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Partito Radicale Centro Radicale - 8 aprile 1999
Kosovo/Milosevic/intervento Nato: intervista a Olivier Dupuis

MILOSEVIC SOTTO INCHIESTA

I procuratori del Tribunale permanente internazionale continuano a raccogliere prove

L'intelligence Nato: conosciamo i nomi dei criminali

Dupuis, leader del movimento radicale transnazionale

di Armando De Simone

"Roma", 8 aprile 1999.

Milosevic potrebbe già essere nell'elenco degli imputati presso il Tribunale per i crimini di guerra nella ex Yugoslavia. Ce lo conferma Olivier Dupuis, deputato europeo, segretario del Partito Radicale transnazionale, da sempre sostenitore della battaglia contro Milosevic.

A che punto è la pratica di incriminazione di Milosevic?

Le informazioni che abbiamo dicono che presso il tribunale internazionale per i crimini nella ex Yugoslavia, esistono degli elenchi segreti di persone inquisite, ma il Tribunale si rifiuta di dire chi si trova su questi elenchi.

Potrebbe quindi esserci anche il nome di Milosevic?

Così ha scritto sabato scorso il Sunday Times, ma il vice procuratore del Tribunale ha negato, affermando che "non è costume del tribunale rivelare il nome degli indagati". Eppure il procuratore generale, appena mercoledì scorso ha confermato che Arkan, il capo delle Tigri, da due anni è sull'elenco. Allora perché tanta riservatezza sugli altri nomi?.

Il procuratore ha detto di non avere documenti a sufficienza ....

In parte è vero. Gli Stati che avevano del materiale non hanno provveduto a trasmettere i documenti, ma questa situazione sta cambiando. I britannici, ad esempio, hanno recapitato una vagonata di documenti, gli USA trasmettono immagini satellitari di rastrellamenti. Gli albanesi sono impegnati nella raccolta di prove: il procuratore generale della repubblica Rakipi ha organizzato una squadra di procuratori che stanno raccogliendo le testimonianze dei deportati. Insomma, la scusa che non c'erano i documenti, ora non regge.

Il Partito radicale transnazionale in questa battaglia è da sempre in prima fila ...

Ad agosto abbiamo lanciato la petizione per l'incriminazione di Milosevic che ha raccolto oltre 200 mila firme che sono state già recapitate al Tribunale. Si può continuare a firmare al sito Internet www.radicalparty.org. Da settembre abbiamo organizzato un'operazione di "raccolta prove" in Kosovo, che ha raccolto un dossier che dimostra che esiste una continuità della catena di comando dal vertice del sistema fino ai reparti militari serbi e alle bade paramilitari. Non solo: nella pulizia etnica è coinvolta anche l'amministrazione civile.

La cosiddetta "sentenza Pinochet" potrebbe aiutare il Tribunale anche contro Milosevic?

Come dicevo, una volta dimostrata la continuità della catena dicomando, si può risalire direttamente a Milosevic. La sentenza inglese su Pinochet dice che in caso di violazione delle convenzioni internazionali non c'è alcuna immunità. Tanto più che in questo caso esiste un Tribunale che è stato istituito nel 1992, che è competente per il territorio della Yugoslavia per tutti i crimini commessi dal 1991. E di crimini, tra stupri, fosse comuni, esecuzioni, treni piombati, espropriazione dei terreni, distruzione dei documenti, incendio delle case, in Kosovo ce n'è abbastanza per riempire un elenco telefonico.

Eppure l'opposizione serba è silenziosa. Come mai?

E' per questo che abbiamo sempre sostenuto la necessità di incriminare Milosevic. Sarebbe scattato un processo di delegittimazione, un'arma potente per l'opposizione interna. Come è avvenuto in Bosnia dove Mladic e Kardzic, dopo l'incriminazione da parte del tribunale, non hanno potuto più ricoprire cariche pubbliche.

In Italia il partito filoserbo ha ripreso fiato dopo la tregua unilaterale...

C'è innanzitutto un problema di corretta informazione. Detto questo va detto che davvero c'è gente che fa un lavoro da quinta colonna. In ogni caso non enfatizzerei. Il problema di Cossutta più che la guerra contro la Serbia, era quello di avere garantiti dei posti in lista coi DS. Il vero problema sono i pacifisti che professano la teoria dell'equidistanza, come all'epoca di Stalin ...

Lei è stato leader europeo degli antimilitaristi. Come vede le decisioni dei pacifisti ?

E' un'amarezza che sto vivendo da dieci anni. La mia rottura con loro risale ai bombardamenti di Vukovar. Poi in questi anni sono stato in Macedonia, in Bosnia, in Kosovo ... Abbiamo tentato di tutto. Con la battaglia per il tribunale internazionale abbiamo cercato di mettere in moto un meccanismo legale. Con la richiesta di incriminazione di Milosevic abbiamo cercato uno strumento politico per abbattere pacificamente il regime. Abbiamo chiesto di persona una vera politica d'informazione a Belgrado. Ma davanti al progetto dell'eliminazione di un popolo intero, abbiamo sostenuto la NATO. Per un nonviolento, davanti ad un massacro la scelta è tra il non fare o intervenire per impedirlo.

C'è chi teme il progetto della Grande Albania...

Questa è solo la Grande Balla. La cosiddetta Grande Albania conterebbe al massimo 6 milioni di persone, mentre tutti gli altri paesi confinanti ne hanno una decina e l'Italia sessanta milioni. Tutti i Paesi dell'area, tranne l'Albania, hanno un potenziale economico triplo rispetto a quello dell'Albania. Dire che questo paese di sei milioni di poveri rappresenta una minaccia per chiunque fa ridere i polli. E poi è stato proprio il regime di Belgrado a portare ab-vanti il disegno della "Grande Serbia". Allora perché non parlare della "Grande Puglia".

Come vede le prospettive di questa guerra?

Sono molto preoccupato per gli effetti collaterali, in particolare in Macedonia. Per vedere uno sbocco in Bosnia abbiamo dovuto attendere tre anni e duecentomila morti... Credo che siaurgente l'intervento militare di terra, per assicurare il corridoio umanitario, per chi nel Kosovo si sta difendendo dalla deportazione. Altrimenti altre 500mila persone fuggiranno dappertutto.

 
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