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Partito Radicale Centro Radicale - 29 gennaio 1999
Convegno "Leva la Leva": intervento di Franco Faina

Convegno "Leva la Leva" - per l'abolizione della leva militare e civile

Roma, 29 gennaio 1999

Intervento di Franco Faina (*)

Ringrazio il Partito Radicale e in particolare il Segretario del Partito, Signor Olivier Dupuis, nonché il Coordinatore della campagna "Leva la Leva", Signor Daniele Capezzone, per avermi invitato a questo Convegno.

Non sono iscritto ad alcun partito o movimento politico e portero' sulla materia oggetto del convegno soltanto riflessioni e considerazioni personali basate sulla mia esperienza maturata in circa 44 anni di servizio come funzionario civile, oggi in pensione, del Ministero della Difesa, di cui 9 come direttore generale della Leva e del reclutamento obbligatorio nel periodo gennaio 1984/novembre 1992, considerazioni - sottolineo - scevre da sentimenti di attaccamento al "mestiere" in detto periodo svolto:

1. Alcune considerazioni sulla leva militare

Fino a qualche tempo fa io sono stato decisamente favorevole al mantenimento della leva militare, anche se con modifiche e adattamenti quantitativi, modali e di "compromesso" (coesistenza col volontariato) determinati dal divenire delle condizioni politiche, sociali, strategiche, tecnologiche etc., per i seguenti motivi:

a) motivi etico-giuridici: la Costituzione della Repubblica all'art. 52 statuisce che "la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino" e che "il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge". Detto servizio puo' richiedere gravi limitazioni di vario ordine al

cittadino, lesioni alla sua persona fisica e persino il bene supremo, la vita.

Puo' quindi tale servizio essere "delegato" ad altri, a professionisti?

Indubbiamente sorgono al riguardo gravi perplessità, in quanto si fa difficoltà ad immaginare che un dovere, peraltro dichiarato "sacro", possa essere trasferito ad altri, che lo accetterebbero soprattutto in quanto ben pagati.

b) motivi sociologici: da oltre 25 anni la cultura prevalente non fa che parlare di "partecipazione": soltanto alla difesa della Patria il cittadino dovrebbe "non partecipare"? sembrerebbe una grave contraddizione; un sintomo preoccupante di individualismo e di egoismo diffusi.

Il servizio militare accomuna i giovani di provenienze geografiche, sociali, culturali ed economiche diverse e costituisce pertanto un prezioso amalgama della popolazione giovanile. Cio' potrebbe rivelarsi ancor più valido se si pensa che fra pochi anni avremo molti cittadini italiani discendenti da persone immigrate in Italia da varie parti della terra.

Si fa un gran parlare della necessità di avvicinare "Istituzioni e Società": l'abolizione della leva non allontanerebbe invece la società da una delle più importanti istituzioni dello stato (di ogni stato), cioè dell'Istituzione militare?

c) motivi di istruzione ed educativi: il servizio militare, se ben fatto, potrebbe colmare almeno in parte le lacune di istruzione e di educazione di tanti giovani che la famiglia o la scuola non sono riuscite ad eliminare. Potrebbe veramente formarli non solo come soldati ma come cittadini.

d) Motivi politici: l'ordinamento regionale della Repubblica, che via via si sta sostanziando, la crescente domanda di federalismo e di maggiore autonomia a tutti i livelli, l'attenzione sempre crescente per tutto cio' che è "locale" - tutte cose di per sé giuste - postulerebbero che almeno per un breve periodo della loro vita i cittadini si trovassero assieme ad operare per la Patria comune e a riflettere sulla loro identità nazionale e direi anche europea.

Tanto più che in sede europea dovranno confrontarsi con altre forti identità nazionali, per il migliore sviluppo e per una sana integrazione di tutte le meravigliose componenti della Comunità.

e) Motivi economici e inconvenienti pratici: quanto costerà l'Esercito "di mestiere"? Certamente molto di più di quello di leva e ho dubbi che l'attuale situazione economica-finanziaria italiana possa permetterselo. Ma c'è di più. I soldati "volontari" potranno sposarsi? Potranno far figli? Se si, come sembrerebbe ovvio (a meno di non stabilire per essi una regola laica di celibato!), ecco sorgere immani problemi di licenze, di trasferimenti, di ricongiungimento al coniuge, di alloggi etc...

f) Motivi militari: il poter contare, sia pure per un tempo breve, su migliaia di giovani laureati, diplomati, artigiani etc. rappresenta per le Forze Armate un patrimonio immenso che fornisce loro vantaggi incommensurabili.

Si pensi soltanto al grado di sofisticazione delle armi moderne e alla gestione degli apparati informatici sia nei settori operativi che in quelli logistici e amministrativi.

Quante risorse occorreranno per addestrare alle varie specificità e ai vari livelli giovani provenienti dalle aree (non solo geografiche) più depresse del nostro Paese? Si, perché, a meno di non pagare i volontari profumatamente (ma questo innescherebbe un processo di revisione retributiva di tutto il personale militare) tali saranno questi giovani nella loro stragrande maggioranza.

E basterebbero poi i giovani, pur di scarsa "qualità", a soddisfare le esigenze militari? Già oggi la risposta a questa domanda, per quel che so, sarebbe negativa.

Bene, e qui mi permetto di richiamare l'attenzione di lor signori.

Oggi riconosco che queste mie considerazioni, che in astratto e idealmente non rinnego, non sono realistiche perché:

a) pressoché tutto il mondo politico italiano e molta parte dell'opinione pubblica sono contrari al mantenimento della leva militare;

b) i Paesi dell'Unione europea hanno, chi in toto, chi per ora, come noi, in parte e chi in fase di avanzato studio, il sistema di reclutamento volontario.

c) Il breve periodo previsto per il servizio militare di leva (10 mesi) non si armonizza con il livello tecnologico di ogni sistema d'arma delle Forze Armate.

d) Il problema "costi maggiori" puo' essere superato anche con la soppressione di Enti/Comandi attualmente responsabili delle funzioni leva/reclutamento.

Inoltre, e passo al secondo punto di questo intervento, perché c'è oggi un altro elemento a favore dell'abolizione della leva: l'obiezione di coscienza e il correlato servizio civile che, col tempo, massificandosi, ha assunto contorni perversi, utilitaristici, affaristici ed immorali, lontanissimi dalle primitive motivazioni ideologiche ed etiche di rispettabili coraggiose minoranze.

2. Alcune considerazioni sull'obiezione di coscienza e sul servizio civile.

L'obiezione di coscienza, originatasi di fatto in Italia negli anni '60, trovo' il suo riconoscimento normativo, assieme al correlato servizio civile, nella legge 15 dicembre 1972, n. 772 e, successivamente, attraverso una serie di sentenze della Corte Costituzionale, di decisioni e di pareri del Consiglio di Stato di circolari ministeriali, fino alla recente legge n. 230/1998, i due istituti - o.d.c. e s.c. - hanno portato a compimento la lunga marcia verso la piena parità con la leva militare e il servizio militare.

Ma di fatto cosa è accaduto? L'anelito di pochi giovani della "prima ora", ispirato ad ideali che - anche se da molti non condivisi - erano nobili, tanto da far loro accettare il carcere, o un più lungo servizio e altre discriminazioni, si è andato via via dissolvendo.

Oggi il fenomeno del servizio civile - i sintomi se ne avvertivano fin dagli anni '80 - è sostanzialmente diventato, nella maggior parte dei casi, per i giovani un modo per non prestare il servizio militare, comunque più vincolante e più duro di quello civile e per gli enti un modo di avere personale a costo zero.

Il numero degli obiettori, arrivato a 51.467 nel 1997, sembra abbia superato i 70.000 nel 1998: un "quasi esercito" civile, parallelo alle Forze Armate, che grava sul bilancio dello Stato. A sentire certe conclusioni del recente Convegno di Foligno sul volontariato si vorrebbe creare addirittura una forza civile permanente basata sulla lega obbligatoria di tutti i giovani cittadini maschi e femmine!

3. Conclusioni

Considerato che:

a) il mantenimento della leva militare

- pur in convivenza col volontariato militare, cosi' com'è, non è utile per la difesa secondo un rapporto di costo/efficacia;

- non è sostenuto da nessuna forza politica né dall'opinione pubblica;

- crea disparità di trattamento fra i giovani (soldati di leva, volontari, obiettori di coscienza in servizio civile);

b) il processo di formazione di Forze Armate costituita da professionisti:

- è ormai piuttosto avanzato nell'Esercito e ancor più nella Marina Militare e nell'Aeronautica Militare, anche se dovrà essere accelerato e ottimizzato;

- è ultimato o è stato avviato negli altri Paesi dell'Unione Europea.

c) l'attuale stato del servizio civile, di cui ho dianzi accennato, non si giustifica né dal punto di vista etico né sostanziale;

d) non si giustifica il costo di Forze Armate miste e del Servizio Civile;

Ritengo che:

- nel rispetto di tempi tecnici, al fine di evitare traumi e nocumento alla funzione difesa, e in forza di idonea soluzione giuridica, si debba procedere rapidamente all'abolizione totale della leva militare, compreso conseguentemente il "carrozzone" dell'obiezione di coscienza e del correlato servizio civile. (Sarà comunque saggio considerarne il suo mantenimento per i casi di guerra o di grave emergenza nazionale o internazionale).

- Si debbano accentuare gli sforzi già in atto per creare uno strumento militare nazionale efficiente, mobile e snello, basato su professionisti volontari - ben retribuiti e soprattutto con sicure prospettive di sistemazione alla fine della ferma - e modulare ad un auspicabile strumento militare europeo.

(*) Ex direttore generale della leva e del reclutamento obbligatorio del Ministero della Difesa

 
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