SOMMARIO: Il Progetto di Trattato elaborato dal Parlamento europeo su iniziativa di Altiero Spinelli è stato stravolto e ne vengono disattese le principali aspettative e richieste dalla conferenza intergovernativa incaricata di esaminarlo. Di qui la necessità di rispondere all'appello lanciato da Spinelli al XXXI Congresso del Pr, promovendo subito delle iniziative popolari di pressione sui governanti europei perché si facciano i primi veri passi in direzione dell'unione europea. Al di là delle divisioni "destra-sinistra", il Partito radicale dovrebbe diventare, e può farlo proprio grazie al suo Statuto, il "secondo partito" di coloro che sull'Europa pensano si debba fare qualcosa di più. (Notizie Radicali n· 165 del 21 luglio 1987)
Altiero Spinelli ci ha lasciato un anno fa. Era uno degli ultimi, se non l'ultimo, profeta dell'Europa, colui che, ancora due mesi prima della morte, continuava a stimolare incessantemente i suoi colleghi del Pe contro ogni tentativo di ripiegamento, di sottomissione, di abbandono dell'azione in favore di una vera Unione Europea. E' a lui che il Pe, la Comunità tutta intera devono il Progetto di Trattato per l'Unione Europea che è stato votato il 14 febbraio 1984 e che tante speranze ha suscitato tra coloro che credono che solo l'integrazione politica dei nostri paesi è in grado di far uscire la Cee dalla crisi strutturale in cui si trova e di dare all'Europa un nuovo slancio alla vigilia del terzo millennio. Tutti erano favorevoli al progetto Spinelli, salvo qualche "conservatore" di destra e di sinistra che sogna ancora la vecchia utopia della "via nazionale", che sia essa quella del socialismo, del capitalismo, del liberalismo. Tutti hanno costruito su questo progetto la loro campagna elettorale europea,
affermando di voler difendere e far adottare questo nuovo trattato. Tutti hanno mentito agli elettori, perché ad urne chiuse, tutti si sono affrettati, attraverso i partiti nazionali, a mettere la sordina agli slanci federalistici del Parlamento europeo per limitarsi a conferire, una volta ancora ai rappresentanti nazionali, il compito di por mano a questo progetto, per banalizzarne il contenuto e per ridurre a nulla gli elementi innovatori. Il risultato è stato un testo anodino, spogliato di ogni impatto progressista, che si limita a cercare di accelerare la libera circolazione delle persone, dei capitali, e dei beni tra i 12 paesi per il 31 dicembre 1992... compito che era già contenuto nel Trattato di Roma del 1957! Questo testo è comunque entrato in vigore solo il 1· luglio scorso, e cioè un anno e mezzo dopo la sua approvazione da parte dei capi di Stato e di governo dei Dodici. Il Pr, il nostro partito transnazionale, questo partito di militanti senza frontiere, rifiuta questo abbandono, questo "spiri
to di Monaco" che riunisce le altre formazioni politiche cosiddette europee, al di là della buona volontà di qualcuno. Non è sufficiente darsi buona coscienza a buon mercato, facendo votare i propri rappresentanti in un certo modo al Parlamento europeo, sapendo benissimo che i rappresentanti dello stesso partito, a livello nazionale, si opporranno ad ogni dinamica federalista dell'Europa. La ricreazione è finita: finito il tempo in cui si poteva giocare facilmente su due tavoli. E' venuto il momento di fare della scelta europea una scelta prioritaria, una scelta politica, una scelta di società. E' venuto il momento di prendere posizione, di costituirsi in partito europeo, per l'Europa, e per gli Stati Uniti d'Europa. E questo oltre e al di fuori delle divisioni "destra-sinistra", perché in questo campo è altrove che si situa la differenza. Il Partito radicale dovrebbe insomma diventare il "secondo partito" di coloro che sull'Europa pensano che si deve fare di più, subito e realmente, in più di tutti coloro c
he l'hanno scelto come primo partito, il partito che incarna i loro valori, le loro speranze, i loro ideali. La strada che noi proponiamo è semplice: essa può e deve unirsi a quella dei federalisti organizzati, disposta ad esserne anche l'elemento propulsore, per fare in modo che il metodo radicale divenga il catalizzatore di tutti coloro, oggi ridotti al silenzio, che vogliono l'unione politica dell'Europa. Tutti i sondaggi realizzati a livello europeo provano che esiste una maggioranza in tutti i paesi, compresa la Gran Bretagna e la Danimarca, in favore di più Europa, di più poteri al Parlamento europeo. Ebbene, noi chiediamo che referendum consultivi siano organizzati a livello europeo su due quesiti semplici ma capitali; - volete voi gli Stati Uniti d'Europa?
- volete voi che sia conferito al Pe eletto nel giugno 1989 il potere di Assemblea Costituente incaricata di elaborare un progetto di trattato per gli Stati Uniti d'Europa? Una prima petizione, sottoscritta da centinaia di cittadini di tutta Europa, è già stata indirizzata al Consiglio Europeo riunitosi a Bruxelles il 29 e 30 giugno scorsi. E' chiaro tuttavia che una azione in questo senso in tutti i paesi presuppone un impegno concordato di tutti coloro che non accettano lo status quo, la via tecnocratica dei signori di Bruxelles, di Jacques Delors e degli altri, capaci solo di piegarsi alle volontà nazionali dei governi e di cercare di porre rimedio agli sfasci di gestione e di impostazione da loro stessi o dai loro predecessori generati. Questo impegno, questa volontà comune deve ritrovarsi nell'organizzazione in partito, in un partito nuovo, che non conosca frontiere né barriere nazionali, in cui tutti possano iscriversi e concorrere a far trionfare i suoi valori e le sue speranze. E' illusorio infatti p
ensare che gruppi di pressione, come i vari raggruppamenti dei federalisti, per di più organizzati su base "nazionale", possano ancora rappresentare un valido strumento per imporre una volontà europea a partiti e governi ormai consolidati nei loro interessi e programmi "nazionali" in cui la dimensione europea è più o meno accentuata, ma mai prioritaria. Certo, tutti si ritrovano poi nelle "Internazionali", quella socialista, quella liberale, quella democristiana. Ma sono mere giustapposizioni di partiti, fori politico-turistici ove le rispettive sezioni "esteri" dei partiti confrontano le proprie posizioni, ben guardandosi dal dirigerle verso obiettivi determinati a costruire una nuova entità politica. E come potrebbero del resto i laburisti inglesi elaborare un programma comune con i socialisti francesi, con gli italiani, con i partiti al governo in Grecia o in Spagna? E si è mai visto forse un cittadino iscritto all'"Internazionale liberale", o a quella "socialista"? No, beninteso, non è possibile farlo,
solo i partiti sono membri di queste confederazioni prive di reale capacità decisionale. Un'Europa federale non si può costruire dunque su queste basi. Occorre dunque che il Partito radicale divenga il laboratorio politico di una nuova esperienza, forte del suo statuto che da sempre prevede la possibilità per tutti di iscriversi al Partito, e della Mozione del suo congresso di febbraio scorso che lancia l'obiettivo di migliaia di iscritti fuori d'Italia come priorità politica per l'anno in corso. Per poter impostare una campagna a livello europeo per gli Stati Uniti d'Europa è dunque necessario che il maggior numero possibile di persone in Francia, in Spagna, in Belgio, in Germania e altrove si iscrivano al Partito radicale, il partito dei diritti umani, della nonviolenza, dell'obiezione e affermazione di coscienza, delle libertà e della democrazia. Al partito che si batte per i refuznik sovietici ai quali viene negato il diritto di espatriare e che lotta allo stesso tempo per strappare dalla sedia elettrica
Paula Cooper negli Stati Uniti o per far uscire di prigione Michalis Magarakis, colpevole solo di sollecitare dal suo paese, la Grecia, il riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza, così come è sancito dal Parlamento Europeo, e dal Consiglio d'Europa. Per continuare la battaglia di Spinelli, per imporre la priorità degli Stati Uniti d'Europa, per una nuova stagione radicale questi mesi sono decisivi, sono il banco di prova per il successo in un momento invece in cui la Comunità attraversa uno dei suoi periodi più difficili. Una serie di iniziative stanno prendendo il via perché quest'estate possa essere posta all'insegna dell'azione radicale. Gruppi di militanti dovranno ripartirsi un po' ovunque in Europa per far conoscere il Partito, per raccogliere iscrizioni ed adesioni alle nostre battaglie. L'obiettivo è molto ambizioso e difficile; esso è allo stesso tempo l'unico attraverso il quale il Partito radicale può far conoscere la sua voce al di fuori d'Italia, la sua vera immagine, per cercare
di costituire e dare corpo al progetto per il quale uomini come Altiero Spinelli hanno lottato per tutta la loro vita.