di Olivier DupuisSOMMARIO: La nascente democrazia rumena deve affrontare con urgenza la questione etnica e quella delle relazioni con l'Europa. Il testo propone lo strumento del federalismo europeo e interno, con istituzioni sia a base territoriale che culturale, per regolare e sviluppare in modo armonico e duraturo i rapporti tra le diverse comunità etniche. Il ruolo del PR come luogo provilegiato in cui elaborare e promuovere un progetto di valorizzazione istituzionale e politica delle molteplicità culturali e umane rumene.
Nei discorsi delle cancellerie occidentali -cosi' come in quelli della maggioranza dei media- su questa Europa Centrale e Orientale che cambia tanto rapidamente, la Romania occupa un posto a parte. Qualcosa fatto di incantesimi, di silenzi imbarazzati, di solidarieta' fortemente improntata di paternalismo e di posizioni secche e "definitive" sia in materia di diritti dell'Uomo che di diritti delle minoranze.
Un "cocktail" che nasconde male lo scetticismo se non addirittura il rifiuto degli "emiri europei" (governanti e cittadini) di dare alla questione rumena un valore pienamente europeo. A loro "discarico" rimarchiamo solo che al di la' delle apparenze formali, il loro modo di comportarsi non e' molto diverso rispetto agli altri paesi "ex-socialisti".
Da parte nostra pensiamo che, quando si pensa "rumeno" sia necessario non nascondersi il viso, ma, al contrario, tener presenti diversi fattori:
- riprendendo i contatti con la democrazia la Romania ne riscopre certamente la ricchezza, ma anche le difficolta', tra cui la lentezza non e' certo la minore.
- essa ritrova una questione etnica che, durante i 45 anni del regime, fu completamente messa tra parentesi in nome del dogma "real-socialista" ed esasperata con un certo numero di misure "amministrative" e politiche (trasferimento di popolazioni, privilegi etnici,....).
- essa riscopre l'Europa, il suo posto nell'Europa, ma un'Europa non solo profondamente trasformata, ma che vive anche un processo continuo di cambiamento.
Quindi, a differenza di un'opinione diffusa, non crediamo che la situazione di partenza sia catastrofica. Accanto alla (ri)nascita di piccoli gruppi che professano e praticano l'intolleranza etnica e l'intolleranza "tout court", molti segni testimoniano l'esistenza di una presa di coscienza nella testa della maggioranza dei romeni relativamente alla necessita' di regolarein modo armonioso e duraturo la questione della convivenza tra le varie comunita' etniche. Adesso e' necessario lavorare in modo che questa presa di coscienza diventi convinzione e azione, e che lo divenga per una schiacchiante maggioranza di rumeni.
Chiaramente questo non sara' possibile che nella misura in cui ogni cittadino sara' messo in grado di conoscere le differenti argomentazioni e proposte esistenti, e, quindi, formarsi una libera opinione.
Oltre ad essere una condizione imprescindibile per la pace, l'armonia e lo sviluppo "interiori" futuri della Romania, la convivenza delle differenti etnie sara' anche determinante per trasformare gli antichi rapporti di dipendenza reciproca dei paesi della regione in concrete relazioni di interdipendenza.
Si tratta anche di un problema urgente. Con la velocita' con cui si stanno muovendo le cose, gli ultimi sassoni e svevi di Romania, di qui a qualche anno avranno raggiunto la Germania unificata, togliendo nello stesso tempo alla Romania un formidabile vantaggio naturale per stabilire e sviluppare i rapporti con il mondo tedesco.
Ma basta con le premesse. La proposta su cui vorremmo si aprisse un grande dibattito e' tripla. Si tratta di organizzare nella nuova architettura istituzionale rumena la congiunzione e l'articolazione di tre dimensioni federali: una dimensione federale europea (la Romania membro della Comunita' Europea o ancora meglio degli Stati Uniti d'Europa), una doppia dimensione federale interna: regionale (nello spirito con cui esiste ad esempio nella Germania Federale o in Canada) e comunitaria (in qualche misura nello stesso spirito con cui esiste in Belgio).
FEDERALISMO EUROPEO: ADESIONE ALLA CEE
L'obiettivo concreto che potrebbe -e a nostro parere dovrebbediventare l'asse portante della politica estera della nuova Romania e' quello del suo immediato riavvicinamento in vista della sua adesione alla Comunita' europea, Comunita' intesa come struttura di integrazione politica (e non solo economica) di tipo (e non solo a finalita') federale.
Dal punto di vista della redazione della nuova costituzione, si puo' immaginare un articolo che preveda esplicitamente la delega e il trasferimento di competenze e poteri nazionali a organismi sovranazionali in generale, alla Comunita' europea in particolare. Ancor meglio, un altro articolo potrebbe prevedere la costituzionalita' della partecipazione della Romania a tutti gli eventuali progetti di Costituente degli Stati Uniti d'Europa.
REPUBBLICA FEDERALE DI ROMANIA
Oltre ad inserirsi senza ambiguita' in una prospettiva federalista europea, crediamo che il nuovo Stato rumeno dovrebbe riorganizzarsi secondo un modello federale. Non intendiamo fare qui l'elenco dei progetti gia' elaborati nel passato ne' quello dei diversi modelli federali esistenti. I sistemi vigenti in Canada, nella Germania Federale, negli Stati Uniti, ma anche inSpagna, hanno ciascuno qualita' e difetti insieme. Il problema sara' quindi, tenendo conto delle caratteristiche specifiche della Rumeni, prendere e combinare le parti migliori di ciascuno di essi.
L'aspetto su cui invece vorremmo soffermarci riguarda il ruolo che il federalismo potrebbe giocare in un processo di ricostruzione, su solide basi, della democrazia in Romania. In particolare, garantendo il principio in base al quale le decisioni devono essere prese al livello piu' basso dove possono esserlo in modo efficace, l'organizzazione federale dello Stato potrebbe salvaguardare i cittadini e le comunita' locali da un certo numero di rischi o di tentazioni autoritarie che potrebbero derivare da una struttura centralizzata troppo forte. Da qui discende la necessita', anche in base alle dimensioni di un paese come la Romania, di istituire tra il livello decisionale nazionale e quello locale uno o piu' livelli intermedi.
FEDERALISMO REGIONALE
In questo modo - ma allo stato attuale queste sono solo delle idee destinate a suscitare la discussione e la riflessione - si possono immaginare 6,7 o 8 regioni federate e un distretto federale.
Quattro o cinque regioni a forte maggioranza rumena (la Moldavia, la Dobrugea, la Valachia, l'Oltenia...), due regioni a popolazione molto variegata, anche se a maggioranza rumena (la Transilvania e il Banat) e una regione piu' piccola, a maggioranza ungherese, il Paese dei Siculi, e infine un distretto federale attorno a Bucarest.
In ognuna di queste regioni, delimitate territorialmente, dotate di istituzioni rappresentative e di governo o esecutivo propri, i cittadini sarebbero portati ad esercitare insieme, a prescindere dalla loro appartenenza etnica o linguistica, un certo numero di poteri e di competenze, piu' o meno estesi a seconda dei settori presi in considerazione. In modo assolutamente non esaustivo, essi potrebbero riguardare materie come l'urbanistica, la protezione dell'ambiente, l'agricoltura, l'assistenza sociale e medica, la protezione civile, lo sviluppo industriale, le infrastrutture regionali...
FEDERALISMO COMUNITARIO
A fianco di queste istanze regionali si puo' immaginare un altro livello di delega dei poteri. Non piu' dallo Stato centrale verso entita' territoriali, le regioni, ma dallo Stato centrale verso entita' non territoriali, le comunita' etniche, culturali e linguistiche.
In questo caso si tratterebbe di riprendere uno degli aspetti dell'architettura istituzionale del Belgio federale di oggi, senza pero' riprodurre il grave errore commesso dai legislatori belgi, quello di aver voluto far coincidere l'istanza comunitaria con una dimensione territoriale. In Belgio, in realta', le istituzioni comunitarie fiamminghe sono le sole competenti a gestire i problemi culturali nella parte fiamminga del paese, ela stessa cosa vale per le istituzioni francofone. Eccetto la regione di Bruxelles, dove sono competenti entrambe le comunita' e la piccola zona di lingua tedesca, i territori delle regioni e delle comunita' si ritagliano e corrispondono.
Una tale corrispondenza tra regioni e comunita' condanna le minoranze di una comunita' all'impossibilita' di partecipare alla definizione e alla gestione della loro propria politica culturale, date che esse semplicemente non vengono riconosciute. Accade cosi' che le varie centinaia di migliaia di francofoni che vivono nella parte fiamminga del Belgio possono partecipare democraticamente solo alla vita culturale... fiamminga. Questo vale, anche se in proporzioni molto piu' ridotte, anche per le minoranze fiamminghe che vivono nella parte vallone.
L'idea ricercata qui sarebbe quindi di far coesistere in Romania l'insieme delle comunita' culturali indipendentemente dalla loro collocazione geografica. Oltre ad assicurare ad ognuna delle piu' conosciute di loro (rumena, ungherese o tedesca) la possibilita' di autogestire la propria politica culturale, questo sistema permetterebbe anche lo sviluppo armonico di altre comunita', meno note, come quella serba, zigana, bulgara o ucraina, per fare degli esempi.
La competenza di queste comunita' dovrebbe essere molto ampia nei settori della cultura e dell'educazione. Per altre materie, diciamo "personalizzabili", cioe' a dire che toccano la vita dell'individuo preso singolarmente (come ad esempio quella della salute) si potrebbe pensare ad una divisione di competenze tra le regioni e le comunita'. Per quanto riguarda lo Stato centrale, il suo ruolo dovrebbe limitarsi per ognuna di queste materie alla definizione di principi generali ed al coordinamento. Infine, potrebbe esistere una corte speciale incaricata di arbitrare nei casi di conflitto tra le varie istituzioni.
Transnazionale, transpartito e nonviolento, il Partito Radicale potrebbe costituire uno dei luoghi privilegiati dove elaborare e promuovere un piano di valorizzazione istituzionale e politica della prima ricchezza nazionale della Romania di oggi: la sua molteplicita' e la sua diversita' etnica, culturale e linguistica. Questo dipende da voi, da tutti i cittadini rumeni.