19 agosto 1997CORTE INTERNAZIONALE: TERMINATI I LAVORI PER LO STATUTO
STATI UNITI D'EUROPA: UNA RONDINE NON FA PRIMAVERA, MA
SOTTOCOMMISSIONE SULLE DISCRIMINAZIONI: IL PUNTO SUI LAVORI
KARADZIC, O LA GIUSTIZIA FAI DA TE
NUOVI ISCRITTI
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CORTE INTERNAZIONALE: TERMINATI I LAVORI PER LO STATUTO
Rimangono ancora molte questioni politiche aperte, ma il progresso degli aspetti tecnicogiuridici lascia ben sperare
Corrispondenza da New York
Si è conclusa al Palazzo di Vetro di New York la quarta sessione del Comitato Preparatorio per l'istituzione della Corte Penale Internazionale permanente. Malgrado le delicate questioni di natura politica - il rapporto tra la giurisdizione internazionale e quelle nazionali, oppure il ruolo del Consiglio di Sicurezza - abbiano portato le delegazioni a confronti fino a tarda notte, notevole progresso è stato fatto circa gli articoli che il Comitato Preparatorio aveva il mandato di esaminare.
In una conferenza stampa al termine dei lavori Adriaan Bos e Silvia Fernandez de Gurmendi, presidenti dei due gruppi di lavoro, hanno sottolineato come gli sforzi di consolidamento della bozza di Statuto abbiano portato ad un testo che, se non ancora perfettamente coerente, presenta meno incertezze dell'anno precedente, incertezze che dovranno essere risolte dai plenipotenziari che si riuniranno per un mese a Roma il prossimo giugno.
Il Professor Bos in modo particolare ha tenuto a sottolineare che le questioni politiche saranno affrontate in futuro, ma che il livello dei negoziati costituisce una buona base di partenza per la conferenza diplomatica. Circa la giurisdizione della Corte Bos ha ricordato come si sia molto vicini all'inclusione del crimine di aggressione tra i crimini di competenza. Una volta sciolto questo nodo resterebbe poi il problema di definire a chi spetti il compito di decidere se si tratti di aggressione. Bos ritiene che il Consiglio di Sicurezza continuerà a svolgere il ruolo di direttore e arbitro che il Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite attualmente gli assegna. In tal caso i rapporti tra Corte e Consiglio si troverebbero ad essere molto delicati, perché quest'ultimo potrebbe decidere di impedire l'apertura di casi in regioni dove sono in atto operazioni di 'peacekeeping'.
Silvia de Gurmendi ha ricordato come il proprio gruppo di lavoro necessiti di un ulteriore sforzo per includere i principi generali nello Statuto e lasciare le questioni procedurali alle decisioni della Corte stessa, ma anche lei ha convenuto con Bos che, contrariamente a quanto ipotizzato all'inizio del processo di istituzione, notevoli passi in avanti verso un testo consolidato per lo Statuto della Corte sono stati compiuti; la presenza di numerose parentesi nella bozza di Statuto è indice della maggiore flessibilità delle posizioni di alcune delegazioni che in passato si erano distinte per la loro rigidità.
Durante la sessione di dicembre i delegati saranno chiamati a riprendere in considerazione tutto ciò che durante quest'anno non è stato esaminato dalle riunioni di febbraio ed agosto, e ad affrontare un altro argomento delicato: la cooperazione tra gli Stati, che riaprirà inevitabilmente contenziosi politici.
Prima del prossimo comitato preparatorio vi sarà l'importante appuntamento del Comitato Affari Legali, il sesto dell'Assemblea Generale dell'Onu, dove i Paesi saranno chiamati a riconfermare il proprio impegno per la creazione del tribunale internazionale e per l'organizzazione della Conferenza diplomatica istitutiva della corte.
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STATI UNITI D'EUROPA: UNA RONDINE NON FA PRIMAVERA, MA
Dichiarazione di Olivier Dupuis, deputato europeo, Segretario del Partito radicale
A pochi giorni dalla riapertura dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo l'articolo di Jack Lang, deputato europeo socialista, 'Non voterò il trattato di Amsterdam' su Le Monde di oggi, non va quanto meno sottovalutato, tanto più trovandoci oggi nel deserto di riflessione e di dibattito sulla questione del futuro dell'Europa, tanto più provenendo dalla sinistra europea che su questo tema è da molto tempo particolarmente silenziosa.
Giustamente il deputato Lang sottolinea i passi indietro nel campo fondamentale dell'integrazione europea, quello della politica estera; su questo punto diverse cose, molto concrete, potrebbero essere sviluppate da subito a cominciare dalla 'comunitarizzazione', almeno parziale, della rappresentazione diplomatica degli Stati membri, affidandola alla Commissione europea. Così come sul tema della sicurezza comune l'Europa ha tutte le carte in regola per compiere un salto di qualità, tanto necessario quanto urgente nell'attuale contesto mondiale, dotandosi di uno strumento comune in grado di svolgere le operazioni di mantenimento e ristabilimento della pace.
Oltre a queste puntuali iniziative, e a tante altre che andrebbero immaginate e portate avanti, rimane il fatto, come giustamente sottolinea Jack Lang, che l'allargamento dell'Unione senza una vera e propria rivoluzione che passi per una vera e propria federazione europea, non sarebbe altro che un suicidio.
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SOTTOCOMMISSIONE SULLE DISCRIMINAZIONI: IL PUNTO SUI LAVORI
La Sottocommissione sulla Prevenzione delle Discriminazioni e Protezione delle Minoranze ha iniziato il suo dibattito sul progetto di Dichiarazione dei Diritti delle Popolazioni Autoctone. Erica Irene Daes, Presidente del gruppo di lavoro delle popolazioni autoctone, ha presentato il suo rapporto: 887 persone hanno partecipato ai lavori dell'ultima sessione e ciò mostra come il gruppo sia il principale foro internazionale per le questioni dei popoli autoctoni. Nonostante il fatto che il gruppo di lavoro non sia stato in grado di determinare una definizione globale della nozione di 'popolazioni autoctone', esso ha chiaramente espresso la sua volontà di continuare il dibattito su tale questione decidendo di affrontare, nella prossima sessione, anche il tema 'popolazioni autoctone, educazione e lingua'.
Vari esperti hanno preso la parola, tra questi il cinese Fan Guoxiang che ha sottolineato il problema della definizione di 'popolazione autoctona' e soprattutto l'importanza di chiarire la differenza tra popolazioni autoctone e minoranze. Tra le Organizzazioni Non Governative è intervenuto il Partito radicale transnazionale, rappresentato da Olga Cechurova, che si è felicitato per la crescente presa di coscienza dell'opinione pubblica sulla questione delle popolazioni autoctone ma ha lamentato il fatto che pochi Governi hanno mostrato interesse durante i lavori preparatori. Alcuni di essi, infatti, cercano di limitare i diritti di queste popolazioni nel progetto di dichiarazione che costituisce una normativa minima per la sopravvivenza delle popolazioni autoctone e dovrebbe essere adottato senza nessuna modifica. In particolare un certo numero di Stati asiatici continua ad insistere sulla necessità di trovare una definizione per le 'popolazioni autoctone' col solo fine di frenare il processo di redazione di
questo progetto.
Olga Cechurova ha ricordato che senza la partecipazione delle popolazioni autoctone la futura dichiarazione perderebbe la sua importanza. I Governi che si oppongono a questa dichiarazione pensano che il diritto internazionale non sia chiaro sulla questione dell'autodeterminazione. Il Partito radicale transnazionale ha affermato che questo diritto è quello di tutti i popoli, incluse le popolazioni autoctone. L'adozione della Dichiarazione sui Diritti delle Popolazioni autoctone ridarebbe speranza ai popoli della Papuasia Occidentale, ai Chittagong Hill Tracts, agli Ogoni e a tutti coloro i cui diritti continuano ad essere violati.
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KARADZIC, O LA GIUSTIZIA FAI DA TE
Dichiarazione di Gianfranco Dell'Alba, deputato europeo, iscritto al Partito radicale
E così l'ex presidente serbobosniaco Karadzic, il pianificatore della pulizia etnica sconfessato pare dal suo stesso mentore Milosevic, ha deciso di consegnarsi alla giustizia, a patto che sia quella del suo paese, con giudici e avvocati verosibilmente da lui nominati. E' l'ennesima beffa di questo impunito 'signore della guerra' alla comunità internazionale ed alla sua incapacità di affrontare alla radice il problema di fondo che determina la paralisi del processo di pace di Dayton: l'arresto e la consegna al Tribunale ad hoc per la ex Jugoslavia dei responsabili dei massacri commessi durante la guerra, a cominciare dallo stesso Karadzic e dal generale Mladic, che invece se la spassa allegramente in vacanza.
Certo, nello Statuto del Tribunale ad hoc è previsto che le sue decisioni possano 'concorrere' con quelle dei tribunali nazionali, ma quale credibilità può avere la 'giustizia' serbobosniaca se anche quel minimo di legittimità espresso dalla presidente in carica è sconfessato dai fedelissimi di Karadzic che continuano ad occupare le altre posizioni chiave, impedendo, ad esempio, la nomina degli ambasciatori dell'entità federale nel suo complesso?
Riuscirà Holbrooke, il negoziatore americano richiamato d'urgenza in servizio per compensare le presunte defaillances europee, a convincere innanzitutto gli alleati NATO della necessità assoluta di affrontare senz'altro indugio questa questione e dare una risposta concreta alla consapevole provocazione di Karadzic, che sa che oggi le truppe Nato dislocate in Bosnia non possono arrestarlo perché prive di mandato per farlo?
E' questo peraltro lo scopo della missione di Holbrooke, o anche gli Stati Uniti, al di là delle dichiarazioni di facciata, non riusciranno a decidere un impegno effettivo per chiudere definitivamente questo capitolo?
E' quello che appureremo molto presto e che dovrebbe richiedere una nuova, grande mobilitazione internazionale per affermare il principio che 'non c'è pace senza giustizia'.
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NUOVI ISCRITTI: LELIO LUTTAZZI E BRANDO GIORDANI
SI E' ISCRITTO AL PARTITO RADICALE TRANSNAZIONALE
Lucio Bartani, Sindaco di Aulla (MS), a Radio Radicale:
"Mi sono iscritto al Partito radicale perché sono un socialista radicale. Lo sono sempre stato. Ho sempre avuto la doppia tessera. Le idee radicali erano una forma di socialismo più partecipata. Per questo ho mantenuto per anni la doppia tessera. Rifarei questa scelta in qualsiasi momento. Sicuramente tornerò ad iscrivermi".
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