di Georg Thamm--------------
Non c'e' piu' la cortina di ferro. Da quando Gorbaciov ha instaurato la Perestroika e la Glasnost ognuno puo' vedere quello che succede all'Est. Per quanto riguarda la droga e la criminalita' la realta' e' piuttosto angosciante. E' quanto ci descrive l'autore in un articolo pubblicato su "Enquête sur la drogue - Revue scientifique européenne sur les problèmes de drogue - 5e année - cahier n·1 - Janvier-Février 1991". Berndt Georg Thamm, 44 anni, laureato in pedagogia, professore alla Scuola Superiore di Polizia di Berlino, è anche da quasi vent'anni pubblicista nel settore della lotta alla droga.
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L'Europa dell'Est, nuovo spazio per la droga.
La riunificazione delle due Germanie il 3 ottobre 1990 ha segnato la fine del dopoguerra. Dopo diversi decenni la guerra fredda si concludeva, soccombeva sotto la pressione delle prime esperienze democratiche e dei primi cambiamenti nei sistemi economici in vigore fino a quel momento nei paesi dell'Europa dell'Est e in Unione Sovietica. Ma questi positivi sviluppi hanno anche il loro rovescio. In questo difficile periodo il mercato nero si e' esteso e con esso hanno proliferato, grazie al commercio illegale, al capitale e all'influenza che consente, numerose organizzazioni criminali. Il pericolo della droga minaccia piu' che mai. E' per questa ragione che i paesi del vecchio blocco orientale, tutti presenti alla seduta straordinaria dell'assemblea plenaria dell'ONU, nel febbraio del 1990, hanno proposto di proclamare gli ultimi nove anni di questo secolo "Anni contro la droga". Una proposta che e' stata accolta da 159 paesi membri dell'ONU.
L'Europa dell'Est o la lotta contro la droga e la criminalita'
Alla fine del mese di settembre scorso, nella città canadese di Ottawa, i delegati dell'organizzazione poliziesca internazionale Interpol si sono accordati fin dall'inizio della seduta sul fatto di accettare i rappresentanti dell'Unione Sovietica, della Polonia e della Cecoslovacchia come membri a pieno titolo. La Romania e l'Ungheria facevano gia' parte dei 154 stati gia' membri. E' stata l'esplosione della problematica della droga negli ultimi dieci anni nei paesi dell'Europa dell'Est a condurre a una collaborazione impensabile ancora qualche anno prima con le polizie occidentali.
Sin dal 1979 la Jugoslavia lamenta l'uso di stupefacenti sul suo territorio, la Polonia segue nel 1981. La vecchia Repubblica socialista cecoslovacca lo fa dal 1984, l'Ungheria dal 1985 e l'Unione Sovietica dal 1986. Uno studio pubblicato nel giugno 1989 dalla Fondazione Friedrich-Ebert di Bonn ha riportato le cifre piu' recenti su droga, AIDS e prostituzione nell'Europa dell'Est. Si sa da allora che il numero registrato di drogati in Unione Sovietica e' di 131.000. In Polonia le stime ufficiose parlano di 250.000 tossicodipendenti, in Cecoslovacchia di 100.000 e in Ungheria di 50.000. E questo quando i paesi dell'Europa dell'Est e le repubbliche sovietiche non fanno parte del circuito del traffico internazionale di eroina e cocaina.
La "composta"
I bisogni in oppio dei tossicodipendenti di questi paesi sono in gran parte coperti dalla produzione interna di questi paesi. I tossicodipendenti polacchi, ad esempio, fanno bollire i gambi dei papaveri fino a ottenere un decotto quasi nero, di odore dolciastro, che si iniettano come "composta". I drogati russi si rifanno sull'oppiaceo che proviene dalle coltivazioni di papaveri del sud dell'Ucraina, dalle repubbliche transcaucasiche e dall'Asia centrale. Ma il papavero e' anche coltivato negli Urali, nella Siberia occidentale e nelle regioni costiere dell'Estremo Oriente. A questo aggiungiamo la prossimità geografica tra le repubbliche sovietiche meridionali e le grandi regioni iraniane e afgane della coltivazione del Papavero, conosciute col nome di Mezzaluna d'Oro.
L'Unione Sovietica sarebbe una regione di transito per la droga ? E' su questo che, sin dal mese di aprile 1989 ci metteva in guardia il capo della brigata olandese antidroga, Erik Nordholt, quando ci informava dell'esistenza di una nuova via di traffico dell'eroina a partire dal Triangolo d'Oro dell'Asia del Sud via la Repubblica Popolare Cinese e l'Unione Sovietica.
Milliaia di bande criminali
Ma ad essere inquietanti non sono solo il numero crescente di tossicodipendenti, di coltivazioni interne di droga e l'esistenza di una nuova strada del narcotraffico. Lo stabilirsi di una gerarchia e la creazione all'interno di queste organizzazioni di gruppi l'azione dei quali è fondata sulla cospirazione e la divisione del lavoro, sulla legge del silenzio e sulla strategia dell'intimidazione sono altre caratteristiche del crimine organizzato che ritroviamo oggi in questo settore. Nella sola Unione Sovietica ci sarebbero migliaia di bande criminali seminando disordine. Nel marzo 1989, il poliziotto Owtscharenko riferiva che, tra il 1986 e il 1989, erano stati identificati 2067 gruppi che rivestivano le caratteristiche proprie del crimine organizzato. A meta' settembre dello stesso anno, i corrispondenti esteri scrivevano che il traffico di droga trovava le sue fonti di approvvigionamento in materie prime non soltanto in Afghanistan, via i paesi dell'Asia Minore, ma in parte anche nelle coltivazioni interne
di droghe. E aggiungevano che questo traffico era senza alcun dubbio favorito dalla formazione di bande in Unione Sovietica.
La lotta contro la criminalita' in Unione Sovietica e nei paesi dell'Europa dell'Est e' piu' che difficile. La polizia era, fino a poco tempo fa, il braccio armato dell'apparato statale comunista; i servizi segreti come il KGB costituivano degli organi del Partito, e non del governo. La diffidenza dei cittadini verso il potere esecutivo del loro Stato non e' scomparsa con i cambiamenti. Aggiungiamo a questo che, in linea di massima, l'addestramento della polizia non e' dei migliori e che la paga e' molto bassa.
L'esempio della Polonia.
Ancora nell'aprile 1990, la polizia si sentiva sempre numericamente inferiore nella sua lotta contro l'aumento crescente della criminalità in Polonia. Mancavano le nuove reclute. Nella sola polizia di Varsavia vi erano 3.200 posti vacanti. Il salario di un poliziotto si aggirava tra 60 e le 65.000 lire. I gruppi criminali, al contrario, vivono bene, non mancano di niente, ne in denaro, ne in beni di consumo. Il commercio della droga rende bene. Che si tratta delle anfetamine d'importazione o dell'"eroina polacca" (la composta). In effetti la domanda e' importante. Nel gennaio del 1990 il ministero polacco della gioventu' e dello sport stimava ad oltre mezzo milione le persone che avevano avuto in Polonia un esperienza con la droga, principalmente il cannabis e le sostanze da inalare. Il solo numero dei giovani che si drogano al concentrato di papavero e' stimato a 120.000.
L'esempio dell'Unione Sovietica
E' difficile fare una stima precisa del numero di persone, tranne gli alcolisti, che si drogano attualmente in Unione Sovietica. Cio' che è sicuro è che esso supera di molto le 200.000. La sua crescita galoppante nel corso degli ultimi anni è dovuta principalmente a due fattori, il primo dei quali è la legge contro l'alcool del 1985. La campagna lanciata da Gorbaciov contro l'alcoolismo ha portato a una penuria di alcool che, a sua volta, ha provocato una crescita dell'abuso di droga nella fascia di età dai 10 ai 20 anni. Il secondo fattore e' la guerra dell'Afghanistan (1979-1988). Secondo i dati a disposizione, il 70% dei soldati hanno preso della droga durante quel periodo. Queste conseguenze della guerra hanno pero' un ruolo significativo nella vita "civile". Secono stime fatte nel 1989, un drogato su tre aveva meno di trent'anni e circa 20.000 erano ancora minorenni.
Circa 300 kolkoz e sovkoz hanno il permesso di coltivare la canapa e il papavero in piena legalita'. Cio nonostante le coltivazioni illegali, come ad esempio quelle di canapa selvaggia che coprono milioni di ettari nelle regioni del sud del Kazakistan, sono, in mancanza di denaro e di personale di polizia, fiorenti e incontrollabili. Nel giugno 1990, si annunciava la ditruzione dei campi di papavero lungo il fiume Serawschan, nella repubblica sovietica del Tagikistan, per un valore stimato intorno ai 18 milioni di rubli (circa trentacinque miliardi di lire). Ma questi comunicati che vantano i successi riportati dalla polizia rimangono delle eccezioni. I responsabili delle ricerche sulla droga del ministero dell'Interno lo sanno bene. In linea generale i baroni locali della droga lavorano mano nella mano con le autorita' locali.
Il traffico di droga, al contrario di tutti gli altri tipi di commerci, vede i suoi introiti crescere costantemente. Nell'agosto del 1990 l'agenzia di stampa Tass pubblicava la prima stima comunicata dal capo del KGB, Vladimir Kruschev. Secondo questa stima il giro d'affare del mercato della droga si aggirava intorno ai 9 miliardi e 200 milioni di lire. Questo traffico si fa strada nell'ambiente sempre piu' esteso dell'"economia nera". Uno spazzio che si è ancora ampliato in seguito all'istaurazione dell'economia di mercato, che ha agito in modo magico sulla progressione del crimine organizzato. Secondo una stima prudente del capo del KGB, nell'agosto del 1990 150 miliardi di rubli erano in circolazione nel settore del mercato nero (!). Gruppi della criminalita' organizzata lavorerebbero in particolare con dei commercianti proveniente dai settori delle cooperative e delle imprese sovietico-estere, che, per arricchirsi, vendono all'estero materie prime e alimenti ad dei prezzi inferiori al loro valore.
Non ci sono sistemi di controllo efficaci
Le prime inchieste hanno evidenziato che oltre il 50% delle cooperative create negli ultimi tempi si occupano solo di "servizi intermediari", che sono piu' rapidamente redditizi dal punto di vista pecuniario. Visto che fino ad oggi non e' ancora stato attivato un sistema di controllo piu' stretto delle attivita' finanziarie ed economiche, non esiste di conseguenza un sistema di controllo efficace di queste attività particolari. L'aumento di questo tipo di imprese è fatale per l'Unione Sovietica, dove oltre 40 dei 280 milioni di cittadini vivono al di sotto della soglia ufficiale di poverta' (vedere la tabella allegata su "Poverta', disordini e cultura della droga nelle repubbliche sovietiche del sud 1988/1990"). E' cio' che spiega che un numero sempre maggiore di questi poveri partono nelle repubbliche sovietiche meridionali allo scopo di assicurarsi la loro sussistenza. Nelle grandi citta' lontane, un chilo di oppio al mercato nero viene venduto a 70.000 rubli. Una ciffra che non corrisponde evidentemente a
l guadagno del coltivatore di papaveri del Turkmenistan, dell'Uzbekistan, del Tagikistan o del Kazakistan. Il profitto va alle organizzazioni di stampo mafioso, dato che sono loro a controllare il mercato nero in quasi tutte le repubbliche sovietiche. E quanto piu' esse si sviluppano, tanto piu' si aggrava lo stato generale degli approvvigionamenti in Unione Sovietica. E, in effetti, già di per se deplorevole, lo stato del mercato dell'approvvigionamento non e' mai stato cosi' grave come nel corso di questo inverno 1990-91.
Gli effetti negativi di questa riforma non sono visibili soltanto in Unione Sovietica. La politica di riforma (Perestroika) e di apertura (Glasnost) condotta da Gorbaciov dal 1985 ha anche riflessi diretti e indiretti sugli stati dell'Europa dell'Est.
L'esempio della Cecoslovacchia
(...) L'eredita' raccolta dalla Repubblica Federatica Ceca e Slovaca democratica comprende anche il consumo di droghe da parte di una parte della sua gioventu'. Gia' all'inizio del mese di dicembre 1984, l'organo del partito di Praga, "Rude Pravo", riferiva che la tossicodipendenza era in crescita e che era impossibile trattare medicalmente tutti i tossicodipendenti. Nel 1983, nella sola Boemia, 280 persone sono state condannate per tossicodipendenza. Nel giugno 1986 si parlava perfino di "un'ondata di stupefacenti colpendo una societa' disarmata di fronte ad un tale fenomeno". Nell'anno dei grandi cambiamenti il numero dei tossicodipendent è stato stimato sui 100.000.
L'esempio dell'Ungheria
(...) Gia' nell'ottobre del 1985 l'agenzia di stampa ungherese MTI faceva allusione al problema della droga nel paese. Mentre nel 1970 c'erano al massimo 200 tossicomani, nel 1984/85 se ne contavano circa 30.000. Solo tra il 1980 e il 1985 il loro numero si era triplicato. Nell'anno degli sconvolgimenti il numero dei tossicodipendenti era valutato intorno ai 50.000.
L'esempio dell'Albania
Nel 1985, alla morte di Enver Hoxha, capo della Repubblica popolare (...) il paese conosce gia' una certa apertura nel settore del traffico clandestino di sigarette a partire dall'Italia via Adriatico verso l'Albania. Questo "ponte di sigarette" funziona gia' da anni. E' nel porto di Durazzo che avviene lo sbarco. La consegna proviene dal porto italiano di Brindisi, a 140 km di distanza. Questa "Albanian connection" comprende fino ad oggi sigarette americane e inglesi principalemente. A Roma la federazione dei tabaccai ha valutato che, nel 1990, gli Italiani implicati in questa "Albanian Connection" guadagnavano ogni anno circa 3 milioni di dollari e che all'incirca 20 milioni di dollari sfuggivano in questo modo al fisco italiano. Inoltre non e' escluso che durante gli anni Novanta questo traffico illegale verso l'estero si limiti ancora al solo tabacco, e si estenda alla droga.
L'esempio della Bulgaria
Della Bulgaria si conosce il minaccioso esempio degli anni Ottanta, quando il commercio della droga fu oggetto di una sinistra allenaza, conosciuta come Bulgarian Connection, tra un'impresa commerciale di Stato (controllata dai servizi segreti) e una famiglia della mafia siciliana.
I paesi europei stanno per costruire una grande casa comune. Gli sviluppi nell'Europa dell'Est non possono lasciare indifferenti i paesi dell'Europa occidentale. E come lo ha proclamato il presidente della Repubblica federale tedesca, Richard von Weiszacker, nel suo discorso in occasione della riunificazione tedesca, il 3 ottobre 1990, "la frontiera occidentale dell'Unione Sovietica non puo' diventare la frontiera piu' orientale dell'Europa".
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Poverta', disordini e coltivazioni di droghe nelle repubbliche sovietiche meridionali 1988/90.
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Repubblica |Pop. |Religione |Percent.|Percent.|Conflitti
sovietica |totale |principale|popol. |di |rivolte,
|(milioni)| |russa |poveri |disordini
| | | | |nel 1990
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Tagikistan | 4,8 |islamica | 11,9% | 58,6% | no
Uzbekistan | 19,0 |islamica | 10,8% | 44,7% | si'
Kirgisia | 4,1 |islamica | 25,9% | 37,1% | no
Turkmenistan | 3,3 |islamica | 12,6% | 36,6% | no
Azerbadjan | 6,8 |islamica | 7,9% | 33,3% | si'
Armenia | 3,4 |cattolica | 2,3% | 18,1% | si'
Georgia | 5,2 |cattolica | 7,4% | 16,3% | si'
Kazakistan | 16,2 |islamica | 40,8% | 15,9% | si'
Moldavia | 4,1 | | 12,8% | 13,0% | si'
Ucraina | 51,2 | | 21,1% | 8,1% | si'
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Statistiche sulla poverta' pubblicate nel "Moscow News" (Lancio Reuter 9.3.1990). In Unione Sovietica e' considerato povero chi guadagna meno di 78 rubli (all'incirca 155.000 lire) al mese. Il salario mensile medio di un cittadino e' di 250 rubli (circa 495.000 lire).
Sui 118 milioni circa di abitanti delle 10 repubbliche sovietiche meridionali, il 28% vive nella poverta'. La coltivazione delle piante che producono droga e' spesso per la maggioranza di essi una questione di sopravvivenza.
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Dove si nascondono il papavero, la canapa e il crimine organizzato...
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Su questa tabella si possono vedere le regioni di coltivazione delle piante che producono droga e le regioni in cui il tasso di criminalita' e' particolarmente elevato. Le cifre riguardano i casi di uso di stupefacenti.
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Repubblica | Coltivazione di droga Disordini
sovietica |
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Tagikistan | dal papavero all'oppio /
Uzbekistan | dal papavero e dalla si
canapa all'oppio
Kirgisia | papavero, canapa /
Turkmenistan | papavero, canapa /
Azerbadjan | canapa si
Armenia | canapa si
Georgia | papavero, canapa si
Kazakistan | papavero, canapa si
Moldavia | ? si
Ucraina | papavero, canapa si