di Jean-Luc Robert
La fondamentale messa in causa della politica proibizionista, non è piu' appannaggio del solo Partito Radicale e del movimento antiproibizionista. Questo movimento riformatore ha trovato un alleato di prestigio e le sue tesi sono condivise ai piu' alti livelli della Comunità europea. Una commissione d'inchiesta del Parlamento Europeo afferma infatti che la politica di repressione finora condotta non ha raggiunto il suo obiettivo: quello di fermare o perlomeno ridurre la penetrazione della droga. Invita quindi tutti gli Stati membri ad elaborare nuove politiche.
Se non si tratta ancora apertamente di promuovere la legalizzazione pura e semplice della droga, la »regolamentazione del commercio delle sostanze oggi proibite è ora all'ordine del giorno.
Questa commissione parlamentare d'inchiesta, istituita dal Parlamento Europeo lo scorso aprile, ha deposto le sue conclusioni dopo 9 mesi di analisi di numerose relazioni e documenti e l'audizione di esperti e di responsabili della lotta antidroga. Non bisogna quindi stupirsi che l'analisi minuziosa dei risultati concreti delle politiche attuali, dei costi e dei suoi benefici - sulla base di criteri precisi, quali la curva del traffico, il numero di overdoses, la situazione della delinquenza e della criminalità, la propagazione dell'AIDS, le conseguenze del traffico sull'economia legale - permetta di stabilire che l'aggravvarsi del problema non è una fatalità per la quale la sola risposta debba essere il rinforzamento della strategia repressiva, ma è la conseguenza logica dell'illegalità stessa della droga.
Tra le raccomandazioni concrete e direttamente applicabili che la commissione preconizza, notiamo che »il possesso di droga illecita in piccole quantità per uso personale, non dovrà piu' essere considerato come delitto, per evitare di trasformare il tossicodipendente in delinquente e compromettere quindi ogni possibilità di integrazione sociale .
»Bisogna garantire al tossicodipendente - si legge nella relazione - il libero accesso al trattamento medico e a siringhe gratuite, e prescrivergli medicinali di sostituzione (temgesic e metadone). Si raccomanda la presa in carica, sanitaria e sociale del tossicodipendente, garantendogli una disponibilità di droghe non tagliate, con un dosaggio preciso, per ridurre i rischi di decessi per overdose, la contaminazione del virus dell'AIDS e la criminalità indotta .
Per quel che concerne gli sforzi della lotta antidroga, »devono concentrarsi non sugli consumatori ed i gradini inferiori della gerarchia dei trafficanti, ma sulla criminalità internazionale organizzata al massimo livello .
La relazione suggerisce un ripensamento sulla classificazione delle droghe su una base piu' logica. La scala parte dalle droghe ultraleggere come il tè, il caffè o il cioccolato, fino alle droghe dure come l'eroina o il crak. Tra questi due estremi troviamo l'hashish, il tabacco o l'acool classificati come droghe
intermediarie leggere; L.S.D., anfetamine e cocaina come droghe intermediarie dure. Da questa classifica risulta, secondo la relazione, la necessità di una sola politica sanitaria per tutte le droghe, indipendentemente dallo statuto legale.
Il rovesciamento di tendenza per il quale si mobilita il Partito Radicale, trova una prima conferma prestigiosa in questo documento ufficiale del Parlamento Europeo che chiede di adottare »una tendenza pragmatica di riduzione dei rischi legati alla tossicodipendenza ('harm reduction') .
E' una vittoria degli antiproibizionisti l'essere pervenuti a questo risultato: far si' che il dibattito sulla legalizzazione delle droghe non sia piu' un argomento tabu' in seno alle istituzioni, per essere finalmente preso in considerazione.
L'adozione di queste raccomandazioni è stata vista come la fine del monopolio ideologico ed istituzionale del proibizionismo, dal deputato europeo radicale Marco Taradash che, quale vice Presidente della commissione d'inchiesta, ha avuto un ruolo preponderante. Si tratta senza nessun dubbio di un'affrancamento rispetto alla strategia di »guerra alla droga imposta dalle Nazioni Unite sotto la pressione degli USA.