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Il Partito Nuovo - 31 maggio 1992
Contro i nazionalismi, l'Europa politica, ora

SOMMARIO: Alle soglie del duemila, il fatto politico centrale è se il sistema federale sia ancora valido e determinante per contribuire a risolvere i problemi politici, economici, sociali e culturali che il mondo si trova a dover affrontare, e se esso sia ancora proponibile in alcuni Paesi, come quelli dell'ex-Unione Sovietica e dell'ex-Jugoslavia, usciti dall'esperienza comunista. ------------------------

In questi ultimi anni, in cui più forte si proponeva la tendenza federalista verso aggregazioni sovranazionali di più Paesi e alle loro articolazioni interne regionali e locali, il fallimento del comunismo ne ha messo in dubbio la sua riproponibilità per i Paesi del Centro e dell'Est europeo e nei Balcani. Non si tratta però della crisi del modello federalista - quello nato duecento anni fa con la costituzione degli Stati Uniti d'America - ma dell'attuazione che il regime comunista ne ha fatto. La scelta federalista - che il PR ha compiuto dall'inizio della sua storia e che deve animare il dibattito per l'elaborazione dello statuto del Partito transnazionale - si basa sulla convinzione che non vi è altra alternativa democratica se si vuole una riorganizzazione della società politica, civile e culturale, che, partendo dalla persona, dai suoi diritti, porti ad un nuovo ordine mondiale. (IL PARTITO NUOVO - N. 7 - MAGGIO 1992)

Il dibattito che si è svolto nella prima sessione del XXXVI Congresso del Partito Radicale, ha evidenziato due posizioni. Da una parte quella dei delegati provenienti dai Paesi del Centro e dell'Est europeo e dai Balcani, che hanno messo in forte dubbio l'attualità del federalismo, dopo anni di realizzazione fatta nei loro Paesi e hanno sostenuto altre forme di iniziative politiche - soprattutto per risolvere le guerre e i conflitti »locali - basate principalmente sul dialogo tra le parti e su missioni diplomatiche di istituzioni internazionali, in cui un ruolo importante di informazione e di azione spetterebbe al PR. Dall'altra, quella fatta propria dai delegati provenienti dai Paesi occidentali, i quali - premettendo che in Urss e nella Jugoslavia non vi è stata mai l'applicazione di quel modello di federalismo nato duecento anni fa con gli Stati Uniti d'America (anche se esso necessita di un riesame ed aggiornamento) - ne hanno auspicato l'attuazione: solo un sistema federale, tra gli Stati e all'interno

degli Stati, può permettere la soluzione dei conflitti »locali , annullando il valore politico ed economico dei confini e permettendo, con la creazione di nuove aggregazioni »regionali , di affrontare le sfide mondiali. Certo, la creazione di tale sistema non è facile, come dimostra la storia dalla stessa Comunità europea, che, dopo più di quarant'anni, non è ancora uscita dal sistema intergovernativo. A questo proposito, alcuni delegati si sono soffermati sul futuro della Comunità, alla quale guardano molti Paesi, soprattutto quelli che hanno di recente conquistato la libertà: per operare efficacemente l'allargamento, nell'interesse anche di questi Paesi, essa deve procedere rapidamente al suo rafforzamento politico-istituzionale, denunciando il metodo intergovernativo confermato al recente Vertice di Maastricht. Questo può avvenire solo con il metodo costituente, cioè con l'elaborazione di un nuovo testo di Carta costituzionale della Comunità da parte di un organo democratico, emanazione del popolo europe

o, rispettando un preciso calendario e procedure predeterminate. Molti gli interventi sulle drammatiche situazioni che si vivono nelle Repubbliche ex-comuniste, documentate da testimonianze dirette su attentati ai diritti politici e civili di minoranze etniche e religiose e a quelli dei singoli individui. Situazioni che sono presenti, con eguale drammaticità, anche in molte zone geografiche del continente africano. E sono stati molti gli interventi che hanno denunciato l'assenza di una politica estera della Comunità europea, che non vuol sapere o capire l'importanza dei problemi messi in luce, fedele alla concezione di una realpolitik di stampo intergovernativo. Sulla base dell'ampio confronto di idee e della forte denuncia di situazioni reali, sono state formulate alcune proposte, come la richiesta di interventi del Partito Radicale transnazionale per far conoscere ed informare sulle situazioni locali; per sollecitare l'applicazione delle convenzioni internazionali; per denunciare le ambiguità dei Governi

e delle Istituzioni occidentali, che tendono a minimizzare i conflitti »locali ; per redigere e diffondere un appello alle potenze nucleari per la distruzione o la riduzione del potenziale atomico. Date però le risorse umane e finanziarie disponibili si dovranno operare delle scelte, sacrificando alcune proposte che non si è in grado di realizzare. Molti interventi hanno fatto riferimento allo svolgimento di una »Conferenza interparlamentare , da tenersi in una città del Centro o dell'Est europeo, proposta che si richiama, da una parte, alla relazione del Primo Segretario del Partito, Sergio Stanzani, e, dall'altra, all'appello per l'adesione all'Europa federale, sottoscritto da molti parlamentari cecoslovacchi alla vigilia delle elezioni politiche del 5 giugno. Il carattere, le modalità ed i contenuti di tale Conferenza - che dovrebbe richiamare la prima grande manifestazione federalista del dopoguerra, tenuta all'Aja nel 1948, alla presenza di esponenti dei Parlamenti, dei Governi e delle organizzazioni fe

deraliste - sono ancora tutti da definire, a cominciare dalla presenza o meno di parlamentari dei Paesi della Comunità europea. Nell'ambito della Conferenza potrebbero trovare spazio altre proposte, come la costituzione di »Intergruppi parlamentari federalisti e la creazione di »commissioni permanenti su aspetti transnazionali della politica economica nei suoi riflessi sui rapporti Ovest-Est e Nord-Sud, dopo il fallimento del sistema di economia di Stato e della crisi del sistema capitalistico. Essa potrebbe anche costituire un momento importante per un dibattito sull'attualità del federalismo e per un suo approfondimento politico, economico e culturale. La Conferenza, infine, con il suo impatto sul mondo politico e sull'opinione pubblica, potrebbe essere l'occasione per gettare le basi della costituzione di un »Movimento federalista europeo nei Paesi del Centro e dell'Est europeo e nei Balcani , capace di dar vita a nuove, democratiche e volontarie aggregazioni territoriali »regionali .

 
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