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Partito Radicale Centro Radicale - 30 luglio 1998
APPELLO DEL PARTITO RADICALE A UN PROTAGONISMO ITALIANO CONTRO LA PENA DI MORTE

di Olivier Dupuis, Segretario del Partito Radicale

(Il Foglio, 30 luglio 1998)

L'importanza di quanto avvenuto a Roma con l'istituzione del Tribunale internazionale sfugge ancora in buona parte a tutti. Le potenzialità rivoluzionarie di questo nuovo organo della comunità internazionale in termini di crescita del diritto e di una nuova organizzazione dei rapporti tra gli Stati sono, ovviamente, ancora del tutto da verificare. Rimane il fatto che, per la prima volta, una stragrande maggioranza di Stati - addirittura 120 - ha deciso di affidare a un "altro" potere, da loro sostanzialmente indipendente seppur a loro dialetticamente collegato, il compito di rendere giustizia su atti - ovviamente particolarmente gravi - che dei singoli loro cittadini potrebbero commettere.

La positiva conclusione della Conferenza è, indubbiamente, un grande successo diplomatico del Governo italiano nel suo insieme, del Presidente del Consiglio, del Ministro degli Esteri e, quindi, della Farnesina. Diamo volentieri atto di questo al Governo così come abbiamo salutato il viaggio del Ministro Dini in Algeria. Un viaggio che ha segnato una vera e propria rottura della politica di allineamento della Farnesina alla politica di equidistanza di sant'egidiana ispirazione, che così tanto ha fatto per delegittimare il Governo algerino e le sue riforme e per accreditare l'indispensabilità di "un accordo" tra il Governo e i fautori e gli autori delle peggiori atrocità. Siamo convinti che, a partire da questa nuova politica, si aprono e si apriranno spazi di dialogo, anche intransigente, con le autorità algerine perché si adoperino per attuare le numerose quanto urgenti e indispensabili riforme per radicare la democrazia in Algeria.

Ci auguriamo un analogo ripensamento di strategia - anche se è molto tardi - nei confronti del Kosovo. Anche lì abbiamo assistito all'affermarsi di una politica, non molto diversamente ispirata, che ha "puntato" tutto sulla strategia pacifista (cosa radicalmente diversa da una strategia nonviolenta, per definizione attiva, dialogica, "dura"...) di Ibrahim Rugova e, specularmente, sulla finzione di una disponibilità al dialogo da parte di Belgrado. Una politica che ha finito per mettere i kosovari di fronte alla tragica alternativa: l'immobilismo di Rugova o le sirene salvatrici della soluzione militare. Una politica che ha confortato il grande regista della tragedia dei Balcani, Milosevic, nella sua convinzione che in Kosovo, come in Croazia e Bosnia, tutto gli è consentito. Per il Kosovo, come più in generale per una pace duratura nei Balcani, è ora di rendersi conto che senza una incriminazione del grande regista, la tragedia potrà protrarsi per anni ancora, distruggendo tutto, ivi compreso la Serbia e ogn

i sua prospettiva di sviluppo democratico.

Nelle prossime settimane la diplomazia italiana può cogliere l'occasione per promuovere un obiettivo di grande rilevanza sul terreno dell'allargamento della sfera dei diritti fondamentali. Il 1998 può infatti diventare l'anno dell'istituzione della moratoria universale sulle esecuzioni capitali quale primo grande passo della comunità internazionale verso l'abolizione della pena di morte: perché questo avvenga è necessario che, entro il 20 agosto, venga iscritto all'ordine del giorno dell'Assemblea generale delle Nazioni unite, la questione della moratoria.

La via della moratoria

Esistono le condizioni perché anche questa iniziativa porti a un successo. A Ginevra, lo scorso anno, la Commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite ha indicato nella moratoria la via da perseguire per giungere all'abolizione della pena di morte. Quest'anno, sempre a Ginevra, ha individuato nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite l'interlocutore e l'appuntamento di questa battaglia. A giugno il Parlamento europeo si è pronunciato all'unanimità in favore di una risoluzione all'Assemblea generale di quest'autunno, mentre il Consiglio dei Ministri dell'Unione confermava pochi giorni dopo l'impegno dell'Unione e il suo pieno appoggio a una iniziativa italiana. Sollecitati dal Partito Radicale, oltre ai paesi dell'Unione, 11 paesi europei e sud-americani si sono sin d'ora detti pronti a sostenere l'obiettivo della moratoria; e, con loro, 443 parlamentari di 48 paesi hanno sottoscritto un appello che chiede agli Stati di mobilitarsi su quell'obiettivo.

Esiste una consistente maggioranza potenziale di paesi favorevole all'istituzione della moratoria universale delle esecuzioni. "Basta" metterla insieme. Basta un paese che assuma la leadership di questa impresa. E questo paese non può che essere l'Italia; il Paese che, nel corso degli ultimi cinque anni, è stato - su nostro suggerimento e pressione - il protagonista di tutte le iniziative prese all'ONU sulla pena di morte.

Queste considerazioni devono spingere, è questo il mio parere e il mio invito, il Governo italiano ad abbandonare eccessive cautele, riserve, tentazioni di guadagnare tempo, e, lo ripetiamo, a far iscrivere da subito per sua iniziativa la questione della moratoria all'ordine del giorno della prossima Assemblea Generale delle Nazioni unite.

Sono sicuro che a partire da questo dato di fatto si moltiplicheranno nelle prossime settimane e mesi le adesioni, i sostegni e i consensi di numerosi Stati e dell'opinione pubblica mondiale a questa iniziativa.

 
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