Il Manifesto, 20 Ottobre 1998
Egregio Signor Direttore,
al bando - se mi è consentito - il politically correct, in questa breve replica a quello spaccato di qualunquismo di sinistra che è l'articolo con il quale, ieri, Tommaso di Francesco ha stigmatizzato la "gazzarra radicale" nella trasmissione di Pinocchio sulla tragedia del Kosovo.
1) La tragedia della ex Jugoslavia - e oggi quella del Kosovo e della Serbia - non è una notte grigia in cui tutti i gatti sono grigi; ci sono, come in tutte le "guerre di aggressione" le vittime e ci sono i carnefici. Milosevic - l'uomo che l'intera comunità internazionale, Holbrooke in testa, ha continuato a volere come interlocutore principale e "obbligato" - è stato un burattinaio abilissimo e vincente, che è riuscito a realizzare un disegno "gran serbo" sulle macerie dell'edificio titino, e sulle leve dell'egemonia militare, burocratica e politica che il comunismo jugoslavo assegnava alla parte serba. Tutto questo, non contro Dayton, ma "grazie a Dayton", che ha semplicemente ratificato la partizione territoriale su base etnica e ne ha affidato il protettorato al suo ispiratore e capo, non garantendo il ritorno dei profughi. Sul Kosovo si rischia di tenere lo stesso registro, con Holbrooke in veste di notaio e di garante di una pax nazional-comunista, costruita non sul genocidio ma sull'oppressione e su
lla discriminazione etnica.
2) A Milosevic e ai suoi bracci armati Mladic e Karadzic si deve l'unico genocidio della storia europea di questa metà del secolo (quello dei musulmani di Bosnia). Nessuno - nemmeno Di Francesco - dubita sul mandato di Milosevic ai macellai di Pale. Per questo Milosevic va incriminato al Tribunale dell'Aja. Non richiediamo una "imputazione politica"; chiediamo piena attuazione del mandato di un Tribunale istituito dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Su questo "improbabile" strumento noi - a differenza dei "realpolitiker democratici" - abbiamo puntato. Grazie a questo strumento - e non alle retoriche antifasciste - si stanno perseguendo e punendo anche le responsabilità di parte croata. Grazie all'imputazione all'Aja, e non all'accordo di Dayton, Mladic e Karadzic hanno cessato di essere anche formalmente "padroni" assoluti della situazione nella Repubblica Serbia di Bosnia.
3) Le connivenze con Milosevic sono l'ulteriore tributo che l'Occidente paga al proprio razzismo, non si sa quanto inconsapevole. Un vero, autentico e "moderno" razzismo antiserbo, che condanna un popolo alla non democrazia e alla non libertà. Fino a che ci sarà Milosevic, le sue alternative, le opposizioni politiche, la vita democratica per i serbi saranno miraggi irraggiungibili. Oggi lui, come ogni despota, crea e (alternativamente) abolisce o coopta nei quadri del potere le proprie opposizioni. A Zagabria c'è una opposizione ed una vita democratica; a Belgrado no. Per questo, occorre abbattere Milosevic e il suo regime. Per questo non occorre abbattere (semmai: battere) Tudjman.
4) I radicali in televisione devono "riuscire" proprio male, con le loro gazzarre. Sarà per questo che né Rai né Mediaset li invitano mai (hanno proprio ragione...).
Grazie per l'ospitalità.
Olivier Dupuis
(Segretario del Partito Radicale e deputato europeo)