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Partito Radicale Centro Radicale - 11 dicembre 1997
PrCoraGiornate antiproibizioniste: intervento di Rinaldo Bontempi

GIORNATE ANTIPROIBIZIONISTE DI BRUXELLES: INTERVENTO DI RINALDO BONTEMPI

Bruxelles, 11 dicembre 1997

Mi soffermerò nel corso del mio intervento sulla raccomandazione che abbiamo approvato in commissione - se ne è parlato già stamattina - e che dovrebbe andare al voto della plenaria a gennaio.

Tale raccomandazione segna un passo importante di evoluzione nell'atteggiamento del Parlamento, naturalmente a condizione che questa raccomandazione sia approvata. Voglio ricordare che in commissione abbiamo vinto e perso nelle votazioni perché abbiamo di fatto un Parlamento diviso abbastanza a metà su questi temi, ed il rischio che la risoluzione non passi in plenaria esiste.

Ma diamo per ipotesi che questa raccomandazione passi. Mi sembra allora molto importante segnalare alcune innovazioni a cui arriva il Parlamento, dopo una storia che parte grossomodo dal '91, dalla famosa relazione di inchiesta sui legami tra traffico di droga e criminalità organizzata in cui arrivammo, anche lì in una posizione di quasi equilibrio, a definire il fallimento delle politiche fino ad allora praticate e purtroppo ancora praticate.

Tale presa di posizione del Parlamento non ha avuto una incidenza sulle politiche ufficiali degli stati ma ha comunque generato una situazione abbastanza curiosa all'interno del Parlamento. I sostenitori del mantenimento delle politiche cosi come sono oggi, salvo alcune frange, hanno un po' di vergogna nel sostenerle completamente: si rendono conto che le cose ferme alle Convenzioni Internazionali cosi come sono e alla pratica (anche normativa) cosi come si è definita nei vari stati, sono discretamente inaccettabili. Il loro punto di forza è l'inerzia, che li spinge a dire no alle proposte di innovazione.

La situazione oggi, tramite questo voto, potrebbe cambiare, perché affronta la questione attraverso un metodo differente. Per la prima volta il Parlamento si propone con questa raccomandazione di uscire dalla retorica dell'armonizzazione delle politiche. La chiamo retorica perché, essendo i punti di vista cosi' diversi, l'auspicata armonizzazione (anche in sostegno di un cambiamento delle politiche) non avrebbe speranza di essere realizzata realmente, e ci si maschererebbe dietro ad una retorica ambigua ed ipocrita.

Invece per la prima volta si prende atto dell'esistenza di esperienze differenti, e si sceglie di, anziché puntare sulla armonizzazione, puntare sulla cooperazione, e su uno scambio di esperienze. Questa, come voi sapete, lo dico a dei militanti che sono impegnati da tempo su questo tema, è l'unica carta vincente possibile: quella del confronto.

Da una parte sta quindi un pregiudizio, persino tollerato con fatica e con qualche vergogna dai molti che comunque non fanno nulla per eliminarlo; dall'altra stanno dei tentativi che vanno certamente verificati, apprezzati, ma che rappresentano intanto un interessante sforzo di adeguamento e che devono portare gli stati membri ad adeguare le leggi alla realtà. Come voi sapete, con differenze tra paesi, in molti casi, pur essendoci leggi formalmente punitive, questa punizione e questa punibilità non vengono attuate, essendo insostenibile ed impossibile punire tutti.

Per questo a me sembra che la scelta del metodo della cooperazione e del confronto di esperienze, piuttosto che quello della armonizzazione, sia estremamente importante, che genera sul piano politico effetti altrettanto importanti: unire coloro che hanno una visione critica e che vogliono dinamizzare e cambiare la situazione, sulla base del presupposto che le politiche finora messe in atto dagli stati sono fallite, che è necessario giocare su altri fattori che non sono quelli contenuti nelle leggi attuali e che le stesse convenzioni internazionali vanno riviste.

Per tali motivi a me sembra che se arriveremo a votare questa raccomandazione, se riusciremo a votarla, la svolta potrà avere degli effetti di grande utilità. Credo soprattutto che dobbiamo occuparci - voi ed io stesso, che condivido molte di queste battaglie, non tutte le posizioni credo - di dinamizzare la situazione, di toglierla da questa assurdità di una politica ufficiale che salvo che in certi contesti non viene più difesa da nessuno (io almeno vedo in parlamento) ma che continua ad essere quella, con ipocrisia, cinismo e rassegnazione; rassegnazione che non si possa far altro che subire gli effetti negativi senza avere speranza di attività diverse e di iniziative di politiche diverse.

Voglio ancora sottolineare che proprio il confronto di esperienze ci porta, come abbiamo visto qui ma anche in una audizione del parlamento nel luglio scorso, a fare delle verifiche assolutamente interessanti e provenienti da fonti insospettabili. Abbiamo qui ospitato dei poliziotti tedeschi e un poliziotto svedese; come potete immaginare il poliziotto svedese sosteneva che andavano casomai inasprite le norme, visto che il suo paese continua ad essere purtroppo compatto nel sostegno alla politica proibizionista e punitiva, di 'overpunishment'. Al contrario i due poliziotti tedeschi sostenevano sulla base del loro lavoro e della loro pratica, che era necessario invece cambiare radicalmente la legislazione e praticare in maniera sistematica la riduzione del danno e la liberalizzazione (legalizzazione?) delle droghe leggere. Loro compito non era quello di indicare le soluzioni; dichiaravano solo che la politica attuale era fallita e andava cambiata la situazione.

E' abbastanza evidente che da un lato c'è un pregiudizio che resiste nonostante la non credibilità degli effetti e dei risultati che queste politiche hanno prodotto e dall'altra parte, oltre che l'intuizione antiproibizionista, c'è il senso della responsabilità di non potere mettere a repentaglio, rispetto ad un fenomeno come questo, addirittura il futuro sulla base dell'inerzia e del cinismo di norme pensate anni fa e mantenute ancora in vita. Questo è lo scontro in atto.

Per quanto riguarda il voto di gennaio potrebbe essere utile organizzare una campagna attenta a unire il più possibile le forze critiche al fine di mantenere le significative ed importanti novità di apertura politica. Credo inoltre che sia molto importante insistere su questo tasto: la risoluzione chiede la messa a confronto di esperienze; è difficile che persone che conservino onestà intellettuale possano negarne l'utilità. Il Parlamento trova una ulteriore ragione di appoggiare tale confronto nella constatazione che molti dei soggetti che fanno parte dell'apparato statale e dell'apparato addirittura punitivo sono i primi a rendersi conto della vanità e dell'inutilità del loro lavoro in queste condizioni normative, come è avvenuto con l'audizione dei poliziotti ed in altre occasioni.

Infine resta una ultima questione da affrontare: revisione delle Convenzioni Internazionali significa revisione nel senso antiproibizionista ed antipunitivo, pero' deve significare anche ben diversa strategia di attacco al narcotraffico. La questione dei paradisi fiscali, la questione degli off-shore è una questione che grida vendetta. Continuiamo - stati e sistema economico, attraverso il gioco di una competizione mondiale molto sfrenata - a creare nuove situazioni di off-shore e paradisi fiscali. Come è noto è proprio questo tipo di norme, questo tipo di situazioni che abilitano il traffico e l'alimentazione. E allora è necessario da un lato togliere le ragioni della proibizione e dall'altro pero' - anche in una fase che presumibilmente non è immediata - intervenire sulle Convenzioni Internazionali per ottenere un vero contenimento e riduzione dei grandi paradisi fiscali. Tale passo si rende necessario di fronte alla ipocrisia massima di politiche molto punitive sui consumatori e politiche praticamente ine

sistenti a livello internazionale e mondiale - se non negli auspici - in tema di paradisi fiscali.

Questa è una vera contraddizione che credo vada messa in luce.

Grazie.

 
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