DI STEFANO, IL BRACCIO DESTRO DI ARKAN, SARA' ESTRADATO IN INGHILTERRA? SARA' PIU' AGEVOLE PER GLI ISPETTORI DEL TRIBUNALE DELL'AJA RAGGIUNGERE LONDRA; ROMA, IN EFFETTI, ERA TROPPO LONTANA...
Torino, 5 Aprile 2000. Alla notizia della decisione della Corte d'Appello di Roma di consentire l'estradizione in Gran Bretagna di Giovanni Di Stefano, braccio destro del criminale di guerra serbo Arkan, l'esponente radicale torinese Giulio Manfredi, presentatore di due esposti su Di Stefano, ha dichiarato:
"La decisione della Corte d'Appello ha l'indubbio merito di portare finalmente all'attenzione dell'opinione pubblica la presenza nel carcere di Rebibbia, dal novembre scorso, del signor Di Stefano. Questo è uno strano Paese: due mesi fa, l'esposizione di uno striscione filo-Arkan allo stadio Olimpico mobilitò schiere di opinionisti in centinaia di articoli e commenti sdegnati; invece, la presenza in un carcere italiano del "consigliere" di Arkan, del "numero due" nella scala gerarchica delle famigerate "Tigri", responsabili di crimini di guerra in Croazia e Bosnia, di un testimone prezioso (soprattutto dopo l'uccisione di Arkan) non ha provocato alcuna reazione, né da parte dei mass media né da parte della magistratura; con i miei esposti ho cercato di ricordare che esiste da cinque anni una legge (la n. 120 del 1994) che prevede l'obbligo di collaborazione delle istituzioni italiane con il Tribunale Penale Internazionale dell'Aja: il caso "Di Stefano" poteva e può ancora costituire un'importante attuazione
di tale norma.
In attesa del definitivo responso della Cassazione, non ci resta che confidare nella magistratura britannica e nella geografia: Londra è molto più vicina all'Aja di Roma...".