Ralf Dahrendorf
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Pubblichiamo qui alcuni estratti della conferenza tenuta il 27 giugno 1989 dal Professor Ralf Dahrendorf nel quadro delle Conferenze della Biblioteca della Camera Dei Deputati. Dahrendorf, già membro della Commissione Europea, direttore della London School of Economics dal 73 al 83, attualmente Master al St.Anthony College di Oxford, è uno tra i massimi teorici contemporanei del liberalismo. Tra le sue opere più conosciute: "Classi e conflitto di classe nella società industriale (1963)", "La libertà che cambia (1981)", "Al di là della crisi (1984)", "Pensare e fare politica (1985)", "Per un nuovo liberalismo (1988)".
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Le istituzioni politiche britanniche sono uniche in quanto si basano in larga misura su un principio: quello di eleggere governi che possano governare secondo i propri intendimenti finché la gente non si stanca di loro ed elegge un governo alternativo. In altre parole, la democrazia in Gran Bretagna riguarda il governo. Non riguarda la rappresentanza equa, e tanto meno proporzionale, delle opinioni della gente, né i controlli e gli equilibri attraverso la separazione dei poteri. Tuttavia, nel concentrarsi sul governo, il sistema britannico implica sempre un governo alternativo. Il fatto che la Camera dei comuni non sia disposta a semicerchio, ma in essa si fronteggino i seggi del governo e dell'opposizione, con il gabinetto e il gabinetto ombra posti l'uno di fronte all'altro, ha un profondo significato costituzionale. Il dibattito politico viene portato avanti tra coloro che sono al potere oggi e coloro che lo saranno domani.
Le implicazioni del sistema anglosassone
Si vede subito quali sono le implicazioni di tale sistema. In esso, ad esempio, i terzi partiti - per non parlare dei quarti, quinti e decimi - non hanno un vero e proprio ruolo. I loro rappresentanti non hanno nemmeno un posto sicuro ove sedersi. Quando i nuovi partiti di centro i particolarmente i socialdemocratici (di allora), vennero fondati nel 1982, i loro membri dovevano arrivare di buon'ora alle sessioni della Camera per occupare i posti che in seguito divennero loro piu' per abitudine che per diritto. Essi si sedettero sui seggi dell'opposizione, dove sono tuttora. E questi nuovi partiti, ora fusi nei democratici, mirano ancora a sostituire il Partito laburista piuttosto che a formare una coalizione. In realtà, la parola stessa - coalizione - è estranea al sistema che sto descrivendo, eccetoto in periodi di guerra o di grave crisi nazionale quando si forma una coalizione di tutti i partiti.
Efficacia ed alternanza dei governi
La democrazia di marca britannica è dunque incentrata sull'efficacia e sull'alternarsi dei governi. Tre ordinamenti istituzionali, soprattutto, garantiscono che l'obiettivo sia raggiunto: il sistema elettorale, il ruolo del Primo ministro e la sovranità del Parlamento. Ognuno di questi merita un breve commento.
Il sistema elettorale è noto come first-past-the post (il primo a tagliare il traguardo), o sistema elettorale maggioritario. La gente vota in un certo numero (attualmente 635) di collegi elettorali, e in ogni collegio il candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti viene eletto. Il maggior numero di voti: non necessariamente la maggioranza. (...).
Non impedisce il sorgere di nuovi partiti
Si possono dire molte e diverse cose su questo sistema (...). Per il momento, il punto piu' importante è che il sistema favorisce le maggioranze parlamentari formate da un solo partito. Infatti, esso è stato spesso ritenuto responsabile del predominio di due partiti nella politica britannica, conservatori (o Torries) e liberali (Whigs) prima della prima guerra mondiale, e conservatori e laburisti dalla metà degli anni '30. E' importante aggiungere che le cose non sono sempre cosi' semplici. In realtà, nemmeno il sistema elettorale britannico puo' impedire il sorgere di nuovi movimenti, come il Partito laburista intorno alla prima guerra mondiale, o i liberali e poi i socialdemocratici negli anni '70 e '80. A volte si formano governi di minoranza. Ma piu' spesso uno dei tre concorrenti rimane escluso. I conservatori della Signora Tatcher non ottennero piu' del 43 per cento dei voti nelle tre elezioni da lei vinte, ma beneficiarono del fatto che il terzo raggruppamento, i liberali e in seguito i liberali e i s
ocialdemocratici, ottenne tra il 20 e il 28 per cento. Questo fece si che i conservatori ottenessero maggioranze di oltre 100 seggi alla Camera dei Comuni, mentre il terzo partito, con il sostegno di un quarto dell'elettorato, dovette contentarsi del 3 o 4 per cento dei seggi. Giunse secondo (o terzo) nella maggior parte dei seggi e permise cosi' agli altri candidati di passare, anche se avevano molto meno del 50 per cento. Il punto è dunque chiaro: il sistema elettorale traduce le minoranze elettorali in maggioranze parlamentari e favorisce cosi' la formazione di governi monopartitici.
Tali governi, inoltre, sono insolitamente forti a causa della posizione del Primo ministro. I leader dei partiti maggiori sono, in conformità con tale sistema elettorale, candidati alla carica di Primo ministro. Essi vengono eletti in vari modi; anche nel Partito conservatore il leader non "emerge" piu' misteriosamente da conversazioni private in sale piene di fumo al Carlton Club, ma viene eletto dai membri del Parlamento in uno scontro aperto. Dopo un'elezione, comunque, la regina è tenuta a convocare il leader del partito piu' forte e a chiedere a lui o a lei di formare il governo. (...)
Rendere possibile il cambiamento democratico
Gli ordinamenti costituzionali che ho descritto hanno un punto di forza principale: rendono possibile il cambiamento democratico. Danno vita a governi che sono in grado di realizzare un progetto o anche di cambiarlo radicalmente. Come liberale, non sono propenso a sopravvalutare il ruolo del governo. Nessun governo puo' produrre facilmente dei cambiamenti contro il corso naturale degli eventi; e anche il governo piu' riformatore sarà incisivo soltanto se potrà contare su un certo grado di consenso. I governi non creano lo spirito dei tempi, anche se possono disciplinarlo, rafforzarlo, e anche modificarlo un po' secondo il loro intendimento. (...)