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Partito Radicale Centro Radicale - 14 aprile 1999
PE/Kosovo/dichiarazione del Consiglio/dichiarazione di Emma Bonino

Sessione Plenaria, mercoledì 14 aprile 1999

Dichiarazione del Consiglio sulla situazione in Kosovo

Intervento della Commissaria Emma Bonino a nome della Commissione

Bonino. Signor Presidente, onorevoli parlamentari, mi sembra che il dibattito abbia visto, con l'eccezione di un solo gruppo politico, l'unanimità di questa Camera nella condanna del metodo di deportazione di massa usato - e non da oggi - da Milosevic. Mi pare altrettanto che sfumature diverse siano state espresse per quanto riguarda il da farsi.

Vogliamo tutti la pace, salvo forse Milosevic. E questo dovremmo tenerlo a mente: se c'è qualcuno che da dieci anni persegue un progetto ultranazionalista, perdente storicamente ma sanguinoso e crudele e che ha costato la vita a milioni di croati e bosniaci, questo è Milosevic, che ha voluto, perpetrato e usato la guerra da dieci anni. Bene, noi vogliamo la pace, salvo lui, ed è importante dirlo. Il problema è come costringere questo signore, dopo dieci anni, ad una soluzione, ad una situazione ragionevole. Io credo che, dopo dieci anni, non c'era altra strada se non l'uso della forza. E lo dico da nonviolenta, oltre che da membro di un'Istituzione. Ma c'è dell'altro. Sono dieci anni - ripeto, dieci anni - che con Milosevic si fanno negoziati, conferenze, controconferenze, mezzi accordi, accordi interi: mai una volte che si sia arrivati alla fine; ogni accordo ci ha solo preparato al massacro successivo.

Io credo che sia in atto nei nostri paesi una sorta di cancellazione della memoria. Possibile che nomi come Osiek, Vukovar, Srebrenica, Bihac, Sarajevo non dicano più niente a nessuno?

(Applausi)

Possibile che tutto questo non è avvenuto? Che ce lo siamo dimenticato? Sbaglio o eravate proprio voi a voler far fronte alla vergogna di Sarajevo, a dire: "Non dobbiamo mai più assistere a un dato di viltà e di vergogna che ha permesso Sarajevo"?

Per una volta signori colleghi e deputati, che non è in gioco petrolio, non sono in gioco diamanti, non è in gioco neanche la conquista territoriale, per una volta che è in gioco il diritto di un intero popolo a vivere a casa sua, in pace e in dignità, e per una volta che si usa la forza, improvvisamente scopriamo che invece no, non va. Per che cosa? Rambouillet 45? Questa è la domanda che credo sia utile porsi, e soprattutto la risposta che sarebbe utile dare. Io mi auguro che si possa arrivare ad una conferenza seria, in una situazione in cui gli impegni presi saranno non solo seri ma verificati e verificabili. Non vorrei che incorressimo nell'ennesiam trappola del mezzo accordo, magari per preparare il massacro del Montenegro.

(Applausi)

C'è una cosa che in questo dibattito vorrei sottolineare: siamo oggi alla disgregazione, all'annientamento del Kosovo e di un intero popolo. E non è iniziata il 24 marzo, colleghe e colleghi; in agosto - forse eravamo tutti un po' distratti, un po' in vacanza - c'erano 400.000 sfollati all'interno del Kosovo, costretti a vagare sulle montagne, esattamente quelli che allora erano tenuti dentro e che nelle ultime settimane Milosevic ha sparato come bombe umane contro l'Albania, contro la Macedonia, e speriamo che non decida di spararle contro il Montenegro.

Vorrei sottolineare anche che, persino dal punto di vista umanitario, non c'è organizzazione umanitaria che abbia il mandato, le risorse umane, la preparazione adeguata per una bomba umana di 500.000 persone in pochi giorni. In particolare vorrei sottolineare che la Commisisone è, si, dimissionaria, dimessa, corrotta e non so che, ma forse bisognerebbe capire la situazione istituzionale un po' particolare in cui ci siamo trovati a lavorare, alla quale credo comunque che abbiamo fatto fronte per quanto era in nostro potere. Ripeto, non c'è organizzazione umanitaria, oggi, che sia in grado di affrontare 500.000 bombe umane sostanzialmente in pochi giorni.

Due preoccupazioni ancora dal punto di vista umanitario: primo, cosa sta succedendo all'interno del Kosovo, dove la popolazione kosovara è oggi assolutamente senza aiuto, senza protezione ed anche senza testimoni? Seconda questione: Montenegro. Se centomila deportati sono spinti contro il Montenegro, questo sarà - è evidente - un altro dramma di instabilità.

Tre elementi, brevissimamnete, dal punto di vista umanitario. Questa crisi ci dimostra, in primo luogo che, nelle situazioni complesse come l'uragano Mitch in America centrale, a volte è impossibile per gli umanitari affrontare la situazione senza aiuto di strutture militari. cero, sarebbe stato più adeguato poter usare la UEO. Bene, ma per il momento l'UEO mi pare un'organizzazione più virtuale che altro, sicché condivido la necessità della signora Ogata quando ha scritto alla NATO perché fossero messe a disposizione possibilità tecniche almeno per il trasporto e la messa in opera dei campi, eccetera. Ma questo dobbiamo tenerlo presente perché, come nell'uragano Mitch, in questa situazione a volte strutture militari a fini civili sono assolutamente indispensabili, non foss'altro dal punto di vista logistico. In secondo luogo, il collega Van den Broek ha già parlato della necessità di rafforzare i paesi che ricevono questa grande massa di rifugiati. Certamente riferiremo alla signora Gradin perché venga segu

ito il caso individualoe che è stato citato. Infine, un'ultima raccomandazione: mi auguro che tutto lo sforzo di solidarietà, anche dell'opinione pubblica, venga fatto in modo disciplinato e coordinato. Sussiste un rischio che si intasino, come un collo di bottiglia, le poche strutture portuali e aeroprtuali. Inoltre è meglio comprare in loco, quindi è meglio soldi che pacchi di viveri. Se qualcuno ci aiuta a far passare questo messaggio è molto importante.

Per ultimo, un grazie agli Stati membri, a partire dall'Italia che ha avuto una reazione rapida ed immediata ma anche agli altristati membri che si stanno adoperando in modo notevole. Come sapete, nel bilancio la parte della riserva mobilitata ammonta a 150 milioni di euro; ad oggi la collaborazione in bilaterale, la donazione in bilaterale degli Stati membri ammonta a 177 milioni di euro. Di questo credo vada tenuto conto in modo che queste cifre facciano della sinergia adeguata.

Onorevoli colleghi, io mi auguro, soprattutto, che questa Istituzione sappia tenere, sappia durare, sappia dare un senso di leadership anche all'opinione pubblica perche una differenza sia fatta tra aggressori e aggrediti, tra aggressori e vittime innocenti. Voglio precisare che gli aiuti umanitari sono destinati anche alle popolazioni serbe tramite ma croce rossa: non c'è discriminazione per quanto ci riguarda. Mi auguro che assieme sapremo affrontare questa battaglia dura e complessa, che sia, spero una battaglia perché sovranità nazionale non voglia dire proprietà e perché il diritto individuale possa fare un passo in avanti.

 
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