SOMMARIO: Chiesto al governo italiano di adoperarsi per far rispettare gli accordi internazionali sul diritto d'espatrio. Il dissenso degli eletti radicali alla Camera dei deputati italiana con gli accordi di Shenghen che limiterebbero il diritto di ingresso nella comunità per i cittadini turchi e magrebini. La mozione per l'abbattimento del muro di Berlino. Tutti i presidenti dei gruppi della Camera dei deputati italiana sottoscrivono una mozione, promossa dagli eletti radicali, sull'Unione europea.
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* 26 settembre 1989 *
DIRITTO D'ESPATRIO: LA MOZIONE PRESENTATA DAGLI ELETTI RADICALI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI ITALIANA SUL RISPETTO DEGLI IMPEGNI ASSUNTI A VIENNA NELLA CONFERENZA PER LA SICUREZZA E COOPERAZIONE EUROPEA A PROPOSITO DEL DIRITTO DI OGNI CITTADINO A LASCIARE IL PROPRIO PAESE
LA CAMERA
considerando che:
- alla luce dell'evoluzione della situazione internazionale e delle straordinarie trasformazioni in senso democratico in corso in alcuni paesi dell'Europa centrale e orientale appare insieme possibile e indispensabile che i principi proclamati e gli impegni assunti con l'atto finale di Helsinki e con i suoi successivi aggiornamenti nell'ambito del processo CSCE divengano sempre più il punto di riferimento centrale delle relazioni internazionali;
- la collaborazione fra gli Stati firmatari dell'Atto di Helsinki nel dare concreta e puntuale applicazione agli obblighi assunti costituisce una condizione fondamentale perché le trasformazioni sopra ricordate si risolvano non in pericolose forme di destabilizzazione disgregante ma nella conquista di una nuova, dinamica stabilità di democrazia e di diritto;
- fra gli impegni reciprocamente assunti dagli Stati con il più recente e significativo atto del processo CSCE, il documento conclusivo della riunione di Vienna adottato il 19 gennaio 1989, stanno i seguenti:
"Gli Stati partecipanti rispetteranno pienamente il diritto di ciascuno (...) di lasciare qualsiasi paese, compreso il proprio, e di fare ritorno al proprio paese" (punto 20).
"Gli Stati partecipanti assicureranno che l'esercizio dei summenzionati diritti non sia soggetto ad alcuna restrizione, eccetto quelle previste con legge e che siano conformi ai loro obblighi derivanti dal diritto internazionale sui diritti civili e politici e ai loro impegni internazionali, in particolare alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Tali restrizioni hanno carattere eccezionale. Gli Stati partecipanti assicureranno che dette restrizioni non siano applicate in maniera abusiva ne arbitraria, ma in modo tale da salvaguardare l'effettivo esercizio di questi diritti" (punto 21).
- le restrizioni al diritto di lasciare il proprio paese vigenti nella Repubblica democratica Tedesca, firmataria dell'Atto finale di Helsinki e del documento di Vienna, costituiscono gravi e flagranti violazioni dei principi in essi proclamati, non corrispondendo in alcun modo al profilo di straordinarietà e agli altri caratteri definiti dal punto 21 citato;
- la grave situazione di tensione determinatasi tra la Repubblica democratica Tedesca e l'Ungheria deriva dalla violazione dei principi di Helsinki e di Vienna da parte della RDT e dall'obbligo morale in cui le autorità ungheresi si sono trovate di ovviare agli effetti di tale violazione, per non divenirne obiettivamente corresponsabili, oltre che dalla necessità in cui l'Ungheria si è trovata di onorare gli impegni assunti sottoscrivendo la Convenzione di Ginevra sui rifugiati;
il contrasto tra Repubblica democratica tedesca ed Ungheria, pertanto, non riguarda soltanto questi due paesi ma coinvolge la corresponsabilità politica di tutti gli stati partecipanti alla CSCE,
IMPEGNA IL GOVERNO
ad assumere tutte le iniziative adeguate a promuovere la piena osservanza da parte di tutti gli stati partecipanti degli impegni assunti con l'Atto di Helsinki e con il Documento di Vienna;
a manifestare la più ferma protesta contro le pressioni esercitate da alcune parti per indurre l'Ungheria ad abbandonare scelte coerenti con lo spirito e con la lettera di tali accordi.
Giuseppe CALDERISI
Francesco RUTELLI
Massimo TEODORI
Sergio STANZANI
Bruno ZEVI
Luigi D'AMATO
Emilio VESCE
Mauro MELLINI
Adelaide AGLIETTA
Marco PANNELLA
Adele FACCIO
Domenico MODUGNO
* 12 ottobre 1989 *
DIRITTO D'ASILO: INTERPELLANZA PRESENTATA DAGLI ELETTI RADICALI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI ITALIANI SUL DIRITTO D'ASILO E IN PARTICOLARE SULLE CONCLUSIONI DELL'ACCORDO DI SCHENGEN - CONTRARIETA' DEI DEPUTATI RADICALI AGLI ACCORDI DI SHENGEN CHE STABILISCONO L'INTRODUZIONE DI VISTI PER L'INGRESSO NEI PAESI DELLA CEE DEI CITTADINI TURCHI E DEL MAGREB
Al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri per gli affari esteri, del coordinamento delle politiche comunitarie dell'interno, di grazia e giustizia, degli affari sociali, del lavoro e previdenza sociale.
Premesso che:
- dal 1986 i Ministri responsabili degli Stati membri della Comunità europea collaborano nel "Gruppo sull'immigrazione" nel quale la questione dell'immigrazione illegale è discussa in connessione con la lotta al crimine ed al terrorismo, con il rischio di un discutibile collegamento tra i due fenomeni;
- il "Gruppo Trevi" che riunisce i Ministri della giustizia e degli interni e che ha una incerta collocazione nel quadro istituzionale comunitario, continua a formulare pareri in materia di visti e di asilo politico; pareri che, ancorché non vincolanti, assumono un importante rilievo politico tanto da aver suscitato un giudizio molto critico da parte del Parlamento europeo attraverso una risoluzione del 18 giugno 1987;
- il "Gruppo dei Coordinatori" creato dal Consiglio europeo nel 1988 ha raggiunto di recente un consenso sulle procedure per le richieste di asilo e sulla politica dei visti senza che sia stata data idonea informazione sui risultati raggiunti;
- le difficoltà di stabilire un'armonizzazione delle modalità di controllo alle frontiere e di soggiorno delle persone al fine di assicurare una libera circolazione sul territorio degli Stati membri, sono aggravate dalla conclusione dell'Accordo di Schengen dal 14 giugno 1985 tra Olanda, Belgio, Lussemburgo, Francia e Repubblica Federale Tedesca. Questo accordo internazionale è privo di una clausola di adesione per gli altri Stati membri e pertanto il suo ampliamento ad altri Stati comunitari richiede una volontà espressa degli attuali Stati contraenti. Essi possono così subordinare l'allargamento dell'applicazione del suddetto Trattato all'esistenza o all'accettazione di talune condizioni da parte dello Stato che intenda parteciparvi;
- come è noto l'accordo riguarda "la soppressione dei controlli alle frontiere comuni", attraverso il ravvicinamento delle legislazioni. Tra le norme a breve termine o a medio termine, particolarmente importante è quella che prevede una cooperazione comune per l'immigrazione da paesi terzi, nonché "di alcuni aspetti del diritto degli stranieri" (art. 20). Si tratta di un obbligo di armonizzazione che va al di là della cooperazione di polizia e che assume carattere di legge quadro rispetto a specifiche misure legislative che, ove previsto dal diritto costituzionale degli Stati membri, dovrebbero essere sottomesse all'approvazione dei Parlamenti nazionali;
- appare insufficiente la predisposizione di un obbligo di consultazione con gli altri Stati membri della CEE, poiché le misure prese nell'ambito dell'Accordo producono effetti nel territorio degli altri Stati comunitari;
- l'Accordo di Schengen esprime un quadro di cooperazione giudiziaria, anche in materia di estradizione, nonché l'impegno a cooperare nella lotta del crimine, alla droga, e in materia di divieto delle armi;
- la creazione di un sub-sistema, come quello dell'Accordo di Schengen, mostra evidentemente che le prospettive di competenza comunitaria nella materia appaiono fragili ed insicure; l'impegno assunto attraverso l'Accordo non risulta avere come termine il '92 né prevede una decadenza automatica al momento dell' emanazione di specifici atti comunitari di armonizzazione legislativa;
I sottoscritti chiedono di conoscere:
- se il Governo sta esaminando la possibilità che l'Italia aderisca all'Accordo di Schengen e se una delle condizioni poste dagli attuali Stati contraenti all'ingresso dell'Italia nell'Accordo di Schengen riguarda la politica dei visti di ingresso dai paesi terzi (ed in particolare l'introduzione del visto d'ingresso per i cittadini turchi);
- se corrisponde al vero che il ritiro della clausola geografica alla Convenzione di Ginevra del 1951 sullo Statuto dei rifugiati, ritiro tante volte solennemente preannunciato dal governo italiano e mai sinora realizzato, continuerà ad essere condizionato dal Governo italiano alla preventiva approvazione di un sistema di controllo dell'ammissione dei cittadini extracomunitari sul territorio italiano;
- se il Governo, nella difficoltà riscontrata sino ad oggi di approvare una legislazione nazionale e comunitaria sull'ammissione ed il soggiorno dei cittadini extracomunitari, intende avvalersi dell'Accordo di Schengen come sistema-quadro di controllo "surrogatorio" della regolamentazione comunitaria che finirebbe così con l'essere rinviata a tempo indeterminato;
- se il Governo intende avvalorare la politica legislativa dei cinque Stati membri dell'Accordo di Schengen, che appaiono sempre più restrittive in materia di immissione di cittadini provenienti da paesi extracomunitari;
- quali sono le linee della politica italiana espresse in seno al "Gruppo sulla immigrazione", nel "Gruppo Trevi" e nel "Gruppo dei coordinatori";
- quali azioni il Governo intenda svolgere per la creazione della cittadinanza europea e la effettiva attuazione della Dichiarazione dei diritti delle libertà fondamentali approvata dal Parlamento Europeo il 12 aprile 1989, che riguarda tutti gli individui anche non cittadini comunitari.
Peppino Calderisi
Mauro Mellini
Massimo Teodori
Francesco Rutelli
Sergio Stanzani
Marco Pannella
Luigi D'Amato
Adele Faccio
Emilio Vesce
* 23 ottobre 1989 *
MURO DI BERLINO: CONFERENZA STAMPA SULLE INIZIATIVE PARLAMENTARI CONTRO IL MURO DI BERLINO CON STANZANI, MODUGNO, CALDERISI E FILIPPINI.
Roma, 23 ottobre -N.R.- Questa settimana vede l'avvio di una serie di iniziative interparlamentari relative al muro di Berlino.
L'iniziativa è stata illustrata questa mattina nel corso di una conferenza stampa alla quale sono intervenuti Sergio Stanzani, primo segretario del PR, il deputato Domenico Modugno, Peppino Calderisi, capogruppo Federalista Europeo della Camera, Rosa Filippini, deputata Verde.
Stanzani ha affermato che "la mozione presentata (VEDI DI SEGUITO IL TESTO) rientra in pieno nella linea del Pr, prima forza transnazionale. Le firme che vedete sono le prime, altre arriveranno: aspettiamo l'adesione del Pci e la risposta del Psi. Ora il problema è quello di dar seguito alla mozione, costituendo un Comitato Internazionale. L' Unità Europea può essere raggiunta solo attraverso la federazione, l'unificazione della Germania è un problema reale, ma solo interne possono essere le vie di effettiva ricomposizione dei problemi nazionali." Rosa Filippini ha detto che questa "sarà una battaglia prioritaria degli 'Amici della Terra', presenti già con propri gruppi all'Est."
MOZIONE
La Camera considerando che:
- il muro di Berlino rappresenta oggi uno dei più odiosi simboli della divisione in blocchi dell'Europa nonché della violazione dei più elementari diritti umani;
- il processo straordinario di trasformazione in senso democratico dei Paesi dell'Europa centrale e orientale trova un suo ostacolo rilevante nella irrisolta questione di Berlino;
- l'Atto finale della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione di Helsinki (1975) e il Documento Conclusivo della riunione di Vienna della CSCE (1989), firmati anche dalla Repubblica democratica tedesca, sanciscono il diritto di ciascun cittadino di lasciare qualsiasi Paese, compreso il proprio, e di fare ritorno nel proprio paese;
- la Repubblica democratica tedesca beneficia largamente di numerose facilitazioni economiche e di esenzioni doganali concesse dalla CEE - tanto da far parlare di un tredicesimo membro occulto - senza peraltro doversi adeguare ai principi democratici che sono a fondamento della Comunità europea e senza neppure dover sottostare ai vincoli derivanti dalle direttive e dai regolamenti comunitari in materia economica e commerciale;
- le grandi ondate migratorie che hanno portato decine di migliaia di cittadini ad abbandonare i territori della DDR dimostrano da una parte la profonda insoddisfazione nei confronti del regime e dall'altra l'impossibilità di fermare la domanda di libertà e di democrazia;
- le tensioni che esplodono nella DDR rischiano, se non troveranno uno sbocco democratico, di rappresentare un grave ostacolo allo sviluppo del processo democratico in atto nei paesi del Patto di Varsavia e di provocare gravi tensioni e minacce alla sicurezza per tutta l'Europa:
- per tutti questi motivi è necessaria e doverosa un'assunzione diretta di responsabilità da parte della Comunità europea, più che mai chiamata oggi a darsi la capacità di divenire soggetto politico;
IMPEGNA IL GOVERNO
ad assumere tutte le iniziative politiche e diplomatiche, innanzitutto attraverso la Comunità europea, volte a sollecitare da una parte i governi di Stati Uniti d'America, Francia, Gran Bretagna, Repubblica Federale Tedesca e dall'altra i governi dell'Unione Sovietica e della Repubblica Democratica Tedesca alla risoluzione delle questioni giuridiche ancora aperte a proposito dello status di Berlino e per chiedere che sia subito assicurata la libertà di movimento fuori dei confini dello Stato da parte dei cittadini della DDR e che si compiano tutti gli altri passi necessari per giungere nel più breve tempo possibile all'abbattimento del muro di Berlino come concreto e tangibile segno della volontà di superamento della politica dei blocchi.
Stanzani - Modugno - Piccoli
Anselmi - Battistuzzi - Benedicter - Bruni - Calderisi - Caria -Caveri - Del Pennino - Dutto - Ermelli Cupelli - Faccio - Filippini - Labriola - Leoni - Pannella - Piro - Ronchi - Rutelli- Russo - Sanguineti - Scotti - Serrentino - Tiezzi - Villeit.
La mozione sarà inoltre sottoscritta da deputati del PCI.
* 26 ottobre 1989 *
UNIONE EUROPEA: LA MOZIONE PROMOSSA DEGLI ELETTI RADICALI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI ITALIANA SUL MANDATO COSTITUENTE AL PARLAMENTO EUROPEO - LA FIRMA DEI PRESIDENTI DEI GRUPPI PARLAMENTARI DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO, DEL PARTITO REPUBBLICANO ITALIANO, DELLA SINISTRA INDIPENDENTE, DEL GRUPPO VERDE, DEL GRUPPO SOCIALDEMOCRATICO, DI DEMOCRAZIA PROLETARIA E DEL PARTITO SARDO D'AZIONE.
Roma, 26 ottobre- N.R.- In vista della riunione del Consiglio Europeo che si terrà l'8 e il 9 dicembre '89, è stata sottoscritta dai presidenti di tutti i gruppi parlamentari della Camera la seguente mozione, di cui riportiamo il testo integrale.
La mozione, che impegna il Governo a farsi promotore di una serie di iniziative per l'Unione Europea, coerentemente con la volontà popolare espressa nel referendum che si è tenuto nel giugno scorso, è stata discussa anche nell'ambito dell'intergruppo Federalista Europeo del parlamento italiano ed europeo. La Conferenza dei Capigruppo ne ha inoltre già deciso la discussione alla Camera, alla presenza di Andreotti e di De Michelis.
La Camera,
(...)
ricordando che il Parlamento ha approvato la legge costituzionale 3 aprile 1989, n.2 "Indizione di un referendum di indirizzo sul conferimento di un mandato costituente al Parlamento europeo che sarà eletto nel 1989"; che a favore del referendum, svoltosi il 18 giugno contemporaneamente all'elezione dei rappresentanti dell'Italia al Parlamento europeo, si sono registrati addirittura l'88,1 % dei suffragi;
impegna il Governo
1. a far iscrivere all'ordine del giorno del Consiglio europeo del 8 e 9 dicembre prossimo l'esame sull'attuazione e sul funzionamento dell'Atto Unico europeo, in relazione alle riforme istituzionali necessarie, in conformità con la dichiarazione depositata al momento della firma dello stesso Atto Unico europeo il 28 febbraio 1986, riferendo sull'esito del referendum di indirizzo svoltosi in Italia il 18 giugno 1989 per l'attribuzione al Parlamento europeo del "mandato di redigere un progetto di Costituzione europea";
2. a presentare ai Governi dei Paesi membri della Comunità già in occasione del Consiglio europeo di Strasburgo, alla Commissione esecutiva e al Parlamento europeo un memorandum contenente le proposte e la strategia per l'attuazione della volontà espressa dai cittadini italiani attraverso il voto sul referendum di indirizzo e per la trasformazione della Comunità in un'effettiva Unione; ad analizzare in tale memorandum le conseguenze istituzionali del deficit democratico della Comunità, della revisione della cooperazione europea in materia di politica estera così come previsto dall'art. 30, par. 12 dell'Atto Unico europeo, della riforma del finanziamento del bilancio della Comunità così come deciso dal Consiglio europeo di Bruxelles nel febbraio 1988 e dell'evoluzione dell'integrazione europea verso l'Unione economica e monetaria; a sottolineare che il proprio impegno a favore della realizzazione di tutte le tappe dell'Unione monetaria, così come previsto dal rapporto del Comitato Delors, sarà costantemen
te accompagnato da una puntuale iniziativa politica e diplomatica nella prospettiva della trasformazione della Comunità, entro le prossime elezioni europee, in un'effettiva Unione europea;
3. a chiedere al Consiglio europeo di Strasburgo di nominare un Comitato ad hoc di rappresentanti personali dei Capi di Stato e di Governo, presieduto dal Presidente della Commissione europea, Jacques Delors, incaricato di fare un'analisi sul funzionamento delle istituzioni comunitarie e sul deficit democratico della Comunità, e di presentare su questa base al Consiglio europeo di Dublino del giugno 1990 le sue conclusioni e in particolare le sue proposte in merito all'attribuzione al Parlamento europeo del mandato di elaborare le basi costituzionali dell'Unione europea;
4. a sostenere, in occasione del Consiglio europeo di Strasburgo, la convocazione della Conferenza intergovernativa per la realizzazione dell'Unione economica e monetaria in modo tale che essa possa svolgersi a partire dal luglio 1990; a ribadire il proprio consenso al metodo e al programma d'azione proposto dal rapporto elaborato dal Comitato Delors; a chiedere che il Parlamento europeo sia associato ai lavori della Conferenza attraverso una procedura di concertazione, per creare le condizioni necessarie ad un accordo fra gli Stati membri ed il Parlamento europeo; a subordinare comunque la convocazione della Conferenza all'accettazione del punto 3 e alla condizione che la Conferenza elabori un nuovo Trattato di unione monetaria non sottoposto alle procedure dell'articolo 236 del Trattato CEE che impongono l'unanimità dei dodici governi nazionali;
5. a riferire periodicamente al Parlamento sullo stato della preparazione della Conferenza intergovernativa e delle iniziative a favore dell'Unione europea e del ruolo costituente del Parlamento europeo.
SCOTTI - ZANGHERI - CAPRIA - PAZZAGLIA - DEL PENNINO - BASSANINI - MATTIOLI - CARIA - BATTISTUZZI - CALDERISI - ARNABOLDI - COLUMBU