di Angiolo BandinelliSOMMARIO. Gli Stati dei paesi "latini" si svilupparono nell'"affermarsi della laicità", sopra il "clericalismo" e "sopra i particolarismi tradizionalisti, le culture provinciali...bigotte delle loro identità". In questi paesi persino molti cattolici sono orgogliosi di questa affermazione "laica": De Gasperi è un esempio di cattolico di tale tipo. Ma questa fierezza è oggi fuori luogo, così come sono fuori luogo le polemiche connesse, rispetto alle "esigenze della politica di oggi", e ai "problemi della statualita" moderna. Il laicismo di ieri fu importante nella "definizione dello Stato e dei suoi valori" così come nella messa a fuoco della "categoria della politica", dell'"etica e dell'utile". Ma oggi, la laicità autentica si misura solo sul tema della fondazione della statualità federale europea. (TRASNAZIONALE: PERCHE', COME, CON CHI?, Convegno a cura del Partito radicale, Roma, 19-20 luglio 1988 - Ripubblicato in "IL RADICALE IMPUNITO - Diritti civili, Nonviolenza, Europa", Stampa Alternativa, 1990) @som
mario
C'è un termine, nella cultura politica dei paesi latini, che è essenziale per la comprensione della storia moderna - la storia degli ultimi due secoli - di questi paesi, e che non si riscontra altrove. Il termine è "laico", "laicità". Il formarsi e l'affermarsi dei nostri Stati - l'Italia naturalmente, ma anche la Francia e la Spagna - procede o si arresta con l'affermarsi o l'arretrare del valore espresso da questo termine, da questo concetto. I nostri Stati si sono costituiti con l'affermarsi della laicità, appunto, sopra il clericalismo; ma anche sopra i particolarismi tradizionalisti, le culture locali e provinciali bigotte delle loro identità, incapaci di sciogliersi nella storia e nell'ampliarsi progressivo dei suoi orizzonti. Mi pare che nel lessico dei paesi anglosassoni questo termine, o uno semanticamente simile, non esista o quasi. Invece noi latini siamo molto fieri della storia della laicità nei nostri paesi. Persino i cattolici ostentano spesso, da noi, una laicità (di comportamenti, almeno) c
he si oppone, se non si contrappone, alle esigenze della fede e ai comandi della Chiesa quando si facciano troppo petulanti nelle cose del mondo. De Gasperi è un esempio di cattolico di questo tipo, di cattolico laico. Ne siamo fieri e gelosi; sempre pronti, poi, a insorgere e ad azzuffarci di nuovo serissimamente, tra laici e clericali, risollevando le bandiere del vecchio confronto, al primo equivoco o cedimento. Ma, in tal caso, si tratta al più di esibizione di buoni sentimenti; arretrati e insignificanti, però, nel confronto con le esigenze della politica di oggi, quella che deve misurarsi sui problemi dell'oggi, nella scala delle priorità e urgenze dell'oggi. Io penso che non vi sia nulla più da temere, oggi, dall'insorgere di nuovi e vecchi clericalismi, di nuove chiusure tradizionaliste. Non credo che un Maurras possa tornare di attualità. I sussulti tardivi, cui pure assistiamo, del confronto tra laici e clericali hanno, di fatto, contenuti indifferenti in termini di grande politica, trattandosi per
lo più di dispute tra chi ostenta di credere e chi fa professione di agnosticismo. Qualcosa che non tocca i problemi della statualità, ma attiene alla sfera del privato. Non si facciano confusioni: la laicità radicale degli anni '60 fu la laicità di un partito di credenti e non credenti che cercavano assieme, nell'occasione della battaglia per il divorzio, di fondare definitivamente - oltre il Concordato e i suoi estremi equivoci - lo Stato della legge laica la cui affermazione in Italia era stata particolarmente attardata dalle avverse condizioni storiche e politiche che conosciamo. Riciclando e ripetendo il vecchio scontro in termini che non hanno più significato né contenuto di modernità noi perdiamo anche il senso reale e profondo di quel termine, un senso che è invece di grande attualità e modernità. Perché va ricordato e tenuto fermo che la secolare battaglia laica è stata innanzitutto battaglia per la definizione teorica e strutturale dello Stato moderno, delle condizioni che definiscono la fenomeno
logia dello Stato, nel suo svolgersi attraverso il conflitto con i valori feudali ed ecclesiali che costituivano la vecchia società e impregnavano le sue strutture. Definizione dello Stato e dei suoi valori, e quindi dei rapporti tra lo Stato e il cittadino; una figura che emergeva ex novo, anche essa, nella lotta contro il vecchio mondo. Dalle viscere di questo scontro nasceva e si definiva anche la categoria della politica, che è categoria insieme dell'Etico e dell'Utile. A tale concezione forte del laicismo, della laicità, occorre oggi riprendere il discorso, se si vuole fare, tutt'insieme, una politica della modernità protesa sulle urgenze dell'oggi e una politica europea, di federalismo europeo. I due obiettivi - piaccia o meno - coincidono, nella interpretazione almeno che ne diamo noi o che cerchiamo di costituire in fatto politico e non solamente culturale.