MOZIONE
La Camera dei Deputati
A. indignata dalla politica di pulizia etnica messa in pratica, dietro pretese operazioni di polizia, dalle autorità di Belgrado contro la popolazione albanese del Kosovo;
B. constatando che questa politica ha provocato lo spostamento di oltre 300.000 albanesi del Kosovo (il 20% circa della popolazione della regione) di cui oltre 80.000 rifugiati nei paesi limitrofi;
C. considerando che la politica condotta dal regime di Belgrado si inscrive nella stessa direzione delle politiche di aggressione e di pulizia etnica messe in pratica dallo stesso regime contro le popolazioni della Croazia e della Bosnia;
D. profondamente scosso dall'attitudine dei paesi occidentali i quali condannano il popolo serbo alla tirannia di un uomo e di un regime e gli negano qualsiasi prospettiva democratica;
E. considerando che non sussiste più alcun dubbio quanto al fatto che l'architetto e il principale responsabile della politica criminale messa in pratica in Croazia, in Bosnia e in Kosovo sia l'attuale presidente della Repubblica Federale di Iugoslavia, Slobodan Milosevic;
F. considerando che continuare oggi a brandire l'argomento della stabilità, cosi' spesso utilizzato dai governi occidentali per giustificare il permanere del loro sostegno a Milosevic e al suo regime, non potrebbe che equivalere a giustificare una "stabilità nel crimine, nel terrore, nella devastazione e nelle distruzioni";
G. considerando, che in ragione delle pesantissime responsabilità di Milosevic, la sua messa in stato di accusa davanti al Tribunale per i crimini commessi nella ex Iugoslavia, non puo' essere ulteriormente rimandata;
H. sottolineando che la neutralizzazione politica di Milosevic e la caduta del regime di Belgrado costituiscono delle premesse indispensabili alla ricostruzione della democrazia e dello Stato di Diritto tanto per i serbi che per gli albanesi del Kosovo e della Serbia;
I. indignata dall'inerzia di massima parte dei Governi degli stati membri e dell'Unione europea al riguardo del Kosovo;
K. denunciando il brusco cambiamento di rotta della posizione americana rispetto al Kosovo orchestrato nel corso degli ultimi mesi dall'ambasciatore Richard Holbrooke;
1. riafferma che solo la caduta del regime attualmente al potere a Belgrado permetterà di creare le condizioni affinché l'insieme delle popolazioni che vivono sul territorio della ex-Iugoslavia possano ritornare alla democrazia, allo Stato di Diritto, alla libertà e alla pace;
2. ritiene che sia ormai prioritario procedere con la massima urgenza alla neutralizzazione politica di Milosevic e chiede di conseguenza al Presidente e al Procuratore generale del Tribunale per i crimini commessi nella ex-Iugoslavia di porre senza indugio Milosevic in stato d'accusa per crimini di guerra e crimini contro l'umanità;
3. ricorda che l'interruzione definitiva ed effettiva delle operazioni dette di polizia, il ritiro effettivo delle forze militari e paramilitari e la liberazione dei prigionieri d'opinione, a cominciare da Ukshin Hoti, costituiscono delle precondizioni alla presa in considerazione da parte dell'Unione Europea e da parte dei governi dei paesi membri di qualsiasi proposta delle autorità di Belgrado;
4. invita il Governo italiano e gli Stati membri che partecipano al Gruppo di Contatto a ritirarsene a favore di una rappresentanza dell'Unione;
5. chiede al Governo italiano di procedere al congelamento dei beni della Repubblica Federale di Iugoslavia sul territorio della Repubblica italiana, di bloccare il rilascio di visti a tutti i dignitari del regime di Belgrado, di prendere tutte le misure necessarie affinché la decisione del Consiglio europeo d'interrompere i collegamenti aerei tra i paesi membri e la Repubblica Federale di Iugoslavia sia mantenuta;
6. chiede al Governo italiano di prendere tutte le misure necessarie e di sbloccare i mezzi finanziari adeguati affinché la Commissione europea possa far fronte alle gravi esigenze umanitarie quali sono state formulate dal Commissario Emma Bonino;
7. chiede al Governo italiano di fare tutto il possibile perché venga stabilita con la massima urgenza una zona di esclusione aerea totale sull'insieme del territorio del Kosovo;
8. chiede al Governo di assicurare la piena collaborazione nelle operazioni di raccolta delle prove del carattere criminale della politica perseguita in Kosovo dalle forze militari, paramilitari e di polizia del regime di Belgrado e di esercitare le più forti pressioni affinché le autorità iugoslave assicurino libero accesso sull'insieme del territorio del Kosovo al personale del Tribunale de L'Aia;
9. sottolinea che la vacuità della politica attuale del Governo e dell'Unione è diretta conseguenza dell'assenza di una politica estera e di sicurezza comune degna di tale nome e invita di conseguenza il Governo a prendere tutte le iniziative perché i Trattati attuali siano radicalmente modificati;
10. ritiene in particolare indispensabile che siano drasticamente riformate le procedure di decisione e l'equilibrio tra le istituzioni dell'Unione in materia di Politica Estera e di Sicurezza Comune e che l'Unione sia dotata di strumenti propri che le permettano di mettere in pratica le decisioni prese in questo contesto, a cominciare da un Corpo europeo incaricato di realizzare le operazioni di mantenimento e di ristabilimento della pace e le missioni umanitarie;
11. chiede al Governo di prendere tutte le misure necessarie per fare in modo che dei programmi televisivi e radiofonici di contro-informazione siano diffusi in lingua serba e albanese, 24 ore su 24, sull'insieme del territorio della Repubblica Federale di Iugoslavia;
12. chiede al Governo di dare il proprio sostegno alla ricevibilità, da parte del Tribunale internazionale de L'Aia, dell'accusa di genocidio introdotta nel 1993 dalla Bosnia contro la Federazione Iugoslava;
13. incarica il proprio Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Governo, al Consiglio europeo, alla Commissione, al Presidente del Parlamento Europeo, ai presidenti dei parlamenti degli stati membri, al Presidente degli Stati Uniti, al Presidente e al Procuratore generale del Tribunale per i crimini commessi nella ex Iugoslavia, alle autorità serbe e montenegrine, ai signori Demaci, Hoti e Rugova.