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Cándito Mimmo, La Stampa - 18 giugno 1994
Per unire l'Europa dividiamola in otto
di Mimmo Cándito

SOMMARIO: recensione del libro 'The New Superregions of Europe', del giornalista statunitense Darrell Delamaide, in cui l'autore immagina un'Europa suddivisa in otto macroregioni; un sistema che, superando i confini nazionali e rifacendosi ai "confini della Storia dentro i quali si riconoscono identità omogenee per costumi, valori, reddito, eredità linguistiche ed etniche", risolverebbe il problema della rinascita ed esplosione dei nazionalismi. A Gianfranco Miglio e Marcello Pacini, Cándito chiede un'opinione su questa nuova Europa.

(La Stampa, 18 giugno 1994)

Come uscire dai nazionalismi? Uno studioso americano propone di ridisegnare il continente

Nascono le super-regioni

Altiero Spinelli - che all'Europa unita ci credeva davvero - amava dire che questo progetto è un sogno antico, un po' come l'araba fenice, che sembra finita e pure rivive sempre.

Ora un soffio di vita pare volerglielo dare anche un buon osservatore americano, Darrell Delamaide, che ha appena pubblicato negli Stati Uniti 'The New Superregions of Europe' (Le nuove super-regioni in Europa, pubblicato da Dutton Book), dove spiega come una buona alternativa all'impasse nazionalista sia la creazione di nuove identità transnazionali, che scavalchino le frontiere degli Stati e ritrovino quegli "invisibili confini della Storia dentro i quali si riconoscono identità omogenee per costumi, valori, reddito, eredità linguistiche ed etniche".

Delamaide - senior correspondent per il Financial Times, Barron's, e l'Herald Tribune - sa bene che la teoria delle "macroregioni" non è poi una novità, nel difficile dibattito comunitario. Lo stesso progetto Europe 2000 redatto nel '91 a Strasburgo ne dà un a autorevole interpretazione, e i leghisti di Bossi, e i federalisti, già da tempo ne hanno fatto bandiera di azione politiche concrete. Ci sono anche resistenze forti, naturalmente: Ralf Dahrendorf, per esempio, teme "un ritorno all'Europa tribale: e le tribù non fanno l'Europa, fanno soltanto una guerra senza fine". Ma in questo scontro ideale non sempre è chiaro che cosa si voglia veramente, quando si parli di »Europa delle regioni ; perfino Mazzini, più d'un secolo fa, aveva pensato a un'Europa unita fatta di dieci entità »nazionali , più o meno dieci macroregioni: I'Italia, certo, col Ticino e la Corsica naturalmente; poi l'Iberia, fatta di Spagna e Portogallo; la Scandinavia, con Danimarca, Svezia e Norvegia; i Balcani, con Istanbul capitale e rett

a dai greci; la Confederazione danubiana, con Austria, Romania, Ungheria e Boemia; la Confederazione Alpina, dove con la Svizzera trovavano posto Savoia e Tirolo; una Germania che inglobava l'Olanda e le Fiandre; una Francia fatta anche di un pezzo di Vallonia; le isole britanniche, compresa l'Irlanda; e infine Russia e Polonia, come membri associati.

Delamaide non è che sia mazziniano, ma col buon mestiere del giornalismo americano rinuncia alle teorizzazioni, e va sul concreto: inventa anche lui, ora, otto Superregioni e due Distretti Speciali, e spiega perché queste dieci creazioni istituzionali possano ricomporre le tensioni che oggi nascono dalle due forze contraddittorie che operano in Europa, la spinta per l'integrazione economica e la ricerca di una più ampia autonomia politico-amministrativa.

Quali sono questi nuovi soggetti da sostituire allo Stato-nazione. Muovendo da Occidente, il primo è la Mezzaluna Latina, la regione del sole insomma, il cuore dell'antico impero romano, che comprende il Sud del Portogallo e della Francia, quasi l'intera Spagna, e poi l'Italia fino alle tre Venezie. La Lega Baltica è fatta da Svezia, Finlandia, la Russia fino a San Pietroburgo, l'Estonia, Lituania e Lettonia, le regioni costiere della Polonia e della Germania fino ad Amburgo, le terre orientali di Danimarca e Norvegia. La terza Superregione è la Costa Atlantica, che abbraccia in pratica l'intero arco di terra e mare che va dal Portogallo fino allo Skagerrak, unendo Portogallo, Spagna, Francia, Belgio, Olanda, Danimarca, Germania e le isole britanniche, e anche un gran pezzo della Norvegia. Meno nuova appare la Mitteleuropa, la più ricca e potente tra tutte, che però ha un disegno capace di inglobare Francia e Germania, e poi gran parte del Benelux, e ancora un pezzo di Svizzera, la Repubblica Ceca e la Polon

ia occidentale.

Ci tocca da vicino la Superregione dell'Arco Alpino, ponte tra Mitteleuropa e Mezzaluna Latina, dove finiscono, insieme a Svizzera, Austria, e Baviera, anche le Alpi francesi, la Valle d'Aosta, e una gran fetta della Lombardia di Bossi. Ci sono poi (...) il Bacino del Danubio, la Penisola Balcanica, e la Federazione Slava; distretti speciali sono il Distretto Capitale (triangolo formato da Parigi, Bruxelles, e Strasburgo) e il Distretto Finanziario (con la City londinese).

Questa nuova geografia postnazionale, sulla quale abbiamo chiesto i pareri al senatore Gianfranco Miglio e Marcello Pacini direttore della Fondazione Agnelli, è una buona frustata contro le comuni pigrizie della politica, anche se è difficile dire quanto poi se ne realizzerà in concreto; ma certamente l'intesa che si va disegnando nei buoni rapporti tra Kohl e Mitterrand ha tutta l'aria di coincidere già con la Superregione Mitteleuropa di Delamaide. Non dovremo aspettare molto, comunque, per capire se davvero sia così: il progetto europeo, in fase di stanca, non dovrebbe tardare a risorgere, secondo la teoria di Spinelli.

I diversi Federalismi

Gianfranco Miglio: "Credo stia disgraziatamente risorgendo un'Europa degli Stati nazionali. Il modo per superarla non è di formare super-regioni che incorporino diversi Stati nazionali. L'idea più intelligente è quella di Genscher, che ipotizza aggregazioni di natura economica. L'Europa profondamente moderna sta esattamente nella direzione opposta a quella in cui si colloca Dahrendorf. In lui c'è una concezione dello sviluppo storico lineare. Il processo evolutivo è piuttosto un movimento circolare a elica per cui strutture del passato ritornano rinnovate. La nascita e il consolidamento dei grandi Stati nazionali ha costituito la dannazione dell'Europa con continue guerre civili europee, oggi ritorna l'immagine di un'Europa fatta di strutture federative aperte con la continua somma di nuovi e variabili rapporti al 90% economici. Se l'Europa si avvierà verso questa strada e soprattutto se la Germania spingerà e dominerà questo processo, l'Europa avrà un grande avvenire. Se prevarrà la concezione di Kohl, noi

andremo incontro a gravi sventure perché la Germania si imporrà di nuovo come Stato potenza".

Marcello Pacini: "Il libro di Delamaide mi pare contenga più una provocazione intellettuale che non un vero scenario di possibile evoluzione politica del nostro continente. Innanzitutto parte dalla preoccupazione di una rinascita del nazionalismo, cosa che interessa l'Europa slava e potenzialmente alcune aree della Germania, ma che non coinvolge quella latina o anglosassone. In Germania, inoltre, esistono già proposte molto più concrete e realistiche per risolvere questo problema: mi riferisco alle euroregioni pensate e in avvio di realizzazione nei Sudeti (con la Repubblica Ceca) e in Pomerania (ai confini con la Polonia). Queste mi paiono risposte più realistiche al tema del nazionalismo che non le super-regioni di cui parla l'autore americano. Ciò che dice non ha nessun riferimento con il dibattito europeo. Un'altra osservazione la farei sui criteri utilizzati da Delamaide, che trovo arbitrari. Infatti nel dibattito europeo si stanno prendendo in esame assi di sviluppo sovranazionali diversi da quelli con

siderati dall'autore americano".

 
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