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Agora' Agora - 26 febbraio 1991
PROIBIZIONE ED ANTIPROIBIZIONE SULLA DROGA

I primi (*) risultati del convegno di Bruxelles

di Jean-Luc Robert

Quando nell'ottobre 1988, il CORA organizzò a Bruxelles il convegno sui costi del proibizionismo, fu certamente un atto pionieristico. I numerosi esperti riuniti in quell'occasione furono i primi a stupirsi nel constatare che molte altre persone che avevano riflettuto sul problema, erano giunte alla stessa conclusione: per meglio combatterla, bisogna legalizzare la droga.

Da allora molte cose sono cambiate. Una lista antiproibizionista ha ottenuto un seggio alle elezioni europee in Italia. Sempre in Italia, diversi consigli municipali o regionali hanno ottenuto degli eletti antiproibizionisti. La Lega Internazionale Antiproibizionista ha potuto costituirsi, e riunisce ormai in un movimento politico di livello internazionale diverse centinaia di esperti e di militanti, in tutto il mondo. E, a Bruxelles, dal 16 al 19 gennaio scorso si è tenuto su iniziativa del CORA e delle Università Libere di Bruxelles un importante convegno internazionale sul tema: "Proibizione ed antiproibizione sulla droga". Si trattava di fare il punto ed di analizzare in tutti i loro particolari più di 70 anni di proibizionismo, studiandone ciascuno degli aspetti e valutandone ciascuna delle conseguenze a livello sia economico che giuridico, medico, etico, sociologico, criminologico ...

Il Prof. Francis Caballero dell'Università di Parigi X, nella sua introduzione al colloquio chiamata in un modo un po' provocatorio: "Pace alla droga" si è compiacuito a dimostrare le numerose offese alle libertà ed ai diritti fondamentali generate dal proibizionismo: sorveglianze telefoniche, perquisizioni senza mandato, incitazioni alla delazione, rimessa in causa del principio generale della presunzione d'innocenza, per citarne solo i principali.

Gli economisti presenti hanno dimostrato che nessuna legge (economica) riesce a giustificare il mantenimento del proibizionismo. Hanno in effetti analizzato e dimostrato come le organizzazioni criminali sono beneficiarie del monopolio commerciale delle droghe illegali, e come sono riuscite a trasformarsi in efficacissime strutture per il marketing di questo prodotto.

Dal punto di vista giuridico, l'illegittimità della repressione dei crimini senza vittime, resta, a secondo degli intervenuti, insormontabile e la presentazione degli esempi di Amsterdam e di Liverpool ha finalmente dimostrato la superiorità dell'approccio pragmatico e di quello "tollerante" della presa in carica dei tossicomani, su quello della repressione ad oltranza.

Dal punto di vista medico, come ha sottolineato il Prof. Schwarzenberg, ex-Ministro francese della Sanità, i vantaggi della legalizzazione sarebbero numerosi: garanzie sulla qualità del prodotto, possibilità di una reale prevenzione, ecc.

Per conto suo, l'americano Bensinger, proibizionista, responsabile la Drug Enforcement Administration, non ha mancato di suscitare aperture verso le tesi radicali e di esprimere delle perplessità ed addirittura delle critiche piuttosto pesanti nei confronti del modello "americano". Infine era molto rassicurante sentire il Ministro belga degli Interni, Louis Tobback, presente alla tavola rotonda, suggerire al rappresentante americano di ispirarsi un po' di più alle idee di Marco Pannella.

(non mancheremo di tornare sull'argomento, pubblicando alcuni degli interventi più significativi di questo convegno, ndlr)

 
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