Bruxelles-Roma, 29 aprile 1998
Egregio Signor Primo Ministro,
Egregi Signore e Signori Ministri,
l'iniziativa lanciata alcune settimane fa con lo sciopero della fame di 6 Tibetani a New Delhi sta suscitando una crescente emozione in tutto il mondo. Ha avuto di già l'indiscutibile merito di concorrere fortemente a riportare alle coscienze dell'opinione pubblica mondiale la tragedia dimenticata del vostro popolo, le indicibili sofferenze da esso patite nel corso degli ultimi quarant'anni, l'incapacità della comunità internazionale di garantire i valori del Diritto e del dialogo, l'ipocrisia delle classi dirigenti tanto prolisse a parole quanto avare negli atti.
Sfortunatamente, l'iniziativa degli attivisti tibetani, tanto comprensibile quanto urgente e necessaria, rischia il fallimento se non si procede con urgenza a rendere gli obiettivi dell'azione effettivamente raggiungibili e concreti. La speranza, la loro speranza, e quella suscitata in milioni di persone dalla loro azione, rischia dunque, in modo tragico, di trasformarsi in disperazione.
Occorre agire, e agire subito, per riportare questa iniziativa sotto il segno di un "nuovo possibile", ragionevolmente e concretamente realizzabile oggi. L'obiettivo dei 1.300 parlamentari di tutto il mondo di chiedere al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, di ricevere al più presto S.S. il Dalai Lama è un'obiettivo possibile. Potrebbe - come quello della nomina di relatore speciale delle Nazioni unite per il Tibet, quello dell'iscrizione della questione del Tibet all'ordine del giorno della prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite e con altri obiettivi - diventare una prima tappa del Satyagraha mondiale per la libertà del Tibet e per la democrazia in Cina.
Purtroppo, in queste ore drammatiche, l'urgenza è altrove. E' nelle mani del governo tibetano in esilio. A questi, in primo luogo, spetta raccogliere e rianimare la fiamma anche di questa speranza, assumendone la responsabilità, prendendo posizione e indicando una strategia del possibile, definendo gli obiettivi di un movimento nonviolento mondiale di cittadini, di parlamentari, di uomini di governo e di cultura, in una parola, di quel Satyagraha universale per la libertà e la democrazia oggi auspicato da tantissime persone di buona volontà, e da noi proposto a S.S. il Dalai Lama già da diversi anni.
Ormai solo un intervento ufficiale del Governo tibetano, attraverso una esplicita conversione di obiettivi, rivolto innanzitutto ai militanti in sciopero della fame, offrendo un'estensione numerica e qualitativa dell'iniziativa, può riportare la lotta nonviolenta per la libertà del popolo tibetano sotto il segno del possibile e del realizzabile, sotto il segno della speranza.
Partito Radicale