14 agosto 1997CORTE INTERNAZIONALE: IL PUNTO SUI LAVORI IN CORSO
Corrispondenza da New York
L'inizio della seconda settimana dei lavori del Comitato Preparatorio per l'istituzione della Corte Penale Internazionale permanente è stato caratterizzato dagli aspetti politici del processo di stesura dello Statuto del tribunale.
Dopo le discussioni sul concetto di 'complementarietà' - il rapporto tra le giurisdizioni nazionali e quella internazionale - si è passati al cosiddetto 'Trigger mechanism', la possibilità cioè di portare davanti alla corte i singoli casi. Questo aspetto dello Statuto è molto complesso e soprattutto controverso. I Paesi 'likeminded' (una quarantina di Governi favorevoli sin dall'inizio), che sostengono un pubblico ministero indipendente, hanno avuto forti contrasti con i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, e in particolar modo con gli USA. La delegazione di Singapore (non membro dei likeminded) ha proposto un testo di mediazione che, ad eccezione del Regno Unito, non è stato preso in considerazione né dalla Francia e dagli USA né dagli Stati 'likeminded' perdendo una preziosa occasione per mantenere aperto un dialogo tra i due gruppi.
I contrasti di questi giorni sono anche legati al rapporto tra il Consiglio di Sicurezza e la Corte da una parte, e ai suoi poteri dall'altra. In particolare ci sono contrasti per quanto riguarda:
la possibilità per il Consiglio di proporre casi specifici,
la possibilità di portare a conoscenza della Corte informazioni relative a fatti accaduti,
il potere di veto circa l'apertura di casi in contrasto con le operazioni di peacekeeping decise dal Consiglio stesso.
Un'altra questione affrontata, peraltro fonte di ulteriori problemi, riguarda la cosiddetta 'giurisdizione inerente' della Corte. Per 'giurisdizione inerente' si intendono i "core crimes", i crimini di competenza della Corte internazionale. Solo gli Stati parte del Trattato istitutivo del Tribunale sono soggetti alla sua giurisdizione. Secondo la bozza di Statuto esiste però un unico crimine per cui automaticamente, se il singolo Paese non può o non vuole iniziare il processo, interviene la giurisdizione inerente della Corte: si tratta del genocidio. Per quanto riguarda invece i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità verrebbe istituito un regime di opzioni "dentro" e "fuori", per cui i singoli Stati parte, potrebbero decidere di optare per la 'giurisdizione inerente' della Corte oppure procedere con la propria. La Francia ha messo in discussione il concetto di 'giurisdizione inerente' anche per il crimine di genocidio regolato dalla omonima convenzione del 1948.
Gli atteggiamenti francesi fatti di continui inserimenti di parentesi o di 'non consolidamento' di articoli già trattati, così come i problemi più esplicitamente politici espressi dall'ambasciatore Sheffer della delegazione USA durante una conferenza stampa martedì, rischiano di portare, l'anno prossimo, ad una situazione nella quale la Conferenza Diplomatica di Roma sarebbe costretta a discutere una quantità enorme di questioni ancora aperte, con il rischio di risultarne letteralmente paralizzata.
In particolare gli americani hanno tenuto a ribadire il proprio impegno in una Corte che deve ricordarsi che gli USA sono una potenza mondiale militare che agisce dovunque con vari compiti, e che si opporranno come potranno all'istituzione di una Corte che possa processare i propri soldati impegnati in operazioni internazionali.
Sempre ieri il Partito radicale transnazionale insieme ad altre ONG ha incontrato i Paesi 'likeminded'. Molti rappresentanti dei 40 Governi sono ottimisti per il livello di partecipazione delle delegazioni e per il punto in cui i negoziati sono arrivati. Nessuna delegazione si nasconde però le implicazioni politiche della discussione e la necessità di iniziare a tastare il terreno per ulteriori negoziati circa il ruolo del Consiglio di Sicurezza e quindi l'indipendenza e l'efficacia della Corte stessa. E' stato fatto notare che piuttosto che avere una Corte debole, riconosciuta da molti Paesi, sarebbe meglio insistere fino all'ultimo per mantenere alta la soglia di indipendenza e di giustizia del Tribunale internazionale. La storia insegna che certi negoziati, tesi ad indebolire trattati o convenzioni, non hanno visto tra i firmatari quei Paesi che avevano fatto di tutto per indebolirli.
Prossimo punto all'ordine del giorno: la definizione della figura e dei poteri della "Pretrial chamber", la camera preliminare, proposta dal Regno Unito e dagli Stati Uniti, un organo che si affiancherebbe oppure andrebbe ad integrare le attività del pubblico ministero.
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CUBA: GLI ATLETI 'VETRINA DEL REGIME' VINCONO SEMPRE PER FíDEL
Grazie alla RAI e all'informazione italiana, gli ottimi risultati ottenuti dagli atleti cubani negli ultimi campionati mondiali di atletica leggera hanno costituito l'occasione per un nuovo ed ancora più esplicito rilancio di immagine del regime castrista.
Il meccanismo è noto: è lo stesso che negli anni '30 l'Italia e la Germania e, per tutto il periodo della guerra fredda, i Paesi dell'Impero Sovietico hanno utilizzato per mascherare il proprio fallimento e per trasmettere l'immagine vincente di un modello politico che si rivelava sempre più perdente e disastroso sul piano civile ed economico.
Proprio per questa ragione è incomprensibile che l'informazione italiana nel suo complesso e la concessionaria pubblica in particolare, si siano prestati ancora una volta ad un gioco risaputo, con un eccesso di zelo tale da rendere scoperta (e ancora più sospetta) la propria 'indulgenza ideologica' se non complicità.
Se è giusto intervistare, per dovere di cronaca, gli atleti vincenti - e dunque anche coloro che, rigorosamente, "vincono per Fídel" - non sarebbe altrettanto opportuno, per dovere d'informazione, ricordare (con tutto l'understatement necessario e con la obiettività tanto cara agli operatori del servizio pubblico ) che a Cuba è impossibile vincere per altri che per Fídel? Sarebbe stato così fuori luogo ricordare che ottimi atleti sono spesso il volto presentabile (inconsapevole o no) di pessimi regimi?
Al contrario i successi di Pedroso, Sotomajor e Quirot sono divenuti, per quasi tutti, l'immagine gloriosa di una "Cuba che resiste" (a cosa? Alla democrazia.)
E cosa avrebbero detto queste vestali della dedizione e della generosità sportiva e militante di atleti che avessero vinto, ufficialmente, per altri regimi, altri generali e altre bandiere?
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TRIBUNALE PER IL RUANDA: COMPARIZIONE DI UN CITTADINO DELL'UE
Grande risalto sui giornali belgi per la comparizione oggi ad Arusha davanti al Tribunale Internazionale sui crimini commessi nel Ruanda del cittadino belga Georges Ruggiu accusato di avere ricoperto un ruolo determinante nella tristemente famosa Radio "1000 collines".
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LA BORGHESIA ROSSA CINESE E L'AVVENIRE DEI PROPRI FIGLI
In un trafiletto l'International Herald Tribune di oggi riporta che le autorità della Repubblica Popolare di Cina hanno deciso di 'taglieggiare' i propri cittadini che si recano oltre mare per approfondire i loro studi. Non meno di 6.000 dollari saranno necessari per i candidati all'espatrio studentesco, una misura che non potrà che facilitare il processo di selezione. Chi, infatti, se non i figli della borghesia rossa o dei nuovi ricchi (anch'essi emanazione della stessa borghesia rossa), potrà trovare e impegnare una tale somma.
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NUOVI ISCRITTI: TONI GARRANI E RENATO IZZO
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SI è ISCRITTO AL PARTITO RADICALE TRANSNAZIONALE
Pietro Milio, Avvocato, Senatore italiano, Lista Pannella, a Radio Radicale:
"Questo è l'unico partito fatto davvero di liberali autentici che porta avanti e realizza battaglie liberali, credo che tutti dovremmo aderire, tutti quelli che vogliono progredire. L'abolizione della pena di morte nel modo, laddove ancora esiste, mi sembra la battaglia più urgente.
Faccio un appello a tutti perché si iscrivano, perché più saremo e più sarà possibile proseguire con le battaglie che abbiamo in cantiere".
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