CASO BARNABEI: INTERVIENE SERGIO D'ELIA, SEGRETARIO DI NESSUNO TOCCHI CAINO
Il Mattino, 10 Settembre 2000
di Sergio D'Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino
La decisione del Governatore Gilmore di far effettuare alcuni test del DNA chiesti dalla difesa di Barnabei è un fatto positivo, eccezionale, frutto soprattutto di una campagna di stampa, di informazione e di opinione pubblica "americane". Certo, l'Italia e l'Europa si sono mobilitate per prime. Il Papa è intervenuto. Ma è la democrazia americana che ci ha consentito di sapere, e quindi di intervenire. In quali altri paesi "esecuzionisti", sarebbe mai permesso ad un condannato a morte di parlare, far conoscere il suo caso, intervenire per settimane sui giornali e, in diretta, in trasmissioni radiofoniche, urlare la propria innocenza? In paesi come la Cina, l'Iran, l'Iraq o Cuba, Barnabei sarebbe già morto e sepolto. In questi paesi, dittatoriali e integralisti, i condannati a morte non passano neanche da un'aula di tribunale; spesso, dalla cella di un commissariato di polizia finiscono direttamente, e in poche ore, davanti ad un plotone di esecuzione. In Cina, che pratica la quasi totalità della pena di mort
e del mondo - non dimentichiamolo -, si può finire ammazzati per "vie legali" non per omicidio o per stupro, ma solo per una truffa o aver rubato una macchina. Per un Barnabei "americano" di cui riusciamo a sapere e, speriamo, a salvare, ce ne sono migliaia ogni anno nel mondo, sconosciuti o indifesi, dei quali la stampa non parla o per i quali non riusciamo a fare niente. Per questi, per tentare di salvarli tutti, l'Italia e l'Europa, dopo il fallimento dell'iniziativa al Palazzo di Vetro nel novembre scorso, sono chiamate ad un maggior impegno e responsabilità nell'iniziativa per una moratoria Onu delle esecuzioni capitali.
Ora, per quanto riguarda il Barnabei "americano", c'è un fatto che ci preoccupa, ed è che la sua sorte sia nelle sole mani del Governatore Gilmore, che è un'autorità politica, e non in quelle di un giudice, di una qualsiasi autorità giudiziaria davanti alla quale accusa e difesa possano confrontarsi. Forse non tutti sanno che la legge dei 21 giorni, che esiste solo in Virginia, taglia fuori i tribunali dalla valutazione di nuove prove, le quali - appunto, dopo 21 giorni dalla prima condanna - possono essere esaminate solo dal Governatore. Barnabei è, quindi, sottoposto ad un potere di tipo teocratico, non alle regole vere e proprie di uno stato di diritto.
Il caso di Rocco Barnabei è comune a molti detenuti nel braccio della morte della Virginia, ed è il caso proprio della legge dei 21 giorni, una legge "integralista", chè solo uno Stato che si consideri perfetto e una giustizia che presuma di essere infallibile possono aver concepito. "La prova di innocenza è irrilevante ai fini del giudizio", ha dichiarato il Ministro della Giustizia della Virginia, Mary Sue Terry, quando un condannato a morte si è rivolto ad un tribunale dello stato perché esaminasse nuove prove a suo discarico. Il processo si era svolto nel pieno rispetto delle regole di procedura, e quindi la giustizia poteva fare il suo corso, e correre il rischio di "giustiziare" un innocente. A questa posizione hanno reagito i parlamentari della Virginia che hanno votato una legge che supera i termini "forcaioli" dei 21 giorni. La legge, passata alla Camera, è ora all'esame del Senato.
A causa della legge dei 21 giorni, molti appelli di condannati sono stati respinti e, da quando la pena di morte è stata reintrodotta in Virginia, non è mai stato scarcerato nessuno dai bracci della morte dello Stato. Mentre, a livello nazionale, dal '76 ad oggi, 87 persone sono state liberate dai bracci perché scoperte innocenti. E secondo lo studio del professor James Liebman della Columbia University, pubblicato alcuni mesi fa, il 68% di 4.578 casi di condanne capitali, giudicati tra il 1973 e il 1995, era stato riesaminato. Dopo le revisioni, il 7% dei condannati è stato dichiarato innocente, mentre l'82% ha ricevuto pene meno pesanti. In Virginia, invece, la percentuale di sentenze cambiate in appello è solo del 7%. Questo potrebbe essere motivo di orgoglio se dimostrasse che la giustizia della Virginia è 5 o 6 volte più accurata della giustizia degli altri stati, ma in realtà la spiegazione è un'altra. Il sistema giudiziario della Virginia è fortemente sbilanciato in favore dell'accusa, e indipendentem
ente dall'innocenza o colpevolezza dell'imputato è molto più difficile difendersi a un'accusa capitale lì che, probabilmente, in qualsiasi altro stato americano, soprattutto per la regola dei 21 giorni.
Per questo ci interessa il caso di Rocco Barnabei, al di là, quindi, della questione della sua innocenza o della sua colpevolezza, che chiediamo sia comprovata al di là di ogni ragionevole dubbio, fino all'ultimo momento utile e in un'aula di tribunale. E' in gioco non solo il diritto alla vita di una persona, ma anche la vita del diritto di un paese che continuiamo a considerare tra i più liberi e democratici al mondo.