 1988, dapprima in Italia, con la creazione del Comitato "VIVO IL TIBET" ed azioni di pressione sul Governo per interventi a tutela dei diritti del popolo tibetano. Nel '89 con il contributo dei deputati iscritti al PR, una risoluzione di condanna dell'occupazione e della legge marziale e per l'avvio di negoziati con il Dalai Lama sul futuro del Tibet, viene approvata dal Parlamento Europeo. Nel giugno del 1994, dopo analoghe azioni di denuncia di singoli casi di repressione, il Dalai Lama, ospite del Partito Radicale, viene ricevuto dal Presidente della Repubblica e dal Primo ministro italiani.
Dal congresso radicale dell'aprile 1995 la campagna "Libertà per il Tibet" diventa prioritaria per il Partito Radicale transnazionale e si articola in: pressione sulle istituzioni parlamentari, sensibilizzazione dell'opinone pubblica, costruzione di una rete internazionale e preparazione di un grande Satyagraha mondiale (iniziativa di massa che abbina azioni nonviolente, digiuno e pressioni sulle istituzioni) da tenersi nel 1998.
A luglio dello stesso anno il Parlamento Europeo vota su iniziativa di deputati scritti al PR una risoluzione che, per la prima volta in Europa, denuncia esplicitamente l'invasione e l'occupazione del Tibet da parte della Repubblica popolare di Cina.
Il 10 marzo 1996, anniversario dell'insurrezione popolare di Lhasa, oltre 600 sindaci europei ed americani, in adesione ad un appello radicale, hanno onorato la tragica ricorrenza issando la bandiera tibetana nelle loro città. Nello stesso giorno per la prima volta in Europa, una imponente marcia popolare, organizzata dalle comunità tibetane, dai gruppi di sostegno al Tibet e dal Partito Radicale transnazionale, ha sfilato per le vie di Bruxelles. In maggio il P.E. ha votato una nuova risoluzione di condanna del Parlamento europeo, mentre è fallito il tentativo di far approvare una risoluzione sui diritti umani in Cina e Tibet presso la Commissione sui diritti umani dell'ONU, riunita a Ginevra.
Recentemente il P.E. su iniziativa radicale, ha approvato linee di finanziamento a sostegno della resistenza democratica del popolo tibetano, nonché ricevuto ed ascoltato il Dalai Lama in visita ufficiale.
Attualmente, a sostegno di un riconoscimento internazionale della questione tibetana, il PR raccoglie adesioni su un appello di parlamentari, rivolto al Segretario delle Nazioni Unite, affinchè riceva, al più presto ed in veste ufficiale, il Dalai Lama, per definire con lui le modalità dell'apertura di un negoziato sino-tibetano senza precondizioni. Sono già oltre un migliaio le firme di deputati raccolte in decine di Parlamenti.
E' inoltre in corso una iniziativa per la liberazione di Gedhun Choekyi NYIMA, un bambino di sette anni, già da un anno rapito dalle autorità cinesi ed imprigionato con la sua famiglia in un luogo segreto, a seguito del suo riconoscimento dalle autorità religiose tibetane quale "Panchen Lama", la seconda autorità spirituale del buddismo tibetano.
In preparazione del Satyagraha mondiale per la libertà del Tibet, previsto per il 1998, una prima iniziativa nonviolenta è stata organizzata alla fine di settembre 1996. Oltre 1.500 persone di 40 Paesi hanno partecipato ad un digiuno di dialogo della durata di tre giorni, rivolto al proprio Ministro degli esteri, affinchè intervenisse a favore della liberazione di WEI Jingsheng e del Panchen Lama. Sugli stessi obbiettivi il 9 e 10 dicembre un "walk-around" di 24 ore ha avuto luogo intorno ai Ministeri degli esteri di vari paesi.
Mentre è stata lanciata la campagna "Una bandiera per il Tibet 1997!" congiuntamente all'iniziativa "Una piazza per il Tibet!" che chiede ai Sindaci di intitolare una piazza od una strada della loro città al Tibet o al Dalai Lama.
* Democrazia per la Cina
Solo l'avvento di un sistema democratico in Cina potrà rendere concrete le aspirazioni di libertà per il Tibet. E' anche questa convinzione che ha portato il Partito Radicale ad affrontare con impegno crescente la questione della democrazia per la Cina, del rispetto dei diritti umani e della liberazione di un miliardo e duecento milioni di cinesi dall'ultimo impero comunista, autoritario e nazionalista.
Dal dramma dei laogai - questi innumerevoli e giganteschi campi di lavoro forzato - alla moltiplicazione delle condanne a morte, dalla sempre più chiara volontà di distruggere le prerogative democratiche di Hong Kong alle crescenti provocazioni militari nei confronti di Taiwan, dalla moltiplicazione degli arresti e dei processi farsa dei dissidenti alla scientifica e pianificata sinizzazione della Mongolia interiore, del Turchestan Orientale oltre, ovviamente, al Tibet, il regime cinese, continuando a soffocare i diritti fondamentali di un miliardo e duecento milioni di cinesi, sta anche assumendo caratteristiche sempre più pericolose sia per le sue stesse popolazioni che per la comunità internazionale.
A partire da queste considerazioni il PR si era impegnato per la candidatura di WEI Jingsheng a Premio Nobel per la Pace 1996 ed ha, sin d'ora, lanciato una nuova campagna per il Nobel per la Pace 1997. Wei, il più noto dissidente cinese, ha già scontato 14 anni di carcere ed è stato recentemente, nuovamente imprigionato dopo una nuova condanna a 15 anni per meri reati di opinione. Per queste e molte altre iniziative Wei rappresenta un simbolo della lotta per la democrazia.
Nel giugno 1996, il P.E. ha approvato una risoluzione per una revisione del processo con garanzie internazionali; mentre in ottobre, ancora su iniziativa di deputati iscritti al PR, il Parlamento europeo ha conferito a WEI Jingsheng il "Premio Sacharov 1996".
Alle Nazioni Unite il PR è impegnato in una campagna di pressione verso i paesi membri al fine di ottenere, per la sessione 1997 della Commissione sui diritti umani, una forte risoluzione per il rispetto dei diritti umani in Cina.