intervista a Marco Pannella di Giannis PapagiorgiouSOMMARIO: Ormai, con i trattati in vigore, ogni vertice intergovernativo europeo si svolgerà in una atmosfera di "ultima spiaggia". Occorre un cambiamento profondo, occorre ormai pensare ad una Costituzione europea, più che ad un nuovo Trattato. I radicali porteranno in questa lotta l'esperienza e il metodo maturati in altre lotte, dove importanti e significativi successi sono già stati ottenuti. (Notizie Radicali n· 51 dell'11 marzo 1988)
D. Vorrei prima di tutto conoscere la sua valutazione sull'ultimo summit europeo, principalmente sull'aumento delle entrate della Comunità e le prospettive del Mercato Unico. R. Vi è tutto ciò che l'Atto Unico di Lussemburgo poteva permettere; un salvataggio dell'ultima ora, un aumento inadeguato, la conferma delle prospettive di »Giungla Unica e non di Mercato Unico. Hannover vedrà dei gravi contrasti nascosti, che saranno palesi ad Atene o a Madrid. E saranno ogni volta al limite della catastrofe. Senza una sovranità politica e istituzionale, senza la costituzione degli Stati Uniti d'Europa (e per quel che riguarda il progetto di Trattato, dobbiamo ormai trasformarlo in progetto di Costituzione), pagheremo tutti la scomparsa definitiva di questa realtà storica, l'»assenza interna ed esterna dell'Europa. Saremo terzo mondo... Per questo il Partito radicale ritiene ormai che bisogna organizzare senza indugio una specie di grande campagna per una »liberazione gandhiana dell'Europa dalla dominazione delle b
urocrazie, degli interessi, delle pratiche nazionali e nazionaliste.
D. Qual è, secondo lei, la situazione della battaglia per l'Unione Europea lanciata dai federalisti? R. Come ripeteva spesso Altiero Spinelli durante il suo ultimo anno di lotta e saggezza, bisogna aggiungervi il grado di follia radicale. Ci ha chiesto pubblicamente, solennemente, di votarci a questo scopo, corpo e anima, non solo insieme ma uniti.
D. Cosa pensa delle proposte federaliste per il rilancio della battaglia europea, come la consultazione popolare prima o contemporaneamente alle prossime elezioni europee, l'estensione dei poteri del Parlamento europeo, un nuovo »Trattato di Roma ? R. E' ciò che avevamo immaginato con Altiero Spinelli e che avevamo subito cominciato a realizzare. I deputati radicali avevano preso svariate iniziative in questo senso dal 1986. Appoggiamo dunque pienamente questa lotta. Occorre ancora integrarla, metterla a punto, svilupparla ogni giorno per mezzo di nuove iniziative. E' così che il Partito radicale ha potuto provocare l'adozione da parte della Camera dei deputati italiana di una risoluzione di estrema importanza poiché impegna il governo (e indirettamente il Consiglio europeo) a reintegrare nella Comunità il progetto di Trattato dell'Unione europea, chiedendo al Parlamento europeo di porlo all'ordine del giorno nel corso del 1989. E' dunque una nuova procedura per conferirgli poteri estesi e »costituenti . Di
più, la Camera dei deputati italiana chiede che si riuniscano degli Stati Generali dei popoli europei, costituiti dagli eletti ai Parlamenti nazionali ed europeo per eleggere sia il Presidente della Commissione sia il Presidente del Consiglio europeo. Abbiamo avuto, all'inizio, le firme di 264 deputati; vi è stato poi un voto pressoché unanime, ad eccezione dell'ex Presidente della Commissione ed ex ministro degli Esteri Malfatti, e del Msi, che si sono astenuti. Di più, abbiamo ottenuto un documento pubblico di adesione a questa risoluzione da parte di 199 deputati europei di tutti i gruppi, compresi 15 deputati conservatori britannici e 17 deputati spagnoli dello stesso gruppo (quelli di Alianza Popular). Questo grazie ad un'azione di alcune settimane del Partito radicale. Stiamo per ampliarla, con iniziative analoghe negli altri parlamenti nazionali, raccogliendo anche alcuni milioni di firme su alcune petizioni popolari.
D. Il Partito radicale si è recentemente trasformato in partito transnazionale. Cosa significa, e cosa cambierà della politica del partito? D. Secondo il suo statuto, il Partito radicale è sempre stato transnazionale, ma fino ad ora non era potuto decollare come tale. Oggi questo è divenuto prioritario e condizione stessa per la vita del partito. D'altronde vi erano già stati l'anno scorso centinaia di iscritti non italiani; vincitori di Premi Nobel, ministri africani, militanti nonviolenti e obiettori di una decina di paesi, dall'Urss al Brasile, dalla Turchia al Burkina Faso; dunque non solo in Europa. Procediamo avendo dinnanzi enormi difficoltà, e probabilmente falliremo: ne siamo coscienti. Tutto dipenderà dal numero e dalla qualità delle adesioni ad un partito che non è più in concorrenza istituzionale con i partiti nazionali e la cui tessera ha il carattere »aperto di una tessera di adesione al Wwf o a... una frammassoneria europea di due secoli fa. Se, al contrario, riusciremo, ebbene realizzeremo l
'Europa delle libertà, del diritto alla vita e della vita del diritto. Un'Europa che, per noi, deve essere lo Stato federale che riunisce le democrazie politiche come Israele e, se diventerà tale, la Jugoslavia...
D. Crede che il Parlamento europeo e i partiti politici troveranno la forza di associarsi a questa battaglia, o si arresteranno nel disfattismo? R. Ebbene, in questi giorni vi è l'episodio che ho citato: 199 eurodeputati sui 300 che, come radicali, abbiamo interpellato...
D. Quali sono le vostre relazioni, anche personali, con i federalisti? Come pensate di far crescere queste relazioni e trasformarle in azione politica concreta? R. Sono e siamo totalmente a disposizione degli amici federalisti. Come alleati, come aderenti: come loro preferiscono. Mario Albertini è venuto di persona a portare il suo messaggio al nostro Congresso di Bologna, all'inizio dell'anno. E' stato ricevuto per ciò che egli è da sempre, e come colui che veniva da noi dopo Altiero Spinelli, per aiutarci e consigliarci. Come lei sa, nel 1949 o 1950, Spinelli voleva che diventassi segretario della Gioventù federalista. Io avevo 19 anni, ma già il mio carattere. Poiché egli non mi assicurava alcuno statuto autonomo dell'organizzazione, non se ne fece nulla. Ma le testimonianze della sua confidenza e della sua amicizia esigente e saggia, nobile e dura, si sono ripetute fino alla sua morte.
D. Voi avete lanciato una campagna per lottare contro la fame nei paesi sottosviluppati. Quali sono attualmente i vostri progetti e quali sono stati i risultati di questa campagna? R. E' un buon esempio. Partendo dal nulla, posso dire che oggi vi è qualche milione di vivi, invece che di morti, grazie alle lotte nonviolente ed istituzionali del Partito radicale. E 111 Premi Nobel hanno sottoscritto a tutt'oggi un testo politico, dei Parlamenti discutono ancora oggi dei progetti di legge: ciò mostra la »durata del nostro impegno, durata che è essa stessa forma di ciò che vive ed è. Anche gli Stati Uniti d'Europa sono lo strumento storico necessario, indispensabile perché -attraverso la vita del diritto- il diritto alla vita si affermi durante questo secolo e in questo mondo. E' anche a questa lotta che Spinelli si riferiva, invitandoci ad adattare la priorità federalista alle lotte nonviolente, gandhiane, libertarie ed istituzionali, grazie alle quali, piccola minoranza che siamo, abbiamo dato forza di legge
in Italia ai bisogni di libertà e di giustizia delle grandi masse e delle persone. E' ciò che egli chiamava »il grano di follia da cui sorgerebbe l'albero dell'Europa. La vostra follia, d'altronde. La follia dei federalisti che siete e che siamo.