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Partito Radicale Centro Radicale - 3 febbraio 1999
UE/Unione Diplomatica e Militare/Financial Times: articolo di Emma Bonino

PERSONALE PUNTO DI VISTA DI EMMA BONINO

UN SOLO ESERCITO EUROPEO

Ora che l'Europa ha l'UEM (Unione Economica e Monetaria), dovrebbe andare verso l'UDM, l'Unione Diplomatica (*) e Militare. Il lancio tranquillo dell'euro mostra come si può fare.

di Emma Bonino (**)

The Financial Times, Mercoledi' 3 Febbraio 1999

L'esercito jugoslavo è ancora una volta "all'offensiva" in Kossovo - massacrando civili disarmati -, ed una nuova crisi umanitaria si sta profilando. Ancora una volta gli USA e l'Europa stanno valutando se un qualche breve intervento militare possa far piegare il Presidente jugoslavo Slobodan Milosevic. Ma che succede se Americani ed europei arrivano a conclusioni diverse? E se questa volta gli europei volessero l'intervento ma non lo volessero gli Americani? Qualcuno potrebbe dire che si tratta di science-fiction. Ma immaginiamo che diventi realtà. L'Europa sarebbe in grado di partire da sola? Probabilmente no.

Come mostra il Kossovo, i maggiori problemi della difesa europea sono due tipi di operazioni "fuori-area": il tipo "soft" (aiuti umanitari, mantenimento della pace), ed il tipo "hard" (ristabilimento della pace). Per gli europei è logico politicamente e operativamente contare sulla NATO per entrambi i tipi di intervento. Come ha detto Tony Blair, il primo ministro inglese: "Per avere autorevolezza politica, l'Unione Europea deve essere capace di agire militarmente da sola anche quando gli Stati Uniti non sono impegnati". Questo è esattamente quello che intendeva la NATO quando ha definito le sue risorse militari entità "separabili ma non separate".

Tuttavia la NATO può essere solo parte della soluzione. Sicuramente l'Alleanza permetterebbe agli europei di evitare di duplicare molte risorse, infrastrutture e comandi. Molte, ma non tutte. Per altre cose, come i trasporti a lungo raggio e la ricognizione satellitare, gli europei partono quasi da zero, e possono farcela soltanto coalizzandosi. Di qui l'urgenza di un'identità di difesa europea.

Se tutto sembra cosi' ragionevole e fattibile, siamo allora sul punto di varare una grande riforma della difesa europea? La risposta è no. Sul vecchio continente riforme di tale portata non si sono mai fatte senza almeno tre condizioni: un fermo impegno verso un obiettivo finale, quantunque distante nel futuro; il conseguente senso di direzione capace di guidare generazioni successive di leader politici, diplomatici e burocrati; un quadro istituzionale appropriato al raggiungimento dell'obiettivo. L'Unione Economica e Monetaria ne è un esempio tipico. Dieci anni fa di questi tempi, l'idea di una UEM era ancora oggetto di esame da parte di un comitato composto da dodici governatori di banche centrali e tre esperti indipendenti, presieduto dall'allora Presidente della Commissione, Jacques Delors. Il comitato arrivo' a proporre un piano in tre fasi per la UEM, adottato poi al Consiglio Europeo di Madrid nel giugno 1989; la prima fase inizio' il primo luglio 1990. L'obiettivo finale di una piena unione monetaria

fu incorporato nel Trattato di Maastricht due anni più tardi. Ma i governi europei mantennero saldamente il controllo di tutto il processo, inclusi i passaggi da una fase all'altra.

Questo processo dovrebbe essere ripercorso, stavolta nell'ambito della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC). Quando il Trattato di Amsterdam entrerà in vigore, il Consiglio Europeo potrebbe nominare il nuovo Alto Rappresentante della PESC e il Presidente della Commissione a copresiedere una riedizione del comitato Delors sull'UEM. Il Comitato dovrebbe essere composto dai quindici capi di Stato maggiore, alti diplomatici dei paesi membri ed esperti indipendenti. Se il comitato scegliesse di seguire il modello del comitato Delors, potrebbe raccomandare un piano in più fasi e su diversi anni, per arrivare a un'Unione Diplomatica e Militare, o UDM.

Come per l'UEM, la prima fase dovrebbe essere centrata sul rafforzamento della cooperazione diplomatica e militare, utilizzando gli strumenti già contenuti nel nuovo trattato UE - come la cellula di pianificazione politica e di tempestivo allarme. Nella seconda fase qualcosa di simile all'Istituto Monetario Europeo (il precursore della Banca Centrale Europea) potrebbe essere creato, sia in campo militare sia diplomatico. Nell'ultima e terza fase, l'UDM sarebbe compiuta e sia un esercito sia un corpo diplomatico europei vedrebbero la luce.

Come per l'UEM, l'intero processo verrebbe supervisionato e deciso in ultima istanza dai governi degli stati membri. In questo senso, l'idea britannica di creare un Consiglio dei ministri della difesa è particolarmente utile, poiché non c'è una controparte militare del ruolo svolto dal Consiglio Ecofin nell'UEM. L'idea sarà sicuramente accolta da un diluvio di scetticismo, ma la stessa cosa è accaduta all'UEM fino a qualche mese fa. Molti diranno che prima di imbarcarsi nell'UDM, è necessario che i paesi membri dell'UE interessati siano d'accordo su ogni singolo dettaglio della politica estera e di sicurezza che vogliono perseguire. Ma con l'UEM si è arrivati a creare la Banca Centrale Europea attorno a un solo obiettivo di politica monetaria: la stabilità dei prezzi. E la BCE, meno di due mesi prima dal rilevare le politiche monetarie nazionali degli undici paesi partecipanti, doveva ancora prendere diverse decisioni politiche cruciali. Per dissipare una preoccupazione britannica fondamentale, non è necessa

rio che gli eserciti e i corpi diplomatici nazionali spariscano. Difatti, come nel caso delle relazioni tra banche centrali nazionali e BCE, si può arrivare a una divisione del lavoro e a delle sinergie. Ci sarà sicuramente molto da discutere sulla lunghezza del periodo per arrivare ad una piena UDM. Ma, dal Comitato Delors all'effettiva circolazione delle monete e banconote euro, ci saranno voluti ben quattordici anni all'Europa per arrivare a una piena UEM. Nel frattempo ci sono stati referendum e opt-out, ogni sorta di dubbi e ripensamenti. Riaccadrà di certo con l'UDM. Ma nonostante tutto ciò, nessuno dubita che l'euro stia per decollare con successo. Da ultimo, molti obietteranno che una volta che si ha un'unione diplomatica e militare cum unione economica e monetaria, voilà!, c'è l'Europa federale. Ho consapevolmente evitato il termine, poiché evoca una moltitudine di altri problemi: i poteri del Parlamento, il ruolo esecutivo della Commissione, e cosi' via su una lista infinita su cui tonnellate di pa

gine molto controverse sono state scritte. Tuttavia, comunque si voglia chiamare un'Europa del genere, due cose sono certe: avrebbe sulla scena mondiale quell'autorità che attualmente manca ai suoi singoli stati membri e cui Tony Blair giustamente aspira; nessuno potrebbe onestamente dire di essere stato spinto a precipitarsi in una tale Unione. Immaginiamo il 2015 come scadenza per una piena UDM: sarebbero 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Davvero nessuna precipitazione.

(*) non di difesa come riporta il Financial Times.

(**) L'autore è commissaria per la pesca, politica dei consumatori e aiuti umanitari.

 
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