B4-0611, 0634, 0676, 0679 e 0683/98
18/06/98
Risoluzione sulla situazione nel Kosovo
Il Parlamento europeo,
- viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione nel Kosovo, in particolare quella del 14 maggio 1998 (24),
- visti l'esito della riunione del Consiglio dell'8 e 9 giugno 1998 e la posizione comune adottata in tale occasione, del Consiglio europeo del 15 e 16 giugno 1998, della riunione del Gruppo di contatto per l'ex Iugoslavia svoltasi il 12 giugno 1998 e della sessione dei ministri della Difesa del Consiglio Nordatlantico dell'11 e 12 giugno 1998,
A. esprimendo la sua più viva preoccupazione per il ripetersi e il moltiplicarsi delle violazioni dei diritti umani fondamentali, per il processo di epurazione etnica e per le aggressioni estremamente violente compiute dalla polizia speciale serba, da reparti dell'esercito iugoslavo e da forze paramilitari contro la popolazione del Kosovo,
B. constatando con orrore che gli attacchi indiscriminati da parte della polizia speciale, di reparti dell'esercito iugoslavo e di forze paramilitari contro la popolazione del Kosovo, condotti con il supporto di armi pesanti, hanno provocato la morte di molte centinaia di civili e costretto migliaia di persone a rifugiarsi nei paesi e nelle regioni vicine e constatando che il flusso dei profughi è in costante aumento,
C. sottolineando ancora una volta che l'uso della violenza per soffocare il dissenso politico e il ricorso ad azioni terroristiche per realizzare il mutamento politico dovrebbero essere categoricamente respinti quali strumenti per la ricerca di una soluzione alla crisi del Kosovo,
D. considerando che tutti gli sforzi diplomatici e le pressioni economiche, incluse le sanzioni, cui sono sinora ricorsi il Consiglio e il Gruppo di contatto si sono rivelati inefficaci,
E. sottolineando ancora una volta che le azioni del regime di Belgrado costituiscono una gravissima minaccia per la pace, la sicurezza e la stabilità nell'intera regione e in particolare per i paesi e le regioni limitrofi,F. sottolineando altresì che occorre prendere in considerazione tutte le misure necessarie per bloccare il processo di epurazione etnica, le aggressioni brutali e le azioni di destabilizzazione condotte dal regime di Belgrado, e che l'Unione europea e i suoi Stati membri dovrebbero prendere parte attiva in tali operazioni,
G. considerando le sanzioni più incisive che gli USA e l'UE intendono finalmente imporre a Belgrado, nonché le recenti manovre NATO che segnalano una disponibilità a intervenire militarmente,
H. considerando l'opportunità di trovare soluzioni per non imporre pesanti misure alla Repubblica del Montenegro, il cui governo e Parlamento stanno tentando di agire in modo responsabile in questa situazione di crisi,
I. osservando che le continue e crescenti aggressioni da parte del regime di Belgrado contro la popolazione del Kosovo stanno rendendo sempre più difficile pervenire a una soluzione politica attraverso il dialogo per il conflitto nel Kosovo,
J. sottolineando ancora una volta che un dialogo pieno e realistico sul futuro status del Kosovo tra il regime di Belgrado e i rappresentanti della popolazione locale, finalizzato alla concessione di uno statuto speciale con un ampio grado di autonomia all'interno della Repubblica federale di Iugoslavia e accompagnato dalla cessazione di qualsiasi atto di aggressione contro la popolazione dell'area e dal ritiro della polizia speciale serba, dei reparti dell'esercito iugoslavo e delle forze paramilitari rappresenta il solo modo accettabile per risolvere la crisi nel Kosovo,
1. condanna fermamente il persistere e il moltiplicarsi delle violazioni dei diritti umani fondamentali, il processo di pulizia etnica e le aggressioni estremamente violente compiute dalla polizia speciale serba, da reparti dell'esercito e da forze paramilitari contro la popolazione del Kosovo e insiste nella condanna dell'uso della violenza, quali che siano le parti coinvolte;
2. invita il regime di Belgrado a porre immediatamente fine agli attacchi indiscriminati da parte della polizia speciale, di reparti dell'esercito iugoslavo e di forze paramilitari contro la popolazione del Kosovo e ritiene che la comunità internazionale abbia il dovere di fare ogni sforzo per arrestare queste aggressioni e per proteggere la popolazione civile del Kosovo da queste operazioni di pulizia etnica;
3. insiste affinché riprendano senza indugi i colloqui fra Belgrado e i rappresentanti degli albanesi del Kosovo, e che questa volta si svolgano effettivamente in un luogo neutrale e con una mediazione internazionale;
4. accoglie con favore la posizione comune adottata dal Consiglio, che comprende il divieto di nuovi investimenti in Serbia e il congelamento dei fondi della Repubblica federale di Iugoslavia quale ulteriore misura per esercitare pressione sulle autorità serbe, ma al tempo stesso sollecita il Consiglio e gliStati membri ad adottare ogni ulteriore misura ritenuta necessaria per bloccare il processo di epurazione etnica, le aggressioni e le azioni destabilizzanti condotte dal regime di Belgrado e per spingere attivamente il Consiglio di Sicurezza ONU ad adottare una decisione che consenta il ricorso a un intervento militare, che potrebbe essere ritenuto necessario per realizzare tale obiettivo; è quindi favorevole ai preparativi per un eventuale intervento militare nel quadro UEO/NATO, da un lato per proteggere la popolazione del Kosovo e dall'altro per impedire che il conflitto si estenda agli Stati limitrofi;
5. invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri ad offrire il massimo appoggio ai paesi e alle regioni limitrofe compreso un sostegno, se necessario, nel quadro dell'UEO e della NATO, per garantire sicurezza e stabilità nella regione;
6. chiede alla Nazioni Unite di inviare senza indugi osservatori internazionali lungo le frontiere tra Kosovo e Serbia;
7. chiede alla Commissione e al Consiglio di inviare il più rapidamente possibile una missione umanitaria incaricata di organizzare la distribuzione dell'aiuto ai rifugiati kosovari, e li invita a studiare la possibilità di creare corridori umanitari che consentano di far giungere in modo sicuro e rapido l'aiuto internazionale;
8. sollecita la Commissione e il Consiglio a fornire tutti i necessari aiuti umanitari alle vittime degli atti di violenza nel Kosovo e ai profughi che hanno tentato di sottrarvisi e invita gli Stati membri a interrompere il rimpatrio dei profughi e dei richiedenti asilo verso il Kosovo, dove non è possibile garantire una protezione;
9. ricorda che il Tribunale penale internazionale per i crimini commessi nella ex Iugoslavia (TPIY) è competente per tutto il territorio della ex Iugoslavia e invita quindi il suo Procuratore generale a prendere tutte le misure in suo potere affinché i responsabili dei crimini commessi nel Kosovo siano perseguiti;
10. assicura pieno sostegno a tutte le persone e organizzazioni all'interno e al di fuori del Kosovo tuttora impegnate nel tentativo di risolvere il conflitto nel Kosovo attraverso una soluzione politica basata sul dialogo;
11. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, all'UEO, alla NATO, al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, ai presidenti e ai governi della Repubblica federale di Iugoslavia e della Serbia nonché ai rappresentanti della popolazione del Kosovo.