Numero 1 del 30 luglio 1997
E ORA SI RILANCIA IL PARTITO RADICALE
Il transpartito transnazionale dell'ONU, della nonviolenza, del diritto e della democrazia
Con il numero 1 di questa agenzia parte la campagna di rilancio del Partito radicale: rilancio delle sue campagne, certamente, ma rilancio soprattutto delle ragioni che ci hanno portato, 8 anni fa, a creare questo strumento tuttora unico nel mondo: 8 anni di tentativi, di esperienza, di sconfitte ma anche di successi seppur ancora parziali.
Per che fare? Innanzitutto per rilanciare il progetto di partito transnazionale e transpartito, la cui necessità appare sempre più evidente, ma anche per rafforzare le iniziative su tutte le campagne transnazionali, a cominciare da quelle per l'istituzione del Tribunale Penale Internazionale e per l'approvazione da parte delle Nazioni Unite della moratoria universale delle esecuzioni capitali.
Contiamo in prima battuta di aumentare la pattuglia già numerosa di deputati e senatori di tutti i gruppi politici che condividono le battaglie del transpartito. Successivamente occorrerà poi trasformare in adesioni e contributi l'ampio consenso che siamo sicuri esista tra i cittadini del nostro Paese sulle iniziative radicale. Vogliamo rinnovare a tutti il nostro invito che non è, come succede per gli altri partiti, un'adesione generica ad una ideologia o alla difesa di interessi costituiti, ma l'acquisto di una "azione" di una "impresa" politica con obiettivi chiari e prefissati. Il passato ed il presente radicale garantiscono sulla "redditività" di questo investimento.
A partire da queste campagne e da altre in corso e da inventare, come anche a partire dalle strage di vita e di diritto che si stanno moltiplicando nel mondo, nutriamo la profonda convinzione che occorre rilanciare questa internazionale transpartitica del diritto, della democrazia, della nonviolenza. A partire dall'Italia per poi rafforzare vecchi fronti come quello delle Nazioni Unite e aprirne degli nuovi. Per questo servono nuove energie, nuove risorse. Da subito.
SI E' ISCRITTO AL PARTITO RADICALE TRANSNAZIONALE
Giovanni Pittella, deputato italiano, Sinistra Democratica L'Ulivo:
in un'intervista a Radio Radicale ha dichiarato: "Io sono socialista, sono da socialista membro della sinistra democratica, e in un socialista non può non scorrere una vena radicale. Credo che tra i valori tra i principi dell'umanesimo socialista ci sia senz'altro quello della difesa dei diritti civili, quello di avere attenzione alle problematiche e alle condizioni in cui versa tutta l'umanità. Quindi una dimensione mondiale transnazionale, una dimensione che possa accomunare in una battaglia di civiltà l'intera umanità. (...)
Nel momento in cui vedo un rilancio della politica transnazionale, un rilancio dell'azione dell'iniziativa nell'ambito del Parlamento europeo, una serie di documenti, di appelli che ho avuto il piacere, la gioia di leggere di apprezzare, allora io ritengo che a questo punto sia giusto che un socialista come io ritengo di essere, un libertario come io ritengo di essere si schieri da questa parte."
DIRITTI UMANI: PARTE L'OFFENSIVA ASIATICA
La Malesia contesta la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo
Ai margini del vertice dell'ASEAN riunitosi a Kuala Lumpur, il primo ministro malesiano, Mahathir Mohamad, ha dichiarato al giornale New Straits Times che il testo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (approvata nel 1948) "era stato elaborato dalle grandi potenze che non capivano i bisogni dei paesi poveri".
Dichiarazione di Olivier Dupuis, Segretario del Partito Radicale:
"Queste dichiarazioni sono tanto più gravi perché non sono più soltanto prese di posizione isolate o reazioni puntuali ma si inseriscono in iniziative molto concrete che hanno come scopo una vera e propria revisione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo o, meglio, della Persona. Di questo movimento sono protagonisti, più o meno dichiarati, oltre alla Malesia, l'Indonesia del tristemente famoso e inossidabile Suharto, le Filippine e, soprattutto, la Repubblica Popolare Cinese. Si poggiano ideologicamente sui cosiddetti 'valori asiatici', dai quali deriverebbero dei diritti e dei doveri diversi.
Questo movimento trova non pochi alleati in Europa tra chi vuole fare affari a qualsiasi prezzo e chi ritiene possibile, all'insegna della più ottusa realpolitik, affidare la costruzione futura di libertà e democrazia a chi oggi usa il terrore e l'oppressione.
Questo movimento va combattuto con la massima determinazione. E' quanto il Partito radicale, a partire dalle sue campagne per la libertà del Tibet e per la democrazia in Cina, è sempre più determinato a fare anche con nuove iniziative se migliaia di cittadini gli daranno le forze e le risorse per farlo. A cominciare da una grande battaglia per l'istituzione, sul modello della Corte Europea dei Diritti Umani, di una Corte Universale dei Diritti Civili e Politici."