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Archivio federalismo
Jadrejcic Tamara, Manzi Silvja - 31 dicembre 1994
Processo a Milosevic: cronologia (9)

CRONOLOGIA

a cura di Tamara Jadrejcic e Silvja Manzi

SOMMARIO: La Jugoslavia e la ex Jugoslavia dal 1980 alla fine del 1994. I principali avvenimenti, i cambiamenti politici, la preparazione della guerra, ... la guerra.

* 1980

- accordo di cooperazione con la Comunità europea;

- 4 maggio - muore Tito a Ljubljana;

* 1981

- primavera - sommosse in Kosovo (Pristina), gli studenti riportano alla ribalta il problema della provincia autonoma a maggioranza albanese, 9 morti e 250 feriti per la repressione che segue; (ma gli albanesi parlano di 1.600 morti);

- dicembre - 18· seduta del Comitato Centrale serbo; si decise di non modificare la Costituzione ma di interpretarla in senso centralista-democratico rafforzando il controllo di Belgrado su Novi Sad e Pristina;

* 1982

- 26/29 giugno - XII Congresso Partito Comunista, aspre divisioni del vertice; Draza Markovic, il politico più rappresentativo della Serbia, che secondo le regole della rotazione, doveva essere eletto membro della Presidenza del partito, non ottenne in prima battuta la prescritta maggioranza dei due terzi; violentissima reazione serba;

* 1983

- marzo - venne scoperta a Sarajevo "un'organizzazione musulmana" e dato il via ad un processo contro 13 persone accusate di aver pubblicato, 10 anni prima, una "dichiarazione" di tono fondamentalista; imputato principale Alija Izetbegovic, condannato a 14 anni di carcere;

- agosto - funerali di Aleksandar Rankovic che si trasformò in una grandiosa manifestazione popolare serba (parteciparono 200.000 persone);

- il FMI impone al governo un numero di impegni rigorosi per evitare alla Jugoslavia l'insolvenza (chiusura dell'imprese in perdita e aumenti salariali legati alla produttività);

* 1984

- 20 aprile - la polizia segreta irruppe in un appartamento privato di Belgrado dove era in corso una conferenza di Milovan Djilas sui problemi nazionali in Jugoslavia;

- aprile - Milosevic viene eletto presidente della Lega dei Comunisti di Belgrado;

- 25 ottobre - XIV plenum del Comitato Centrale; Draza Markovic attaccò apertamente il decentramento introdotto dalla Costituzione;

- novembre - il Comitato Centrale serbo elaborò 33 tesi; proponevano di dare maggior autorità agli organi federali, di abbandonare il principio del consenso e soprattutto di ripristinare il controllo della Serbia sulla Vojvodina e Kosovo;

- 5 novembre - inizia il processo contro Vojislav Seselj, il docente dell'Università di Sarajevo che partecipò alla conferenza di Djilas; fu condannato a 22 mesi di carcere per aver scritto un articolo, mai pubblicato, in cui proponeva l'abolizione della Jugoslavia titoista e la creazione della Grande Serbia, nella quale sarebbero confluiti la Vojvodina, il Montenegro, il Kosovo e una parte della Bosnia ed Erzegovina;

- primo ministro uscente Planic chiede un cambiamento del sistema politico;

- nasce il dissenso di giornalisti, poeti e studiosi che contestano alla LCJ di essere l'unica istituzione politica;

- al governo, per il gioco delle rotazioni, andò un gruppo di leaders più giovani con tendenze neo conservatrici e sostenuti dai militari (l'unica istituzione rimasta centralizzata) ma non riuscì a consolidarsi;

* 1985

- 18/29 aprile - Congresso degli scrittori jugoslavi a Novi Sad, chiesero l'istaurazione nel paese delle fondamentali libertà politiche e l'abolizione della famigerata legge sul "delitto verbale"; le autorità criticarono il Congresso;

- autunno - 2.000 serbi e montenegrini del Kosovo firmano una petizione, sostenuta da 60.000 firme, con cui chiedono di essere protetti da Belgrado dai vicini albanesi; 200 intellettuali di Belgrado pubblicano una petizione di sostegno nella quale si chiede l'abolizione dell'autonomia del Kosovo e la sua occupazione militare;

- novembre - la Corte Costituzionale serba dichiara illegittima la prassi di introdurre nel pubblico impiego la politica delle quote nazionali;

* 1986

- 28 maggio - Milosevic diventa presidente della Lega dei Comunisti della Serbia;

- 25/28 giugno - XIII Congresso della Lega portò sulla scena una nuova generazione di politici; riuscirono ad escludere dal Presidium del Comitato Centrale uomini eminenti come Mitja Ribicic e Ivan Stambolic; vennero alla ribalta lo sloveno Kucan Milan Kucan e il serbo Milosevic come rappresentanti di due diverse culture politiche senza possibilità d'intesa;

- Memorandum dell'Accademia delle Scienze e delle Arti di Belgrado;

* 1987

- 27 aprile - il meeting serbo a Kosovo Polje;

- settembre - l'ottava sessione del comitato centrale della Lega dei comunisti della Serbia ripreso dalla televisione (lo scontro tra Milosevic e Stambolic, Pavlovic, che aveva accusato la stampa di fomentare il nazionalismo);

- ottobre - la Presidenza collettiva decise di inviare nel Kosovo 3.000 miliziani federali, addestrati alla guerriglia urbana;

- 14 dicembre - le dimissioni di Stambolic;

- dicembre - Fadil Hodza (albanese) fu espulso dal partito per vilipendio verso le donne serbe, prendendo al pretesto una sua frase infelice sugli "stupri politici";

- serie di scioperi che sconvolsero l'attività produttiva soprattutto in Croazia;

- scandalo politico-finanziario di Agrokomerc sotto la dirigenza di Fikret Abdic

* 1988

- maggio - in Slovenia manifestazioni contro l'Armata;

- giugno - a Kosovo la creazione del "Comitato per l'organizzazione delle assemblee di protesta in tutta la provincia" (dei serbi);

- giugno-novembre - serie di manifestazioni dei serbi in tutte le città della Serbia;

- luglio - dirigenti della Vojvodina (Dean Stojsic accusa Milosevic di nazionalismo: chiede che Milosevic "sia fermato nella sua politica perché altrimenti questo paese non avrà futuro");

- in un'intervista per il settimanale NIN di Belgrado, Milosevic accusò la leadership della Vojvodina di tendenze separatiste, perché non era disposta ad accettare quegli emendamenti costituzionali, che l'avrebbero consegnata al controllo della Serbia;

- 9 luglio - i serbi del Kosovo giunti a Novi Sad per protestare contro i dirigenti politici della Vojvodina sospettati di opporsi alle modifiche della Costituzione serba e la limitazione dei poteri delle provincie;

- 30 settembre - XVII seduta della Lega; approvata la richiesta di Milosevic di uno più stretto controllo della Serbia sulle province del Kosovo e della Vojvodina;

- ottobre - le dimissioni collettive dei dirigenti della Vojvodina;

- 5 ottobre - manifestazione a Novi Sad;

- 16 ottobre - 17· plenum della Lega dei comunisti della Jugoslavia (Milan Kucan attacca i manipolatori includendo Milosevic, che appoggiando le manifestazioni dei serbi e montenegrini, ha risvegliato i nazionalismi);

- ottobre - comunisti serbi e albanesi chiedono l'esclusione dalla Lega di Kol Sirola, Azem Vllasi e Svetislav Dolasevic;

- ottobre - la camera federale jugoslava approva gli emendamenti alla Costituzione, la parte importante che concerne la Serbia volta ad eliminare quelle limitazioni che quella repubblica ha alla sua sovranità sulle regioni autonome;

- 19 novembre - un milione di manifestanti a Belgrado, il tema principale la solidarietà con i serbi e i montenegrini del Kosovo (Miting Bratstva i jedinstva na Uscu); (Milosevic: Sbarrare la strada alla controrivoluzione nel Kosovo);

- 19 novembre - destituzione di Azem Vllasi (presidente della Lega nel Kosovo) eletto dopo gli avvenimenti dell'81;

- novembre - proposta cambiamento della Costituzione serba (elezioni dirette);

- 24 novembre - conferenza Lega comunisti della Serbia, Milosevic chiede l'allontanamento di quei dirigenti che hanno portato il paese nella crisi attuale;

- dicembre - si introduce l'incompatibilità tra cariche di governo e di partito;

- 30 dicembre - le dimissioni del governo federale di Mikulic;

* 1989

- gennaio - le dimissioni dei dirigenti del Montenegro;

- in Slovenia la creazione dell'Alleanza democratica;

- 19 gennaio - la formazione del governo federale di Markovic;

- 30 gennaio - XX sessione della Lega comunisti jugoslava; scontro violento tra Kucan e Milosevic per la proposta di quest'ultimo di convocare un congresso "straordinario" della Lega a cui i partiti delle repubbliche avrebbero dovuto partecipare con rappresentanze proporzionali alla loro forza numerica;

- febbraio - in Slovenia la creazione della Lega social-democratica;

- febbraio - le sciopero dei minatori albanesi a Trepca (Kosovo);

- febbraio - nasce l'Associazione jugoslava per l'iniziativa democratica (UJDI) che si sforza di favorire un dialogo tra le differenti nazionalità;

- 27 febbraio - Belgrado introduce nella provincia del Kosovo lo stato d'emergenza;

- febbraio-marzo - sommosse nel Kosovo (20 persone morte) contro la riforma costituzionale; Azem Vllasi viene arrestato e accusato di "attività controrivoluzionaria";

- 1 marzo - manifestazione di massa davanti al Parlamento a Belgrado (parla S. Milosevic);

- marzo - riforme della Costituzione serba, riducendo l'autonomia di Kosovo e della Vojvodina;

- 28 marzo - vengono approvati, con una maggioranza schiacciante, gli emendamenti sulla Costituzione della Serbia, Slobodan Milosevic viene proposto come candidato per il presidente della Presidenza della Serbia;

- maggio - in Croazia la creazione dell'HDZ;

- 8 maggio - Milosevic diventa presidente della Presidenza collegiale serba (con 263 voti su 300);

- 24 maggio - Bogdan Trifunovic eletto presidente della Lega comunisti della Serbia;

- 28 giugno - la celebrazione dei 600 anni dalla battaglia di Kosovo Polje, partecipano un milione di serbi;

- 13 settembre - plenum; dei comunisti della Serbia

- 25 settembre - incontro Milosevic-Vlasov (primo presidente della Repubblica Russa);

- 27 settembre - (Slovenia) abolizione del ruolo dirigente del Partito e le modifiche della Costituzione. Si contemplava il diritto all'autodeterminazione fino alla secessione. Si sottraeva al potere centrale di decretare lo stato di emergenza;

- 5 novembre - Milosevic candidato alla Presidenza della repubblica Serba;

- 12 novembre - referendum per la Presidenza della Repubblica serba;

- 15 novembre - Milosevic trionfa al referendum per la Presidenza della repubblica serba;

- novembre - manifestazioni a Ljubljana per il rispetto dei diritti dell'uomo a Kosovo;

- 5 dicembre - Milosevic decide il boicottaggio dell'economia slovena;

- 11 dicembre - abolizione del ruolo dirigente del PC;

- 12 dicembre - 13 intellettuali presentano il manifesto per la formazione di un "partito democratico";

- 15-17 dicembre - Congresso della Lega dei comunisti della Serbia;

* 1990

- 8 gennaio - vennero indette le prime elezioni libere in Slovenia;

- 19 gennaio - entrano in vigore le riforme economiche di Markovic;

- 20 gennaio - Belgrado, 14· congresso della Lega dei Comunisti della Jugoslavia, abbandono del ruolo dirigente del Partito, la delegazione slovena e quella croata abbandonano il congresso, muore così l'organismo che è stato il motore della federazione; chiedevano la trasformazione della Lega in un organismo di tipo confederale, rispetto dei diritti umani, libere elezioni, creazione di un forum democratico, separazione del partito dallo Stato, abolizione della proprietà statale, autonomie locali, ripristino della Costituzione del '74 in Kosovo e amnistia per i prigionieri politici;

- 24 gennaio - manifestazioni albanesi in Kosovo, repressioni;

- fine gennaio/inizio febbraio - migliaia di albanesi scendono di nuovo in piazza per reclamare democrazia, elezioni libere, e più autonomia alla provincia;

- febbraio - la Corte Costituzionale giudica illegittimo l'emendamento sloveno relativo alla secessione;

- 21 febbraio - dichiarato il copri-fuoco in Kosovo;

- 25 febbraio - Enver Hadri, Presidente del Comitato di Difesa dei Diritti dell'Uomo in Kosovo, viene assassinato in Belgio (luogo di seduta del suo comitato), il Comitato accusa, in un comunicato, i servizi segreti serbi di aver commesso l'assassinio;

- 1 marzo - stato d'emergenza in Kosovo;

- 10 marzo - la Presidenza collegiale in accordo con la Repubblica serba, leva il copri-fuoco in Kosovo;

- 27 marzo - presentazione del programma dei dirigenti serbi per il Kosovo;

- 8-12 aprile - elezioni in Slovenia, la vittoria del Demos (coalizione nazionale) con a capo Kucan;

- 14 aprile - la Serbia propone di revocare lo stato di emergenza in Kosovo;

- 18 aprile - la Presidenza collegiale in accordo con la Repubblica serba, leva lo stato d'emergenza in Kosovo;

- 22 aprile - 5 maggio - elezioni in Croazia vince l'HDZ (partito nazionalista) con a capo Tudjman;

- 28 aprile - Consiglio europeo di Dublino, si discutono i rapporti con la Jugoslavia;

- maggio - elezione di Jovic (Serbia) alla Presidenza federale;

- giugno - la Commissione europea propone misure concrete per migliorare le relazioni future tra la Comunità e la Jugoslavia (aumento della cooperazione finanziaria, assistenza tecnica e finanziaria, ...);

- 8 giugno - la Lega comunista della Serbia cambierà nome, da luglio si chiamerà Partito socialista di Serbia;

- 12 giugno - il ministro degli interni della Serbia ha assunto il completo controllo delle forze di polizia nel Kosovo;

- 25 giugno - Milosevic propone al Parlamento serbo un referendum sull'adozione della nuova Costituzione (la riforma deve precedere le elezioni);

- 26 giugno - il parlamento serbo sospende il governo e il parlamento della provincia del Kosovo;

- estate - manifestazioni violente durante l'estate a Belgrado, chiedono elezioni libere, le autorità serbe dichiarano che hanno organizzato queste manifestazioni l'opposizione che "contesta l'unità della Serbia", che "semina la discordia", "nega l'ordine costituzionale e lo stato di diritto";

- luglio - la riunione clandestina dei deputati albanesi del Kosovo e la proclamazione della separazione dalla Serbia;

- luglio - si vota per gli emendamenti costituzionali in Croazia;

- luglio - il meeting a Srb dei serbi della Croazia che cominciarono la loro resistenza sostenuti da Belgrado;

- luglio - la Lega dei comunisti serbi e l'Alleanza socialista di Serbia adottano una risoluzione tendente ad organizzare la loro fusione in un Partito socialista di Serbia (PSS), il nuovo partito raccomanda il federalismo e l'unità della Serbia;

- 2 luglio - referendum sulle riforme costituzionali in Serbia; la dichiarazione della sovranità della Slovenia; revoca dei deputati del Kosovo dal Parlamento serbo, i deputati albanesi dichiarano l'indipendenza del Kosovo dalla Serbia;

- 3 luglio - i 115 deputati albanesi adottano una "dichiarazione d'indipendenza" senza tuttavia parlare di "Repubblica", la Presidenza collegiale condanna questa dichiarazione e giudica che la ripresa del controllo della regione da parte di Belgrado sia una misura adeguata;

- 5 luglio - vittoria referendum sulla Costituzione serba; la dissoluzione del Parlamento, dell'assemblea e del governo locale del Kosovo, la maggior parte degli albanesi che occupano posti di responsabilità negli ospedali, nella posta, nelle fabbriche etc., vengono silurati;

- 16 luglio - congresso dei comunisti serbi (Partito socialista);

- 17 luglio - Milosevic viene eletto presidente del nuovo Partito socialista serbo;

- 20 luglio - introdotto il pluripartitismo (tutti i partiti in Jugoslavia sono legali);

- 2 agosto - manifestazione al monastero San Prohor in Macedonia;

- 17 agosto - fu organizzato a Knin, nonostante la proibizione della Corte Costituzionale croata, un referendum sull'autonomia culturale dei serbi in Croazia;

- 28 agosto - quindici partiti vengono legalizzati in Serbia;

- settembre - i primi incidenti a Knin (serbi in Croazia);

- settembre - 200.000 lavoratori albanesi entrano in sciopero;

- settembre - un progetto di costituzione della Croazia è reso pubblico, questo propone una Jugoslava confederale e parla della sovranità della nazione Croata;

- 2 settembre - referendum sull'autonomia dei serbi in Croazia (si proclamò per la quasi totalità per la congiunzione alla Serbia);

- 28 settembre - la Serbia adotta una Costituzione limitativa per il Kosovo, che le permette definitivamente di incorporare il Kosovo e la Vojvodina sperando così di mettere fine alle "pretese secessioniste" della comunità albanese; gli ex deputati del Parlamento del Kosovo, di parte albanese, annunciano di promulgare "la Costituzione della Repubblica del Kosovo", che diventerebbe la settima Repubblica della Federazione, Belgrado dichiara immediatamente questo atto illegittimo, a partire da questo momento il Kosovo è posto sotto "sorveglianza" serba;

- 12 novembre - il primo turno di elezioni in Macedonia;

- 18 novembre - il primo turno di elezioni in Bosnia e Erzegovina;

vittoria di Milosevic;

- dicembre - si vota la Costituzione in Croazia;

- 3 dicembre - Milosevic riesce a far firmare una convenzione per la quale i partiti che siederanno al futuro Parlamento si impegnano ad esigere l'adozione di una nuova Costituzione e di una legge che garantisca "l'autonomia dei media";

- 9 dicembre - il secondo turno di elezioni in Macedonia (i comunisti alleati con Markovic hanno il più alto numero di seggi, ma non la maggioranza assoluta) e in Bosnia e Erzegovina (vince il partito della maggioranza relativa islamica); il primo turno di elezioni in Serbia e Montenegro, gli albanesi non sono usciti alle urne; il Partito socialista di Milosevic ha vinto con circa il 60% dei voti, SPO di Draskovic ha preso solo circa il 16%;

- 21 dicembre - i serbi di Krajina dichiararono il proprio territorio "regione autonoma";

- 22 dicembre - il parlamento di Zagreb proclama la nuova Costituzione croata

- 23 dicembre - il secondo turno di elezioni in Serbia e Montenegro; il referendum sull'indipendenza in Slovenia;, passa con il 94,6% dei voti

* 1991

- gennaio - la TV di Belgrado manda in onda un film girato dal controspionaggio che mostra l'ex gen. M. Spegelj (ministro della difesa croato) e il suo collega degli interni mentre conferiscono sull'importazione clandestina di 30.000 kalashnikov dall'Ungheria;

- 8 gennaio - scoperta un'emissione clandestina di dinari da parte del governo serbo; gli sloveni decidono di estendere il proprio controllo all'amministrazione fiscale e doganale della Repubblica, interrompendo il flusso del proprio denaro nelle casse federali;

- febbraio - una delegazione del Parlamento europeo si reca in Jugoslavia e particolarmente in Kosovo;

- 11 febbraio - in Serbia entra in carica il governo del premier Dragutin Zelenovic, composto solo da membri del Partito socialista serbo;

- 28 febbraio - la Krajina proclama la separazione dalla Croazia;

- marzo - il Presidente federale Borisav Jovic dimissionario, dopo il rifiuto della presidenza collettiva federale di adottare le "misure d'urgenza" necessarie, propone l'armata per assicurare la calma nel paese;

- 2 marzo - incidente serbo-croato a Pakrac, la minoranza serba occupa alcuni edifici pubblici e si impossessa di armi, scontri a fuoco con la milizia territoriale croata e intervento dei cingolati federali;

- 9-13 marzo - manifestazione dell'opposizione a Belgrado (2 morti, 90 feriti, 100 arresti);

- 13 marzo - incontro segreto tra Iazov e Kadijevic a Mosca;

- 15 marzo - dimissioni di Jovic dalla Presidenza federale;

Presidenza collegiale federale, presieduta da Mesic;

- 21 marzo - Jovic ritira le sue dimissioni;

- 27 marzo - cinquantamila persone per le strade di Belgrado protestano contro il governo e il Presidente Milosevic;

- 31 marzo - primi incidenti mortali a Plitvice (3 morti);

- aprile - la Croazia crea una Guardia Nazionale per sostituire la forza di difesa territoriale;

- aprile - incidenti eclatanti nelle enclave serbe di Krajina e di Slavonia;

- aprile - la comunità europea, fino ad ora favorevole all'integrità europea, ravvisa l'eventualità di una spartizione dello Stato jugoslavo;

- 8 aprile - processo in contumacia al ministro croato Spegelj davanti al Tribunale militare federale a Zagreb;

- 29 aprile - l'armata occupa il villaggio croato di Kijevo (20 km. da Knin);

- 2 maggio - massacro dei poliziotti croati (12) a Borovo Selo (il quartier generale contro Vukovar), almeno venti le vittime tra gli aggressori;

- 3 maggio - a Zara assaltati negozi serbi;

- 6 maggio - manifestazione a Spalato contro il blocco di Kijevo, 1 soldato ucciso;

- 12 maggio - referendum in Krajina per restare nella Jugoslavia;

- 15 maggio - la fine del mandato presidenziale a Jovic;

- 17 maggio - sconfitta dell'elezione di Mesic alla Presidenza federale per il voto contrario di Serbia, Montenegro, Vojvodina e Kosovo Presidenza federale vacante (1^ crisi istituzionale);

- 19 maggio - referendum per l'indipendenza in Croazia (94% sì);

- 30 maggio - Milosevic presenta al Parlamento serbo una proposta in cinque punti per la soluzione della crisi jugoslava;

- giugno/agosto - attacchi su Dubrovnik da parte delle forze paramilitari serbe sostenute dall'Esercito regolare di Jugoslavia;

- 4 giugno - la Slovenia dichiara che la sua "dissociazione dalla Federazione jugoslava si effettuerà il 26 giugno";

- 14 giugno - dichiarazione del Presidente francese a Praga sul fatto che non crede in una possibile indipendenza di Croazia e Slovenia;

- 15 giugno - la Slovenia e la Croazia annunciano la loro decisione di costituirsi in Stati indipendenti e sovrani;

- 21 giugno - James Baker si reca a Belgrado dove sconsiglia le Repubbliche di impegnarsi in un'azione unilaterale;

- 23 giugno - i Dodici decidono di non riconoscere l'indipendenza di Slovenia e Croazia se queste Repubbliche lasciano unilateralmente la Federazione;

- 24 giugno - il parlamento federale rigetta la dichiarazione di "dissociazione" della Slovenia; firmato terzo protocollo finanziario tra la Comunità europea e la Jugoslavia;

- 25 giugno - indipendenza della Slovenia e della Croazia, effettiva dal giorno dopo, il parlamento federale definisce tali atti "unilaterali e illegali", chiede al governo e all'armata "d'impedire la rottura della Jugoslavia e la modifica delle sue frontiere"; il governo federale rigetta la dichiarazione d'indipendenza della Slovenia e della Croazia e decide che la polizia federale e l'armata jugoslava "assumano" il controllo delle frontiere dello Stato;

- 26 giugno - sanguinosi affronti interetnici hanno luogo in Croazia nella città di Glina; l'armata federale prende il controllo del settore; il blocco dello spazio aereo sloveno è decretato dalle autorità di Belgrado; numerose capitali, tra cui Bonn, Parigi, Washington, rimpiangono la proclamazione d'indipendenza delle due Repubbliche;

- 25-27 giugno - intervento dell'esercito federale in Slovenia ("Guerra doganale", l'obiettivo era di compromettere Markovic agli occhi dell'opinione pubblica mondiale e avere un pretesto per destituire quanti negli alti comandi militari non avevano orientamenti pro-serbo);

- 27 giugno - si combatte a Ljubljana dove entra in vigore il coprifuoco; i combattimenti tra l'armata federale e la difesa territoriale slovena fa più di 100 morti e feriti; il primo ministro federale, Ante Markovic, propone alla Slovenia e alla Croazia di sospendere per tre mesi la loro decisione di indipendenza;

- 28 giugno - una missione di buoni uffici mandata dalla CE lascia il Lussemburgo per la Jugoslavia, la prima missione della "trojka CE"; il governo federale esige la cessazione immediata dell'uso delle armi su tutto il territorio; un accordo di cessate-il-fuoco tra la Slovenia e l'armata federale; su richiesta della trojka europea i dirigenti di Croazia e Slovenia accettano di sospendere per tre mesi la dichiarazione di indipendenza alfine di favorire la ripresa delle negoziazioni tra le Repubbliche sull'avvenire del paese;

- 29 giugno - Stipe Mesic (croato) eletto presidente della Presidenza della federazione jugoslava;

- circa 2 luglio - i ministri della comunità europea propongono a Milosevic a Belgrado di accettare la nomina di Mesic;

- 30 giugno - Milosevic annuncia di aver tolto il veto all'insediamento di Mesic alla Presidenza collegiale;

- luglio - numerosi attacchi degli irregolari serbi, con l'appoggio dell'esercito federale, in molte regioni della Croazia;

- 2 luglio - il generale Adzic, capo di Stato maggiore federale, dichiara ufficialmente lo stato di guerra; le ostilità riprendono in Slovenia;

- 5 luglio - riunione dei Dodici a L'Aja che decidono di inviare una nuova Trojka in Jugoslavia (Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo), ravvisano il gelo dei loro aiuti e decidono l'embargo sui materiali militari;

- 6 luglio - terza missione della "trojka CE", a Brioni (Croazia); precisano gli accordi precedentemente conclusi il 28 giugno;

- 7 luglio - l'accordo, con la mediazione europea, per una moratoria sull'indipendenza di tre mesi, evacuazione dalla Slovenia e l'elezione di Mesic (Croazia) alla Presidenza;

- 8 luglio - gli Stati Uniti si aggiungono all'embargo sulla vendita di armi in Jugoslavia; dichiarazione comune della Trojka "sul regolamento pacifico della crisi jugoslava" adottato a Brioni;

- 9 luglio - una delegazione della CE è inviata a Belgrado per controllare la messa in opera degli accordi di Brioni;

- 10 luglio - il Parlamento europeo vota una risoluzione che condanna il ricorso alla forza dell'armata jugoslava in Slovenia; il Consiglio a L'Aja ferma il mandato della missione di cessate-il-fuoco in Slovenia, questa missione sarà composta da trenta, cinquanta civili;

- 13 luglio - la presidenza federale adotta gli accordi di Brioni così come il memorandum sulle modalità di corpi di osservatori europei; d'altra parte un ultimatum in sei punti è firmato al fine di far rispettare la moratoria di tre mesi e di ristabilire le condizioni necessarie alla ripresa delle negoziazioni;

- 14 luglio - osservatori CE arrivano a Zagreb;

- 17 luglio - gli osservatori cominciano a supervisionare il cessate-il-fuoco in Slovenia;

- 18 luglio - la presidenza collegiale federale annuncia il ritiro dell'armata nazionale jugoslava dalla Slovenia, questa decisione equivale a una riconoscenza "de facto" dell'indipendenza della Slovenia;

- 22 luglio - la riunione a Ohrid dei dirigenti jugoslavi salta per uno smacco, poiché i rappresentanti croati rifiutano l'accordo di pace proposto (prima tutte le negoziazioni volevano il ritiro incondizionato dell'armata federale, i dirigenti croati pongono il ritiro dell'armata come condizione sine qua non di tutte le negoziazioni);

- 23 luglio - la comunità europea invita Markovic (primo ministro) e Loncar (ministro degli affari esteri) a partecipare alle discussioni a Bruxelles; appello di Tudjman alla nazione: "Dobbiamo prepararci alla guerra totale";

- 24 luglio - Tudjman chiede l'intervento dei Caschi blu dell'ONU;

- 25 luglio - la tensione aumenta in Croazia;

- 26 luglio - la presidenza ordina il cessate-il-fuoco immediato in Croazia, il ritorno dell'armata federale nelle caserme e il disarmo delle formazioni paramilitari;

- 29 luglio - i Dodici propongono di creare delle pattuglie miste (armata federale più polizia croata) in Croazia, così come l'estensione, alla Croazia, della missione degli osservatori della Comunità in Slovenia;

- 30 luglio - aumento della violenza tra serbi e croati;

- 31 luglio - otto nuovi ministri sono entrati nel governo in Serbia; una missione della CE a Belgrado diretta da Wijnaendts (ambasciatore dei Paesi Bassi a Parigi);

- agosto - attacco massiccio dell'esercito federale in Slavonia Occidentale;

- agosto - Poos (ministro lussemburghese degli affari esteri e presidente in esercizio della CE) dichiara di esaminare l'invio di una forza militare europea al fine di impedire la spartizione del paese, l'idea appoggiata da Genscher e Dumas è subito rifiutata dal Regno Unito;

- 1 agosto - governo di coalizione in Croazia;

- 2 agosto - massacro dei croati a Dalj, 80 morti; la Trojka nuovamente a Belgrado;

- 3 agosto - la Presidenza federale ordina un cessate-il-fuoco, immediato e incondizionato in Croazia, Mesic vota contro; adozione di una risoluzione al termine della quale la direzione collegiale prevede la creazione di una zona-tampone di cui le forze miste (polizia federale, polizia di Macedonia, di Bosnia-Erzegovina e di Slovenia) dovranno occuparsi; una commissione mista responsabile della messa in opera di questa risoluzione si forma, la Croazia si rifiuta di sottoscriverla;

- 4 agosto - scacco della Trojka poiché la Serbia si oppone a tutti gli interventi europei, dunque alle modalità dei cessate-il-fuoco proposti (in particolare sull'estensione alla Croazia della missione degli osservatori europei attualmente attivi in Slovenia); nuovo governo in Croazia;

- 5 agosto - il responsabile degli affari esteri del Vaticano, Monsignor Jean-Louis Tauran, si reca in Jugoslavia per tentare un'opera di riconciliazione nazionale;

- 6 agosto - riunione dei ministri degli affari esteri dei Dodici a L'Aja alfine di esaminare la proposta franco-tedesca di adire il consiglio di sicurezza dell'ONU, in virtù dell'art. 39 della Carta;

- 7 agosto - entrata in vigore del cessate-il-fuoco dichiarato il 3 agosto; lettera comune di Francia, Regno Unito e Belgio all'ONU; l'URSS e la Cina si oppongono a tutti gli interventi del consiglio di sicurezza, ma dopo la risoluzione 688 il diritto di ingerenza dell'ONU negli affari interni di uno Stato sovrano è stabilito;

- 8 agosto - riunione del comitato di crisi della CSCE per tentare di trovare una soluzione al problema jugoslavo; la Jugoslavia ha dato il suo accordo di principio alla presenza di osservatori cecoslovacchi, polacchi, svedesi e canadesi accanto a quelli della CE;

- 9 agosto - domanda della CSCE di apertura di negoziazioni sull'avvenire della Jugoslavia; la CE chiede a più di venti paesi di arrestare le loro esportazioni di armi in Jugoslavia; Milosevic tenta di mettere in piedi una "coalizione jugoslava" che unisce il Montenegro e la Bosnia-Erzegovina; secondo la Croce Rossa serba 50.000 persone sono fuggite dalla Croazia per la Serbia e più di 30.000 hanno cercato rifugio in altre parti della Croazia;

- 15 agosto - Henry Wijnnaendts è a Belgrado per esortare le parti in conflitto a negoziare;

- 16 agosto - il cessate-il-fuoco del 7 agosto è rotto, numerosi scontri hanno luogo in Slavonia; i controllori europei incaricati di vegliare sull'applicazione degli accordi di Brioni subiscono colpi di artiglieria; in Bosnia-Erzegovina, nella regione di Bosanska Krajina, popolata in maggioranza da serbi, si dichiara autonoma, l'Erzegovina dell'Est costituisce una comunità di comuni (anche a maggioranza serba);

- 17 agosto - i serbi della Slavonia dell'ovest proclamano la loro autonomia, si apre così un nuovo fronte, si mettono in piedi formazioni paramilitari di "difesa territoriale", Mesic accusa chiaramente l'armata federale di prestare man forte agli autonomisti serbi in Croazia, ritiene che la Serbia sia alla base di tutti gli scontri e metta in opera la politica di Milosevic che preconizza che "tutti i serbi devono vivere in un solo Stato", teoria che, secondo Mesic, serve da pretesto all'appropriazione dei territori croati;

- 18 agosto - il presidente Stipe Mesic (presidente federale dal 15 maggio) accusa l'armata federale di essere entrata in Slavonia senza autorizzazione;

- 16-20 agosto - mitragliato in Croazia un elicottero degli osservatori CE, battaglia sull'autostrada Zagreb-Belgrado che non sarà più percorribile;

- 20 agosto - i dirigenti jugoslavi decidono, dopo essersi riuniti, di cercare un compromesso politico;

- 23 agosto - Tudjman lancia l'ultimatum all'Armata: se non cessa di appoggiare le formazioni irregolari serbe la sua presenza in Croazia sarà considerata un'occupazione;

- 25 agosto - i dirigenti bosniaci e macedoni decidono di non inviare più loro coscritti fuori dalle loro rispettive repubbliche; l'armata federale non conta già più che una manciata di sloveni e molti pochi croati; il governo degli autonomisti serbi di Slavonia lancia un ordine di mobilitazione ai serbi tra i 18 e i 60 anni; escalation degli scontri tra croati e autonomisti serbi sostenuti da unità dell'armata federale; scontri interetnici hanno luogo in Bosnia-Erzegovina;

- 26 agosto - gli scontri toccano la costa adriatica; comincia l'attacco contro Vukovar; Irfan Ajanovic vice presidente del Parlamento federale e porta-voce della commissione incaricata di supervisonare il cessate-il-fuoco, si dimette dalla commissione; si stia che 10.000 rifugiati croati si trovano in Ungheria; Tudjman e Kadijevic (ministro jugoslavo della difesa) si sono incontrati;

- 27 agosto - la CE decide di imporre la sua mediazione e un piano di pace per: organizzare una conferenza di pace, creare una commissione d'arbitraggio, esigere un cessate-il-fuoco il 1· settembre; la CE accusa l'armata federale di fare causa comune con la Serbia;

- 28 agosto - Tudjman è ricevuto all'Eliseo;

- 29 agosto - Milosevic è ricevuto all'Eliseo;

- 30 agosto - il governo federale accetta il piano di pace europeo così come la Croazia, la Slovenia la Bosnia-Erzegovina e la Macedonia;

- fine agosto - licenziati 6.000 insegnanti albanesi in Kosovo, perché rifiutavano di osservare i programmi scolastici stabiliti dalle autorità serbe;

- inizio settembre - i nove paesi membri dell'Unione dell'Europa Occidentale (i Dodici meno la Danimarca, la Grecia, e l'Irlanda) esaminano l'eventualità dell'invio di una forza di mantenimento della pace;

- 2 settembre - la Serbia e il Montenegro accettano il piano di pace della CE (del 27 agosto); un memorandum viene firmato tra i sei presidenti delle Repubbliche, il Presidente e il primo ministro della federazione, in presenza di Van den Broek (ministro degli affari esteri dei Paesi Bassi); i Serbi di Krajina e Slavonia rifiutano il piano di pace;

- 3 settembre - l'accordo del cessate-il-fuoco non è rispettato, gli Stati Uniti denunciano la responsabilità della Serbia e dell'armata federale per il proseguimento dei combattimenti; la CSCE lancia un appello urgente al rispetto, in Croazia, del cessate-il-fuoco; i Dodici riuniti a L'Aja decidono che: la conferenza comincerà il 7, riunirà la presidenza federale, il governo e i presidenti delle Repubbliche, Lord Peter Carrington condurrà le negoziazioni per conto dei Dodici, la commissione d'arbitraggio sarà composta da cinque presidenti di Corte costituzionale dei paesi della comunità;

- 4 settembre - la CSCE reclama l'arresto di tutte le operazioni militari;

- 5 settembre - i Dodici optano per l'apertura della conferenza senza sottoporre la tenuta dell'interruzione dei combattimenti; la CICR (Comitato Internazionale della Croce Rossa) lancia un appello in cui chiede ai combattenti di rispettare il diritto umanitario;

- 7 settembre - inizia la Conferenza della CE all'Aja, la Comunità richiama, nella sua dichiarazione preliminare all'apertura della conferenza, che non accetterà un ritocco delle frontiere ottenuto con la forza e Milosevic replica che la CE non può imporre delle soluzioni;

- 8 settembre - designazione di Vance come mediatore ONU; Wijnaendts (negoziatore della CE) continua il suo giro in Jugoslavia tra croati, autonomisti serbi e militari; referendum sull'indipendenza in Macedonia, il 75% degli elettori si reca alla urne, il 90% dice sì;

- 9 settembre - il 90% degli elettori macedoni si sono pronunciati per la sovranità e l'indipendenza della loro Repubblica;

- 10-13 settembre - sulle coste dalmate morti e feriti a Sebenico, Spalato, Dubrovnik, Fiume e Zara assediata;

- 12 settembre - proclamazione della Repubblica Autonoma Serba in Erzegovina Orientale; Markovic, primo ministro federale, ammette lo smacco del suo governo di fronte alla crisi attuale; i ministri dello sviluppo e delle finanze, Marendic e Zekan, si dimettono così come il ministro aggiunto dell'agricoltura Pavlci;

- 13 settembre - la prima riunione di lavoro della conferenza all'Aja termina senza risultati; il presidente del Parlamento delle Repubbliche jugoslave si reca a Strasburgo;

- 14 settembre - la guerra raggiunge Zagreb;

- 15 settembre - i ministri degli affari esteri tedesco e italiano lanciano un appello per il "ritiro immediato" dell'armata federale dalla Croazia; la violenza raddoppia in Croazia e l'armata guadagna ogni giorno un po' più terreno; la Macedonia proclama la sua indipendenza;

- 16 settembre - giunge a Belgrado Lord Carrington, presidente della conferenza sull'ex Jugoslavia; proclamazione della Repubblica Autonoma Serba della Krajina Bosniaca; la situazione si degrada in Bosnia-Erzegovina (attentati, ...);

- metà settembre - assalto croato contro le caserme dell'esercito federale;

- 17 settembre - l'esercito federale blocca i porti dalmati; firmato un cessate-il-fuoco "assoluto, incondizionato e immediato" con la mediazione di Lord Carrington tra i serbi e i croati; la Francia e la Germania decidono di lanciare un'iniziativa sull'invio in Jugoslavia di una forza d'interposizione europea, il Regno Unito è reticente a questa idea;

- 18 settembre - i firmatari del cessate-il-fuoco beffano apertamente i loro impegni;

- 19 settembre - il Canada chiede una riunione del Consiglio di sicurezza per discutere della crisi jugoslava; a L'Aja i ministri degli affari esteri dei Dodici non riescono a mettersi d'accordo sul principio dell'invio di una forza di pace europea;

- 20 settembre - la Bosnia-Erzegovina decreta la mobilitazione della sua difesa territoriale;

- 22 settembre - nuovo accordo di cessate-il-fuoco "assoluto" tra i croati e l'armata jugoslava;

- 25 settembre - l'ONU decide un embargo totale sull'importazione delle armi e di equipaggiamento militare in Jugoslavia (risoluzione 713); Tudjman, Milosevic e Kadijevic (ministro federale della difesa) si incontrano e convengono che è "indispensabile assicurare la pace in Jugoslavia";

- 26 settembre - referendum clandestino sulla sovranità in Kosovo; la terza seduta plenaria della conferenza si apre a L'Aja, tre gruppi di lavoro si costituiscono al fine di lavorare sui problemi delle minoranze, sulle questioni costituzionali ed economiche;

- 30 settembre - l'UEO decide di rinforzare la presenza comunitaria in Jugoslavia;

- 1 ottobre - l'esercito federale bombarda Zara e Dubrovnik e lancia un ultimatum (distruzione delle installazioni civili "vitali") alla Croazia, accusandola di violare il cessate-il-fuoco del 22 settembre e d'attaccare le caserme e le unità dell'armata; l'Esercito jugoslavo invade il distretto di Dubrovnik e prepara l'assedio della città;

- 2 ottobre - il ministro della difesa serba annuncia il procedimento della mobilitazione; Markovic (primo ministro federale) chiede l'abrogazione del quel decreto in virtù dell'articolo 366 della Costituzione federale; un'offensiva importante dell'armata federale comincia nella regione di Dubrovnik; Kucan (presidente della Slovenia) in visita a Parigi;

- 3 ottobre - durante una riunione della presidenza federale, in assenza della Croazia, della Slovenia, della Macedonia e della Bosnia-Erzegovina, la Serbia e il Montenegro ritenendo che la Jugoslavia si trovi in pericolo di guerra, si impadroniscono del potere federale con l'accordo dell'armata, questa usurpazione è presentata come un atto costituzionale che deve contribuire al ristabilimento della pace, ciò sottintende che la presidenza collegiale, che al momento attuale non comprende dunque che due Repubbliche, esercita i poteri che, in molte circostanze, gli sono devoluti dalla Costituzione (articoli 316 e 317), possiedono così certi poteri del Parlamento federale; l'armata jugoslava decreta un nuovo blocco dei sette porti croati; Dubrovnik è assediata, privata d'acqua, elettricità e telefoni; Tudjman, in una lettera indirizzata a Bush, chiede l'invio "immediato" in Croazia di una missione militare per "impedire la catastrofe nascente";

- 4 ottobre - riuniti a L'Aja la Croazia, la Serbia e l'armata federale adottano un insieme di misure e di principi, i partecipanti ammettono che la "base di una soluzione politica" è "la prospettiva del riconoscimento dell'indipendenza delle Repubbliche che l'hanno desiderata";

- 6 ottobre - i Dodici condannano "la presa di potere della presidenza federale per alcuni dei suoi membri", indirizzano ugualmente un ultimatum che esige l'arresto delle ostilità per "al più tardi il 7 ottobre", sotto pena di sanzioni economiche (concretamente si appellano alla denuncia dei trattati di cooperazione economica), i Dodici reiterano il loro appello all'ONU; i serbi sono a Pokupsko, 30 km da Zagreb;

- 7 ottobre - fine della moratoria sull'indipendenza della Slovenia e della Croazia; due Mig federali bombardano il Palazzo presidenziale a Zagreb;

- 8 ottobre - il parlamento croato (in una sede segreta per via dei bombardamenti) vota all'unanimità l'indipendenza e la sovranità della Croazia;

- 10 ottobre - il Parlamento europeo rifiuta di sostenere le dichiarazioni d'indipendenza di Croazia e Slovenia; la CSCE esorta la Serbia e la Croazia a rispettare il cessate-il-fuoco, riconosce il diritto all'indipendenza delle Repubbliche jugoslave "all'uscita di un processo di negoziazioni condotto in buona fede e riunendo tutte le parti coinvolte"; incontro a L'Aja tra Tudjman, Milosevic e Kadijevic (ministro federale della difesa), gli accordi di cessate-il-fuoco firmati finora sono riconfermati;

- 11 ottobre - il blocco serbo si oppone all'evacuazione dell'armata dalla Croazia (l'argomento avanzato è la protezione dei serbi di Croazia);

- 13 ottobre - Vance incontra a Belgrado Markovic, Milosevic, il ministro della difesa e il capo di Stato maggiore; la missione degli osservatori è prolungata a tempo indeterminato;

- 14 ottobre - un convoglio di aiuti umanitari della CE dovrà poter evacuare i feriti croati dalla città di Vukovar;

- 15 ottobre - il Parlamento bosniaco adotta due risoluzioni sulla sovranità della Repubblica e sul ritiro dalla Federazione jugoslava, questa proclamazione è immediatamente condannata dai serbi, tre delle quattro enclave serbe (Bosanska, Krajina, Herzegovina) decidono di rompere i ponti con il resto della Bosnia-Erzegovina e di applicare la legislazione federale jugoslava, la quarta enclave, Romanja, annuncia che avvierà, durante la prossima sessione della sua assemblea locale, un processo di "dissociazione dal resto della Bosnia-Erzegovina"; durante un incontro a Mosca Milosevic e Tudjman con Gorbaciov (allora presidente dell'Unione Sovietica) firmano un memorandum d'intesa;

- metà di ottobre - l'assedio di Dubrovnik; la Comunità europea comincia ad inviare convogli di aiuti umanitari verso la Croazia e Kouchner comincia un giro nelle zone del conflitto; pacifisti serbi organizzano raduni, dove sfilano con ceri illuminati, per manifestare la loro opposizione al conflitto che oppone la Serbia alla Slovenia e alla Croazia;

- 16 ottobre - il "blocco serbo" della presidenza collegiale informa Hans Van den Broek (capo della diplomazia olandese) e Lord Carrington, che solo le istanze federali possono confermare le decisioni eventualmente prese dalla Conferenza, dunque in assenza della presidenza gli accordi convenuti a L'Aja sono considerati "illegittimi";

- 18 ottobre - piano europeo di pace respinto dalla Serbia e dal Montenegro; la colonna umanitaria della CE non può accedere a Vukovar malgrado l'accordo specifico concluso il 14 ottobre tra i militari e le autorità di Zagreb; la presidenza collegiale jugoslava al completo partecipa alla riunione plenaria della conferenza a L'Aja, la presidenza federale e Tudjman dichiarano di essere d'accordo nel "dare alle loro rispettive forze un ordine di cessate-il-fuoco immediato e incondizionato", ma l'accordo sulla proposta, presentata da Van den Broek in dodici punti, di rimodellare la Federazione è accettato solamente da cinque Repubbliche, la Serbia lo rifiuta; gli Stati Uniti e l'URSS si associano agli sforzi diplomatici della Comunità, in un comunicato pubblico all'apertura della riunione dell'Aja si dichiarano pronti a "sostenere le misure restrittive applicate dalla CE";

- 19 ottobre - elezioni clandestine del governo del Kosovo; un convoglio di "Medici senza frontiere" riesce a evacuare 109 feriti da Vukovar; l'accordo di cessate-il-fuoco concluso a L'Aja non viene rispettato;

- 22 ottobre - la Serbia propone alla riunione della presidenza federale la formazione di una "mini-Jugoslavia", comprendente le Repubbliche desiderose di partecipare così come le "regioni autonome serbe" di Croazia e Bosnia-Erzegovina; il Parlamento albanese riconosce la "Repubblica del Kosovo, Stato sovrano e indipendente";

- 23 ottobre - il centro storico di Dubrovnik, assediata da più di tre settimane, viene bombardato, Vukovar è sempre circondata;

- 24 ottobre - i serbi di Bosnia-Erzegovina costituiscono una loro propria assemblea e chiedono per il mese di novembre un referendum che permetta al popolo serbo di decidere se vuole "restare in Jugoslavia";

- 25-27 ottobre - referendum clandestino sull'autonomia territoriale e politica in Sangiaccato (98% sì);

- 25 ottobre - settima sessione plenaria della Conferenza a L'Aja, Milosevic si oppone sempre al modello di regolamento politico proposto dalla presidenza della Conferenza di pace;

- 26 ottobre - l'esercito federale intima ai difensori croati di abbandonare Dubrovnik;

- 27 ottobre - i Dodici in una dichiarazione condannano i ripetuti attacchi contro le città croate e i bombardamenti su Dubrovnik;

- 28 ottobre - un ultimatum è lanciato alla Serbia, dai ministri degli affari esteri dei Dodici, perché cessi di bloccare, prima del 5 novembre, il processo di pace, pena sanzioni economiche;

- 31 ottobre - la prima nave umanitaria, destinata a Dubrovnik, arriva; un nuovo progetto di regolamento della crisi è sottoposto ai rappresentanti delle sei Repubbliche, questa terza versione accorda qualche concessione alla Serbia poiché non menziona più il ristabilimento dell'autonomia delle provincie del Kosovo e della Vojvodina;

- novembre - la JNA lascia, ufficialmente, la Croazia;

- 1 novembre - la Serbia accetta lo statuto, proposto dalla CE, per i serbi di Croazia, sfuggendo così alla minaccia di sanzioni economiche;

- 2 novembre - la "battaglia decisiva per la liberazione di Vukovar" è lanciata dall'armata federale;

- 3 novembre - manifestazione a Belgrado per protestare contro l'attitudine della CE accusata di essere favorevole alla Croazia;

- 5 novembre - la Serbia rifiuta a L'Aja il nuovo piano di regolamento presentato dalla Comunità, Belgrado chiede che il territorio attuale delle regioni serbe di Croazia sia posto "sotto tutela internazionale" e che sia data la possibilità ai popoli che lo vogliono di restare "in uno Stato comune jugoslavo"; la CE impone il 12· cessate-il-fuoco; il Consiglio d'Europa chiede che le sanzioni siano prese contro la Serbia, di fronte al suo rifiuto del piano di pace della CE, il comitato politico dell'Assemblea parlamentare del Consiglio condanna le violazioni del cessate-il-fuoco in Croazia;

- 6 novembre - Cyrus Vance (emissario del segretario generale delle Nazioni unite) si reca a Belgrado dove incontra i presidenti di Serbia e Croazia;

- 8 novembre - la CE decide le sanzioni contro l'ex Jugoslavia; durante una riunione a Roma del Consiglio dei ministri degli affari esteri, i Dodici decidono di applicare "misure restrittive" nei confronti delle Repubbliche jugoslave: * sospensione degli accordi di cooperazione economica CE-Jugoslavia, restaurazione delle limitazioni quantitative alle esportazioni tessili jugoslave, ritiro della Jugoslavia dalla lista dei beneficiari del sistema di preferenza generalizzata (SPG), * richiesta al Consiglio di sicurezza di decretare un embargo petrolifero, * considerare una compensazione per le parti che negoziano in buona fede (senza precisare di chi si tratti), * richiamo sulle prospettive di riconoscimento che non sono previste se non in un quadro di regolamento globale;

- 9 novembre - la presidenza federale dimezzata chiede all'ONU l'invio di Caschi blu; alle 10,16 viene distrutto il Ponte di Mostar;

- 10 novembre - l'Istituto per la Tutela del Patrimonio storico, naturale e culturale della Bosnia-Erzegovina denuncia in una lettera all'UNESCO, per la distruzione del Ponte di Mostar, il Consiglio di Difesa croato e l'Esercito croato;

- 20 ottobre/4 novembre - la Commissione di indagine dell'ONU invia a Dubrovnik un'equipe investigativa;

- 11/12 novembre - i responsabili delle cinque principali famiglie spirituali in Francia - ebrei, musulmani, cattolici, protestanti, ortodossi - affrettano i dirigenti religiosi e politici di Serbia e Croazia di far di tutto affinché "il dialogo e la riconciliazione si sostituiscano all'oscuramento delle ostilità";

- 12 novembre - i Dodici riuniti a Noordwijk chiedono al Consiglio di sicurezza di "esaminare d'urgenza le implicazioni delle recenti richieste delle parti jugoslave" rispetto alla possibilità d'inviare una forza di mantenimento della pace;

- 14 novembre - incontro a Belgrado tra il ministro jugoslavo della difesa e Lord Carrington, un nuovo piano di pace viene proposto che prevede un cessate-il-fuoco e l'invio di Caschi Blu in Croazia;

- 15 novembre - tredicesimo cessate-il-fuoco concluso a Zagreb; Ante Markovic (primo ministro federale) viene silurato da una delle Camere del Parlamento;

- 18 novembre - negoziazioni hanno luogo tra Kouchner e un rappresentante dell'armata federale sulla creazione di un "corridoio umanitario" a Vukovar, in questa città assediata da tre mesi un ultimo nucleo si batte ancora; la Croazia decide di ritirare dalla presidenza collegiale il suo rappresentante e attuale presidente della Federazione, Stipe Mesic; Cyrus Vance incontra Milosevic;

- 19 novembre - la caduta di Vukovar dopo 91 giorni d'assedio;

- 20 novembre - i dirigenti croati denunciano l'impotenza degli osservatori europei; Kouchner (segretario di Stato francese per l'azione umanitaria) tenta di mettere in campo un corridoio permanente per i battelli umanitari; formata una commissione d'arbitraggio nel quadro della conferenza di pace;

- 22 novembre - la Croazia ritira dalla Presidenza federale il suo rappresentante Mesic; Paraga, dirigente del Partito del diritto in Croazia, viene arrestato a Zagreb; il governo di Tudjman è sottomesso alle violente critiche dopo la caduta di Vukovar;

- 23 novembre - un accordo di cessate-il-fuoco (il 14·) è firmato a Ginevra sotto gli auspici delle Nazioni Unite e in presenza di Lord Carrington, l'accordo prevede: * l'arresto dei combattimenti e la rimozione immediata del blocco delle caserme federali in Croazia, * il ritiro delle forze federali da questa Repubblica, * l'invio di una forza di mantenimento della pace dell'ONU;

- 25 novembre - Tudjman chiede l'invio di una decina di migliaia di Caschi blu;

- 26 novembre - l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa decide di sospendere lo statuto d'"invitati speciali" accordato due anni fa ai rappresentanti del Parlamento di Jugoslavia; il governo jugoslavo invia una domanda formale, d'invio di "caschi blu", al Consiglio di Sicurezza;

- 27 novembre - il Consiglio di Sicurezza dell'ONU autorizza l'invio di una forza di pace nell'ex Jugoslavia, una risoluzione che appoggia la nuova missione di Cyrus Vance;

- 30 novembre - Tudjman dichiara di accettare che i "caschi blu siano dispiegati simultaneamente lungo le frontiere tra la Croazia e la Serbia e nelle zone di crisi dove sono in corso i combattimenti" e non più solamente lungo le frontiere;

- inizio dicembre - gli osservatori europei segnalano, in un rapporto sulle loro attività, che la loro sicurezza, così come la loro missione, è minacciata dall'armata federale che non tiene conto della loro bandiera europea;

- 2 dicembre - la CE decide di abolire le sanzioni economiche adottate l'8 novembre contro la Macedonia, la Croazia, la Slovenia, la Bosnia-Erzegovina e di mantenerle contro la Serbia e il Montenegro; l'Alto Commissariato dei Rifugiati stima in 550.000 il numero di persone che lasciato le proprie case;

- 4 dicembre - il Sabor (il Parlamento croato) adotta una legge che garantisce l'autonomia ai serbi di Croazia, il testo crea undici comuni autonomi che dispongono di autonomia politica e di un largo controllo sulla polizia locale, la giustizia, le scuole e la stampa;

- 5 dicembre - Mesic si dimette: "La Jugoslavia non esiste più", il Parlamento decide che questa decisione sia retroattiva al 8 ottobre 1991, data in cui la Croazia si è costituita come Stato indipendente;

- 6 dicembre - i bombardamenti danneggiano il centro di Dubrovnik; gli Stati Uniti annunciano sanzioni economiche contro le sei Repubbliche di Jugoslavia; gli scontri sono perciò sempre violenti in Slavonia occidentale; a Bonn Tudjman viene rassicurato da Genscher, ministro degli esteri tedesco, che la Croazia sarà riconosciuta dalla Germania prima di Natale;

- 7 dicembre - i tedeschi confermano la loro intenzione di riconoscere prima di Natale la Croazia e la Slovenia; un aiuto umanitario da 7 a 17 milioni di marchi è ugualmente deciso nei riguardi di queste due Repubbliche; la commissione d'arbitraggio della Conferenza conclude che: "la Repubblica socialista federativa di Jugoslavia è impegnata in un processo di dissoluzione";

- 9 dicembre - tutti i grandi partiti di opposizione serbi levano congiuntamente la loro voce e redigono una autentica requisitoria contro il regime e la guerra; i presidenti delle sei Repubbliche si ritrovano a L'Aja, reiterano il loro desiderio di continuare la Conferenza e la necessità di un dispiegamento di forze dell'ONU;

- 11 dicembre - fallito un rimpasto di governo in Serbia, si dimette il primo ministro Zelenovic;

- 12 dicembre - la presidenza federale jugoslava decide di sottomettere al comandante dell'armata federale "tutte le unità di volontariati" e di prolungare la durata del servizio militare; il ministro federale degli affari esteri, Budimir Loncar, da le sue dimissioni;

- 13 dicembre - il Consiglio di sicurezza studia le modalità d'invio in Jugoslavia di una forza ONU;

- 15 dicembre - il Consiglio di sicurezza dell'ONU approva all'unanimità la risoluzione 724 che prevede l'invio "di un piccolo gruppo comprendente personale militare" al fine di preparare "il dispiegamento eventuale di una operazione di mantenimento della pace";

- 16 dicembre - i Dodici adottano due testi: * un codice di condotta della Comunità per il riconoscimento dei nuovi Stati, * una dichiarazione attinente al caso specifico della Jugoslavia, e decidono di rimandare al 15 gennaio l'esame delle domande di riconoscimento delle quattro Repubbliche che ne hanno fatto richiesta, la Serbia solleva vive proteste contro la CE, sulle sue ingerenze negli affari interni; i Dodici si impegnano con la Grecia a non riconoscere la Macedonia con questo nome;

- 17/18 dicembre - un gruppo di osservatori militari e civili arrivano a Belgrado per preparare un eventuale invio di truppe (risoluzione 724);

- 17 dicembre - nuovo premier in Serbia, Radoman Bozovic;

- 18 dicembre - colloquio Vance-Milosevic a Belgrado; Lord Carrington dichiara che non vuole essere d'ostacolo all'indipendenza della Slovenia, ma si mostra più vago per quel che concerne la Croazia; decisione europea del riconoscimento differenziato e condizionato dell'indipendenza delle repubbliche ex jugoslave;

- 19 dicembre - l'enclave serba di Kninska-Krajina (sud-ovest della Croazia) annuncia che si costituisce in Stato indipendente e proclama la sua Repubblica;

- 20 dicembre - le dimissioni del primo ministro Ante Markovic; la Santa-Sede annuncia la sua intenzione di riconoscere la Croazia e la Slovenia, secondo le condizioni poste dalla CE; la Bosnia-Erzegovina decide di chiedere alla CE il suo riconoscimento come Stato sovrano, contro il parere dei serbi di Bosnia;

- 21 dicembre - bombardata l'Istria, due Mig sganciano ordigni sull'aeroporto di Orsera;

- 23 dicembre - la Germania riconosce la Croazia e la Slovenia; la Slovenia istituisce una Corte costituzionale competente per sanzionare "il non rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali dalle leggi e gli atti individuali"; la Bosnia-Erzegovina chiede ufficialmente alle Nazioni Unite d'inviare dei Caschi blu sul suo territorio;

- 25 dicembre - assediata Osijek;

- 29 dicembre - 6 missili cadono alle porte di Zagreb;

- 30 dicembre - il blocco serbo rende pubblico il testo di una convenzione sulla nuova Jugoslavia che definisce il nuovo Stato come successore della Federazione jugoslava; in seguito all'iniziativa di Kouchner i rappresentanti francesi e jugoslavi delle cinque comunità religiose, riuniti a Sarajevo, lanciano un appello per la pace; Vance per la quinta volta in Jugoslavia;

- 31 dicembre - Kouchner organizza un concerto a Dubrovnik per creare una "fragile isola di pace";

- fine dicembre - per la prima volta dall'inizio dei combattimenti in Jugoslavia una sparatoria oppone la polizia agli autonomisti albanesi in Kosovo;

* 1992

- gennaio - in Sangiaccato hanno luogo elezioni legislative clandestine;

- inizio gennaio - il governo italiano decide la sospensione del collegamento aereo tra Roma e Belgrado e l'annullamento dell'accordo aereo esistente tra i due paesi;

- inizio gennaio - i pacifisti e l'opposizione serba lanciano un appello alla pace e alla riconciliazione;

- 1 gennaio - Cyrus Vance ottiene l'accordo di Belgrado e di Zagreb sul piano di dispiegamento dei "caschi blu", il piano prevede: * il ritiro dell'armata federale dalla Croazia, * l'invio di Caschi blu in Slavonia orientale, Slavonia occidentale e Krajina;

- 2 gennaio - un nuovo cessate-il-fuoco è firmato tra l'armata federale e le forze croate (il 15· dall'inizio delle ostilità), si fermano i combattimenti in Croazia;

- 3 gennaio - a Belgrado i dirigenti dei movimenti panserbi si riuniscono per mettere in piedi le basi di una "nuova Jugoslavia" (comprendente la Serbia, il Montenegro e poche altre zone di Croazia e di Bosnia sotto dominazione serba); la minoranza serba di Krajina annuncia che rifiuta il piano di dispiegamento dell'ONU;

- 6 gennaio - Boutros Boutros-Ghali (nuovo Segretario generale delle Nazioni Unite) decide di inviare in Jugoslavia una cinquantina di osservatori militari, i primi, delle NU incaricati di rafforzare il cessate-il-fuoco; secondo il Comitato Internazionale della Croce Rossa quasi 6.000 persone sono date per disperse dall'inizio dei combattimenti;

- 7 gennaio - i Mig federali abbattono un elicottero con cinque osservatori europei vicino Varazdin; i pacifisti e l'opposizione serba lanciano un appello alla pace a alla riconciliazione;

- 8 gennaio - Belgrado ammette l'"errore", all'interno dell'Armata vengono eliminati sloveni e croati, a partire dal ministro della Difesa federale, Veljko Kadijevic, dimissionario; il Consiglio di sicurezza adotta, all'unanimità, una risoluzione (727) che prevede l'invio di 50 osservatori militari;

- 9 gennaio - Conferenza europea a Bruxelles; i serbi di Bosnia-Erzegovina proclamano la loro Repubblica, comprendente le regioni autonome costituitesi alla fine del 1991;

- 10 gennaio - i Dodici decidono di abolire le sanzioni economiche gravanti sul Montenegro, da questo momento la Serbia è la sola Repubblica a essere ancora oggetto di sanzioni;

- 12 gennaio - referendum degli albanesi sull'autonomia in Macedonia;

- 13 gennaio - la Santa-Sede riconosce l'indipendenza della Slovenia e della Croazia; lettera di Tudjman alla commissione d'arbitraggio;

- 14 gennaio - la commissione d'arbitraggio rende note le prime conclusioni sulle richieste di riconoscimento: sì per la Slovenia e per la Macedonia, no alla Bosnia-Erzegovina, la Croazia deve rivedere lo statuto speciale della minoranza serba; i primi Caschi blu arrivano in Jugoslavia (risoluzione 727);

- 15 gennaio - conclusioni della commissione d'arbitraggio; il riconoscimento della Croazia e della Slovenia da parte di molti paesi (i Dodici, Nuova Zelanda, Australia, Polonia, Svizzera, Austria, Malta, Ungheria e Canada); la Bulgaria riconosce le quattro Repubbliche, gli Stati baltici, l'Ucraina, l'Islanda, il Vaticano etc., avevano riconosciuto la Slovenia e la Croazia prima del 15 gennaio;

- 25 gennaio - il Parlamento di Bosnia-Erzegovina decide di organizzare un referendum sull'indipendenza della Repubblica;

- 30 gennaio - Marrack Goulding, responsabile in seno all'ONU delle operazioni di mantenimento della pace, esclude l'invio immediato di Caschi blu poiché tutte le parti contraenti non hanno ancora accettato il piano proposto da Cyrus Vance (Milan Babic, leader della Krajina continua a rifiutare il piano);

- 31 gennaio - riunione a porte chiuse a Belgrado dei leader serbi su missione Caschi blu; la Slovenia e la Croazia vogliono essere ammesse come osservatori nella CSCE;

- 3 febbraio - la presidenza jugoslava ratifica il piano di pace dell'ONU e incomincia una campagna contro i responsabili della Krajina; l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa decide di accordare alla Slovenia lo statuto di invitato speciale;

- 5 febbraio - Lord Carrington di nuovo in Jugoslavia per tentare di rilanciare la ripresa della Conferenza di pace, interrotta dal 5 novembre (l'ultima sessione con tutti i presidenti il 9 gennaio a Bruxelles);

- 12 febbraio - incontro a Podgorica (ex Titograd, capitale del Montenegro) tra Milosevic e Bulatovic sulla creazione di una federazione jugoslava (Serbia-Montenegro);

- 14 febbraio - il Segretario generale delle Nazioni Unite raccomanda al Consiglio di sicurezza l'invio di più di 10.000 Caschi blu in Jugoslavia;

- 16 febbraio - una parte del Parlamento locale della "Repubblica indipendente di Krajina" "destituisce" Milan Babic per la sua opposizione alla proposta dell'ONU;

- 17 febbraio - Babic dichiara di essere pronto ad accettare il piano di pace dell'ONU se la Krajina è beneficiaria di un regolamento politico della crisi;

- 21 febbraio - il Consiglio di sicurezza dell'ONU adotta all'unanimità la risoluzione 743 che istituisce l'UNPROFOR per assicurare la protezione delle enclave serbe in Croazia, è composto da 11.000 militari e 3.000 civili;

- 22 febbraio - i rappresentanti delle comunità musulmane, serbe e croate di Bosnia-Erzegovina giungono, nel week-end a Lisbona, a un compromesso sull'"indivisibilità" e "l'intangibilità" delle frontiere attuali; i dirigenti del Montenegro decidono di organizzare un referendum;

- 27 febbraio - riunione a Sarajevo fra la CE e i leader dei tre maggiori partiti di Bosnia ed Erzegovina, i serbi proclamano la repubblica serba di Bosnia ed Erzegovina;

- 29 febbraio/1 marzo - referendum sull'indipendenza in Bosnia (64% sì), i serbi boicottano le urne e bloccano con barricate Sarajevo, Izetbegovic chiede l'intervento dell'esercito che fa da garante, Karadzic annuncia che i suoi uomini si opporranno in qualsiasi modo all'indipendenza; i primi scontri eclatanti a Sarajevo; manifestazione dell'opposizione in Montenegro favorevole all'indipendenza della Repubblica; referendum in Montenegro per rimanere in Jugoslavia; in più comuni del sud della Serbia a maggioranza albanese si svolge un referendum clandestino sull'autonomia politica e culturale;

- marzo - designazione, clandestina, del governo del Sangiaccato;

- 2 marzo - un accordo è concluso tra le tre comunità etniche a Sarajevo; i risultati provvisori del referendum prevedono un 63% di sì degli elettori iscritti;

- 4 marzo - Cyrus Vance comincia la sua sesta missione in Jugoslavia;

- 5 marzo - l'inviato dell'ONU Vance incontra a Sarajevo i leader delle tre componenti, croati, serbi e musulmani;

- 8 marzo - presunto incidente d'auto di Milosevic a Belgrado; il generale Nambiar arriva a Belgrado;

- 9-10 marzo - conferenza di pace sulla ex Jugoslavia a Bruxelles, gli Stati Uniti decidono di coordinare la loro politica nei riguardi della Jugoslavia;

- 9-12 marzo - manifestazioni anti-Milosevic a Belgrado (50.000 persone denunciano la guerra in Croazia, chiedono le dimissioni di Milosevic, nuove elezioni, la libertà dei media, commemorano i sanguinosi incidenti del 9 marzo 1991);

- 12 marzo - migliaia di manifestanti occupano una piazza al centro di Belgrado;

- 13 marzo - arriva a Sarajevo il generale indiano Satish Nambiar, comandante dei 14mila Caschi blu;

- 15 marzo - 410 ufficiali e Nambiar arrivano in Croazia;

- 18 marzo - un accordo di principio è concluso in Bosnia tra i leader delle tre comunità su un progetto di riorganizzazione della Repubblica: * con la creazione di uno Stato dove tre unità costituitesi, formate su basi etniche, dividono il potere con un'autorità centrale; Karadzic rivendica il 64% del territorio della Repubblica quando la proposta (presentata da Jose Cutilheiro, mediatore europeo incaricato dell'inchiesta sulla Bosnia) gliene accorda il 44%;

- 20 marzo - gli elettori del Montenegro si pronunciano in favore del mantenimento della loro Repubblica in uno Stato comune jugoslavo con le "Repubbliche che ne esprimeranno la volontà", le due Repubbliche (Serbia e Montenegro) annunciano la loro decisione di associarsi per creare una nuova entità jugoslava prima della fine del mese di maggio;

- 23 marzo - combattimenti violenti si svolgono sempre in Bosnia; scontri hanno nuovamente luogo in Slavonia orientale;

- 25 marzo - la presidenza bosniaca reclama il ritiro dell'armata serbo-federale e delle forze paramilitari e lancia un appello di cessate-il-fuoco immediato;

- 29 marzo - un accordo di cessate-il-fuoco interviene tra le differenti milizie in presenza di rappresentanti della presidenza bosniaca e degli osservatori della CE, al termine di questo accordo viene prevista una zona tampone;

- 30 marzo - la conferenza sull'avvenire della Bosnia-Erzegovina si apre a Bruxelles; i dirigenti dell'opposizione albanese del Kosovo dichiarano che l'avvenire della loro provincia risiede nell'acquisizione della sua indipendenza e in un'alleanza con l'Albania;

- fine marzo - violenti combattimenti sono segnalati nella regione di Baranja (est della Croazia);

- aprile-giugno - massacri in tutta la Bosnia;

- aprile - alla vigilia dell'arrivo di nuove forze dell'ONU gli scontri raddoppiano di intensità a nord est della Repubblica Croata così come nella regione di Pakrac (80 km a est di Zagreb);

- aprile - la Comunità esamina la possibilità di eliminare le sanzioni nei riguardi della Serbia e di riprendere progressivamente gli aiuti economici di fronte alla volontà di cooperazione manifestata dai dirigenti serbi;

- aprile - il governo di Bosnia-Erzegovina richiede l'allontanamento di tutte le forze della JNA dal suo terreno, il governo della Repubblica Federale di Jugoslavia annuncia che avrebbe allontanato dalla Bosnia-Erzegovina le truppe non residenti nella Repubblica, poiché la gran parte delle truppe della JNA in Bosnia-Erzegovina sono serbo-bosniache 80.000 soldati jugoslavi vengono trasferiti nella "Repubblica serba di Bosnia";

- 1 aprile - riunione a Bruxelles dei presidenti delle sei Repubbliche ex jugoslave, optano per l'eliminazione delle restrizioni al commercio esistenti tra i loro paesi;

- 5 aprile - migliaia di persone organizzano per le strade di Sarajevo marce pacifiche, un manifestante trovato ucciso: inizia l'assedio di Sarajevo;

- 6 aprile - la CE riconosce la Bosnia-Erzegovina; i deputati serbi di Bosnia proclamano l'indipendenza della "Repubblica serba di Bosnia-Erzegovina"; i pacifisti protestano di nuovo contro la guerra e la politica dei tre partiti nazionalisti al potere;

- 7 aprile - gli Stati Uniti riconoscono Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina; l'esercito federale jugoslavo prende posizione attorno a Sarajevo; il Consiglio di sicurezza, su richiesta di Boutros-Ghali, decide di autorizzare il dispiegamento totale dei Caschi blu;

- 8 aprile - i combattimenti si intensificano e Izetbegovic dichiara "lo stato d'emergenza e di guerra imminente" in Bosnia-Erzegovina; i deputati serbi lasciano il Parlamento di Bosnia così come i due rappresentanti in seno alla presidenza (Nicolas Koljevic e Biljina Plavsic);

- 12 aprile - un cessate-il-fuoco si conclude a Sarajevo così come un accordo che prevede: * di definire al più presto le frontiere delimitanti le unità costituentesi in Stato bosniaco, * d'impedire tutte le attività di formazioni paramilitari e di tiratori isolati, * di cessare di bombardare Sarajevo;

- 13 aprile - crisi ministeriale in Grecia in seguito al dossier macedone, il primo ministro greco, Antonis Samara, decide di silurare il ministro degli esteri;

- 15 aprile - gli Stati Uniti minacciano di fare della Serbia un "paria della comunità internazionale" se Belgrado continua le sue aggressioni verso la Bosnia; la CSCE condanna l'intervento delle forze serbe e federali in Bosnia; sesta missione di Vance;

- 17 aprile - le autorità serbe secessioniste chiedono il riconoscimento della "Repubblica serba di Bosnia-Erzegovina" alla CE e l'adesione alla CSCE; gli scontri sono sempre più violenti; un primo bilancio ufficiale, in un mese e mezzo di conflitto, conta 200 morti, 1600 feriti, e 1100 dispersi;

- 20 aprile - a dispetto delle diverse pressioni comunitarie e americane, i combattimenti si fanno sempre più furiosi in Bosnia, e Colin Doyle, rappresentante a Sarajevo della CE, minaccia di sospendere la mediazione europea, ritenendo inutili e sterili tutte le discussioni se le differenti comunità continuano ad uccidersi tra loro;

- 23 aprile - i leader delle tre comunità firmano un nuovo cessate-il-fuoco a Sarajevo in presenza di Lord Carrington e di Joao Deus De Pinheiro (Presidente in esercizio della CE); Kouchner arriva a Sarajevo con un carico di 25 tonnellate di aiuti;

- 24 aprile - il parlamento serbo approva la formazione della Repubblica federale di Jugoslavia; il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite si appella al rispetto immediato del cessate-il-fuoco in Bosnia; Boutros-Ghali ritiene che l'invio di Caschi blu in Bosnia non sia al momento realizzabile;

- 27 aprile - proclamata a Belgrado la Repubblica Federale di Jugoslavia, federazione Serbia-Montenegro, nessuno la riconosce; il presidente bosniaco esige il ritiro immediato dell'armata serbo-federale;

- 29 aprile - ultimatum degli Stati Uniti contro la Serbia, minacciano di chiedere la sua espulsione dalla CSCE ritenendola l'istigatore della situazione;

- 30 aprile - i serbi prendono il potere a Opcina Prijedor;

- inizio maggio - in Krajina si installa un battaglione cecoslovacco e francese;

- 1/2 maggio - i ministri degli affari esteri della CE si incontrano a Guimaraes, Dumas presenta un nuovo piano d'azione;

- 2 maggio - Izetbegovic, di ritorno da Lisbona, viene fermato all'aeroporto da soldati federali; i Dodici, riuniti a Guimaraes, chiedono il ritiro dell'armata federale dalla Bosnia e si augurano che la Macedonia e la Grecia trovino un accordo al più presto;

- 3 maggio - il presidente bosniaco viene rilasciato dopo un nuovo accordo sotto l'egida dei rappresentanti dell'UNPROFOR;

- 4 maggio - la direzione bosniaca chiede un intervento militare estero;

- 6 maggio - un accordo è concluso a Graz tra i croati e i serbi;

- 8 maggio - nuove epurazioni all'interno dell'Armata federale, destituito anche il capo di Stato maggiore Adzic;

- 11 maggio - la CE adotta le sanzioni diplomatiche contro la Serbia, l'isolamento della delegazione dai forum internazionali, e la rimprovera dei massacri, delle espulsioni, dei bombardamenti, dell'ostruzione degli aiuti umanitari ...;

- 12 maggio - gli Stati Uniti seguono la CE nelle sanzioni e richiamano i suoi ambasciatori a Belgrado; gli osservatori della CE lasciano Sarajevo; il Comitato degli alti funzionari della CSCE decide l'esclusione della "Jugoslavia" dai suoi lavori sui problemi jugoslavi fino al 30 giugno; i serbi proclamano unilateralmente un cessate-il-fuoco di cinque giorni che non durerà più di ventiquattr'ore, Belgrado decide di rimpatriare i soldati serbi dell'ex armata federale, in molti decidono di indossare l'uniforme della nuova armata della "Repubblica serba di Bosnia-Erzegovina";

- 13 maggio - 3530 soldati serbi e montenegrini vengono richiamati in "Jugoslavia" mentre i militari originari della Bosnia, che rappresentano la maggioranza degli effettivi stazionari; Boutros-Ghali rifiuta l'ipotesi di un dispiegamento di Caschi blu in Bosnia;

- 14 maggio - bombardamenti ininterrotti su Sarajevo, Nambiar ostaggio dei serbi, CE, Croce Rossa e ONU lasciano la città;

- 15 maggio - rilasciato Nambiar, fuga generale dalla capitale, una carovana di 7 mila persone è presa in ostaggio dai serbi; il Consiglio di sicurezza adotta la risoluzione 752; un accordo di cessate-il-fuoco vine concluso sotto l'egida dell'UNPROFOR;

- 17 maggio - la carovana sequestrata riesce a passare; lo stato maggiore dell'UNPROFOR lascia Sarajevo, questo sarà ripartito tra Belgrado e Zagreb;

- 18 maggio - nuovo cessate-il-fuoco; secondo l'Alto Commissariato dei Rifugiati 800.000 profughi in seguito al conflitto in Croazia;

- 19 maggio - i croati e i musulmani concludono un accordo che prevede una confederazione tra la Bosnia e la Croazia;

- 20 maggio - il Consiglio di sicurezza progetta le sanzioni economiche contro la Serbia, designata, con l'armata federale, come l'aggressore; la Conferenza islamica indirizza una lettera a Boutros-Ghali;

- 21 maggio - a Vienna i rappresentanti dei 10 paesi europei e di organizzazione internazionale si incontrano per prendere misure di aiuti immediati ai rifugiati di Bosnia;

- 22 maggio - la Bosnia-Erzegovina, la Croazia e la Slovenia sono ammesse all'ONU; James Baker considera la possibilità di un eventuale intervento militare;

- 23 maggio - riunione a Lisbona, i ministri della CE esaminano le sanzioni economiche contro la Serbia;

- 24 maggio - elezioni in Kosovo, (non riconosciute dalle autorità), partecipa l'87% degli albanesi, Ibrahim Rugova eletto Presidente della Repubblica; il Canada decide di espellere i diplomatici e di annullare le autorizzazioni d'atterraggio della compagnia JAT su tutto il territorio canadese;

- 26-27 maggio - l'esercito della Repubblica serba di Bosnia-Erzegovina, agli ordini del generale Mladic, lancia granate sull'ospedale di Sarajevo, e sulla gente in coda per comprare il pane, sul mercato al centro di Sarajevo, la comunità internazionale reagisce molto violentemente a questi nuovi attacchi;

- 27 maggio - la CE ritiene che, dopo i bombardamenti nel centro di Sarajevo, sia venuto il momento di applicare un embargo commerciale contro Belgrado;

- 29 maggio - nuovi bombardamenti, senza precedenti, su Sarajevo;

- 30 maggio - votato alle NU, con le astensioni di Cina e Zimbabwe, l'embargo totale contro Serbia e Montenegro (risoluzione 757);

- 31 maggio - elezioni per il nuovo Parlamento jugoslavo e amministrative in Serbia, Milosevic ottiene il 40%, Seselj il 30%; migliaia di manifestanti sfilano per le vie di Belgrado contro il regime di Milosevic;

- fine maggio - le forze croate annunciano che cominciano a recuperare posizioni fino ad ora in mano ai serbi e in particolare sperano, da qui a qualche giorno, di liberare Dubrovnik, assediata da otto mesi;

- maggio/giugno - la JNA lascia la Bosnia-Erzegovina;

- inizio giugno - un grande numero di unità ex federali lasciano i

dintorni di Dubrovnik; prime testimonianze dell'esistenza di campi di "pulizia etnica";

- 2 giugno - Boutros-Ghali spiega in un rapporto che la responsabilità della guerra in Bosnia è ripartita;

- 5 giugno - le forze serbe accettano di riconsegnare l'aeroporto di Sarajevo alle truppe dell'UNPROFOR;

- 8 giugno - il Consiglio di sicurezza decide il dispiegamento di un migliaio di Caschi blu per proteggere l'aeroporto di Sarajevo;

- 10 giugno - manifestazioni silenziose degli studenti di Belgrado che chiedono le dimissioni di Milosevic;

- 12 giugno - Karadzic (dirigente del Partito democratico serbo di Bosnia) annuncia un cessate-il-fuoco unilaterale;

- 14 giugno - manifestazioni si svolgono, sempre a Belgrado, per chiedere le dimissioni di Slobodan Milosevic;

- 15 giugno - elezione di Dobrica Cosic come presidente della Federazione jugoslava; il ministro degli affari esteri di Bosnia-Erzegovina chiede ufficialmente un intervento militare della comunità internazionale; un nuovo cessate-il-fuoco, concluso sotto l'egida dell'ONU, entra in vigore;

- 17 giugno - le autorità bosniache e croate concludono un'alleanza militare e lanciano una richiesta d'aiuto ai paesi musulmani; i combattimenti riprendono con violenza;

- 22 giugno - Alija Izetbegovic lancia un nuovo appello alle Nazioni unite per reclamare "l'uso della forza militare per mettere fine all'aggressione della Serbia contro la Bosnia-Erzegovina"; le autorità bosniache decidono di applicare la risoluzione 757;

- 23 giugno - le autorità serbe impediscono la tenuta della sessione inaugurale del Parlamento della "Repubblica del Kosovo", uscito dalle elezioni del 24 maggio;

- 24 giugno - gli Stati Uniti adottano nuove sanzioni contro Belgrado, come la chiusura, per esempio, degli ultimi consolati jugoslavi;

- 25 giugno - Lord Carrington incontra, a Strasburgo, le autorità serbe, croate e musulmane; le contestazioni studentesche in Serbia contro Milosevic continuano; gli Stati Uniti fissano nuove sanzioni contro la Serbia;

- 26 giugno - durante il Consiglio europeo di Lisbona i Dodici considerano la possibilità di un ricorso a mezzi militari per permettere agli aiuti umanitari di pervenire a Sarajevo; in una dichiarazione, indirizzata al Consiglio di sicurezza, Boutros-Ghali ordina alle truppe serbe di cessare i loro attacchi contro Sarajevo entro quarantotto ore e di trasferire le loro armi pesanti nelle zone di supervisione dell'ONU;

- 27 giugno - la CE a Lisbona stabilisce che la Macedonia ha diritto al riconoscimento ma deve cambiare nome, si ritiene pronta a liberare con mezzi militari l'aeroporto di Sarajevo;

- 28 giugno - Mitterand passeggia nel centro di Sarajevo; Gligorov denuncia l'attitudine della CE tendente a minacciare l'equilibrio dei Balcani.

- 29 giugno - l'ONU decide di inviare 850 Caschi blu canadesi per garantire la riapertura dell'aeroporto; le forze serbo federali lasciano l'aeroporto di Sarajevo, assediato da tre mesi; il Consiglio di sicurezza adotta la risoluzione 761 che autorizza il dispiegamento di mille soldati supplementari per assicurare la sicurezza dell'aeroporto;

- 30 giugno - i canadesi prendono possesso dell'aeroporto, cinque aerei francesi portano 33 tonnellate di viveri e medicinali, la flotta americana al largo della Dalmazia; il Consiglio di sicurezza adotta la risoluzione 762 sulla situazione in Croazia e sull'UNPROFOR; il ministro degli esteri macedone, Denko Maleski, si dimette al fine di marcare la sua protesta contro la decisione della Comunità;

- 30 giugno - 2 luglio - manifestazioni di protesta a Belgrado, carri armati nel centro della città;

- 1 luglio - Milan Panic designato primo ministro;

- 2 luglio - comincia un ponte aereo umanitario della CE tra Split, Zagreb e Sarajevo;

- 3 luglio - arriva a Belgrado Milan Panic;

- 3-5 luglio - a Busovaca riunione di croati che proclamano l'indipendenza di un loro Stato: Herzeg-Bosnia;

- 7 luglio - a Sarajevo violentissimi bombardamenti riprendono nella notte, ma il ponte aereo umanitario prosegue; a Monaco riunione del G-7, i partecipanti riprendono in considerazione l'idea di un intervento militare per assicurare la sicurezza dei convogli umanitari; i deputati macedoni adottano una mozione di censura contro il governo, ritenuto colpevole di non ottenere il riconoscimento della Macedonia;

- 9/10 luglio - al vertice di Helsinki la CSCE decide l'invio nell'Adriatico di navi da guerra dell'UEO;

- 11/12 luglio - le forze serbe lanciano un'offensiva essenzialmente contro città strategiche (Gorazde, a sud-est, è particolarmente assalita), i combattimenti raddoppiano d'intensità su tutto il territorio;

- metà luglio - il generale canadese Lewis MacKensie, comandante delle forze dell'ONU a Sarajevo, si dimette;

- 15 luglio - Lord Carrington incontra separatamente a Londra i rappresentanti delle comunità croata, musulmana e serba di Bosnia; le due camere del Parlamento federale jugoslavo confermano la nomina di Panic;

- 16 luglio - il Segretario generale della NATO dichiara che la NATO coordinerà le operazioni con l'UEO al fine di far rispettare l'embargo contro la Serbia e il Montenegro;

- 17 luglio - firmato a Londra un nuovo cessate-il-fuoco; l'Alto Commissariato dei Rifugiati decide di interrompere temporaneamente il ponte aereo umanitario con Sarajevo; Panic si reca a Parigi per incontrarsi con Mitterrand;

- 18 luglio - il Consiglio di sicurezza adotta una dichiarazione che chiede a Boutros-Ghali un rapporto sulle modalità pratiche della presa in carica dell'ONU di tutte le armi pesanti in Bosnia-Erzegovina;

- 19 luglio - Panic a Sarajevo incontra Izetbegovic;

- 21 luglio - Tudjman e Izetbegovic concludono un accordo di amicizia e cooperazione tra Croazia e Bosnia;

- 25 luglio - il Comitato internazionale olimpico vieta la partecipazione alle olimpiadi alle rappresentative nazionali di Serbia e Montenegro; il Regno Unito (che ha la presidenza del Consiglio) decide di convocare una conferenza internazionale per la seconda quindicina del mese di agosto;

- 27 luglio - i negoziati tra le tre comunità bosniache riprendono a Londra;

- 29 luglio - l'Alto Commissariato dei Rifugiati convoca a Ginevra una conferenza per mobilitare la comunità internazionale di fronte a una situazione, senza precedenti in Europa dalla seconda guerra mondiale, che vede quasi 2 milioni di rifugiati e di profughi dell'ex Federazione;

- 31 luglio - la Macedonia annuncia la sua richiesta di adesione all'ONU;

- agosto - si scoprono i primi lager bosniaci;

- inizio agosto - sei Caschi blu ucraini feriti a Sarajevo;

- 2 agosto - elezioni in Croazia, trionfo dell'Hdz e del presidente Tudjman;

- 4 agosto - l'ONU chiede a tutti i belligeranti di permettere l'accesso della Croce Rossa ai campi di detenzione;

- 5 agosto - le forze ONU minacciano di lasciare Sarajevo laddove i combattimenti proseguono senza interruzione;

- 6 agosto - appello del Papa che sostiene il diritto-dovere di ingerenza umanitaria; la Thatcher, in un articolo sul New York Times, preconizza un intervento militare della NATO il più rapidamente possibile per restaurare l'integrità territoriale della Bosnia-Erzegovina;

- 7 agosto - il Consiglio di sicurezza inizia la discussione sull'eventualità di un ricorso alla forza in Bosnia;

- 10 agosto - firmato un accordo sull'evacuazione di Sarajevo di donne e bambini che vogliono lasciare la città;

- 12 agosto - Tudjman presta giuramento e nomina Hrvoje Sarinic primo ministro, il nuovo governo è formato da 15 ministri usciti dall'HDZ;

- 13 agosto - il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite autorizza anche l'uso della forza militare (risoluzioni 770 e 771) per assicurare i rifornimenti di viveri e medicinali in Bosnia e ordina ispezioni nei campi di prigionia dei serbi;

- metà agosto - il generale egiziano Hussein Ali Abdelrasik viene nominato nuovo comandante dell'UNPROFOR in sostituzione del generale MacKensie;

- 20 agosto - il Vaticano riconosce la Bosnia;

- 25-27 agosto - Conferenza di pace a Londra, Karadzic promette di chiudere i lager e di consegnare l'artiglieria pesante (l'impegno non sarà mantenuto), creazione di un forum permanente a Ginevra co-presieduto da Vance per l'ONU e Owen per la CE;

- 30 agosto - naufragio yacht di Panic;

- 31 agosto - mozione di sfiducia contro Panic;

- 3 settembre - un aereo militare italiano, in volo da Spalato a Sarajevo, viene abbattuto da due missili terra-aria;

- 11 settembre - il veto serbo impedisce la destinazione di Caschi blu italiani alla prima linea in Bosnia, 1200 militari si limiteranno al supporto logistico;

- 15 settembre - il Consiglio di Sicurezza dell'ONU decide l'invio di altri 6 mila Caschi blu a Sarajevo;

- 19 settembre - il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite decide che la Repubblica federativa di Jugoslavia (Serbia-Montenegro) non può beneficiare automaticamente dello statuto dell'ex Repubblica federativa socialista di Jugoslavia (risoluzione 777), raccomanda all'Assemblea generale di decidere che la nuova Federazione jugoslava presenti una domanda di adesione alle Nazioni Unite;

- 23 settembre - la Jugoslavia (Serbia-Montenegro) espulsa dall'ONU;

- 30 settembre - il tribunale di Varazdin condanna a 20 anni di reclusione il comandante della base di Bihac e il pilota del Mig che il 7 gennaio 1992 abbatté un elicottero CE (i due vivono liberamente in Serbia);

- 9 ottobre - il Consiglio di Sicurezza dell'ONU impone una zona di interdizione aerea sulla Bosnia con l'esclusione dei voli umanitari;

- 11 ottobre - referendum su elezioni anticipate in Serbia (nullo perché disertato dalla metà degli aventi diritto);

- 16-20 ottobre - la Conferenza sulla ex Jugoslavia riprende a Ginevra in sede permanente ma non approda ad alcun risultato;

- 19 ottobre - agenti della polizia serba bloccano l'ingresso della sede della polizia federale a Belgrado;

- 24 ottobre - secondo congresso del partito socialista serbo e elezione di Milosevic alla presidenza del partito;

- 31 ottobre - accordo tra serbi di Croazia e Bosnia su una unione monetaria e militare;

- ottobre - conquista serba di Bosanski Brod e di Jajce;

- 2 novembre - la Camera Bassa vota la sfiducia a Panic;

- 3 novembre - la Camera Alta concede la fiducia a Panic;

- 22/23/24 novembre - a Ljubljana primo incontro interparlamentare tra il Parlamento europeo e la Slovenia;

- 24/25/26 novembre - a Zagreb primo incontro interparlamentare tra il Parlamento europeo e la Croazia;

- 30 novembre - la Commissione elettorale della Serbia respinge la candidatura di Panic per le elezioni presidenziali giudicando inadeguato il suo certificato di residenza;

- 6 dicembre - prime elezioni legislative e presidenziali in Slovenia dall'indipendenza della Repubblica nel giugno 1991;

- 9 dicembre - la Corte Suprema serba accetta la candidatura di Panic (il presidente della Corte Suprema è anche presidente della Commissione elettorale);

- 10 dicembre - più di 1 milione di persone manifesta per le vie di Atene contro il riconoscimento della Macedonia;

- 11/12 dicembre - Consiglio europeo di Edimburgo, i Dodici dichiarano che resta da risolvere la questione del riconoscimento della Macedonia e auspicano che l'autonomia del Kosovo sia ristabilita;

- 20 dicembre - elezioni locali, federali e presidenziali (candidatura di Panic), Milosevic vince le elezioni presidenziali con il 56,32 %;

- 29-30 dicembre - il parlamento federale jugoslavo approva la mozione di sfiducia a Panic e chiede le sue dimissioni;

* 1993

- gennaio - purghe alla TV e radio serba, 1.000 oppositori di Milosevic rimasti senza lavoro;

- 1 gennaio - Zoran Lilic eletto presidente del parlamento serbo;

- 2-4 gennaio - Vance e Owen presentano alle parti in conflitto un piano di pace che prevede la ripartizione della Bosnia in province dotate di ampia autonomia;

- 7 gennaio - il primo ministro del Kosovo, Bujar Bukoshi, in visita al Parlamento europeo lancia un appello: "Intervenite prima che sia troppo tardi";

- 8 gennaio - le milizie serbe uccidono a Sarajevo uno dei tre vice-premier bosniaci, Hakija Turajlic;

- 10-11 gennaio - la Conferenza di pace a Ginevra;

- 10 gennaio - Karadzic accetta il piano proposto dalla conferenza che dovrà tuttavia ottenere l'avallo del "Parlamento" messo in piedi in Bosnia dalla "comunità serba";

- 23 gennaio circa - la Conferenza di pace a Ginevra, si discute sul piano Vance-Owen che divide la Bosnia in 10 province dotate di ampia autonomia;

- 10 febbraio - gli Stati Uniti approvano il piano Vance-Owen che prevede la spartizione della Bosnia ed Erzegovina in 10 province e la smilitarizzazione di sarajevo; il Consiglio di sicurezza decide l'istituzione di un tribunale internazionale per giudicare i crimini di guerra;

- 10 febbraio - il parlamento concede la fiducia al governo del primo ministro Nikola Sainovic;

- 11 febbraio - mozione di sfiducia a Cosic, Seselj chiede le sue dimissioni in parlamento;

- 22 febbraio - l'ONU vara un tribunale internazionale che giudichi i crimini di guerra commessi in ex Jugoslavia;

- 1 marzo - gli aerei Usa cominciano i lanci di aiuti umanitari nelle città orientali della Bosnia assediate dai serbi;

- 22 marzo - la Bosnia presenta un'istanza alla Corte internazionale dell'Aja contro la Federazione jugoslava;

- 25 marzo - a New York Izetbegovic e Boban firmano il piano di pace ONU-CE;

- 31 marzo - il Consiglio di sicurezza dell'ONU autorizza l'uso della forza per far rispettare la 'no-fly-zone';

- 2 aprile - il ministro degli esteri norvegese Thorvald Stoltenberg succede a Vance come mediatore di pace dell'ONU;

- 3 aprile - il parlamento dei serbi di Bosnia respinge il piano di pace Vance-Owen;

- 12 aprile - comincia l'operazione 'Deny flight' della NATO che vieta il volo degli aerei serbi sui cieli della Bosnia;

- 15 aprile - scontri tra croati e musulmani nella Bosnia centrale, a Mostar;

- 18 aprile - il Consiglio di Sicurezza approva una nuova risoluzione contro la Serbia, le sanzioni prevedono, a partire dal 26 aprile, il congelamento dei beni finanziari e misure più rigorose di sorveglianza sul Danubio;

- 24 aprile - incontro tra Owen e Karadzic a Belgrado, Owen propone la creazione di un corridoio smilitarizzato che colleghi la Serbia alle regioni serbe in Bosnia e Croazia; viene siglata una tregua;

- 26 aprile - i deputati serbo bosniaci riuniti a Bijeljina respingono all'unanimità, ancora una volta, il piano di pace che prevede la suddivisione della regione in dieci aree; dalla mattina diventa esecutivo l'inasprimento delle sanzioni contro la Serbia e il Montenegro;

- 29 aprile - Karadzic chiede a Clinton di riunire le parti in conflitto per "aiutarle a trovare una soluzione";

- 1 maggio - destituito Cosic;

- 2 maggio - firmato ad Atene il piano di pace anche da Karadzic;

- 6 maggio - embargo serbo a serbo bosniaci;

- 8 maggio - Karadzic respinto alla frontiera serba;

- 10 maggio - il Montenegro chiude la frontiera con la Bosnia;

- 11 maggio - vertice a Belgrado tra i presidenti delle repubbliche, dei governi e dei parlamenti federale, serbo, montenegrino e della Krajina dopo l'incontro degli stessi con Karadzic e Momcilo Kreishnik;

- 14 maggio - riunione a Belgrado dei parlamenti federale, serbo, montenegrino, dei serbi di croazia e di un "osservatore" serbo-bosniaco per discutere l'accettazione del piano di pace;

- 15 maggio - referendum nella Repubblica serba di Bosnia sull'accettazione o meno del piano di pace, vince il NO;

- 21 maggio - la federazione serbo-montenegrina rifiuta un dispiegamento dell'ONU lungo il confine bosniaco;

- 1 giugno - bombardamento su un incontro di calcio in B/E;

- 1-2 giugno - arresto di Draskovic e la moglie dopo scontri tra manifestanti e polizia intorno al parlamento federale;

- metà giugno - bombardamento su un funerale in B/E;

- 16 giugno - colloqui di pace a Ginevra;

- 20 giugno/9 luglio - la Commissione delle NU invia a Sarajevo una missione d'indagine che non riesce però ad incontrarsi con i funzionari serbi di Pale;

- 25 giugno - Zoran Lilic eletto presidente della federazione jugoslava Serbia-Montenegro;

- 10 luglio - il governo del Montenegro chiede al governo federale di accettare la presenza di osservatori internazionali sulla frontiera;

- 22 luglio - Sarajevo colpita dal fuoco delle granate 3.777 volte, dopo che gli Stati Uniti avevano deciso di intervenire per fermare il bombardamento della città;

- 23 luglio - Milosevic non incontra a Belgrado Willy Claes (presidente in esercizio del consiglio dei ministri della CE);

- 28 luglio - colloqui di pace a Ginevra; i dirigenti delle tre comunità di Bosnia si mettono d'accordo su un progetto di "Unione delle Repubbliche di Bosnia ed Erzegovina";

- 3 agosto - Milosevic in una località segreta vicino Ginevra per negoziati di pace;

- 20 agosto/1 settembre - a Ginevra colloqui di pace;

- 29 agosto - proclamata la repubblica di Herzeg-Bosna;

- settembre - gli eventi a Banja Luka;

- settembre - il leader secessionista della sacca di Bihac, Fikret Abdic, proclama la "provincia autonoma di Bosnia occidentale";

- 1 settembre - Tudjman respinge la richiesta dei musulmani di uno sbocco al mare;

- 5 settembre - riunione a Knin tra l'amministrazione della "Repubblica serba di Krajina" e la Commissione di indagine ONU per ottenere i permessi per procedere con gli scavi (fosse comuni, ...);

- 9 settembre - le forze croate attaccano Medak Pocket, un gruppo di villaggi controllati dai serbi;

- 16 settembre - devastazione dei villaggi di Medak Pocket;

- 17 settembre - ritiro delle forze croate dal territorio di Medak Pocket, controllato ora dall'UNPROFOR;

- 18 settembre - Owen e Stoltenberg incontrano Milosevic a Belgrado;

- 27 settembre - il partito radicale di Seselj presenta una mozione di sfiducia contro il governo;

- 6 ottobre - secondo rapporto provvisorio della Commissione di indagine istituita dall'ONU;

- 14/15 ottobre - riunione a Knin tra l'amministrazione della "Repubblica serba di Krajina" e la Commissione di indagine ONU per ottenere un'ulteriore autorizzazione scritta per procedere con gli scavi (fosse comuni, ...) ad Ovcara;

- 19/20/21 ottobre - sopralluogo e ispezione della Commissione di indagine dell'area in Krajina su cui procedere con gli scavi;

- 20 ottobre/9 novembre - gruppi di lavoro della Commissione nelle zone di Ovcara e Pakracka Poljana in Krajina;

- 20 ottobre - Milosevic scioglie il Parlamento serbo (dopo gli eventi, l'opposizione insieme a Seselj ha chiesto le dimissioni del governo e la nuova legge sulla TV di stato);

- 21 ottobre - Draskovic dichiara che il suo partito non si presenterà alle elezioni;

- 22 ottobre - siglata intesa di pace tra l'autoproclamata repubblica serbo-bosniaca ed i secessionisti musulmani della sacca si Bihac; il Parlamento della "Repubblica serba di Krajina" comunica alla Commissione di indagine di aver preso la decisione di far rinviare l'attività della Commissione stessa ad Ovcara fino a che non si fosse trovata una soluzione politica alla situazione in ex Jugoslavia;

- 23 ottobre - incontro a Belgrado tra Milosevic e Stoltenberg;

- 27 ottobre - "grande epurazione" di Sarajevo, i reparti militari di Izetbegovic disarmano e arrestano la X brigata musulmana di montagna e la IX brigata motorizzata del I Corpo dell'Armata;

- 27/31 ottobre - la Commissione invia una squadra formata da personale militare canadese ed esperti giudiziari di "Physicians for Human Rights" per vedere la zona di Medak Pocket distrutta dai croati;

- 31 ottobre - riunione a Cetinje di tutti i vescovi della Chiesa ortodossa serba, sotto la presidenza del patriarca Pavle;

- 4 novembre - arresto di 18 esponenti delle formazioni paramilitari delle SSR (il partito di Seselj) a Belgrado e in altre quattro città di provincia;

- 10 novembre - arrestati in Macedonia una ventina di appartenenti alla minoranza albanese accusati di far parte di un'organizzazione militare secessionista; la Brigata del Consiglio di Difesa Croato si scioglie e parte del suo personale si unisce ad una nuova brigata croata del primo Corpo d'Armata (di Sarajevo?);

- 17 novembre - rappresentanti della Commissione di indagine si incontrano con Hadzic, su sua iniziativa, il quale comunica la disponibilità della "Repubblica serba di Krajina" a cooperare con la Commissione ed autorizza gli scavi ad Ovcara, che potranno essere effettuati nella primavera del '94 a causa delle condizioni climatiche;

- 23 novembre - colloquio telefonico tra Ciurkin e Milosevic;

- 29 novembre - colloqui di pace a Ginevra; Karadzic esclude ogni concessione territoriale fino a quando la comunità internazionale non riconoscerà ai serbi il diritto di controllare il 64% del territorio della Bosnia ed Erzegovina;

- 8 dicembre - Draskovic si presenta alle elezioni;

- 12 dicembre - primo turno, annullato, delle elezioni presidenziali nella Repubblica della Krajina;

- 17 dicembre - Fehmi Agani, vicepresidente della Lega democratica del Kosovo, in una conferenza stampa a Pristina dichiara che gli albanesi del Kosovo boicotteranno le elezioni;

- 19 dicembre - elezioni in Serbia, vittoria dei socialisti di Milosevic;

- 21 dicembre - colloqui di pace a Ginevra;

- 22 dicembre - colloqui di pace a Bruxelles;

- 26 dicembre - ripetuto il primo turno delle elezioni presidenziali nella Repubblica della Krajina;

* 1994

- 23 gennaio - secondo turno per eleggere il presidente della Repubblica della Krajina;

- febbraio - 4 aerei serbi sono abbattuti dagli USA;

- 5 febbraio - 70 persone ca uccise e 200 ferite nel bombardamento di un mercato del centro cittadino di Sarajevo;

- 9 febbraio - ultimatum della NATO che concede alle forze serbo-bosniache e bosniache 10 giorni per arretrare le proprie armi pesanti da Sarajevo;

- 17 febbraio - la Federazione russa annuncia l'invio di un contingente di 400 reparti nella città di Sarajevo e convince le forze serbo-bosniache ad accettare l'ultimatum della NATO;

- 20 febbraio - la NATO annuncia l'accettazione di fatto dell'ultimatum che esclude l'attacco aereo "a quel dato stadio"; il fuoco dell'artiglieria ridotto su Sarajevo;

- marzo - la Commissione di indagine dell'ONU in Croazia e Slovenia per condurre una serie di interviste sugli stupri e altre violenze sessuali;

- 18 marzo - l'accordo preliminare a Washington sulla creazione di una federazione croato-musulmana;

- 19 marzo - accordo tra Repubblica di Croazia e Repubblica Serba di Krajina;

- aprile - offensiva serba su Gorazde;

- 30 aprile - presentazione del Rapporto Bassiouni;

- circa 16 giugno - sconfinamento delle truppe serbe in Macedonia;

- 27 giugno - scontri in Bosnia centro settentrionale;

- 29 giugno - la Corte di giustizia dell'UE ha respinto la richiesta della Commissione europea per un'ingiunzione temporanea che obbligasse Atene a sospendere il blocco economico nei confronti della Macedonia;

- 6 luglio - consegnato alle parti in conflitto il nuovo piano di pace;

- 7 luglio - Izetbegovic afferma che i musulmani dovrebbero accettare il nuovo piano di pace;

- 10 luglio - al vertice dei G7 a Napoli Eltsin si impegna a premere "energicamente" sui serbi;

- 12 luglio - i ministri degli esteri francese e inglese (Juppé e Hurd) in ex Jugoslavia per far accettare il piano di divisione della Bosnia, Sarajevo annuncia una proroga di un mese della tregua;

- 19 luglio - termine entro il quale le parti in conflitto devono accettare il piano di pace (prevede la spartizione della Bosnia 51% ai croato-musulmani e 49% ai serbi);

- 21 luglio - i serbi di Bosnia dicono "no" al piano di pace del gruppo di contatto, che è invece accettato dai musulmani; un aereo ONU viene colpito a Sarajevo, il giorno prima erano stati tre gli apparecchi danneggiati; Mosca insiste per nuovi negoziati con Pale;

- 23 luglio - terzo giorno consecutivo di attacchi contro i velivoli in partenza o in arrivo a Sarajevo;

- 24 luglio - risale la tensione dopo la ripresa dei combattimenti in alcune città;

- 25 luglio - il segretario generale dell'ONU, Boutros-Ghali, ha indicato la possibilità del ritiro delle forze di pace dalla ex Jugoslavia;

- 26 luglio - reazioni durissime nel Consiglio di sicurezza contro la lettera di Boutros-Ghali, il proposito di ritirare i Caschi blu rimane lettera morta,

- 27 luglio - i serbi hanno bloccato una delle vie di accesso a Sarajevo e hanno sparato colpi di artiglieria leggera contro un convoglio dell'ONU; assalto ai soldati francesi che prestano soccorsi ai britannici;

- 28 luglio - i serbi hanno ucciso un soldato britannico dell'ONU;

- 29 luglio - i serbi hanno respinto per la seconda volta il nuovo piano di pace; Mosca "delusa" dai serbi di Bosnia;

- 30 luglio - i serbi hanno violato il divieto dell'ONU di introdurre armamenti a Gorazde, mentre a Sarajevo si è intensificato il fuoco dei cecchini, Usa, Russia e UE hanno deciso di rafforzare le sanzioni contro la Serbia e il Montenegro;

- 31 luglio - Milosevic, in una dichiarazione a Politika, sollecita i serbi di Bosnia ad accettare il nuovo piano di pace;

- 2 agosto - interrotta la trattativa per la riapertura della "strada blu" a Sarajevo;

- 3 agosto - i serbi hanno respinto per l'ennesima volta il piano di pace e hanno deciso di indire un referendum, il 27 e 28 agosto, sul progetto di spartizione; i serbi bosniaci tentano di riappropriarsi delle armi pesanti controllate dall'ONU;

- 4 agosto - il leader albanese Ibrahim Rugova ha chiesto che il Kosovo entrasse in confederazione con l'Albania; Milosevic decide la rottura delle relazioni con i serbi di Bosnia e la chiusura dei confini; nuovo tentativo degli uomini di Karadzic di riprendersi le armi pesanti;

- 5 agosto - la NATO compie un'operazione limitata contro i serbi di Bosnia distruggendo un cannone nel perimetro della "zona d'esclusione" di 20 Km attorno a Sarajevo dove le armi pesanti sono interdette;

- 6 agosto - Karadzic si appella alla mobilitazione generale;

- 14 agosto - l'UNPROFOR ottiene dai belligeranti la firma di un accordo tendente a interdire l'attività dei tiratori a Sarajevo;

- 21 agosto - dopo una guerra inter-musulmana di un anno, le truppe bosniache s'impossessano, nella notte tra il 20 e il 21, dell'enclave secessionista di Bihac diretta da Fikret Abdic, che aveva proclamato nel settembre 1993 la provincia autonoma di Bosnia occidentale;

- 27/28 agosto - con il referendum il 96,13% dei serbi di Bosnia si pronunciano contro il piano di pace internazionale dei paesi del "gruppo di contatto";

- 31 agosto - la Federazione jugoslava (Serbia Montenegro) sospende tutti gli scambi economici con i serbo bosniaci;

- 1 settembre - Radovan Karadzic ha minacciato di bloccare gas, acqua, elettricità e cibo per i musulmani e i croati della Bosnia, se Belgrado non porrà fine al blocco economico contro i serbi di Bosnia;

- 5 settembre - Ritirata delle forze governative musulmane vicino a Sarajevo, di fronte a un attacco dei serbiche viola la zona di sicurezza dell'ONU attorno alla capitale;

- 6 settembre - La visita di Papa Giovanni Paolo II a Sarajevo, prevista per l'8 settembre è stata annullata su consiglio della forza di pace dell'ONU, dopo il rifiuto dei serbi di Bosnia di fornire garanzie per la sicurezza della popolazione e del pontefice;

- 8 settembre - Forze serbe hanno sferrato un attacco violentissimo alle truppe musulmane nella sacca di Bihac, conquistando due teste di ponte;

- 9 settembre - il governo di Belgrado ha accettato il monitoraggio delle Nazioni Unite sul rispetto dell'embargo sulle armi contro i serbi di Bosnia;

- 10 settembre - il primo ministro bosniaco Haris Silajdzic ha rinnovato la sua richiesta all'ONU di togliere l'embargo sulle armi alla Bosnia, una decisione "che ha portato solo morte e distruzione";

- 14 settembre - il congresso degli Stati Uniti ha approvato un nuovo disegno politico che porterebbe alla cessazione dell'embargo sulle armi in Bosnia; Secondo il mediatore di pace dell'Unione europea, lord Owen, la comunità internazionale è intenzionata a togliere parte delle sanzioni contro Belgrado, come segno di fiducia dopo le decisioni del governo ostili ai serbi di Bosnia;

- 16 settembre - Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia e Germania hanno proposto due risoluzioni al Consiglio di sicurezza dell'ONU per sospendere alcune sanzioni contro la Serbia e il Montenegro e per punire i serbi di Bosnia;

- 18 settembre - violenti combattimenti si sono registrati a Sarajevo, mentre continua il blocco degli approvvigionamenti alla città da parte di serbi;

- 19 settembre - il presidente bosniaco Alija Izetbegovic ha accettato la cessazione delle ostilità contro le forze bosniache nei dintorni di Sarajevo, dopo la minaccia di attacchi aerei da parte dei veivoli della NATO; i serbi hanno rilasciato un gruppo di soldati della forza di pace francese, presi in ostaggio a Sarajevo in un deposito di armi;

- 23 settembre - gli aerei della NATO hanno colpito un carro armato serbo, in risposta agli attacchi dei serbi contro le forze di pace a Sarajevo; il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha approvato delle risoluzioni che prevedono l'alleggerimento delle sanzioni contro la Serbia e il Montenegro, mentre rinforzano quelle contro i serbi di Bosnia e condannano la pulizia etnica;

- 26 settembre - L'ONU ha sospeso i convogli umanitari diretti nelle zone sotto il controllo serbo, dopo che i serbi bosniaci hanno affermato di non essere in grado di garantirne la sicurezza;

- 27 settembre - il presidente bosniaco Alija Izetbegovic ha dichiarato all'Assemblea generale dell'ONU di essere disponibile ad accettare una risoluzione del Consiglio di sicurezza che toglie l'embargo sulle armi alla Bosnia e che avrà effetto soltanto dopo un rinvio di 6 mesi;

- 30 settembre - secondo gli Stati Uniti, la Serbia non avrebbe completamente interrotto i rifornimenti ai serbo-bosniaci; le autorità serbe hanno espulso per cinque anni il giornalista olandese Dick Verkijk, corrispondente da Belgrado della radio di Stato dei Paesi Bassi, accusandolo di aver operato contro "gli interessi dello Stato" e di aver partecipato ad "attività antiserbe";

- 3 ottobre - i serbi bosniaci hanno sbloccato i convogli umanitari dell'ONU;

- 5 ottobre - i serbi bosniaci hanno autorizzato l'ONU a riprendere i voli umanitari per Sarajevo;

- 7 ottobre - le forze dell'ONU hanno costretto i soldati musulmani delle forze governative a lasciare la zona smilitarizzata di Sarajevo, dopo le minacce di una rappresaglia dei serbi di Bosnia, in risposta al massacro di 20 loro commilitoni;

- 8 ottobre - i cecchini hanno sparato sui passanti a Sarajevo, uccidendo una persona e ferendone altre undici; l'ONU ha sospeso i voli umanitari per la capitale;

- 9 ottobre - la carne di maiale è scomparsa quasi del tutto dalle macellerie di Sarajevo, dopo un richiamo da parte delle autorità religiose musulmane a rispettare i dettami della fede;

- 13 ottobre - i serbi bosniaci avrebbero riportato vittorie significative per il controllo di alcune zone di accesso alle principali vie di comunicazione al nord di Sarajevo;

- 14 ottobre - le forze serbe hanno bombardato una postazione fortificata sovrastante la città di Mostar; è un serbo bosniaco il primo imputato del tribunale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia;

- 18 ottobre - le forze serbe si sono impossessate di 5 convogli di rifornimenti medici;

- 23 ottobre - il governo bosniaco ha acconsentito alla richiesta dell'ONU di ritirare i propri soldati da una zona smilitarizzata delle montagne a ovest di Sarajevo, i serbi invece hanno accettato di lasciare passare i convogli con i rifornimenti di carburante per le Nazioni Uniti, attualmente bloccati;

- 24 ottobre - i partiti d'opposizione, accusando di frode il partito di governo, boicotteranno il secondo turno delle elezioni parlamentari che si terranno il 30 ottobre;

- 25 ottobre - aumenta la tensione attorno a Sarajevo: le truppe del governo hanno sparato sulle forze dell'ONU, mentre i serbi si sono sottratti all'impegno di togliere un blocco sul carburante destinato alle Nazioni Unite; gli otto partiti che siedono nel Parlamento hanno chiesto la destituzione del comandante militare delle Nazioni Unite, il generale Michael Rose, accusandolo di essere troppo accondiscendente nei confronti dei serbi;

- 28 ottobre - l'esercito serbo di Bosnia ha minacciato di bombardare "obiettivi scelti" a Sarajevo, in risposta agli attacchi delle forze governative attorno a Bihac;

- 30 ottobre - continua l'avanzata dell'esercito bosniaco contro i serbi nelle regioni nord-occidentali e si registrano anche scontri attorno a Sarajevo; in Macedonia i partiti d'opposizione hanno fatto appello al boicottaggio del secondo turno delle elezioni parlamentari, denunciando l'esistenza di gravi irregolarità nel corso del primo;

- 31 ottobre - bombardamenti a Sarajevo, un morto e 14 feriti; il governo serbo ha promesso ai serbi della Krajina che non riconoscerà il governo della Croazia finché quest'ultimo non garantirà loro lo statuto di nazione;

- 1 novembre - i croati di Bosnia si sono uniti alle forze musulmane nell'offensiva contro i serbi attorno all'enclave di Bihac;

- 4 novembre - le forze musulmane e i soldati croati hanno ripreso il controllo di Kupres, è la prima città controllata dai serbi a essere riconquistata dall'esercito governativo in 31 mesi di guerra;

- 5 novembre - violenti combattimenti sono in corso attorno alla città di Bosanska Krup, attualmente sotto controllo serbo;

- 6 novembre - i serbi della Krajina non accetteranno un nuovo piano di pace internazionale che garantisca loro soltanto l'autonomia all'interno della Croazia e non uno Stato separato;

- 7 novembre - a Sarajevo incontro tra i parlamentari di Bosnia e della Federazione jugoslava; musulmani e croati hanno lanciato un'offensiva contro le forze serbe che tentano di impedire l'avanzata verso Donji Vakuf;

- 8 novembre - a L'Aja il tribunale dell'ONU per i crimini di guerra nell'ex jugoslavia decide se occuparsi del caso del serbo bosniaco Dusa Tadic, detenuto in Germania;

- 10 novembre - controffensiva serba nel nord-ovest del paese;

- 11 novembre - le forze serbe, appoggiate dai serbi di Croazia, hanno sferrato una controffensiva contro le truppe del governo nell'enclave di Bihac; il presidente Clinton ha detto che la sua amministrazione non appoggerà più l'embargo sulle armi nei confronti dei musulmani di Bosnia;

- 13 novembre - un tribunale serbo ha decretato che "Borba", quotidiano d'opposizione del paese, manca di una licenza regolare per potere continuare le pubblicazioni;

- 14 novembre - i serbi riconquistano parte dei territori persi recentemente a Bihac; comincia l'assedio di Bihac;

- 15 novembre - a Zagreb delegazioni della repubblica di Krajina e della Croazia si incontrano all'aeroporto di Pleso; il leader musulmano secessionista Fikret Abdic starebbe preparando un contingente di soldati che dovrebbe andare ad unirsi alle forze serbe nel nord-ovest della Bosnia;

- 18 novembre - raid dei serbo-croati a Bihac;

- 21 novembre - raid aereo della NATO contro l'aeroporto serbo di Ubdina nella Krajina;

- 22 novembre - a Belgrado il Parlamento serbo osserva un minuto di silenzio per le vittime di Ubdina; in una nota ufficiale il governo jugoslavo denuncia l'attacco NATO definendolo "infondato e irresponsabile e destinato a incoraggiare gli estremisti"; il capo della Commissione esteri del Parlamento federale, Borisav Jovic, parla di "brutale rappresaglia senza ragioni"; attacco serbo contro le truppe governative a Gata Ilidza, nell'enclave di Bihac;

- 23 novembre - attacco NATO contro una base antimissilistica serba nei pressi di Otoka, vicino a Bihac;

- 24 novembre - i serbi catturano 250 Caschi blu come "assicurazione" contro ulteriori attacchi NATO;

- 26 novembre - l'ONU impone un cessate-il-fuoco; musulmani e serbi combattono in prossimità di un ospedale a Bihac, dove, tra gli altri, si sono rifugiati anche gli ultimi Caschi blu; i serbi intimano la resa alle forze governative;

- 27 novembre - il cessate-il-fuoco non viene rispettato; i serbi prendono in ostaggio circa 150 Caschi blu britannici e olandesi; Kozyrev, dopo un incontro a Belgrado con Milosevic, in una lettera a Boutros-Ghali chiede la revoca dell'embargo contro Belgrado e l'autorizzazione ai serbo-bosniaci a federarsi con la Serbia; Usa e ONU dichiarano che le forze aeree della NATO non possono più impedire ai serbi di conquistare Bihac;

- 28 novembre - Karadzic si dice favorevole a una soluzione globale del conflitto che non comporti discussioni su questioni territoriali;

- 29 novembre - il ministro della Difesa croato, Susak, in una dichiarazione a Washington comunica che la Croazia è pronta ad entrare in guerra contro i serbo-bosniaci se Bihac dovesse cadere nelle loro mani;

- 30 novembre - Boutros-Ghali a Sarajevo per incontrare, separatamente, Izetbegovic e Karadzic, per proporre un cessate-il-fuoco che possa porre termine al conflitto, si definisce "ottimista", ma Karadzic si rifiuta di incontrarlo e comunica che se Boutros-Ghali vuole vederlo deve recarsi a Pale, capitale della sua autoproclamata repubblica, o in una caserma serba vicino Sarajevo, Boutros-Ghali esclude questa ipotesi;

- 1 dicembre - sette Caschi blu ucraini vengono sequestrati da soldati serbi bosniaci sconfinati in territorio croato; il ministro della Difesa, Gojko Susak, dichiara che la Croazia potrebbe intervenire militarmente qualora ritenesse Bihac sul punto di cadere in mano serba;

- 2 dicembre - tre missili anticarro colpiscono il palazzo presidenziale a Sarajevo; l'ONU chiede alla NATO di cessare il pattugliamento dello spazio aereo bosniaco per evitare la minaccia delle postazioni missilistiche serbe; firmato un accordo di cooperazione economica tra i croati e i serbi ribelli della Krajina; ancora combattimenti tra serbi di Krajina e forze del governo croato; la polizia serba arresta un centinaio di ex impiegati statali, accusati di appartenere al movimento secessionista filoalbanese della provincia del Kosovo;

- 3 dicembre - in una lettera a Boutros-Ghali, Karadzic chiede che venga riconosciuto lo Stato serbo-bosniaco perché la "Bosnia come Stato unitario non esiste più" e "la leadership di Sarajevo rappresenta solo la comunità musulmana";

- 5 dicembre - due fotografi vengono arrestati dalle milizie serbe a Vojnic;

- 7 dicembre - i due fotografi sequestrati dai serbi di Krajina vengono rilasciati;

- 9 dicembre - con una risoluzione l'ONU riconosce l'integrità territoriale croata definendo "occupate" le zone controllate dai ribelli serbi; per la prima volta da più di due mesi un convoglio umanitario dell'ONU raggiunge l'enclave di Bihac;

- 10 dicembre - il Consiglio europeo, riunito a Essen, prepara un documento in cui condanna i serbo bosniaco per le violazioni della zona attorno a Bihac, oltre ad una ennesima richiesta di cessate-il-fuoco si chiede il ritiro dei serbi dalla regione croata della Krajina; i serbi bosniaci rilasciano altri Caschi blu; a Belgrado simposio nazionale sull'unificazione serba organizzato da tre partiti non parlamentari;

- 12 dicembre - quattro Caschi blu del Bangladesh sono rimasti feriti quando il loro veicolo blindato è stato colpito da un missile anticarro;

- 15 dicembre - Karadzic presenta un piano di pace in 6 punti, che comprende la restituzione di alcuni territori, il rilascio dei Caschi blu e la libertà di movimento dei convogli umanitari; l'ex presidente degli USA Jimmy Carter ha accettato la proposta di Karadzic di fare da mediatore nei negoziati di pace;

- 16 dicembre - Bihac viene raggiunta dal primo convoglio umanitario dopo un mese;

- 18 dicembre - Jimmy Carter arriva a Zagreb;

- 19 dicembre - Karadzic e Carter si incontrano, l'ex presidente americano parla di "impegno" dei serbi per un accordo di pace;

- 20 dicembre - Carter annuncia un cessate-il-fuoco per il 23 dicembre;

- 22 dicembre - due granate colpiscono un mercato di Sarajevo causando 2 morti e alcuni feriti;

 
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