Prossimo allargamento: i nuovi edifici del PE non potranno accogliere i nuovi membri !
QUANDO UN PARLAMENTO FA LO STRUZZO ...
La dolce melodia dei martelli pneumatici obbligherà forse i parlamentari ad una nuova transumanza ?
La questione della (non)comunicazione in seno all'Unione europea in generale e alle sue istituzioni in particolare è diventata, nel corso dei successivi allargamenti, una questione esplosiva, che rischia, a più o meno breve scadenza, di paralizzarla.
L'Unione conta oggi 11 lingue ufficiali. Domani ne conterà 16, dopodomani 20. A breve termine più di 25. Si passerà così dalle 110 combinazioni linguistiche attuali a 240 combinazioni con 16 lingue e a 600 combinazioni con 25 lingue ufficiali.
Già da domani, in mancanza di un numero sufficiente di cabine, gli edifici del Parlamento, seppur recenti, non saranno più in grado di garantire l'interpretazione in tutte le lingue dell'Unione. Già oggi questo sistema è all'origine di ritardi e di errori nella traduzione di documenti e di disfunzionamenti nei servizi d'interpretariato.
Conviene dunque che, senza ulteriori ritardi, il nostro Parlamento affronti la questione, al di la di ogni tabù e ipocrisia, per trovare soluzioni che permettano di:
a) preservare la diversità culturale e linguistica dell'Unione;
b) favorire la comunicazione tra tutti i cittadini dell'Unione e non solamente tra quelli che appartengono a minoranze privilegiate;
c) favorire la comunicazione tra i cittadini e le istituzioni;
d) facilitare, semplificare, razionalizzare la comunicazione in seno alle istituzioni;
e) favorire la comunicazione tra i cittadini dell'Unione e quelli del resto del mondo.
Se è vero che non esiste una soluzione miracolosa, esistono pero' delle soluzioni:
1. introduzione di un numero limitato di lingue di lavoro, senza rimettere in discussione l'interpretazione dei lavori parlamentari e la traduzione dei documenti legislativi in tutte le lingue ufficiali;
2. introduzione di una lingua di riferimento giuridico e lingua ponte, l'esperanto, nel sistema d'interpretazione e di traduzione delle istituzioni dell'Unione;
3. introduzione in tutte le strutture scolastiche dell'Unione dell'insegnamento di una prima "seconda lingua" comune, l'esperanto, la cui facilità d'apprendimento e le cui qualità propedeutiche all'apprendimento successivo di altre lingue sono riconosciute.
Olivier Dupuis Gianfranco Dell'Alba
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