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Agora' Agora - 27 gennaio 1992
CRONACA DELLA VERGOGNA EUROPEA (SEGUE)

di Olivier Dupuis e Sandro Ottoni

Nel numero precedente eravamo rimasti, con questa cronaca, al termine del Consiglio Federale del PR, tenutosi a Zagabria, a cavallo tra ottobre e novembre.

Purtroppo, l'accanimento del regime e dell'esercito golpista di Belgrado da una parte, la scandalosa "neutralità" della Comunità europea e dell'Occidente dall'altra ci costringe a continuare questa "cronaca della vergogna europea".

Lo faremo, come precedentemente, riprendendo parti di interventi degli esponenti radicali, in varie sedi, considerando anche le iniziative prese dai radicali un po' ovunque in Europa.

INTERVENTO RADICALE AL SENATO DEL PARLAMENTO ITALIANO

5 novembre. Il parlamentare Strick Lievers, membro del PR, interviene al Senato :

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"L'Europa è alla prova. Deve, poiché lo puo', fermare ora, subito l'aggressione, stabilendo immediate, dure sanzioni contro la Serbia se immediatamente non cesserà l'offensiva militare, e annunciando che le sanzioni rimarranno in vigore finché le truppe serbe non si saranno ritirate da tutti i territori conquistati. Altrimenti, di tregua in tregua violata impunemente, l'Europa si confermerà complice colpevole del golpe militare serbo che mira a precostituire, con la guerra, il fatto compiuto di nuovi confini(...)".

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MANIFESTAZIONI RADICALI IN VARIE CAPITALI EUROPEE

Tra l'8 ed il 15 novembre i radicali manifestano in diverse capitali europee. Ecco gli obiettivi delle loro manifestazioni:

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1) riconoscimento immediato delle Repubbliche di Slovenia e Croazia, contro il comportamento cieco e vile della Comunità Europea e in particolare dell'Italia, che da un lato ormai riconoscono il diritto all'indipendenza delle Repubbliche della ex-Yugoslavia, ma dall'altro, dilazionando il riconoscimento stesso o condizionandolo ad una improbabile "cessazione delle ostilità", autorizzano di fatto l'esercito golpista a proseguire nella sua opera di morte e di distruzione e a completare l'annessione militare di una parte del territorio croato;

2) denuncia della politica di "equidistanza" del governo italiano e della Comunità Europea, che collocano sullo stesso piano gli aggrediti e gli aggressori, ponendo sanzioni anche alla Croazia, che è vittima di un aggressione feroce da parte di un esercito federale manovrato da generali golpisti e alleato della politica autoritaria ed espansionista di Milosevic;

3) riconoscimento del Parlamento e del Governo del Kossovo quali legittimi rappresentanti del popolo del Kossovo;

4) intervento immediato per salvare dalla distruzione i territori e le città della Repubblica di Croazia, in particolare di Dubrovnik e Vukovar.

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ROMA: VIA L'AMBASCIATORE DEI GOLPISTI

Questo il testo dello stricione, esposto dai radicali l'8 novembre a Roma davanti all'ambasciata yugoslava, durante una manifestazione che ha mandato su tutte le furie i diplomatici ex- yugoslavi. In una nota l'ambasciata faceva notare in seguito che il rappresentante diplomatico e le altre istituzioni federali non sono state fondate da un partito né è stato il "partito" a stabilire i rapporti di amicizia tra Yugoslavia e Italia.

L'ambasciata accusava inoltre i radicali di istigare l'odio nazionale ed aizzare un popolo contro l'altro in Yugoslavia, invece di impegnarsi per placare la crisi.

MOSCA: NELLA PIAZZA ROSSA PER IL RICONOSCIMENTO

A Mosca erano oltre una trentina i radicali che manifestavano sulla Piazza Rossa di fronte al Mausoleo di Lenin e ai Palazzi di Gorbaciov e Eltsin in favore del riconoscimento immediato di Slovenia e Croazia e per la fine della guerra. Alle migliaia di moscoviti e turisti presenti gli slogan e i simboli radicali hanno ricordato il disastro ex-yugoslavo ma anche la possibilità di manifestare sulla Piazza Rossa il proprio dissenso. All'iniziativa hanno anche preso parte Antonio Stango, Marino Busdachin e Alexander Kalinin del Consiglio Federale del PR.

BUDAPEST - REGALO ALL'AMBASCIATORE: UN BIGLIETTO ANDATA SEMPLICE PER BELGRADO

Lo stesso giorno un'ottantina di persone si erano dato appuntamento di fronte all'ambasciata ex-yugoslava. Nel corso della manifestazione una delegazione consegnava ad un impiegato dell'ambasciata una somma in denaro equivalente al prezzo di un biglietto andata-semplice Budapest-Belgrado per l'ambasciatore-impostore della Serbia.

Numerosi i giornalisti presenti, sia della stampa scritta che della stampa radiofonica. Assenza rimarcata invece della televisione... e risposta in un comunicato* dei radicali:

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"(...) Negando a chi vede negli avvenimenti dell'ex-Yugoslavia una guerra d'aggressione - a tutti gli effetti - del regime fascio-comunista golpista serbo contro le repubbliche che hanno liberamente e democraticamente optato per la loro indipendenza, la Televisione ungherese dimostra quanto l'Ungheria s'integra velocemente all'Europa. Ma a quale Europa ? L'Europa della vergogna, l'Europa dei Chamberlain e Daladier, oggi Europa dei Mitterrand, Craxi, Gonzales ed altri De Michelis e Dumas. Bravo."

I RADICALI VENGONO RICEVUTI ALLA SEDE DEL GOVERNO

A Praga, il 15 novembre, mentre una trentina di radicali manifestavano di fronte alla sede del governo, una delegazione veniva ricevuta dal vice-primo ministro, Jozef Miklosko. Nel corso dell'incontro, il radicale Richard Stockar illustrava i contenuti della iniziativa, che aveva luogo contemporaneamente in numerose altre città europee, e consegnava a Miklosko la Mozione approvata al termine dei lavori della seconda sessione del Consiglio federale del PR, a Zagabria mentre il deputato nazionale ceco Vladimir Zeman, membro del PR, consegnava una sua lettera personale ai membri del governo. Da parte sua il deputato federale Istvan Batta, anche lui membro del PR, ricordava come numerosissime siano - nella guerra di aggressione in atto - le vittime di etnia ungherese e slovacca, ed affermava che sarebbe "orgoglioso se il nostro governo fosse il primo a riconoscere l'esistenza di questi nuovi stati".

Al termine dell'incontro il vice-primo ministro dichiarava "La mia opinione è che la Cecoslovacchia dovrebbe riconoscere l'indipendenza di Croazia e Slovenia, anche se tale scelta non puo' essere operata dalla sola Cecoslovacchia, o dalla Cecoslovacchia per prima".

ORDINE DEL GIORNO AL SENATO ITALIANO

Sul fronte istituzionale, una ventina di senatori italiani, su iniziativa del radicale Lorenzo Strick-Lievers, presentavano il 16 novembre un testo di ordine del giorno nel quale si chiedeva il riconoscimento di Croazia e Slovenia, l'immediata convocazione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, l'invio dei caschi blu nelle zone contese, l'embargo e il boicottaggio economico totale della Serbia. L'ordine del giorno, dopo un duro dibattito che ha visto l'emergere di contrapposizioni che tagliano sia le opposizioni che la maggioranza, veniva ritirato in seguito all'impegno del Ministro Cirino Pomicino di discuterlo al piu' presto.

LA CADUTA DI VUKOVAR

Alla notizia della caduta di Vukovar, nella serata del 17 novembre, Marco Pannella rilasciava la seguente dichiarazione:

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Dinnanzi alla notizia non solo emblematica della caduta di Vukovar e al comportamento vergognoso dell'Europa e dei cosiddetti democratici, con altri compagni del Consiglio Federale decidiamo di aggiungere a tutte le azioni istituzionali, parlamentari e politiche anche una iniziativa di digiuno in alcuni paesi europei, per battere questo comportamento ed il tumore pseudo-serbo in realtà razzista militarista e totalitario.

Nei prossimi giorni comunicheremo le modalità e gli obiettivi puntuali di questa iniziativa nonviolenta, che per alcuni di noi inizia nel momento stesso in cui giunge la notizia prevedibilissima della fine della resistenza eroica delle donne e uomini di Vukovar di fronte alla violenza fascista dell'esercito erede di quelli fascisti nazisti e stalinisti.

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TELEGRAMMA DEL PARTITO RADICALE AL PRESIDENTE TUDJMAN, AL PRIMO MINISTRO GREGURIC, AL VICE-PRIMO TOMAC

Da varie città, alla notizia della caduta di Vukovar, il 17 novembre, i radicali comunicavano la loro ulteriore solidarietà con le piu' alte autorità croate:

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Signori,

Nel momento in cui apprendiamo dalla Radio Ungherese la caduta di Vukovar, noi, membri del Partito radicale, residente in Ungheria, teniamo a ringraziarvi per la resistenza democratica ed europea del popolo croato.

Dei parlamentari e dei militanti del nostro partito, di diversi paesi europei, hanno sin d'ora annunciato nuove iniziative politiche e parlamentari, tra cui uno sciopero della fame che inizierano nelle prossime ore.

Vi preghiamo di credere, Signori, in queste ore particolarmente tragiche, nella nostra solidarietà attiva.

LA MINORANZA UNGHERESE, UN ALIBI COMODO PER TUTTE LE FORZE POLITICHE UNGHERESI ?

Di fronte all'atteggiamento sempre piu' europeo, ovvero sempre piu' "equidistante" delle forze politiche ungheresi, il PR difondeva il 18 novembre la seguente dichiarazione da Budapest:

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"(...) Preoccupandosi sempre piu' della situazione della minoranza ungherese di Voivodina, l'insieme delle forze politiche ungheresi sta perdendo la capacità di capire la situazione nell'ex-Yugoslavia e conseguentemente di occuparsene effettivamente.

Cosi per esempio regna il silenzio sull'imposizione da parte del dittatore Milosevic della presenza delle minoranze serbe di Croazia alla Aja e la negazione reiterata alla presenza non solo delle minoranze di Serbia (musulmani del San Giaccato per esempio) a questa stessa conferenza ma anche alla rappresentazione reale delle regioni autonome del Kossovo e della Voivodina, per non parlare delle violazioni sistematiche dei diritti dell'uomo e delle minoranze in queste regioni (...)".

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MADRID: I RADICALI PROMUOVONO UN APPELLO DI INTELLETTUALI

Sempre il 18 novembre, a Madrid questa volta, il membro del Consiglio federale del PR, Joaquim Arce Mateos presentava al Ministero degli Affari Esteri un manifesto, ispirato alla mozione del PR, firmato da una decina di prestigiosi intellettuali spagnoli, tra cui José Luis Aranguren, Fernando Savater, Luis Antonio Villena, Antonio Escohotado, Victoria Sendon, José Luis Sampedro, Vicente Molina Foix, Juan A. Gimbernat ... In questo documento si chiedeva anche, tra l'altro, un radicale cambiamento di posizione della Spagna nella Comunità europea ed in altri organismi internazionali rispetto all'ex-Yugoslavia.

L'APPELLO DEL PARTITO RADICALE:

Sempre in questi giorni, il PR diffondeva a tutti i suoi iscritti un appello-invito ai suoi iscritti:

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IL PARTITO RADICALE INVITA TUTTI I PROPRI MILITANTI, TUTTI I NONVIOLENTI, TUTTI I DEMOCRATICI COERENTI, A MOBILITARSI PER UNA GRANDE CAMPAGNA DI INFORMAZIONE, DI SOLIDARIETA', DI DENUNCIA SULLA REALTA' DELLA POLITICA PERSEGUITA DALLA COMUNITA' EUROPEA, DALLE SUE PRINCIPALI CANCELLERIE, DAGLI STATI DI DEMOCRAZIA REALE, NEI CONFRONTI DELLA GUERRA TENDENTE A IMPORRE UN "NUOVO ORDINE" AUTORITARIO, SCIOVINISTA, SOSTANZIALMENTE FASCISTA ALLE POPOLAZIONI EX-YUGOSLAVE.

IL PARTITO RADICALE DENUNCIA IL TERRIBLE PERICOLO CHE QUESTO COMPORTAMENTO SIA VOLTO, E ATTO, A INCORAGGIARE ANCHE IN URSS ED IN ALTRI PAESI LE STESSO MODELLO DI SOLUZIONE DELLE CRISI POSTCOMUNISTE E CHE LI ATTANAGLIANO DA PARTE DEI PAESI DI "DEMOCRAZIA REALE" OLTRE CHE DAGLI EREDI COMUNISTI O FASCISTI DEI VECCHI "DISORDINI" STABILITI NEL MONDO ED IN PARTICOLARE IN QUELLE SUE PARTI.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ITALIANO, ANDREOTTI, RICEVE I RADICALI

Il 22 novembre, una delegazione del PR, composta dal Primo Segretario, Sergio Stanzani, dalla Presidente del Partito, Emma Bonino, da Roberto Cicciomessere, deputato del Gruppo Federalista Europeo della Camera e Lorenzo Strik Lievers, Presidente del Gruppo Federalista Europeo Ecologista del Senato, nel primo pomeriggio di ieri è stata ricevuta dal Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti. La dichiarazione del Primo Segretario del PR, Stanzani:

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"Al Presidente Andreotti siamo andati ad esprimere angoscia e protesta per l'acquiescente inerzia fin qui dimostrata dalla Comunità europea nei confronti dell'atroce guerra d'aggressione che si svolge nel cuore d'Europa (...). Abbiamo ribadito la richiesta di un riconoscimento immediato di Croazia e Slovenia, premessa necessaria per conquistare pace e diritto nella regione; e insieme abbiamo posto il problema della necessità di iniziative volte a tutelare i diritti di tutte le popolazioni della ex-Yugoslavia, a partire da quella del Kossovo (...). L'altra questione che abbiamo posto con urgenza al Presidente del Consiglio è quella del ritiro dell'ambasciatore italiano a Belgrado, o almeno di un declassamento della rappresentanza diplomatica. Se è vero, come è vero, che la Federazione yugoslava non esiste piu', e che l'autorità insediata a Belgrado è un potere golpista e colpevole di aggressione, ha un significato equivoco e preoccupante mantenere con esso normali relazioni diplomatiche, tanto piu' quando non

le si intrattengono con le vittime dell'aggressione legittimate dal voto democratico".

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ZAGABRIA: I RADICALI INCONTRANO IL VICE-PREMIER TOMAC

A Zagabria, il 26 novembre, Zdravko Tomac, vice presidente del Governo, riceveva il consigliere federale radicale, Sandro Ottoni, presente a Zagabria per sostenere le iniziative radicali in Croazia ed in Europa. Alle informazioni sulle iniziative radicali, sul digiuno di Marco Pannella, sulle manifestazioni svolte a Roma ed in altre capitali, sulle quelle in preparazione per Maastricht e Strasburgo, sulle iniziative promosse dai radicali Franca Berger ed Emilio Vesce, presso la Provincia di Trento e la regione Veneto, il vice-primo Ministro esprimeva il proprio riconoscimento e si rammaricava di non avere la possibilità materiale di istituire un apposita commissione governativa per collaborare con le iniziative radicali. Ricordava l'immenso sforzo umano e materiale che la Croazia è costretta a subire, con 150.000 uomini validi al fronte e con il 40% dell'economia distrutta (tra l'altro molti deputati sono in guerra, tra questi anche Ivo Jelic, Ivan Babic e Miroslav Pavin, iscritti al PR).

DIGIUNO DEL DEPUTATO DI OSIJEK, JOSIP VALINCIC

Nell'aderire, il 26 novembre, al digiuno per il riconoscimento immediato della Croazia e della Slovenia, insieme a deputati italiani, cecoslovacchi, russi, Josip Valincic dichiarava:

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"(...) Penso che come deputato al Parlamento croato, ma anche come semplice cittadino che ha fame di libertà e di democrazia, assieme a migliaia di cittadini di buona volontà, potrei con la mia modesta adesione includermi in una lotta di massa nonviolenta per la libertà dei popoli dal totalitarismo e dal militarismo, dal nazionalismo e da tutte quelle oppressioni sociali che vengono oggi inflitte al mondo (...)."

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SONO ORMAI VENTI I DEPUTATI DEL SABOR CROATO, ISCRITTI ANCHE AL PR

Ai primi di dicembre, in coincidenza con la convocazione del Parlamento croato, impegnato ad approvare la nuova legge sulle minoranze, sedici deputati coglievano l'occasione della convocazione a Zagabria per iscriversi al Partito radicale.

Tra questi vanno segnalati l'ex-presidente della Yugoslavia, Stjepan Mesic, ed il presidente del partito socialista, Zeljko Mazar.

CONVOCAZIONE DELLE MANIFESTAZIONI DI MAASTRICHT E STRASBURGO

I radicali oragnizzano varie manifestazioni in occasione della convocazione del Consiglio europeo a Maastricht e della sessione PE a Strasburgo. Di seguito il testo con il quale invitano a partecipare alle manifestazioni:

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"Il consumarsi della tragedia yugoslava, nel cuore dell'Europa, chiama in causa le responsabilità primarie e ineludibili dell'Europa tutta e della Comunità europea, cui invano hanno guardato e guardano i popoli della ex-Yugoslavia.

Il testardo arroccarsi della Comunità europea, a lungo, contro ogni evidenza, a difesa dell'unità federale yugoslava ha di fatto incoraggiato e legittimato l'oltranzismo e l'aggressione dell'esercito serbo.

Il mancato riconoscimento internazionale delle repubbliche che democraticamente hanno proclamato la propria indipendenza, in primo luogo da parte della Comunità europea e dei suoi Stati membri, ha impedito che fosse sancito, anche formalmente, il carattere internazionale del conflitto e fosse quindi richiesto l'intervento, in tal caso dovuto, del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

L'inerzia della Comunità europea, fatta di complice tolleranza e di miopia dinanzi al baratro per tutti che essa prepara, rievoca quella funesta delle democrazie europee degli anni trenta di fronte alle aggressioni naziste e fasciste, e propone una prova generale, in Yugoslavia, di quello che di golpista e autoritario puo' accadere in Unione Sovietica.

Manifesteremo, quindi, a Maastricht e a Strasburgo:

1) per denunciare il comportamento cieco e vile della Comunità Europea;

2) per denunciare la politica di "equidistanza" della Comunità Europea, che colloca sullo stesso piano gli aggrediti e gli aggressori;

3) per chiedere l'immediato riconoscimento di Croazia e Slovenia;

4) per chiedere il riconoscimento del Parlamento e del Governo del Kossovo quali legittimi rappresentanti del popolo del Kossovo e l'ammissione alla Conferenza dell'Aja del legittimo rappresentante del Kossovo;

5) per chiedere il ritiro da Belgrado degli ambasciatori presso la ex-Yugoslavia."

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CENTINAIA DI RADICALI E DI CITTADINI CROATI MANIFESTANO A MAASTRICHT E A STRASBURGO. I DEPUTATI CROATI JOSIP VALINCIC E VJEKOSLAV STUDEN, ISCRITTI AL PR, PARTECIPANO ALLE MANIFESTAZIONI.

Circa trecento radicali e cittadini croati provenienti in maggioranza dall'Italia hanno partecipato il 9 dicembre mattina a Maastricht (in Olanda) ad una manifestazione nonviolenta organizzata dal PR. Con cartelli e striscioni che chiedevano il riconoscimento immediato di Croazia e Slovenia, i radicali hanno atteso l'arrivo dei Capi di Stato della Comunità, per denunciare la loro responsabilità nel perdurare della crisi yugoslava.

Il giorno successivo i manifestanti si sono trasferiti a Strasburgo dove hanno tenuto una riunione presso il Parlamento europeo. I deputati croati Studen e Valincic hanno nel frattempo incontrato alcuni rappresentanti del parlamento, di vari gruppi, per illustrare loro la situazione della guerra.

In serata una grande fiaccolata nel centro della città ha sottolineato, una volta di piu', l'incapacità e l'assenza di poteri decisionali del Parlamento europeo.

PANNELLA ANNUNCIA CHE INDOSSERA' L'UNIFORME CROATA PER UN SERVIZIO NON ARMATO DI "PRIMA LINEA"

In una lettera aperta ai direttori di testate della stampa e delle radio-televisioni italiane, quale presidente del Consiglio Federale del Partito radicale ed eurodeputato, Pannella annuncia da Strasburgo dove ha tenuto una conferenza stampa con Adem Demaqi prestigosa personalità politica del Kossovo,(appena inisignito dal PE del premio Sacharov), che dal digiuno e dalle attività in corso passerà alla decisione di trasferirsi nella città assediata di Osijek, entro Natale.

In questa sua lettera Pannella sfida qualsiasi giornalista a sostenere che le iniziative portate avanti dal PR per quanto riguarda l'ex-Yugoslavia cosi come le prestigiose iscrizioni di ministri e deputati croati, del Kossovo e di altre repubbliche dell'ex-Yugoslavia non costituiscano "notizie". E aggiunge:

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(...) Se fossimo dei "violenti" o se accettassimo di praticare forme violente, "esasperate" di manifestazione e di lotta, avremmo certamente usufruito del privileggio di grande pubblicità, riprovazione ma informazione, e anche di dibattiti per le nostre male azioni. Invece anche le nostre azioni istituzionali, parlamentari, in ogni sede, sono state puntualmente ignorate (...)".

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EUROPA: CONTINUITA' NELL'IRRESPONSABILITA'

Marco Pannella, nel commentare le scelte del Consiglio dei Ministri della Comunità dichiarava il 16 dicembre a Radio Radicale:

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"con questo tipo di decisioni si è proseguito in una azione irresponsabile sia a livello diplomatico sia a livello politico. E' evidente che ora l'esercito golpista cercherà, di qui al momento in cui il riconoscimento scatterà, di occupare il massimo del territorio, di mettere a ferro e a fuoco il massimo di città, quindi di ammazzare il massimo di persone."

"Un preannuncio di questo genere, è assolutamente incongruo, come sono stati incongrui tutti gli annunci di tregua e di armistizio. Andava fatto esattamente l'opposto: il riconoscimento doveva essere fatto "di sorpresa" già da otto mesi, accompagnandolo con un patto di mutua assistenza fra gli Stati riconosciuti e riconoscenti."

"Ancora una volta, puo' sembrare che siamo presuntuosi, quando diciamo che il potere italiano ed anche quello europeo, è del tutto folle e ottuso. Ma, in questo secolo, spesso ci siamo trovati di fronte alla follia del potere e dei poteri, proprio perchè la realtà della democrazia è stata molto poco vissuta nelle nostre società e nei nostri stati, tranne forse, quelli anglosassoni. Credo che oggi è sulle fragilissime condizioni dello sviluppo del partito radicale che si puo' riporre una qualsiasi speranza di miglioramento della situazione e di passaggio della follia mortale alla saggezza, magari drammatica, ma vitale."

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APPELLO DI OLTRE 100 DEPUTATI ITALIANI

Al 22 dicembre, sono piu' di cento le firme di membri della Camera dei Deputati italiana che chiedono in un appello al governo l'immediato riconoscimento delle Repubbliche di Croazia e di Slovenia, il ritiro degli ambasciatori da Belgrado e l'impegno a non riconoscere la Repubblica serba se non fornirà garanzie per le minoranze.

Il 26 dicembre, Pannella annuncia in una conferenza stampa: "l'azione diretta nonviolenta del PR sul fronte della democrazia, della pace, della libertà, con i difensori croati di Osijek" alla quale prenderano parte insieme a lui Roberto Cicciomessere, Lorenzo Strik Lievers, Alessandro Tessari, Lucio Bertè, Sandro Ottoni, Olivier Dupuis e Renato Fiorelli.

PANNELLA ED ALTRI ESPONENTI RADICALI ARRIVANO A ZAGABRIA MENTRE LA PRESIDENTE DEL PR, EMMA BONINO, INCONTRA A BELGRADO VARI ESPONENTI DELL'OPPOSIZIONE

Mentre il gruppo di radicali arrivava a Zagabria, Emma Bonino, presidente del PR, s'incontrava a Belgrado con vari rappresentanti delle opposizione ed in particolare con Dragoslav Micunic, deputato e presidente del Partito Democratico, Nebosha Popov, presidente dell'Alleanza per le iniziative democratiche in Yugoslavia, Gabriela Tanic: giornalista del giornale di opposizione alla guerra ed a Milosevic, Republika, Stojan Cerovic (ex iscritto al PR), presidente del Center for anti-war action e giornalista a VREME (altro giornale di opposizione alla guerra e a Milosevic), Vesna Pesic, sociologa, anche lei membro del movimento anti-guerra. Gli incontri sono avvenuti mentre era in corso il tentativo di organizzare una veglia di pace alla vigilia del natale ortodosso (6 gennaio). Regolarmente chiamati "traditori, ...", cercano con mille difficoltà di organizzare questa opposizione ad una guerra, anche da loro considerata di aggressione. Domenica 29, una loro manifestazione che raggruppava alcune migliaia di person

e a Belgrado verrà "straordinariamente" riportata dalla TV per una manciata di secondi.

I RADICALI VENGONO RICEVUTI DAL GOVERNO CROATO

I radicali vengono ricevuti dal ministro croato degli Esteri Separovic, dal vice-primo ministro Tomac. Domenica mattina il gruppo al completo è ricevuto al Comando Supremo del forze armate dal capo di Stato Maggiore, Generale Tus, da cui ricevono un'ampia informazione sulla situazione militare nonché un pieno ed attivo sostegno alla loro iniziativa.

OSIJEK

Nel pomeriggio del 30 dicembre, i militanti radicali arrivano ad Osijek, la citta' croata da mesi assediata e nella quale si sono fin qui avuti 3500 feriti e 650 morti, la meta' dei quali civili.

Dopo aver incontrato le autorità civili e militari della città, alle quali hanno illustrato il significato dell'azione che intendono condurre sul fronte di guerra con le armi della nonviolenza, i radicali tengono una conferenza stampa, chi con la divisa (Pannella, Dupuis), chi senza (Cicciomessere, Tessari, Strick-Lievers, Ottoni, Berté, Fiorelli). Nel spiegare il perchè dell'aver indossato la divisa, Marco Pannella dichiarava:

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"Materialmente e simbolicamente, politicamente e civilmente, indosso oggi l'uniforme dell'esercito croato perchè dal buon uso di questa uniforme passa oggi la lotta per il diritto alla vita e la vita del diritto, di tutti noi, di noi serbi, di noi albanesi, di noi macedoni, di noi italiani, tedeschi, o francesi, di noi russi o inglesi, di noi europei, degli abitanti del mondo.

Passa l'ideale e la speranza di democrazia e di pace. Sono grato e fraternamente fiero di questo che è evidentemente un atto di fiducia e una volontà di onorarci e onorarmi, per quel che il Partito radicale della nonviolenza transnazionale e transpartita, rappresenta e tenta di costruire nel nostro tempo e nella nostra società.

Se saremo sufficientemente forti, da queste ore e da questa iniziativa, comincerà ad organizzarsi un sistema di "brigate della nonviolenza", come embrione della forza del diritto internazionale per la tutela dei diritti della persona e dei popoli del mondo.

Come rappresentante del popolo europeo, del Parlamento europeo, con i miei amici eletti democratici o militanti del pratito radicale, siamo qui contro il riproporsi dell'Europa della vergogna che negli anni 30 rese possibile, con il suo cinismo ed i suoi governanti pseudo democratici, allora come oggi, l'affermarsi del fascismo, del nazionalismo, del comunismo, il dilagare delle guerre, dei massacri.

Per questa uniforme che oggi porto ho il dovere di testimoniare del nostro essere croati, europei, anche soldati.

Lo faccio augurando in primo luogo alle donne ed agli uomini serbi di tutte le repubbliche ed ovunque oggi residenti e a tutti i loro cari, un anno di libertà di democrazia, di pace, di tolleranza, di felicità, di buona salute.

Noi rispondiamo con amore e speranza all'aggressione di chi li vuole aggressori, oppressi, assassini o assassinanti; dalle trincee nelle quali trascorreremo questa notte ed i giorni che verranno, noi lottiamo e lotteremo, anche per loro, da fratelli e sorelle, malgrado lo strazio che ci viene portato e del quale loro sono pressochè obbligati strumenti.

Denunciamo, infine, la vergogna di un ONU che istiga i serbi a sparare, dichiarando che interverrà solamente quando di fatto la pace sarà in gran parte realizzata.

I nonviolenti, gli antimilitaristi, i federalisti democratici, gli europei, gli internazionalisti, le persone di buona volontà del partito radicale, transnazionale e transpartito, ecologista, rivendicano l'onore, il dolore, la felicità di essere su questo fronte per la libera Croazia, la libera Serbia, il libero Kossovo, la libera Macedonia e la libera Bosnia-Herzegovina, la libera Europa. Dove c'è libertà e democrazia li' ci sarà pace e tolleranza, giustizia e fraternità.

Un grazie di gran cuore ai tanti cittadini croati che in queste stesse ore si stanno iscrivendo per dare forza al Partito radicale. Ne abbiamo immenso bisogno.

Vivano, nel 1992, per tutte le donne e tutti gli uomini di questa terra, e della terra, il meglio delle loro speranze, e l'amore se avranno saputo seminarlo e coltivarlo."

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Nel pomeriggio Marco Pannella, nella sua qualità di deputato europeo, si incontrava con gli osservatori della Comunità europea, presenti attualmente a Osijek.

CAPODANNO AL FRONTE

Nella notte di Capodanno i parlamentari Marco Pannella, Roberto Cicciomessere, Alessandro Tessari, Lorenzo Strik-Lievers, i membri del consiglio federale del PR, Olivier Dupuis, Lucio Berté e Josip Pinezic, si affiancavano, senz'armi, alle forze di difesa croate in tre punti del fronte. Alcuni di loro erano presenti anche presso le postazioni della brigata internazionale, il cui comandante, Edoardo, è un iscritto al PR. Renato Fiorelli, consigliere comunale di Gorizia, infermiere, prestava il proprio servizio presso le strutture di sanità militare dell'ospedale di Osijek, sin ora uno degli obiettivi piu' colpiti dalle artiglierie serbe.

CONTINUANO GLI INCONTRI E L'AZIONE DEI RADICALI IN SLAVONIA.

Tra il 1 ed il 2 gennaio i radicali Pannella e Dupuis si recanno a Nova Gradiska, altra città del fronte vittima di violenti bombardamenti da parte dell'esercito golpista di Belgrado. Sono ricevuti dagli iscritti al Partito radicale, i deputati Ivan Babic e Vjekoslav Zugaj, iscritti al Partito radicale, da Zdravko Sokic, sindaco, ed Miroslav Kupic, presidente del Comitato di crisi, che annunciano il loro desiderio di iscriversi al PR.

L'indomani mattina sono ricevuti dal Commandante della Guardia Nazionale e da un altro deputato della regione di Nova Gradiska, il scultore Miroslav Zupancic, anche lui iscritto al PR. Il quarto ed ultimo deputato della regione di Nova Gradiska, Alojz Dubiel, anche lui iscritto al PR, non essendo presente per impegni al fronte. Insieme a Babic e Zugaj visitano alcuni reparti della linea del fronte, in particolare un villaggio serbo, dove possono costatare che piu' della meta della popolazione è rimasta.

Di ritorno a Osijek, con Vlastimi Kusik, iscritto radicale di Osijek da ormai tre anni, tengono una conferenza stampa nella quale annunciano alcune delle iniziative prese, tra cui una raccolta firme su un appello per l'internazionalizzazione di Osijek, primo firmatario Kramaric, sindaco della città, l'organizzazione di presenze "a turno" di parlamentari e di personalità di vari paesi ad Osijek e nelle altre città piu' colpite della Croazia.

Dalle 3 di mattina fino alle 3 di pomerriggio assistono ad un fortissimo bombardamento (il piu' intenso secondo molti degli abitanti stessi di Osijek) del centro della città, durante il quale un edificio distante poche decine di metri dell'albergo viene colpito da una bomba incendiaria dell'esercito federale.

CONFERENZA STAMPA

A Zagabria Pannella, Ottoni, Dupuis e Pinezic insieme al vice-primo ministro ed iscritto radicale Tomac, tengono una conferenza stampa di fronte a molti giornalisti croati ed internazionali nella quale fanno il punto della situazione. Ecco il testo comunicato alla stampa:

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Le ore 18 di ieri sera sono servite - come nelle precedenti tregue - a proseguire nella distruzione sistematica della realtà economica, produttiva, culturale, artistica della Croazia. Ad assassinare con bombardamenti terroristici donne e uomini inermi. Cyrus Vance mente, sapendo di mentire.

Come negli anni trenta, assistiamo ad un falso confronto fra imbecilli e corrotti da una parte, pazzi e criminali dall'altra. Perché la storia non si ripeta fino in fondo, perché non paghino innanzitutto i popoli inermi o ingannati, ed i democratici, occorre mobilitarsi finché si è in tempo.

I moralisti di turno non bastano. Kouchner stesso è ministro di una politica antidemocratica e da Europa Anni Trenta.

Non si tratta di togliere i bambini di mezzo, per meglio consentire agli aggressori di ammazzare i genitori, dandosi così buone coscienze a buon mercato. Semmai si tratta di portare anche i propri bambini fra quelli che sono aggrediti, contro gli oppressori. E dimettersi da ministro di Monaco.

Lo stesso dicasi per quel tipo di "pacifisti", sempre equidistanti tra fascismo e antifascismo, che in tutto il secolo sono stati complici degli aggressori, per poi finire anch'essi tra le loro vittime.

Noi comprendiamo la politica responsabile, coraggiosa e prudente del Presidente Tudjman. Ma noi siamo nelle condizioni in cui possiamo dire chiaramente che le truppe dell'ONU sarebbero inviate qui al servizio della realpolitik del complesso militare, finanziario-industriale, non del diritto e dei diritti. In complicità con la politica razzista, ricattatoria, fascista e paleo-bolscevica di Milosevic e soci.

Occorre riconoscere immediatamente, senza condizioni, le Repubbliche democratiche democraticamente dichiaratesi indipendenti dalla politica e dal potere di Belgrado.

Occorre garantire con patti di mutua assitenza, subito, anche sul piano bilaterale, le Repubbliche così riconosciute, dalla guerra imposta loro da un esercito golpista e fuori-legge.

Occorre rifiutare qualsiasi riconoscimento della Repubblica di Serbia, comunque si chiami o si caratterizzi, se non adotta anche lei le leggi che Zagabria ha approvato in difesa delle minoranze e dei diritti del cittadino.

Occorre riconoscere il pieno diritto alla autodeterminazione del popolo del Kossovo, non in ossequio ad un astratto principio demagogico ed irresponsabile, ma in considerazione della concreta situazione storica e politica determinatasi. Anche la repubblica del Kossovo dovrà adottare le leggi in difesa delle minoranze.

Occorre sostenere la lotta di liberazione democratica del popolo serbo, oppresso e costretto alla guerra da un regime impersonato dal demagogo razzista e nazionalista Milosevic e da un esercito i cui capi vanno condannati sul piano penale, internazionale, politico.

Occorre immediatamente internazionalizzare il conflitto sul piano politico con una ondata di gemellaggi da parte di città europee con quelle croate - in primo luogo quelle poste in prima linea del fronte dell'aggressione; con l'interdizione dello spazio aereo croato agli aerei "serbi", con l'immediata finanziamento internazionale delle costosissime leggi a favore delle minoranze adottate da Zagabria; con la progressiva creazione di "brigate della nonviolenza e del diritto" in servizio nonviolento e non armato di democratici europei su tutti i fronti.

Occorre abbattere democraticamente, con le armi del diritto, della tolleranza, ma anche del rigore e dell'intransigenza contro violenti, aggressori, oppressori, razzisti, antidemocratici, l'attuale regime di Belgrado.

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Per concludere (provvisoriamente, purtroppo) questa cronaca della vergogna europea, aggiungiamo un commento di Darko Djuretek uscito sul quotidiano di Zagabria Vecernji List successivamente all'ultima Conferenza stampa.

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SENZA PELI SULLA LINGUA

La presenza di Pannella sul fronte ad Osijek non si puo' paragonare alle molte visite dei tanti curiosi europei e mondiali, che vogliono convincersi che in questa fine di secolo anche in Europa c'è davvero la guerra. Non è raro che questi stessi curiosi a chi si apre generosamente la Croazia, questi intellettuali mondiali, indossino la pelle dell'umanismo, quando tornano alle loro calde case di Parigi o altrove, raccontano con stupore di questa guerra. Ma nulla ne segue, poiché questi politici e intellettuali da salotto se la prendono con l'una e l'altra parte in guerra. Per questi rappresentanti della coscienza europea non vi è colpevole per le nozze di sangue provocate dalla Serbia in territorio croato. Tutti sono colpevoli.

L'opinione pubblica europea grazie a cio' è parecchio confusa e da questo dipende la lentezza degli aiuti e dei sostegni alla Croazia.

Marco Pannella, che era ad Osijek per appoggiare la Croazia, ma anche per intervenire contro i crimini serbi e contro il silenzio vergognoso di alcuni potenti della terra, ha indossato l'uniforme croato e si è recato senz'armi li' dove si spara e si muore. Marco Pannella è un altro tipo di uomo. Non si lamenta vuotamente degli orrori della guerra, cosi' da accrescere agli occhi dei suoi colleghi e delle belle dame, con questo suo - impegno umanistico - il suo prestigio politico.

Da tempo Pannella non tace. Una gran parte della sua energia e della sua attività è stata dedicata ad una azione concreta e ad un aiuto sostanziale alle richieste croate. La sua grande fama politica, di atipico politico europeo (lontano dalle ambiguità, dalle doppie facce, uno che dice quello che pensa e lo fa) è stata impegnata fino all'ultimo per svegliare le coscienze sopite degli europei e per aiutare subito ed effettivamente la Croazia.

A Zagabria l'altro ieri Pannella ha anche detto ".. il popolo serbo deve essere aiutato ad ottenere una liberazione democratica dal regime...". Senza peli sulla lingua Pannella disse che la politica europea porta le insegne dello struzzo e dell'ipocrisia, denunciando la corruzione e la stupidità di molti politici europei. Non ha dimenticato nemmeno i generali serbi che ha chiamato criminali.

Alcuni diranno che questo vocabolario è tipico del radicale Pannella. Ma non è difficile concludere che in molte cose lui ha davvero ragione.

Pannella non è l'unico sincero e grande amico della Croazia, ma senza dubbio è uno che dice ad alta voce quello che gli altri solo pensano. E'una sana e pura coscienza del mondo.

Non v'è dubbio che lui rimarrà ancora politicamente "vivace" e che il suo impegno a favore della pace, del diritto e delle giuste ragioni, sarà ancora forte fino alla liberazione decisiva della Croazia.

Pannella e coloro che la pensano come lui hanno compreso che la Croazia non ha nulla da nascondere, ha la coscienza pulita e per questo merita aiuto."

 
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