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Agora' Agora - 21 novembre 1991
CRONACA DELLA VERGOGNA EUROPEA

di Olivier Dupuis e Sandro Ottoni

In queste pagine, alcuni dei momenti più importanti della campagna del Partito radicale contro l'Europa - prima di tutto comunitaria - della vergogna e della complicità con l'esercito golpista ed il regime razzista di Belgrado.

Come ricorderete, al termine della prima sessione del Consiglio Federale del PR, tenutosi a Roma alla fine dello scorso settembre, Marco Pannella annunciò la sua decisione di intraprendere un digiuno a tempo indeterminato "per il riconoscimento dell'indipendenza della Croazia e della Slovenia, per i diritti delle popolazioni albanesi del Kossovo, contro una Comunità europea ed una politica italiana eredi dell'Europa della viltà"

Questo il testo con il quale, ai primi di ottobre, annunciò alla stampa la sua decisione:

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MARCO PANNELLA ANNUNCIA LA SUA INIZIATIVA DI DIGIUNO

"La Comunità Europea è oggi l'erede dell'Europa della viltà e del tradimento che, negli anni trenta, fu complice e nutrice del fascismo, del nazismo e, negli anni quaranta e successivi, del comunismo.

Questa Comunità è sempre più antidemocratica nelle sue stesse strutture, dove il Parlamento è spogliato delle sue naturali funzioni, dove l'Esecutivo è ridotto ad un momento burocratico, mentre i Dodici Stati Nazionali stanno demolendo la costruzione comunitaria facendo di Bruxelles una sorta di stanza di compensazione delle loro esigenze, dove prevalgono interessi e vizi delle tradizionali e frustate Cancellerie: francese, britannica, in primo luogo.

La Comunità Europea, e i Dodici Stati che la scompongono, è oggi complice dell'opera criminale dell'Esercito detto "Jugoslavo", Esercito innanzitutto "golpista", bolscevico, razzista, sciovinista, in sintonia con il potere autoritario serbo del Presidente Milosevic.

La Comunità si pone come mediatrice fra aggressori e aggrediti, fra golpisti e legalisti, fra razzisti e democratici, fra assassini e assassinati.

All'Aia Lord Carrington mostra di agire come erede di quella parte del mondo conservatore britannico che con Chamberlain ispirò e condusse la politica di Monaco e con Churchill dichiarava: "Se fossi italiano, sarei fascista", che Stalin ed i suoi successori preferivano "per il loro realismo" ai socialdemocratici ed ai laburisti. Ma l'Internazionale Socialista, oggi, è sulle stesse posizioni. La "democrazia reale" sta prendendo distanze dalla democrazia ad un ritmo che fu quello, in determinati momenti, scavate fra umanesimo socialista e "socialismo reale".

Il Partito Radicale, trasnazionale e transpartitico, denuncia la complicità europea, e quella italiana, con l'oppressione delle popolazioni albanesi del Kossovo, con l'occupazione di ormai oltre il 40% del territorio croato, con le truppe golpiste e razziste che sono a pochi chilometri da Zagabria, che hanno conquistato alla Serbia uno sbocco mediterraneo, che distrutto centri storici dalmati, croati, istriani, e che stanno fornendo un "modello" per superare il "disordine democratico" anche in altri paesi, in Romania, e nella stessa URSS.

Il Partito Radicale denuncia il comportamento della stampa italiana che, nei suoi editoriali e negli articoli dei suoi inviati speciali, è spesso su posizioni corrette e giuste, mentre è totalmente impegnata a disinformare, a censurare, a sabotare ogni concreta azione politica, italiana ed europea, coerente con quelle denunce.

Torno, per quanto mi riguarda, alla azione nonviolenta di un digiuno a tempo indeterminato, per il riconoscimento delle sovranità nazionali della Croazia, della Slovenia, della Macedonia, dei diritti umani e politici, costituzionali e democratici del popolo albanese del Kossovo."

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Nel corso del suo digiuno Marco Pannella denuncia la complicità anche giuridica dei governi europei e della Comunità europea, chiedendo all'ONU ed alla CEE - se necessario - come già fatto in Medio Oriente, il boicottaggio totale della Repubblica Serba."

Una prima volta, il 8 ottobre, nel corso del dibattito del Parlamento europeo:

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UNA COMUNITA' EREDE DEGLI EUROPEI CHAMBERLAIN E DALADIER

"Signor Presidente, (...) ho iniziato uno sciopero della fame, da nonviolento, per il riconoscimento di Croazia e Slovenia, ma soprattutto per fare il possibile e l'impossibile per evitare la vergogna di una Comunità europea erede degli europei Chamberlain e Daladier, erede di coloro che furono fino in fondo e dolorosamente solidali con Hitler, quando occupò la Ruhr, che furono solidali fino in fondo con gli inizi del comunismo reale, col nazismo, col fascismo (...).

Se io non fossi gandhiano, se non fossi nonviolento, io sarei già corso a prendere le armi per andare in Jugoslavia accanto a coloro che vengono aggrediti. Da nonviolento non posso farlo, perché so che chi usa le armi per uccidere sarà anche un suicida, in tempi medi o lunghi. Allora l'unica cosa che posso fare è dare corpo, con la mitezza apparente dell' astenersi dal mangiare alla convinzione - che è quella del mio partito - di sentire una vergogna insopportabile per ciascuno di voi, colleghi.

Noi sediamo in un Parlamento, membri di una Comunità, che agisce da arbitro fra un aggredito ed un aggressore, tra assassino e assassinato... Europa della vergogna, Comunità della vergogna..."

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Il 10 ottobre, Pannella interviene di nuovo nel corso del dibattito del Parlamento europeo sulla situazione in Jugoslavia:

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LA COMUNITA' EUROPEA COMPLICE DI UN COLPO DI STATO

"L'Italia (e la Comunità europea) si sono rese anche giuridicamente complici di un colpo di Stato, di strage, ai danni dei cittadini tutti dell'ex-Yugoslavia.

Hanno dato dignità di governo e rappresentativa, sul piano internazionale, e così interferendo nella situazione jugoslava, a soggetti golpisti criminali.

Con l'ingiunzione di sospensione delle ostilità fatte in modo "neutro" ad entrambi le parti, agli aggrediti ed agli aggressori, anziché sostenere gli aggrediti, proteggere le vittime, la C.E., e l'Italia, hanno contribuito direttamente a consentire ai golpisti, ed alla Repubblica Serba che da loro è diretta e oppressa, di occupare la metà circa della Repubblica Croata, di cercare il fatto compiuto che costituirà il principale argomento della violenza e del ricatto "serbo".

Occorre, dunque, non solamente riconoscere immediatamente le Repubbliche democraticamente dichiaratesi indipendenti, ma immediatamente ritirare il nostro ambasciatore da Belgrado, togliere ogni rappresentanza al rappresentante "yugoslavo" all'ONU, ingiungere all'esercito golpista ed alla Repubblica serba di immediatamente ritirarsi all'interno dei confini serbi, chiedendo all'ONU ed alla C.E. - se necessario - come già fatto in Medio Oriente, il boicottaggio totale della Repubblica Serba."

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Una terza volta, il 10 ottobre, in occasione delle dichiarazioni di voto al termine del dibattito:

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VERGOGNATEVI !

"Il Consiglio e la Commissione si sono comportati in un modo molto limpido: sono stati complici e vili di fronte agli aggressori ed ai violenti; sono stati vili ugualmente, ed arroganti, di fronte alle ragioni degli aggrediti e delle vittime.

Un Parlamento che rispetti se stesso, innanzitutto giudica quello che è stato fatto, poi stabilisce quello che si deve fare.

Se voi credesti a quello che dite, avreste dovuto già proporre la sfiducia alla Commissione, ed attaccare il Consiglio, perché il male, in gran parte, è già compiuto. Questo Parlamento, che ha ogni tanto dei lamenti e delle storie di buone intenzioni per il futuro, ma che regolarmente, grazie alle nostre solidarietà partitiche e di clan, grazie all'abbassarsi dei vostri ideali, complici a favore dei potenti, come sono sempre state, a cominciare da quella socialdemocratica, che ha un bel vicepresidente in Jumblatt (propongo che se il compagno Brandt non si ristabilisce, si dia a Jumblatt la presidenza provvisoria). Io devo dire al presidente Dankert, che esprimo anche a lui una certa solidarietà, perché l'arroganza di questo Consiglio nei confronti della presidenza olandese, l'arroganza di Parigi e di Bonn nei vostri confronti, con la riunione di dopodomani, è un'arroganza anch'essa di vili, di potenti contro ogni buona regola. E devo dire che nel Quay d'Orsay, non sento più l'alito di Saint John Perse, di Al

exis Leger de Saint Leger, che dopo Monaco si dimette per protestare contro Daladier, ma mi pare che nel Quai d'Orsay e alla Presidenza della Repubblica Francese oggi vi sia una continuità genetica con quel Parlamento francese, che, tranne poche decine di membri, votò i pieni poteri a Vichy.

Non si può continuare a dire che si è neutrali, quando voi della Commissione e del Consiglio stabilite il blocco contro la Jugoslavia. Ma vergognatevi ! Il blocco contro la Serbia poteva avere un significato. Vergognatevi ! Avete creato delle tregue dando il tempo deliberatamente e dolosamente all'esercito golpista, non all'esercito federale, di occupare il 50% della Croazia.

Voi cercate la mediazione fra i partigiani e i nazisti. Lord Carrington è sicuramente della scuola di Churcill, non però di quello che amiamo tutti, ma di quello che diceva »se fossi italiano sarei fascista , e trattava le cose nei nostri confronti e nei confronti della Società delle Nazioni, nello stesso modo in cui state trattando questa realtà.

Non voterò questa risoluzione, perché non c'è una condanna per il già fatto, ma mi auguro che domani i colleghi socialisti non compiano la vergogna di ritirare la loro firma da questo testo, che pure è ipocrita rispetto al passato."

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Mentre Pannella proseguiva il suo digiuno, i deputati al Parlamento italiano, Roberto Cicciomessere, Emma Bonino, Giuseppe Calderisi, Giovanni Negri, Alessandro Tessari e Bruno Zevi depositavano la mozione sulla situazione nell'ex-Jugoslavia adottata ai termini dei lavori del Consiglio Federale di Roma (vedere l'edizione precedente della Lettera Radicale). Di ritorno in Unione Sovietica il deputato al Mossoviet, Alexander Kalinin richiedeva e otteneva un incontro con il presidente della Commissione Esteri del Soviet di Russia, Kulin. Nel corso dell'incontro denunciava l'atteggiamento di sostanziale "neutralità" dell'Unione Sovietica e della Russia.

A Praga, A Budapest, a Bucarest, i militanti radicali cercavano di trovare sulla base del testo votato a Roma delle manifestazioni di solidarietà concreta tra i membri dei Parlamenti di questi Paesi. Purtroppo - e spesso malgrado forti manifestazioni di comprensione e di interesse - alle belle parole non seguivano gesti concreti.

Di fronte all'aggravarsi della situazione, in seguito, tra l'altro, ai feroci bombardamenti su Vukovar e l'assedio di Dubrovnik, i parlamentari iscritti al PR del Gruppo federalista europeo della Camera dei Deputati italiana ripresentavano una seconda mozione che chiedeva tra l'altro il riconoscimento immediato di Croazia e Slovenia ed il ritiro degli ambasciatori da Belgrado:

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MOZIONE DEI DEPUTATI RADICALI ITALIANI

La Camera dei deputati

rilevato che le decisioni e le iniziative politiche fin qui adottate dal governo italiano e dalla cooperazione politica europea hanno contribuito a produrre, come unico risultato, l'occupazione di una parte consistente del territorio della repubblica di Croazia da parte delle forze militari serbe e l'occupazione golpista delle rimanenti strutture federali dell'ex-Jugoslavia;

rilevato che il proseguimento di tale politica fallimentare rischia di contribuire all'ulteriore aggravamento della situazione nell'ex-Yugoslavia;

rilevato che il mancato riconoscimento da parte dell'Italia delle Repubbliche dell'ex-Yugoslavia che hanno deciso democraticamente la propria indipendenza e la sua posizione di "neutralità" fra le parti che hanno aggredito e coloro che sono stati aggrediti hanno di fatto rappresentato una legittimazione all'intervento dell'esercito golpista in Croazia

rilevato quindi che è urgente modificare radicalmente le posizioni assunte dal Governo italiano in merito alla crisi dell'ex-Yugoslavia

impegna il Governo a:

- riconoscere immediatamente le repubbliche dell'ex-Yugoslavia che hanno dichiarato democraticamente la propria indipendenza;

- ritirare immediatamente la rappresentanza diplomatica a Belgrado;

- ad ingiungere immediatamente all'esercito golpista di ritirarsi all'interno dei confini della Repubblica di Serbia e, in caso di inadempienza, di chiedere che la Comunità europea e il Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite decidano l'embargo e il boicottaggio economico totale della Repubblica Serba.

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COMPLICITA' DI FATTO E DI DIRITTO DELL'EUROPA CON IL DITTATORE MILOSEVIC

A Zagabria, il 17 ottobre 1991, Zdravko Tomac, vice-primo ministro della Croazia e membro del PR teneva una lunga conferenza stampa nella quale illustrava gli incontri tenuti a Mosca, assieme al Presidente croato, Franjo Tudjman, con Gorbaciov, e separatamente, con Eltsin e con Shevernadze. All'incontro con Gorbaciov era presente anche il dittatore nazionalista serbo Slobodan Milosevic.

Con la mediazione di Gorbaciov un nuovo accordo per il cessate il fuoco veniva firmato. Esso si dimostrava però di ben poca efficacia, visto che gli scontri in Croazia continuavano.

Tomac sottolineava però, quale risultato positivo, la presa d'atto di Gorbaciov dell'impossibilità, anche teorica, di una eventuale "confederazione" jugoslava. Inoltre, nell'incontro con Eltsin, veniva iniziata una trattativa per accordi economici diretti, tra Croazia e Russia, il che rappresenta un significativo atto in direzione del riconoscimento.

Nel corso della conferenza il vice-Primo ministro riportava anche l'iniziativa di digiuno di Marco Pannella, a favore del riconoscimento della Croazia e della Slovenia, citando alcuni brani dalle sue recenti dichiarazione, in particolare relativamente alle complicità, di fatto e di diritto, dell'Italia e della Comunità europea con l'esercito federale e con il dittatore Milosevic.

SI ISCRIVE AL PR, IVO JELIC, DEPUTATO DI DUBROVNIK

Il 18 ottobre, Ivo Jelic, membro del Parlamento croato, eletto nel Partito popolare (HNS) a Dubrovnik, motivava la sua iscrizione al PR, a cui spesso si è sentito vicino come "espressione di riconoscimento per le iniziative che il PR e Marco Pannella conducono in queste ore a favore della pace in Croazia".

Nei giorni successivi, i radicali Alessandro Tessari, deputato, e Sandro Ottoni, si incontravano con il vice-Premier Tomac per definire ulteriori iniziative in vista del prossimo Consiglio Federale del PR a Zagabria.

L'indomani la stessa delegazione incontrava a Lubiana il Presidente del Parlamento del Kossovo, Iliaz Ramaili ed altri deputati in esilio.

Nel corso dell'incontro i rappresentanti del Kossovo insistevano sulla necessità di una loro partecipazione alla conferenza dell'Aja, quali legali rappresentanti del Kossovo, autoproclamatosi indipendente. La questione dell'indipendenza del Kossovo, affermata dal parlamento ed dal governo e suffragata da un referendum a schiacciante maggioranza (87%), dovrebbe entrare a far parte del pacchetto in discussione all'Aja nei prossimi giorni.

DIGIUNO DI 150 GIOVANI STUDENTI DI DUBROVNIK

Il 21 ottobre 1991, circa 150 studenti giunti da Dubrovnik iniziavano uno sciopero della fame per segnalare al mondo la gravità della situazione della loro città. In una dichiarazione resa pubblica rivelavano tra l'altro che "i loro concittadini si trovano senza cibo nella città assediata". Secondo alcuni studenti, "l'esempio di Marco Pannella - di cui erano stati informati - è stato uno stimolo per questa iniziativa nonviolenta".

Due giorni dopo, il 23 ottobre, circa ottanta studenti di Dubrovnik, in sciopero della fame, e alcune centinaia di studenti universitari di Zagabria e migliaia di cittadini manifestavano in piazza Jelicic. Durante la manifestazione è intervenuto Ivo Jelic, deputato di Dubrovnik, iscritto al PR.

Jelic, in numerose interviste, ricordava l'iniziativa di digiuno di Marco Pannella e l'attività dei deputati radicali al dibattito attuale nel Parlamento italiano. Il giorno successivo, gli studenti si recavano con candele e cartelloni verso gli hotel in cui alloggiano le centinaia di giornalisti presenti a Zagabria oltreché all'albergo che ospita gli osservatori della Comunità europea".

I cartelloni recavano scritte in inglese quali "Europa shame you", "Van der Brook shame you", "Help for Dubrovnik" e foto di distruzioni. Diana Rexhepi, radicale di Zagabria, che partecipava alla manifestazione rilasciava una lunga intervista alla radio olandese.

SOS PER DUBROVNIK - SOS PER LA CROAZIA

Intanto veniva diffuso un appello degli studenti via fax alle principali università europee:

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Da quattro mesi e mezzo in Croazia infuria una guerra spietata. L'Europa, forse, non ha mai sentito parlare di Vukovar, Osijek, Pakrac, Sibenik - ma non può non conoscere Dubrovnik, culla della cultura croata ed europea -.

Già da 22 giorni Dubrovnik ed i suoi 60.000 abitanti sono completamente isolati dal mondo senza cibo ed acqua. Noi studenti di Dubrovnik e dell'università di Zagabria, per fermare la guerra nella nostra patria, cominciamo uno sciopero della fame, in solidarietà con i nostri genitori affamati, e richiediamo:

1) l'immediato - cessate il fuoco - a Dubrovnik

2) sblocco del porto, dell'aeroporto, e degli altri collegamenti internazionali

3) ritirata delle forze di occupazione da tutto il territorio croato

4) ESORTIAMO INFINE TUTTE LE UNIVERSITA' D'EUROPA E DEL MONDO A DICHIARARSI SOLIDALI CON NOI, CON UNA PROTESTA CHE SI ORGANIZZI OGNI GIORNO ALLE ORE 12, DAVANTI ALLE LORO UNIVERSITA'.

Ciascuna manifestazione di solidarietà consentirà ai più debilitati tra noi di interrompere il digiuno.

"Libertas" - Studenti di Dubrovnik e di Zagabria

Non bene pro toto

Libertas venditur auro

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CONSIGLIO FEDERALE DEL PR A ZAGABRIA

Giovedì 31 ottobre, si aprono nell'Hotel Intercontinental di Zagabria i lavori del Consiglio Federale del Partito radicale con una introduzione di Marco Pannella e le relazioni del Primo Segretario, Sergio Stanzani e del Tesoriere, Paolo Vigevano. Sono presenti più di cento membri, tra cui numerosi parlamentari iscritti al PR, provenienti dall'Unione Sovietica, dall'Ucraina, dalla Russia, dalla Cecoslovacchia, dalla Romania, dall'Italia e dal Parlamento europeo. Presenti anche il Commissario europeo Carlo Ripa di Meana, il vice-primo ministro croato Tomac ed il ministro senza portafoglio Budisa.

La giornata di venerdì si apre con un dibattito generale sulle iniziative in corso. Intervengono anche in questa giornata e nei giorni successivi vari invitati da varie repubbliche dell'ex-Jugoslavia. L'apertura dei lavori vede il Primo-Ministro croato, Franjo Griguric, il vice-primo ministro Mate Granic, il ministro dell'informazione Branko Salaj, i ministri Drazen Budisa e Vlado Veselica. Interverranno ancora il presidente del Partito Democratico Serbo della Croazia, Milan Dukic, il membro della presidenza del partito di maggioranza (HDZ) Dalibor Brozovic, il membro della presidenza del SPD (Partito della Riforma Democratica) Branko Caratan, il presidente del Partito d'Azione Democratica (in Serbia) Sulejman Ugljanin, il deputato del parlamento della Bosnia-Herzegovina, Senad Sahinpasic, il deputato e presidente del Partito Liberale sloveno, Joze Skolc, cosicomé il membro della presidenza del Partito del Rinnovamento Democratico Mauricio Olenik. Notevole ancora la presenza e l'iscrizione al PR di numerose

madri dei militari croati, appartenenti al movimento di solidarietà Bedem Ljubavi (bastione dell'amore).

Sabato viene affrontata la questione dell'ex-Jugoslavia con particolare attenzione alle proposte concrete, di cui le più significative e valide saranno riprese nella mozione particolare sull'ex-Jugoslavia (pubblicata in questo numero di RL). Nel pomeriggio i lavori sono interotti per quasi un'ora da un allarme aereo.

In serata una delegazione guidata dal Presidente del C.F. Marco Pannella e dal Primo Segretario, Sergio Stanzani e composta da parlamentari dei vari paesi "rappresentati" sono ricevuti dal Presidente della Repubblica di Croazia, Franjo Tujman.

Una spedizione, prevista per le ore sei di domenica mattina, di tutto il Consiglio Federale a Sisak, in zona di guerra, viene impedita dalle autorità croate che giudicano troppo rischiosa l'impresa.

Durante la giornata di domenica viene affrontata in presenza del presidente del Parlamento del Kossovo, Iliaz Ramajli, la questione di questo territorio dove, più che altrove, regna la politica dell'oppressione e del terrore del regime fascista di Belgrado.

Durante l'interruzione dei lavori, una delegazione del CF, composta da vari parlamentari, si reca in visita ad una caserma dell'esercito federale yugoslavo, accerchiata dalla guardia nazionale croata.

I lavori, dopo esser stati nuovamente interrotti da un allarme aereo, si concludono in serata con l'approvazione di una mozione sull'ex-Jugoslavia e di una mozione generale, anch'essa riportata in questo numero di Lettera Radicale, con l'iscrizione al PR, dopo quelle di molte personalità presenti (vedere l'elenco pubblicato in questa LR), del primo ministro della Croazia, Franjo Griguric e con l'auspicio espresso dal Presidente del C.F., Marco Pannella, e subito accolto dal C.F. stesso, di poter tenere il prossimo Consiglio Federale del Partito Radicale a Belgrado, in una Belgrado libera e democratica.

 
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