CONFERENZA DI DAKAR PER IL TRIBUNALE PENALE INTERNAZIONALE: DISCORSO DI OLIVIER DUPUIS, MEMBRO DEL PARLAMENTO EUROPEO E SEGRETARIO DEL PARTITO RADICALE TRANSNAZIONALE
Dakar, 6 febbraio 1998
Signor Presidente, Eccellenze, Signore e Signori, sono particolarmente felice e un po' commosso di essere con voi e tra voi oggi;
Dieci anni fa, non lontano da qui, a Ouagadougou, con degli amici del Niger, del Mali, del Senegal, della Costa d'Avorio e ovviamente del Burkina, ho partecipato alla fondazione di una associazione che si chiamava "l'Associazione Radicale per lo Stato di diritto in Africa" (AREDA). I percorsi dei nostri sogni, delle nostre certezze, delle nostre speranze sono talvolta imprevedibili. Dieci anni dopo, mi ritrovo tra voi, tra delegati della maggior parte degli stati africani che lavorano, riflettono e tentano di capire come continuare su un'iniziativa centrata sulla preoccupazione e l'obiettivo di rinforzare lo Stato di Diritto in Africa e non solo in Africa ma in tutto il mondo.
Il Partito Radicale, come ha detto il Presidente, è un partito transnazionale, o che cerca almeno di esserlo, e un partito transpartito, cioè un partito che cerca di raccogliere delle persone, al di la delle appartenenze nazionali, ideologiche, filosofiche, religiose, su obiettivi precisi. Uno degli obiettivi, se non il principale per il momento, è quello di tentare di gettare le basi, con il concorso degli uomini e delle donne di buona volontà dal mondo intero, per un po' più di diritto, un po' più di giustizia, un po' più di Stato di diritto a livello internazionale.
Questa lunga campagna nella quale siamo impegnati da oltre sei anni a conosciuto in questi giorni a Dakar, dei momenti importanti, forse persino il momento che ci farà prendere la buona direzione, la direzione della creazione - finalmente - di questa prima giurisdizione penale permanente. Una lunga campagna dunque che spetta a tutti e a tutte noi di condurre in porto nel corso dei prossimi cinque mesi; perché, e penso che questo sia il punto più importante, dobbiamo fare in modo, tutti assieme, africani, americani, asiatici e europei che la conferenza si concluda il 17 luglio con la costituzione effettiva di questa Corte.
Il delegato del Lesotho a parlato ieri della praparazione di un dolce, e penso che siamo, in grande maggioranza se non unanimemente, d'accordo sul fatto, come ha detto Emma Bonino, come ha detto la Signora Arbour e come hanno detto altri delegati, che le competenze di questo Tribunale non devono essere illimitate, che conviene precisare, limitare il nostro obiettivo a dei crimini particolari, ai crimini più gravi, al genocidio, ai crimini contro l'umanità e ai crimini di guerra e, parallelamente, insistere, stare molto attenti, essere molto esigenti sulle procedure, sulla forza di questo Tribunale, sullasua capacità d'intervento, sulla sua capacità di giudicare effettivamente in tempi ragionevoli. Un tribunale che sia quindi dotato di mezzi finanziari sufficienti, che sia, dal punto di vista finanziario, parte integrante del sistema delle Nazioni Unite, che disponga di un Pubblico Ministero indipendente, che abbia un funzionamento autonomo rispetto al Consiglio di Sicurezza e che goda della piena collaborazi
one degli Stati Nazionali; penso che su queste caratteristiche il consenso sia quasi generale tra i delegati che prendono parte a questa Conferenza. Il nostro problema è soprattutto quello di rafforzare la mobilitazione durante i cinque mesi che ci separano dall'apertura della Conferenza di Roma. Personalmente sono convinto che l'Africa, gli Stati africani possono fare la differenza. Ma per questo dobbiamo utilizzare pienamente i cinque mesi che ci restano per fare in modo che l'Africa sia presente in forze a Roma, che dimostri di essere in grado, su un obiettivo di questa importanza, di mobilizzarsi; come partito transnazionale continueremo a lavorare per mobilitare i parlamentari. Un progetto di mozione parlamentare è stato distribuito ai delegati. Lo faremo pervenire a tutti i Parlamenti dell'Africa. Continueremo a mobilitare i parlamenti africani e non solo africani del resto, dell'America Latina, dell'America del Nord, d'Europa, d'Asia, per far si che il maggior numero di governi del mondo ricevano nei
prossimi mesi dei nuovi impulsi da parte dei loro rispettivi parlamenti.
Un'altra cosa che sarebbe, penso, particolarmente importante è di potere contare, all'apertura o alla chiusura della conferenza a Roma, sulla presenza del maggior numero di capi di Stato africani. Ciò costituirebbe, non ho dubbi, una garanzia di successo di questa Conferenza.
Un'altra cosa importante, nel contesto nel quale ci troviamo, concerne l'informazione dei cittadini. Anche su questo punto, ogni delegazione può fare molto affinché in tutte le capitali africane, i cittadini, il maggior numero di cittadini, siano informati sui progressi dei lavori, affinché le popolazioni si mobilizzino su quest'obiettivo.
Più in generale penso che in un contesto di globalizzazione, la fiducia e la certezza del diritto che sono state, qualche centinaia di anni fa, all'origine dello straordinario sviluppo di paesi come gli Stati-Uniti e i Paesi Bassi, non sono più condizioni sufficienti per assicurare le condizioni dello sviluppo e della democrazia se esse rimangono un unicamente fatto del contesto degli Stati nazionali. Oggi, la fiducia e la certezza del diritto devono essere anche il fatto della comunità internazionale nel suo insieme.
Infine penso che la rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo, internet, la telematica, possono essere la garanzia che la creazione in embrione, ancora insufficiente, di una vera e propria Comunità internazionale, attraverso strumenti quali la Corte Penale, acquisisce tutto il proprio senso grazie alla sua diffusione, alla possibilità di essere accessibile ad un massimo di cittadini. Noi dovremmo rivendicare dunque la possibilità che per mezzo di internet, attraverso questa rete mondiale, ilmaggior numero di cittadini nel mondo possano seguire i processi di questa Corte Internazionale Permanente, possano seguire i dibattiti, possano capire che capire che la comunità internazionale risponde in modo concreto alle più gravi violazioni contro i diritti fondamentali e possano così capire che è possibile, in un mondo che è sempre più un villaggio, che i cittadini partecipino direttamente, interagiscano, apportino il proprio contributo all'elaborazione e alla costruzione di un mondo dove lo Stato di Diritto è uno
Stato di Diritto per la comunità internazionale tutta intera, per tutti quanti e non solo per alcuni.
Signore, Signori, spero che potremo, ciascuno per conto proprio e tutti assieme, utilizzare i 5 mesi che ci rimangono per far si che la Conferenza di Roma si apra ma soprattutto si chiuda con la creazione effettiva di questo primo embrione di Diritto, di giustizia internazionale. Vi ringrazio.