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Dahrendorf Ralf, La Repubblica - 10 dicembre 1994
MA C'E' DEL MARCIO IN EUROPA

di Ralf Dahrendorf

SOMMARIO: In quest'articolo l'autore elenca una serie di segnali negativi - la presenza di fortissime minoranze contrarie all'Unione, il raffreddamento dell'asse franco-tedesco, dei "rapporti anglo-tedeschi (che hanno) raggiunto un minimo storico, il cambiamento della posizione italiana, "l'abisso fra la retorica europea e la realtà europea" che è per l'autore "semplicemente non (...) più tollerabile, ... - tutti segnali che porteranno, secondo Dahrendorf ad un "fin qui e non oltre", cioè ad un blocco del processo di integrazione europea. (La Repubblica, 10 dicembre 1994)

C'è qualcosa di marcio in Europa (se mi è permesso questo adattamento di Shakespeare). L'Unione sta crescendo per dimensioni, non certo per popolarità. I nuovi membri dell'Unione hanno grandissime minoranze di oppositori, talvolta quasi il cinquanta per cento. Alcuni hanno addirittura maggioranze contrarie, come la Norvegia o, per quanto riguarda la Zona Economica Europea, la Svizzera. Non dimentichiamo i referendum in Francia e in Danimarca. Dato che è probabile che in altri stati membri si svolgano referendum dopo la Conferenza Intergovernativa del 1996, ci saranno ulteriori test - e non occorre essere profeti per indovinare che si verificheranno presto, forse anche in alcuni fra i paesi europei da più tempo nell'Unione e tra i più leali, compresa l'Italia.

Questa, però, è soltanto una faccia di un quadro sempre più preoccupante. L'altra è che le relazioni bilaterali non prosperano più come in passato. L'ultimo vertice franco-tedesco è stato meno che cordiale. Chiaramente, il rapporto strano ma efficace fra il presidente Mitterrand e il cancelliere Kohl si sta avvicinando alla fine. Emergono, infatti, profonde divisioni. A meno che Jacques Delors diventi il prossimo presidente francese (e la sua attuale popolarità rasenta l'incredibile), la Francia ridefinirà il proprio europeismo, il che è semplicemente un altro modo di dire che darà maggiore rilievo al proprio ristretto interesse nazionale. Una cosa del genere è destinata ad accadere in Germania dopo Kohl. Anche se uno dei suoi successori designati, Schäuble, non è nazionalista quanto lo si reputa, la pressione da parte della Csu bavarese e di altri gruppi porterà a un "fin qui e non oltre" nella politica dell'integrazione.

I rapporti anglo-tedeschi hanno raggiunto un minimo storico. Un numero crescente di persone e organizzazioni sta cercando di riparare ai danni provocati dai sospetti britannici nei confronti della Germania e dal disprezzo tedesco verso la Gran Bretagna. La posizione del vicepresidente del Partito Conservatore, che ha dovuto dimettersi dopo avere scritto che la Germania era ancora bellicosa (e la Francia collaborazionista), rispecchiava opinioni molto più diffuse. Molti tedeschi ora semplicemente tengono in scarso credito la Gran Bretagna, considerandola una bizzarra isola periferica di nessuna rilevanza. Ancora una volta, il nazionalismo fa tristemente capolino in entrambi i paesi.

Non tutte le relazioni bilaterali sonò altrettanto pessime. La Gran Bretagna e l'Italia sembrano vivere una vera e proprio luna di miele, a giudicare dalla Conferenza di Pontignano di quest'anno e da altri segnali. E' una vera luna di miele o semplicemente un'alleanza difensiva contro chi maschera i propri interessi più ristretti di »nocciolo duro ? Due paesi a cui non piace l'idea dì essere in »serie B ?

Se ci si domanda quali siano le cause di tale disintegrazione europea, riaffiorano molti aspetti. La fine della struttura ordinata della Guerra Fredda è naturalmente un fattore importante. Ha un ruolo anche la nuova ricerca di identità in un mondo sempre più anemico; finora l'Europa è stata notoriamente incapace di dare un senso di identità. Ma poi vi sono i motivi forniti da »Bruxelles , dalla stessa Unione Europea. L'abisso fra la retorica europea e la realtà europea semplicemente non è più tollerabile. Chi di noi appartiene ancora alla generazione nata dalla Seconda Guerra Mondiale si ricorda di questa ragione irresistibile verso l'integrazione europea. Eravamo pronti a perdonare i molti peccati dell'Europa reale semplicemente perché sembrava garantire la pace fra i nostri paesi. Ma i più giovani traggono bilanci diversi. Si chiedono perché un'Unione che può spendere addirittura il venti per cento dei propri fondi in maniera fraudolenta dovrebbe ottenere più denaro - per non parlare dell'impotenza dell'Eu

ropa quando si tratta delle grandi questioni dei tempi, la Bosnia, ma anche, più vicino a casa, la disoccupazione.

Se ci si trova di fronte alla necessità di difendere l'Europa contro gli scettici (come capita a me nella Camera Alta del Parlamento britannico), è sempre più difficile trovare argomentazioni plausibili. Questo può sembrare estremo, ma l'Europa reale non fa quasi nulla che possa essere difeso facilmente. Le politiche europee che vengono finanziate - la politica agricola comune, la politica sociale e regionale, la politica di ricerca, la politica di aiuto allo sviluppo - costano quasi il doppio delle politiche nazionali con risultati simili. Le politiche che non vengono finanziate sono inefficaci. Le istituzioni europee, compreso il cosiddetto Parlamento, non riescono a impressionare e in ogni caso costituiscono un insulto alla democrazia. Ogni qual volta l'Europa si occupa di una questione, questa viene sottratta alla responsabilità e al controllo democratici.

Ciò può sembrare terribilmente »euroscettico , ma lasciatemelo ripetere con assoluta certezza: un'Unione per la quale anche i suoi sostenitori devono chiedere continuamente se non può durare. Chi di noi crede che un' Unione Europea basata su interessi comuni e istituzioni democratiche sta necessaria in un mondo mutevole e incerto, si trova davanti a un dilemma. Non vogliamo abbandonare 'l'acquis communautaire' per il ritorno del nazionalismo, ma se vi rimaniamo aggrappati senza fare nient'altro, potremmo provocare involontariamente tale nazionalismo. Forse è giunta l'ora di un movimento di rifondazione europea. Dimentichiamo la discussione su »nucleo/periferia , smettiamo anche di gingillarci con la Cig del 1996 e chiediamo una nuova Messina, un grande sforzo per definire un'Europa che potremmo sostenere e promuovere. Se nessuno sottoscriverà questa causa, potremmo trovarci tutti nel guai.

 
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