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Partito Radicale Centro Radicale - 15 luglio 1999
Kosovo/Hoti/Cittadinanza italiana: proposta di mozione

CONFERIMENTO DELLA CITTADINANZA ITALIANA A UKSHIN HOTI, PROFESSORE UNIVERSITARIO KOSOVARO, MILITANTE DEMOCRATICO RECLUSO NELLE CARCERI SERBE.

Torino, 15 luglio 1999

Il Consiglio Regionale del Piemonte,

- visto l'art. 9 della Legge 5 febbraio 1992, n. 91, che prevede la concessione della cittadinanza italiana allo straniero "... quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato";

- considerato che tale presupposto, cioè l'"eccezionale interesse", ricorra nel caso di UKSHIN HOTI, nato nel 1943 a Kruashe e Madhe (Rahovec), in Kosovo, candidato al premio Sacharov del Parlamento Europeo, recluso nelle carceri serbe per "avere intrapreso azioni incriminate come azioni di preparazione all'esito penale di messa in pericolo dell'integrità territoriale della Repubblica Federale di Jugoslavia";

- preso atto dell'illuminante vicenda personale del signor HOTI:

ha seguito le scuole superiori a Prizren e Pristina; ha frequentato la Facoltà di Scienze Politiche di Zagabria, per poi trasferirsi a Belgrado, dove ha compiuto due anni di studi post-universitari nel campo delle Relazioni politiche ed economiche internazionali. Successivamente si è specializzato per un anno nelle università americane di Chicago e Washington, lavorando poi come ricercatore scientifico indipendente all'Università di Harvard e partecipando a numerosi incontri organizzati da membri del Congresso e da altri politici americani. Nella seconda metà degli anni '70 ha insegnato a Pristina presso le Facoltà di Giurisprudenza e Filosofia e presso la Scuola Politica "Eduard Kardel". Ha ricoperto la carica di ministro provinciale per gli Affari Esteri e ha fatto parte di tutti i forum federali per la politica internazionale.

UKSHIN HOTI è stato arrestato per la prima volta dalle autorità jugoslave nel novembre 1981, con l'accusa di <>. La sua colpa è stata di aver perorato, assieme agli studenti, la creazione della Repubblica del Kosovo all'interno della Federazione jugoslava; secondo HOTI, solo il passaggio istituzionale da "provincia autonoma" a "Repubblica" avrebbe consentito al Kosovo di recuperare il distacco economico abissale esistente nei confronti delle altre repubbliche, causa di una costante emigrazione che depauperava ancor di più la società e l'economia. Egli, inoltre, prende le difese degli studenti maltrattati, perseguitati, arrestati e condannati a pesanti pene per puri e semplici reati di opinione. E', a sua volta, arrestato, giudicato e condannato a nove anni di prigione; la Corte Suprema è costretta ad ammettere che la sentenza è priva di qualunque fondamento giuridico e gli riduce la pena a 3 anni e mezzo. Uscito di prigione, HOTI, rimasto senza lavoro, deve tornare nel suo vi

llaggio natale, dove vive in condizioni di totale isolamento e ostracismo. Tra il 1988 e il 1989, i servizi segreti serbi fomentano nei suoi confronti una campagna di diffamazione sulla stampa di Belgrado, accusandolo di essere al servizio dell'Albania. HOTI risponde a queste accuse con un saggio teorico in cui chiede l'apertura di istituzioni democratiche di stampo occidentale.

Nel 1990, a Lubiana, collabora alla riviste albanesi "Alternativa", "Republika" e "Demokracia Autentike - DeA". Pubblica il suo saggio politico "L'anno 1981 e i processi della democrazia", in cui mette in risalto che i giovani albanesi avevano chiesto e chiedevano solamente l'"uguaglianza nazionale" nei confronti delle altre parti della Jugoslavia; è utile qui ricordare che HOTI, fino allo smembramento della Jugoslavia nel 1991, sostenne posizioni molto moderate, in un contesto politico in cui, invece, la creazione della "Grande Albania" sembrava essere perfettamente realizzabile. Nel 1991, HOTI fa ritorno in Kosovo, dove scrive saggi politici e tiene corsi di sociologia politica all'Università di Pristina. Nel nuovo contesto derivante dallo smembramento della federazione jugoslava, HOTI inizia a propugnare l'unificazione della nazione albanese in un unico Stato, attraverso mezzi democratici e pacifici.

Durante i mesi di marzo e aprile 1993, HOTI è nuovamente imprigionato, dopo essere stato condannato per aver organizzato, l'anno precedente, una manifestazione di omaggio ai caduti del movimento per la democrazia. Nel 1994 è invitato a mettersi alla guida del Partito di Unità Nazionale (UNIKOMB); alla vigilia della sua investitura alla presidenza del partito, il 17 maggio, è arrestato, con l'accusa di essere membro di due organizzazioni dichiarate clandestine, l'UNIKOMB e il LPRK (l'attuale UçK). Durante il processo è dimostrato che l'UNIKOMB è un partito legale e che HOTI non è membro dell'LPRK; il tribunale serbo lo condanna comunque, nel settembre 1994, a una pena di 5 anni di prigione, senza alcuna prova, imputandogli di "avere intrapreso azioni incriminate come azioni di preparazione all'esito penale di messa in pericolo dell'integrità territoriale". La vera colpa di UKSHIN HOTI è di non aver mai incitato alla violenza e di non essersi mai rassegnato alla sottomissione. Per questa grave colpa è stato ca

ndidato al Premio Sacharov 1998 del Parlamento Europeo.

- ritenendo indispensabile ed urgente una grande mobilitazione pubblica a sostegno di tutti coloro che in Kosovo, in Serbia e in Montenegro si battono, ieri come oggi, con strumenti nonviolenti per l'affermazione della democrazia e dello Stato di diritto;

- essendo, altresì, consapevole che per troppo tempo le democrazie occidentali hanno lasciato soli nella loro lotta i democratici del Kosovo, della Serbia e del Montenegro, fornendo addirittura sostegno e credito politici ed economici a Slobodan Milosevic;

- giudicando essenziale che tale mobilitazione pubblica passi anche attraverso un atto formale delle Istituzioni del nostro Paese, con cui si affermi la propria attenzione e la propria responsabilità nei confronti della vicenda esemplare di UKSHIN HOTI.

Tutto ciò premesso e considerato, il Consiglio regionale del Piemonte

auspica che, ai sensi dell'art. 9, secondo comma, della legge n. 91/1992, il Presidente della Repubblica Italiana conferisca la cittadinanza italiana al cittadino kosovaro UKSHIN HOTI;

invita i Comuni piemontesi a prendere in considerazione la possibilità di conferire la cittadinanza onoraria a UKSHIN HOTI;

impegna il Presidente del Consiglio Regionale: a trasmettere il presente atto: alla Commissione Europea; al Presidente del Consiglio dei Ministri; al Ministro degli Affari Esteri; all'Ambasciatore della Repubblica Federale di Jugoslavia in Italia; ad adoperarsi per far giungere pronta comunicazione del presente atto al signor UKSHIN HOTI, invitandolo a far visita al Consiglio Regionale non appena avrà riacquistato la libertà di movimento.

 
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