OPPRESSIONE E TERRORE IN KOSOVO, VOJVODINA E SANGIACCATO
a cura di Tamara Jadrejcic e Silvja Manzi
SOMMARIO: In questo capitolo vengono ripercorse tutte le tappe che hanno portato il potere di Belgrado a cancellare progressivamente lo status di autonomia del Kosovo e della Vojvodina ed a istaurare in queste regioni cosicomé nel Siangiaccato un vero e proprio stato di guerra.
- primavera 1981 - sommosse in Kosovo (Pristina, capoluogo del Kosovo), gli studenti portano alla ribalta il problema della provincia autonoma a maggioranza albanese (9 morti e 250 feriti);
- dicembre 1981 - 18· seduta del Comitato Centrale serbo; si decide di non modificare la Costituzione ma di interpretarla in senso centralista-democratico rafforzando il controllo di Belgrado su Novi Sad (capoluogo della Vojvodina, provincia autonoma con una forte minoranza ungherese) e Pristina;
- aprile 1984 - Milosevic viene eletto presidente della Lega dei comunisti di Belgrado (rip.)
- 25 ottobre 1984 - XIV plenum del Comitato Centrale; Draza Markovic (nota) attacca apertamente il decentramento introdotto dalla Costituzione;
- novembre 1984 - il Comitato Centrale serbo elabora 33 tesi che propongono di dare maggior autorità agli organi federali, di abbandonare il principio del consenso e soprattutto di ripristinare il controllo della Serbia sulla Vojvodina e sul Kosovo;
- novembre 1985 - la Corte Costituzionale serba dichiara illegittima la prassi di introdurre nel pubblico impiego la politica delle quote nazionali;
- 1985 - 2.000 serbi e montenegrini del Kosovo firmano una petizione, sostenuta da 60.000 firme, con cui chiedono di essere protetti dai vicini albanesi; 200 intellettuali di Belgrado pubblicano una petizione di sostegno nella quale si chiede l'abolizione dell'autonomia del Kosovo e la sua occupazione militare;
- 28 maggio 1986 - Milosevic diventa presidente della Lega dei comunisti della Serbia (rip.)
- 1986 - Memorandum dell'Accademia delle Scienze e delle Arti della Serbia;
- 27 aprile 1987 - il meeting serbo a Kosovo Polje, dopo gli scontri tra i manifestanti e la polizia, Milosevic si rivolge alla gente che grida "ci picchiano, ci picchiano" dicendo: "Nessuno ha il diritto di picchiare il popolo. L'uso del manganello non si può prendere in considerazione. La polizia non ha qui niente da controllare, voi siete qui a tenere la calma (v.c.t.)"
(dal quotidiano "Politika" di Belgrado, 28-6-89)
- ottobre 1987 - la Presidenza collettiva decide di inviare nel Kosovo 3.000 miliziani federali, addestrati alla guerriglia urbana;
- dicembre 1987 - Fadil Hodza (albanese) viene espulso dal partito per vilipendio verso le donne serbe, prendendo come pretesto una sua frase infelice sugli "stupri politici";
- giugno 1988 - la creazione del "Comitato per l'organizzazione delle assemblee di protesta in tutta la provincia" in Kosovo;
- giugno-novembre 1988 - serie di manifestazioni in tutte le città della Serbia;
- luglio 1988 - Dean Stojsic, dirigente della Vojvodina, accusa Milosevic di nazionalismo, chiede che "sia fermato nella sua politica perché altrimenti questo paese non avrà futuro";
- 9 luglio 1988 - i serbi del Kosovo giungono a Novi Sad per protestare contro i dirigenti politici della Vojvodina sospettati di opporsi alle modifiche della Costituzione serba;
- 6 ottobre 1988 - la riunione straordinaria della Presidenza del Comitato Centrale della Lega dei comunisti della Serbia; l'unico punto all'ordine del giorno "La situazione politica in Vojvodina"; la dichiarazione di Milosevic: "Semplicemente, propongo che il Comitato regionale (della LCS, ndt) operi in concordanza con la critica che è stata espressa dall'opinione pubblica della regione e con quella dei membri della Lega dei comunisti della Vojvodina. E questo significa che dalle loro posizioni devono essere sostituiti tutti quei membri della Presidenza del Comitato regionale della Vojvodina, verso i quali è stata espressa la legittima, ripeto legittima, sfiducia, pubblica e di massa. Non si tratta di richiami all'ordine, ma di una legittima dimostrazione pubblica di sfiducia e la richiesta che per il proprio lavoro negli organi politici e dirigenti si risponda ai membri e ai cittadini."
(dal quotidiano "Politika" di Belgrado, 7-10-1988)
- 30 settembre 1988 - XVII seduta della Lega; approvata la richiesta di Milosevic di uno più stretto controllo della Serbia sulle province del Kosovo e della Vojvodina; (rip.)
- 5 ottobre 1988 - manifestazione a Novi Sad;
- ottobre 1988 - dimissioni collettive dei dirigenti della Vojvodina;
- ottobre 1988 - i comunisti serbi e albanesi chiedono l'esclusione dalla Lega di Kol Sirola, Azem Vllasi e Svetislav Dolasevic (nota);
- ottobre 1988 - la Camera federale jugoslava approva gli emendamenti alla Costituzione (la parte importante che concerne la Serbia volta ad eliminare quelle limitazioni che quella repubblica ha alla sua sovranità sulle regioni autonome);
- 19 novembre 1988 - un milione di manifestanti a Belgrado (il tema principale la solidarietà con serbi e montenegrini del Kosovo); il comizio di Milosevic alla manifestazione:
"(...) Perciò è difficile spiegare perché ha tardato la solidarietà, più grande, più efficace e con più amore espressa, quando si tratta di cittadini del nostro stesso paese. Questa lunga assenza di tale solidarietà per le sofferenze infinite dei serbi e dei montenegrini del Kosovo rappresenta una piaga incurabile sul loro cuore, come inoltre sul cuore dell'intera Serbia. Ma non è tempo di tristezza, è tempo di lotta. (...) La coscienza di ciò conquistava la Serbia durante quest'estate, e questa coscienza è diventata una forza materiale che fermerà il terrore sul Kosovo e che unificherà la Serbia. Si tratta di un processo che non può essere fermato da nessuna forza, davanti al quale non esiste più la paura. La gente accetterà di vivere nella povertà, invece non accetterà di vivere senza la libertà. (...) Nessuno si meravigli per il fatto che quest'estate tutta la Serbia ha manifestato per via del Kosovo; il Kosovo rappresenta il cuore della sua storia, della sua cultura, della sua memoria. Ogni popolo ha que
ll'amore che eternamente riscalda il suo cuore. Per la Serbia questo è Kosovo. Perciò Kosovo sarà sempre Serbia. E non lo sarà a spese degli albanesi, agli albanesi del Kosovo posso dire che in Serbia nessuno ha avuto difficoltà per il solo fatto di non essere serbo. (...)"
(dal quotidiano Borba di Belgrado, 20-11-1988, numero 326, pag. 1)
- 19 novembre 1988 - destituzione di Azem Vllasi in Kosovo (presidente della Lega comunisti Kosovo); eletto dopo gli avvenimenti del 1981;
- novembre 1988 - proposta di cambiamento della Costituzione serba (elezioni dirette);
- 22-24 novembre 1988 - Conferenza della Lega comunisti della Serbia, Milosevic chiede l'allontanamento di quei dirigenti che hanno portato il paese nella crisi attuale (rip.)
- 22 novembre 1988 - dalla relazione introduttiva di Milosevic alla Conferenza: "(...) Per la stabilizzazione dei rapporti politici nella nostra repubblica, ma anche in Jugoslavia, un significato speciale hanno i cambiamenti della Costituzione della Repubblica Socialista della Serbia che si stanno attuando e che tra poco saranno completati con successo. La discussione pubblica in tutta la repubblica, fuorché in quelle parti del Kosovo nelle quali è mancata l'attività politica della Lega dei comunisti e dove perciò si sono sovrapposte le forze separatiste con le loro posizioni, si è mostrata unanime nella valutazione che le vecchie soluzioni della Costituzione della RS Serba sono inaccettabili perché essa come repubblica e Stato non ha delle funzioni e dei poteri elementari unici sull'intero suo territorio. Queste soluzioni hanno portato a grossi problemi costituzionali e politici che sono stati espressi soprattutto nell'ineguaglianza dei lavoratori e dei cittadini, popoli e gruppi etnici, nella realizzazione
dei loro diritti e libertà costituzionali. La situazione tragica e l'operare (che dura da anni) delle forze controrivoluzionarie in Kosovo, numerosi fenomeni di illegittimità, inuguaglianza dei serbi, montenegrini, musulmani, croati e altri davanti alla legge, la loro emigrazione, ma anche per via di molte altre pressioni..." (...)
(dal quotidiano "Borba" di Belgrado, 22-11-1988, numero 328, pag. 1 e 3)
(v.c.t.)
- 30 gennaio 1989 - XX sessione della Lega comunisti jugoslava; scontro violento tra Kucan e Milosevic per la proposta di quest'ultimo di convocare un congresso "straordinario" della Lega a cui i partiti delle repubbliche dovrebbero partecipare con rappresentanze proporzionali alla loro forza numerica; (rip.)
- 20 febbraio 1989 - sciopero di 1.300 minatori albanesi a Trepca (Kosovo)
- febbraio-marzo 1989 - sommosse nel Kosovo (20 persone morte), Belgrado introduce nella provincia lo stato d'emergenza; Azem Vllasi viene arrestato e accusato di "attività controrivoluzionaria";
- 28 febbraio 1989 - manifestazioni di massa davanti al Parlamento a Belgrado (per contestare l'assemblea del Cankarjev Dom a Ljubljana per la pace in Kosovo)
- 28 febbraio 1989 - dall'intervento di Milosevic alla manifestazione: (Scansione: "Arrestate Vllasi") "Voglio dirvi, non sento bene, voglio rispondere a quello che chiedete. Tra poco saranno pubblicati tutti i nomi. E voglio dirvi che quelli che hanno usato delle persone da manipolare con lo scopo di realizzare obiettivi politici contro la Jugoslavia saranno puniti e saranno arrestati. Io ve lo garantisco in nome della dirigenza della Repubblica Socialista di Serbia! Nessuno può sottrarsi dal rispondere dei suoi misfatti. Così sarà e altrimenti non può essere." (...)
(dal quotidiano "Borba" di Belgrado, 1-3-1989, numero 60, pag. 1)
- marzo 1989 - riforme della Costituzione serba che riducono l'autonomia del Kosovo e della Vojvodina;
- 23 marzo 1989 - violenti disordini a Pristina domati dalla polizia, secondo i dati ufficiali ci sarebbero stati 25 morti e 222 feriti, ma i giornalisti sloveni parlano di 140 morti e 370 feriti; nella provincia viene introdotta la legge marziale;
- 28 marzo 1989 - vengono approvati gli emendamenti alla Costituzione della Serbia, Milosevic viene proposto come candidato a presidente della Presidenza della Serbia (rip.)
- 8 maggio 1989 - Milosevic diventa presidente della Presidenza serba (rip.)
- 28 giugno 1989 - celebrazione dei 600 anni della battaglia di Kosovo Polje, alcuni dicono che vi hanno partecipato un milione di serbi, altri due milioni;
- 5 novembre 1989 - Milosevic candidato alla Presidenza della Repubblica serba (rip.)
- 12 novembre 1989 - referendum per la Presidenza della Repubblica serba (rip.)
- 15 novembre 1989 - Milosevic trionfa al referendum per la Presidenza della Repubblica serba (rip.)
- novembre 1989 - manifestazioni a Ljubljana per il rispetto dei diritti dell'uomo in Kosovo
- inizio 1990 - dichiarazione di Stamburk (personalità comunista serba)
"i nazionalisti albanesi hanno fatto di tutto per far partire i serbi dal Kosovo, esercitando particolarmente pressioni psicologiche e instaurando un clima di insicurezza";
- 24 gennaio 1990 - manifestazioni albanesi e repressioni in Kosovo;
- 6 febbraio 1990 - la riunione della Presidenza serba; dall'intervento di Milosevic: "Ogni casa (v.c.t.) in Serbia è pronta a partire subito per il Kosovo, se il modo di difesa che oggi esiste lì non sarà sufficiente. (...) Questa volta i separatisti albanesi erano meglio organizzati di prima. Si sono presentati temporaneamente su due linee; su una ci sono state manifestazioni con lo scopo di creare il caos e scontri sanguinosi e sull'altra ci sono stati i movimenti e i partiti democratici con lo scopo di mascherare le loro tendenze scioviniste e separatiste dietro la lotta per i diritti umani. (...) In questi giorni numerose persone si sono dette pronte a partire con le armi per il Kosovo a difendere i bambini e le donne, la terra e il popolo. Noi riteniamo che lo stato di diritto riuscirà a difendere il territorio e la pace in Kosovo come è stato detto nella Costituzione e che non dovremo cercare dei volontari per difendere la terra come se lo Stato si fosse disintegrato. (...) Ma c'è bisogno di un altro
tipo di volontari, quelli che vogliono vivere in Kosovo. (...) Qualche giorno fa ho parlato qui con i rappresentanti di un grande numero, decine di migliaia, di nostri cittadini che sono decisi a partire, insieme ad altre centinaia di migliaia, verso il sud nella grande missione di lavoro, pace e rinnovamento di una parte della Serbia e della Jugoslavia minacciata dalla violenza e dalla povertà."
(dal quotidiano Politika di Belgrado, 6-2-1990)
- 1 marzo 1990 - stato d'emergenza in Kosovo;
- 27 marzo 1990 - presentazione del programma dei dirigenti serbi per il Kosovo; il programma prevede aiuti economici al Kosovo ma rifiuta ogni dialogo con i "separatisti", ribadisce "l'intoccabilità" del Kosovo, "parte integrante della Serbia";
(dall'ANSA 1990, 27-3-1990)
- 14 aprile 1990 - la Serbia propone di revocare lo stato d'emergenza in Kosovo, poiché tutti gli organismi di sicurezza in Kosovo sono sotto il controllo del ministero degli Interni della Serbia;
- 12 giugno 1990 - il ministro degli Interni della Serbia assume il completo controllo delle forze di polizia in Kosovo;
- 25 giugno 1990 - Milosevic propone al Parlamento serbo un referendum sull'adozione della nuova Costituzione; (la riforma deve precedere le elezioni), (rip.)
- 26 giugno 1990 - il Parlamento serbo sospende il governo e il parlamento della provincia del Kosovo;
- 1-2 luglio 1990 - referendum sulle riforme costituzionali in Serbia
- 2 luglio 1990 - revoca dei deputati del Kosovo dal Parlamento serbo
- 5 luglio 1990 - vittoria del referendum sulla Costituzione serba
- 5 luglio 1990 - la Serbia scioglie il parlamento e il governo del Kosovo, sospende le trasmissioni radio e TV, dispone misure di sicurezza e rafforzamento della polizia
- luglio 1990 - riunione clandestina dei deputati albanesi del Kosovo e la proclamazione della separazione dalla Serbia
- 14 settembre 1990 - il governo serbo dichiara illegittima la "costituzione del Kosovo" annunciata il giorno prima da un "gruppo di delegati separatisti"
- 28 settembre 1990 - la Serbia adotta una Costituzione limitativa per il Kosovo (Vojvodina e Kosovo sono trasformate in regioni con "autonomia territoriale", perdono il loro status di unità federale, la loro costituzione viene sostituita da semplici statuti)
- 9 dicembre 1990 - le prime elezioni in Serbia, gli albanesi non sono usciti dalle urne (vittoria di Milosevic) (rip.)
- 21 marzo 1991 - riunione della Presidenza jugoslava, presente anche il presidente della Presidenza del Kosovo, Hisen Kajdomcaj, eletto dal popolo; Mesic pone la questione dei rappresentanti del Kosovo alla Presidenza, "(...) Milosevic ha 'spiegato' che 'il Parlamento serbo ha preso la funzione del Parlamento del Kosovo qualche mese fa' e che la Corte costituzionale 'non ha negato alla Serbia il diritto di prendere le funzioni del Parlamento del Kosovo. Dunque il Parlamento serbo svolge legittimamente le funzioni del Parlamento del Kosovo'. (...) 'Secondo la Costituzione serba, la Presidenza della provincia non esiste più.'"
(dal libro di Stipe Mesic: Kako je srusena Jugoslavija, Time for Truth, Zagreb 1994, pag. 11)
- 7 agosto 1991 - (dall'intervista di Milosevic alla "Sky Network") "Gli albanesi sono una minoranza nazionale in Jugoslavia e in Serbia. Penso che tutte le nazioni Jugoslave hanno lo stesso diritto di autodeterminazione e gli albanesi sono una minoranza nazionale in Jugoslavia. Lei sa molto bene che non ci sono Nazioni internazionali o unite o CSCE o qualsiasi altro trattato che possa regolare il diritto per le minoranze nazionali di fondare propri Stati."
- agosto 1991 - licenziati 6.000 insegnanti albanesi in Kosovo
- 19 ottobre 1991 - elezioni clandestine del governo del Kosovo
- 25/27 ottobre 1991 - referendum clandestino sull'autonomia territoriale e politica in Sangiaccato (98% sì);
- 1991 - referendum in Kosovo, la maggioranza della popolazione vota per il Kosovo come Stato indipendente;
- gennaio 1992 - in Sangiaccato hanno luogo elezioni legislative clandestine;
- 12 gennaio 1992 - referendum degli albanesi sull'autonomia in Macedonia
- 29 febbraio 1992 - referendum clandestino sull'autonomia dei comuni albanesi in Serbia
- marzo 1992 - designazione, clandestina, del governo del Sangiaccato;
- 24 maggio 1992 - in Kosovo elezioni pluripartitiche, parlamentari e presidenziali, partecipa l'87% degli albanesi;
(Centro Kossovaro per l'informazione - da "Republika" (giornale albanese) 28 febbraio 1993)
- 29 maggio 1992 - dall'intervista di S.Milosevic alla TV di Belgrado: "L'idea di dare al Kosovo uno status speciale dimostra un altra volta di come si conosce poco la situazione generale in Serbia. Perché in Kosovo non si tratta di violazioni dei diritti umani degli albanesi, ma del problema di scontri con il movimento separatista albanese che ha un unico scopo, che alla fin fine ha dichiarato pubblicamente, cioè di separare il Kosovo dalla Serbia e di annetterlo alla vicina Albania. Dunque, si tratta di una questione di integrità."
(dal quotidiano Politika di Belgrado, 29-5-1992)
- 27 giugno 1992 - dall'intervista di Milosevic alla TV greca "Antenne"
"L'unico problema che esiste con il Kosovo, e che noi non risolveremo come vogliono alcuni partiti albanesi, è il problema del separatismo." Ha detto inoltre: "Spero che i loro politici avventurieri" non porteranno gli albanesi alla lotta armata "che le autorità non permetterebbero. E' difficile credere che gli albanesi seguirebbero queste richieste di morire per le ambizioni folli di qualcuno."
(dal quotidiano Politika di Belgrado, 27-6-92)
- 21 luglio 1992 - Milosevic respinge "categoricamente" la proposta di una conferenza internazionale sul Kosovo; "Il Kosovo è un problema interno serbo e non c'è motivo per trattarlo in un quadro internazionale. (...) E ad ogni modo i serbi rispettano in pieno i principi della CSCE riguardanti le minoranze nazionali"
(dall'ANSA 1992, 21-7-1992, al termine di un incontro con Lord Carrington)
- 24 maggio 1993 - dichiarazione di Svetozar Stojanovic (nota) sul rifiuto di avere osservatori dell'ONU lungo il confine
"Il presidente Cosic ritiene che sia superfluo inviare osservatori lungo il nostro versante della frontiera, poiché noi manteniamo le nostre promesse e abbiamo ridotto il nostro aiuto ai serbi di Bosnia"
la Serbia "non minaccia affatto" la Repubblica ex jugoslava della Macedonia, e il Kosovo "è un problema interno";
(dall'ANSA 1993, 24 maggio 1993)
- 9 agosto 1993 - Risoluzione 855 del CS - chiama le autorità jugoslave (Serbia e Montenegro) a riconsiderare il loro rifiuto delle missioni della CSCE in Kosovo, Sangiaccato e Vojvodina
- 4 novembre 1993 - dall'intervista di Milosevic con i redattori dei maggiori giornali, radio e TV di Belgrado:
"Direi che una parte della dirigenza musulmana, quella guidata dal Presidente Izetbegovic, ha per lunghi mesi vissuto nella convinzione che con il suo comportamento avrebbe provocato l'intervento militare estero. Avevano bisogno che arrivasse qualcuno di fuori che vincesse la guerra che loro hanno perso. Adesso che hanno visto che dall'intervento non verrà fuori niente, che nessuno al posto loro farà la guerra che hanno perso, si alimentano con la speranza che con il prolungamento (dei combattimenti, ndc) e l'esaurimento della Jugoslavia, che rappresenta l'appoggio al popolo serbo in Krajina e in Bosnia, la Serbia si 'ammorbidirà'. (...) Spero che i processi che sono iniziati, per esempio nella Bosnia occidentale, ma anche nelle altre parti di questa Repubblica musulmana, dimostrino che sono per la pace... (...) Questo pericolo (di guerra, ndt) è poco possibile, perché gli estremisti del territorio del Sangiaccato non hanno molta forza per fare qualcosa e anche questo movimento separatista nel Kosovo non è i
n grado di farlo. Si tratta soprattutto di un grande appoggio esterno, ma questo appoggio estero potrebbe essere molto, molto rischioso per quelli che entrerebbero in una simile operazione proprio perché sanno che noi non daremo la nostra terra. (...) Penso che siano esagerate le differenze tra la Serbia e il Montenegro per quanto riguarda il rapporto verso lo Stato comune, la Repubblica Socialista di Jugoslavia. Sono sicuro che i cittadini del Montenegro sono interessati nello stesso modo come i cittadini della Serbia per la salvaguardia della Jugoslavia e credo che anche i dirigenti del Montenegro dividono queste posizioni. (...) Il rapporto tra i serbi e i croati è un rapporto chiave per la stabilità nei Balcani... Purtroppo, gli ostacoli per questa normalizzazione sono numerosi e in questo momento molto grandi; soprattutto si trovano nel fatto che in Croazia, come conseguenza di un genocidio tentato sul popolo serbo per la terza volta, dura ancora, più o meno intensa, la guerra.
(Alla domanda sul Tribunale per i crimini di guerra)
Per quanto riguarda la responsabilità, la responsabilità penale dei cittadini della Serbia che hanno commesso reati, questa rientra nella nostra decisione politica energica e ferma e non c'è bisogno che parli di queste cose..."
(dal quotidiano Politika di Belgrado, 4-11-1993)
- 4 novembre 1993 - dall'intervista di Milosevic con i redattori dei maggiori giornali, radio e TV di Belgrado:
"(...) non sarebbe accettabile e spero nemmeno logico che la parte serba vada alla Conferenza con le sanzioni mentre la Croazia no. (...) ... la Conferenza internazionale non può occuparsi dei nostri problemi interni... una Conferenza che eventualmente avrebbe all'ordine del giorno le proposte per la soluzione del problema del Kosovo, o per esempio del Sangiaccato, Vojvodina e alcune altre cose, secondo noi è inaccettabile. Quanto la pace sta nelle mani delle tre parti, tanto la pace ci sarà, quanto sta nelle mani dell'estero, tanto la pace non ci sarà. (...) Dunque, queste forze non vogliono che qui esista alcun paese autonomo e indipendente, padrone di se stesso e che è un serio fattore militare-politico sui Balcani. E noi siamo il più forte fattore militare-politico sui Balcani. Questo concetto di disintegrazione della Jugoslavia in più Stati piccoli, i quali poi saranno guidati dai governi fantocci, è stato costruito prima ed è ancora valido. (...) Questo popolo non accetterà mai la schiavitù. Questo pop
olo vuole eleggere da solo il proprio potere (v.c.t.) e non vuole che questo gli sia imposto dall'estero. (...) Questo popolo, semplicemente, a differenza di altri popoli nella ex Jugoslavia, non ha padroni in Europa, né ha sopportato mai i padroni. (...) Anche Lord Carrington, che era il presidente della Conferenza, appena ha lasciato questa funzione, ha dichiarato che il più grande sbaglio è stato il riconoscimento della Bosnia ed Erzegovina e che questo ha provocato la guerra in Bosnia ed Erzegovina."
(dal quotidiano Politika di Belgrado, 4-11-1993)
- 1 dicembre 1993 - dalla dichiarazione di Milosevic alla conclusione del primo giorno dei negoziati di Ginevra: "Per quanto riguarda il Kosovo, qui la nostra posizione è nota e noi l'abbiamo detto: riteniamo che il problema del Kosovo sia una nostra questione interna. Non è accettabile alcuna internazionalizzazione della questione del Kosovo."
(dal quotidiano Politika di Belgrado, 1-12-1993)